Studi sul Cristianesimo Primitivo

Due censimenti per una sola Natività...

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topos51
view post Posted on 25/12/2008, 15:04     +1   -1




Il dibattito contnua ad essere ideologico.
Che ne penmsate della questione Lisania posta i n relazione alla questione Quirinio.
saluti,
Topos51
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 25/12/2008, 15:08     +1   -1




CITAZIONE (Giovanni Dalla Teva @ 25/12/2008, 14:16)
Se lei mi illustra risposte più convincenti, io le sarò infinitamente grato, anche se non è un docente universitario. Lei è ossesionato e aspira a diventare docente universitario e io gielo auguro di cuore constatata la sua grande motivazione. Io personalmente nel mio pellegrinare mi accontento dei frutti che cadono lungo la strada dagli orti degli altri e ringrazio.

No, se c'è un evento che di sicuro non potrà mai accadere, è che il sottoscritto diventi un docente (o anche solo un ricercatore) universitario. Comunque, qualora il pellegrinaggio conduca ad una biblioteca di città o di un dipartimento universitario, ci si potranno trovare frutti di certo non meno gustosi. Una capattina dall'ortolano, ogni tanto, non fa male...


 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 25/12/2008, 16:47     +1   -1






Lisiana del 40 a.c. non era tetrarca, era figlio di Tolomeo a sua volta figlio di Menneo. Questo Lisiana successivamente venne incolpato di indirizzare gli interessi dei Parti contro i romani da Cleopatra e ucciso. Successivamente sui domini di Lisania arrivò al potere un certo Zenodoro che gli fu tolto da Cesare e dato a Erode il Grande. Alla morte di Erode il territorio oggetto di studio divenne una tetrarchia e precisamente la quarta, comprendeva l’Abilene, già in territorio Siriano, e addossata all’Antilibano ora questa non si capisce da chi fu governata, alcuni dicono da un figlio di Erode di nome Lisania, altri sostengono da un discendente di Lisania quindi conosciuto dalla gente di quel tempo come Lisania, successivamente Giuseppe Flavio dice che era stata governata da Lisania, comunque sempre uno di nome Lisania. Dopo aver ben inquadrato la situazione mi sembra che l’evangelista Luca dica la stessa cosa di Giuseppe Flavio non vedo il problema. E non ci sono problemi tra Giuseppe Flavio e l’evangelista Luca del Vangelo non degli Atti degli Apostoli, constatato che quest’ultimo per la parte storica si consulta e si informa dagli scritti di Giuseppe Flavio. Non vedo alcuna relazione con il censimento di Quirinio.

 
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topos51
view post Posted on 25/12/2008, 17:03     +1   -1




Quando non si conosceva l'iscrizione molti consideravano la notizia di San Luca come falsa.
Nel caso di Quirinio San Luca stesso potrebbe rivelarci dati non portati da alcuna altra fonte antica, come nel caso dei politarchi, magistrati di Tessalonica altrimenti sconosciuti, ma riportati da San Luca e in un'iscrizione. Quello che voglio dire è che se una notizia ci viene testimoniata dal solo San Luca non deve necessariamente essere considerata falsa. San Luca è una fonte antica come Flavio Giuseppe.
Saluti,
Topos 51
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 25/12/2008, 17:56     +1   -1




CITAZIONE
topos51
Quello che voglio dire è che se una notizia ci viene testimoniata dal solo San Luca non deve necessariamente essere considerata falsa.

Mi pùò dire, per cortesia quale notizia intende.


CITAZIONE
topos51

San Luca

Sulla Bibbia edizione Paoline all'introduzione e note al Vangelo di Luca dopo aver parlato della nascita e della vita di Luca così troviamo:"Dopo la scomparsa di S. Paolo non sappiamo più nulla di Luca: pare sia andato in Bitinia a predicare e ivi sia morto. La Chiesa lo venera come martire il 18 ottobre". Dobbiamo quindi notare che la Chiesa non sa nulla della morte di Luca ma nonostante questo lo fa Santo Martire anche se fosse morto per un semplice malanno.




Edited by Giovanni Dalla Teva - 25/12/2008, 18:26
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 25/12/2008, 18:37     +1   -1




CITAZIONE
Hard Rain
Ne sei proprio convinto? Pensa che ha delle incongruenze persino sulla storia classica che tutti conoscevano o avevano studiato.

Sig.Hard Rain pensi allora all'evangelista Luca che le incongruenze ce le ha con se stesso. Cose che possono succedere solo nei vangeli e negli atti degli apostoli.

E poi sugli scritti di Giuseppe Flavio ci hanno messo le mani estranei con interessi opposti, nei Vangeli sempre tanti ma con gli stessi interessi.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 25/12/2008, 19:18     +1   -1




CITAZIONE (Emilio Salsi @ 13/12/2008, 21:15)
Di fronte a queste incongruenze, gli esegeti “ispirati” odierni, stanno facendo “miracoli” per falsificare la storia tentando di accreditare a Quirino un altro inesistente censimento, basato su impossibili ipotesi, potendo contare sul silenzio dei “media” e delle istituzioni scolastiche.
Sanno che la storia, così come risulta nella realtà, smentisce la realtà di “Gesù” e ad essi non rimane altro che modificare la realtà della storia pur di “garantire” la loro dottrina, ne consegue che, una volta fatta propria la “teoria” del doppio censimento di Quirino, per esigenze di coerenza, devono insistere e mantenere la tesi basata su vuoti sofismi.
Per la documentazione degli avvenimenti e i loro moventi, per l’archeologia, per la semplice elementare logica, tutti gli storici (tranne i pochi mistici pervasi da profonda fede), riconoscono l’unico censimento effettuato da Quirinio il 6 d.C., quando, per la prima ed unica volta, fu inviato da Cesare Augusto come suo Legato in Siria a sovrintendere tale atto.

Io non so che cosa pensino gli "esegeti ispirati", a dire la verità non so nemmeno chi siano costoro (qualche nome o citazione, ogni tanto, non guasterebbe...giusto per scongiurare la possibile impressione che si stia parlando, così, un tanto al chilo...).

Quello che so è piuttosto che i migliori esegeti (non ispirati??) rifiutano decisamente l'ipotesi di un doppio censimento di Quirinio, e affermano a chiare lettere che l'unico censimento è appunto quello del 6 d.C.
Si leggano, ad esempio, R.E. Brown, La nascita del messia, Cittadella, Assisi, 1981 pp. 747-759 (Appendice VII: Il censimento sotto Quirinio); J. Fitzmyer, Luke I-IX, Doubleday, New York, 1970, pp. 401-405.
E allora come la mettiamo con la notizia lucana del censimento in rapporto alla nascita di Gesù?
La conclusione più probabile è che sia una creazione di Luca, grazie alla quale egli riesce A) ad inserire una tradizione pre-lucana (ma storicamente falsa, e teologicamente determinata) sulla nascita di Gesù a Betlemme; B) e a dare sin dall'inizio l'idea della rilevanza universale di Gesù, collocandone la nascita nel contesto del censimento "di tutta la terra" voluto da Augusto.

Come scrive Heinz Schurmann:
"Secondo Luca un censimento fu il motivo del viaggio di Giuseppe e di Maria dal luogo in cui abitavano, Nazaret, verso Betlemme. Così si potè avverare la profezia di Mich. 5,1. La menzione del censimento dunque è subordinata al tema di Betlemme, non soltanto nel senso che esso fu occasione della nascita di Gesù a Betlemme; il tema del censimento pone la nscita di Gesù anche in rapporto con tutto l'impero. In Gesù non si compie solo l'attesa dei Giudei; egli è nato per tutto il mondo" (H. Schurmann, Il vangelo di Luca vol.I, Paideia, Brescia, 1983, p. 213).

O come scrive Joseph Fitzmyer:
"It is clear that the census is a purely literary device used by him to associate Mary and Joseph, residents at Nazareth, with Bethlehem, the town of David, because he knows of a tradition, also attested in Matthew 2, that Jesus was born in Bethlehem" (Op. cit., p. 393).

O come conclude Raymond E. Brown:
"Anche se Luca è stato impreciso nel datare il censimento di Quirinio e ha erroneamente pensato che esso dovesse essere associato con la nascita di Gesù, bisogna prendere atto che questa associazione ha permesso a Luca di spiegare perché Giuseppe e Maria si trovavano a Betlemme quando nacque il bambino. Ciò veniva anche mirabilmente incontro agli interessi della teologia lucana, ponendo la nascita di Gesù sullo sfondo della storia universale e israelitica" (Op. cit., p. 759).

Se poi Brown, Fitzmyer e Schurmann siano "ispirati" o se, al contrario, diano pure loro la sensazione di non credere in Gesù Cristo , lo lascio decidere volentieri ad altri.

P.S. Voglio venire incontro a Emilio, indicandogli un caso di studioso che, effettivamente, continua a sostenere l'idea di un doppio censimento. Si tratta dell'esegeta catalano Armand Puig i Tarrech. La sua tesi è che il censimento durante il quale Maria e Giuseppe si spostarono a Betlemme non è, ovviamente, quello di Quirinio nel 6 d.C., né un altro ipotetico precedente censimento dello stesso Quirinio. Si tratterebbe invece di un censimento indetto da Erode il Grande, negli ultimi anni del suo regno (7-6 a.C.). Secondo l'Autore, quello descritto da Luca corrisponde a una tipologia di censimento giudaico, finalizzato al tributum capitis e non al tributum soli (che cozzerebbe contro l'idea giudaica che la terra sia soltanto di Dio). Puig ipotizza che Giuseppe avrebbe potuto farsi censire indifferentemente a Nazaret (dove risiedeva) o a Betlemme, e che abbia scelto quest'ultima località in parte per motivi di orgoglio rispetto al proprio lignaggio davidico, e in parte per motivi di opportunità rispetto alle maldicenze che circolavano a Nazaret sulla strana gravidanza di Maria prima dell'inizio della convivenza.
Per sostenere questa tesi, Puig è costretto a una (improbabile) doppia mossa:
A) affermare che Luca 2,2 deve essere tradotto nel modo seguente: "Questo censimento [quello di Erode, dell'anno 7-6 a.C.] fu anteriore a quello che si fece quando Quirino era governatore della Siria".
B) Affermare che un censimento decretato da Erode nel 7-6 a.C. sia testimoniato esplicitamente da Flavio Giuseppe in Antichità Giudaiche XV, 368 e XVII,42

[Si veda: A. Puig i Tarrech, Gesù. La risposta agli enigmi, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2007, pp. 176-180)

Ecco, direi che Puig i Tarrech può ben corrispondere al prototipo di "esegeta ispirato" (o semi-apologeta) da cui Emilio sembra essere un pochino ossessionato. Sappia però (parafrasando il Sommo Poeta di Stratford upon Avon) che ci sono più cose nel cielo e nella terra della ricerca accademica, di quante ne contempli la sua (ossessiva) "filosofia"...

Edited by JohannesWeiss - 25/12/2008, 23:30
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 26/12/2008, 18:12     +1   -1




CITAZIONE
Giovanni Dalla Teva
E poi sugli scritti di Giuseppe Flavio ci hanno messo le mani estranei con interessi opposti,

Esempio di falsificazione su una fasificazione già attuata sul testo di Giuseppe Flavio

Primo livello di falsificazione:

cosi convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo", fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa

Secondo livello di falsificazione:

CITAZIONE
Emilio Salsi
FLAVII IOSEPHII ANTIQVITATVM IVDAICARVM
Per Hier. Frobenium e Nic. Episcopium, Basileae, MDXLVIII (Lib. XX, cap. 8)
image
clicca sull'immagine per ingrandire

In esso, come già riferito, è riportato “fratello di Gesù Cristo di nome Giacomo”.

Su concessione del Sig. Emilio Salsi. Saluto ringraziando

Edited by Giovanni Dalla Teva - 26/12/2008, 18:36
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 27/12/2008, 13:01     +1   -1




CITAZIONE
JohannesWeiss

Io non so che cosa pensino gli "esegeti ispirati", a dire la verità non so nemmeno chi siano costoro (qualche nome o citazione, ogni tanto, non guasterebbe...giusto per scongiurare la possibile impressione che si stia parlando, così, un tanto al chilo...).

Carissimo Johannes Weiss, già lo sai che io ti ammiro molto per la tua cultura in questo campo e spero che pure tu, mi consideri un amico. Allora io ti chiedo di non lasciarmi solo (constatato pure che non capisco le cose al volo come te, sono un po'............ invecchiato ultimamente) a controllare se quella volpe del Sig. Emilio Salsi nella sua analisi storica ce la racconta giusta o sbagliata. Se tu mi indichi un recapito, vorrei spedirti il suo libro così raggiungiamo meglio il nostro obbiettivo. Ti assicuro che pure lui apprezza la tua preparazione e come il sottoscritto sentirebbe fortemente la nostalgia dei tuoi infuocati e peppati interventi. Pensa la pochezza di Celso se Origine non lo avesse confutato. Pensa alla riconoscenza che dovrebbe mostrare Celso nei confronti di Origine. Ciao a presto.

Edited by Giovanni Dalla Teva - 27/12/2008, 13:43
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 27/12/2008, 13:56     +1   -1




Caro Giovanni, ma certo, qui dentro anche i "nemici" (nemici di "ring") sono amici...
e ti ringrazio molto della proposta di spedirmi il libro, ma preferisco non fornire il mio recapito (niente di personale, sia chiaro!). Del resto, non avrei nemmeno il tempo di dedicarmi sia al volume di Emilio che a quello di Giancarlo (che mi auguro ritorni presto nel forum, per interloquire sul suo libro nel topic ad esso dedicato).
 
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Emilio Salsi
view post Posted on 31/12/2008, 19:57     +1   -1





II parte.
Due censimenti per una sola natività.

Sono ormai trascorsi quasi venti giorni da quando ho pubblicato nel forum, il 13 u.s., la prima parte dello studio sulla nascita di Gesù, o meglio, le “Natività” narrate nei Vangeli.
Al termine dell’analisi ho chiesto ai fedeli credenti frequentatori del forum, i quali con una consolidata prassi finalizzata a zittire chi solleva dubbi, usano citare nomi famosi per avvalorare tesi che ritengo insostenibili, di sollecitare almeno uno storico famoso contemporaneo, magari titolare della cattedra di storia dell’Università Cattolica, a dichiarare e sottoscrivere col suo vero nome che Pubblio Sulpicio Quirino effettuò un censimento in Giudea prima della morte di Erode il Grande.
Il silenzio seguito al preciso richiamo storico già da solo dimostra come le nascite di Gesù, narrate dagli evangelisti Luca e Matteo, non possono essere accettate come veritiere contraddicendo chi vuol far passare l’evento come realmente accaduto. Così si è affermato, per anni, in tutti i canali televisivi Rai nel corso di una “Inchiesta su Gesù” curata da Giovanni Minoli e il “vaticanista” Andrea Tornielli mandata in onda, periodicamente, nel periodo natalizio.
A questo punto devo pensare che è bastata solo la prima parte dell’analisi per tacitare gli storici spiritualisti, comunque ritengo mio dovere informare i visitatori curiosi anche sul seguito dell’indagine, sia per la parte che riguarda la datazione, sia per evidenziare i due contesti narrativi totalmente estranei e incompatibili l’uno con l’altro.

Le Nascite.
II parte.

“Gaius Sentius Saturninus” e “Publius Sulpicius Quirinus” furono nominati consoli, da giovani, rispettivamente: il primo, nel 19 a.C. ed il secondo, nel 12 a.C.. Entrambi saranno inviati dall’Imperatore a governare la Provincia di Siria, come suoi Luogotenenti, nel rispetto dell’anzianità di nomina e di carriera, per il cui fine, raggiungere il consolato, sotto Augusto, era presupposto indispensabile a ricoprire l’importante successivo incarico: il primo, Saturnino, nel 9 a.C. ed il secondo, Quirino, nel 6 d.C.; quest’ultimo, con un titolo di eccellenza inerente al compito, pericoloso, (al comando di più legioni) di effettuare, per la prima volta, il censimento della Siria e dei territori ad essa annessi: Giudea, Idumea e Samaria (Ant. XVIII, 1,2).
Lo storico ebreo, in modo particolareggiato, riporta tutti gli avvenimenti antecedenti il 6 d.C., riguardanti la sua terra (lui e i suoi antenati erano di Gerusalemme) e, soprattutto, i potenti Legati di Siria (con autorità militare e giuridica superiore agli stessi Re palestinesi), fra i quali non risulta che Publio Sulpicio Quirino sia stato Legato di Siria prima del 6 d.C. e abbia avuto, in precedenza, un altro incarico simile e tanto meno di fare un censimento anteriore; come non risulta dagli scritti degli altri storici dell’Impero: non può risultare ciò che non accadde.
La capacità di Erode di curare le rendite della Palestina indusse Cesare Augusto, dopo avergli ingrandito il regno tramite la concessione di nuove regioni, ad affidargli la gestione di territori che andavano ben oltre i confini del suo reame (Gue. I, 396/404).
La qualifica o massimo ufficio, nell’ambito della gerarchia amministrativa imperiale di Roma, fu riconosciuto, tra i monarchi giudaici, solo ad Erode il Grande quando fu nominato da Cesare Augusto “Procuratore di tutta la Siria sì che nessuno dei Procuratori poteva agire senza il suo assenso” (Gue. I, 399 e Ant. XV, 360) con l’onere di riscuotere i tributi in tutte le regioni di quella Provincia (Gue. I, 428).
Pur essendo subordinato, giuridicamente e militarmente, al Legato di Siria dell’Imperatore, Erode il Grande non fu mai sottoposto, amministrativamente, allo stesso; e le entrate fiscali, in virtù dell’incarico, gli imposero di costruire, a nome di Cesare Augusto e dei suoi familiari, opere grandiose, compresi Templi pagani, anche nelle città fuori del suo Regno. (Gue. 422/425).
Finché Erode il Grande rimase in vita, essendo lui il “Procuratore di tutta la Siria”, né in Siria, né in Giudea si rese necessario svolgere alcun censimento da parte di Roma: era lui che, quale fiduciario di Augusto, si adoperava a riscuotere le tasse curando le rendite dell’Imperatore.
Va notato che “La Guerra Giudaica” fu sottoposta alla verifica e approvazione degli storici romani di Vespasiano e tale documento, depositato negli archivi imperiali, fu consultato anche da Svetonio mezzo secolo dopo (Vespasiano, 4-5).
Per l’Imperatore nessuno, meglio di Erode, era in grado di amministrare e curare i suoi interessi, i suoi beni e le sue rendite in Siria e in Palestina e, nessun Governatore, senza un suo preciso mandato, lo avrebbe potuto fare. Le entrate erano valutate in talenti d’oro e, alla morte di Erode il Grande, la rendita dei suoi territori ammontava a circa mille talenti l’anno (Ant. XVII, 317/323).
Morto il Re, Cesare Augusto provvide subito ad inviare Sabino, in Giudea, come nuovo “Procuratore romano per la Siria”, a rilevare l’ufficio, svolto dal monarca efficacemente, “per prendersi cura della proprietà di Erode”, cioè di tutto il Regno, ma sottoposto, militarmente e giuridicamente, al Legato di Siria, Quintilio Varo. (Ant. XVII, 221-222).
Sabino, il Procuratore della Siria, si recò in Giudea per sottoporre a sequestro conservativo le sostanze di Erode” (Gue. II, 16), appunto perché Erode era stato “Procuratore di tutta la Siria” per conto di Roma. La nomina di Sabino a tale incarico dimostra la continuità della “cura” delle rendite delle proprietà e dei beni, costituiti dai territori sottomessi all’Impero di Cesare Augusto ad iniziare dalla riscossione dei tributi, già compito di Erode, in tutta la Siria compreso il suo regno, fino alla sua morte avvenuta il 4 a.C..
Giuseppe riporta tutte le iniziative intraprese dal Legato Senzio Saturnino che, giuridicamente e militarmente, pur essendo più potente di Erode il Grande, tuttavia non poteva intromettersi nella sua amministrazione senza un mandato specifico di Cesare Augusto; come avverrà poi con Publio Sulpicio Quirino, che lo farà il 6 d.C. con un incarico imperiale speciale, più importante del precedente Legato Saturnino. Del quale, comunque, leggiamo tutti gli interventi (miranti a sanare i contrasti famigliari di Erode, in Ant. XVI, 277/283-344-368-369; XVII, 7-25-57-89; e Gue. I, 538/554), senza registrare alcun censimento da lui eseguito.
Erode il Grande, oltre ad essere stato un fedele alleato, in quanto nemico giurato dei minacciosi Parti, si dimostrò una “gallina dalle uova d’oro” per l’Impero; infine, che in Giudea non avvenne il censimento di Quirino, fintanto era vivo il Re, lo conferma il Vangelo di Matteo nel quale, l’evangelista, non si sogna di citarlo, ma avrebbe dovuto farlo se, come dice Luca, fu la causa del viaggio di Maria e San Giuseppe da Nazaret a Betlemme.
Quirino, senatore romano passato attraverso tutte le magistrature fino al consolato, persona estremamente distinta sotto ogni aspetto, inviato da Cesare, (il 6 d.C.) visitò la Giudea per fare una valutazione delle proprietà dei Giudei e liquidare le sostanze di Archelao (Giudea Idumea e Samaria divennero possedimento di Roma) e nello stesso tempo ebbero luogo le registazioni delle proprietà che avvennero nel trentasettesimo anno dalla disfatta di Azio (31 a.C.), inflitta da Cesare ad Antonio” (Ant. XVIII 2 e 26).
Una descrizione del censimento così dettagliata, riportata molte volte dallo storico fariseo, dimostra lo sconvolgimento economico sociale e religioso, causato da tale atto nei costumi giudaici, in violazione della antica Legge che vietava la sottomissione, all’invasore pagano, del popolo di Israele, della Terra Santa e del suo Dio, Jahwè.
Sotto Costantino, il Vescovo cristiano Eusebio di Cesarea così scrisse:
Al tempo del primo censimento, mentre Quirino era Governatore della Siria, nacque a Betlemme il nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo. Anche Flavio Giuseppe ricorda questo censimento, sotto Quirino, quando parla della rivolta dei Galilei che accadde in quel medesimo tempo e della quale fa menzione anche Luca negli Atti degli Apostoli” (HEc. I 5,2-3).
Eusebio testimonia le correlazioni fra, la nascita del “Salvatore”, il censimento di Quirino di Flavio Giuseppe e la rivolta giudaica del 6 d.C. capeggiata da Giuda il Galileo, con quelle riprese negli “Atti degli Apostoli” e nel Vangelo di Luca.
La storia non riporta altri atti amministrativi imperiali, in Giudea, prima di questo; se i docenti mistici asseriscono il contrario, che lo dimostrino, facendoci leggere quello che scrissero gli storici di allora, non sofismi personali, scritti oggi, e propinati a giovani studenti portati a credere ai loro insegnanti, ignare vittime di un indottrinamento religioso finalizzato a mascherare, rendendo artatamente coerenti, due “Nascite” evangeliche in contrasto fra loro a comprova che furono inventate.
San Luca, per fare un dispetto agli esegeti baciapile, riporta due volte il censimento di Quirino: la prima, nel suo Vangelo in occasione della “nascita di Gesù” (Lc. 2,1-2), e la seconda nel discorso di Gamalièle, come già riferito. Se l’evangelista intendeva citare due censimenti diversi, fatti da Publio Sulpicio Quirino in date diverse, essendo uno riferito alla nascita del “Figlio di Dio”, l’avrebbe specificato nelle sue opere e, per distinguerli, consapevole dell’equivoco che ne sarebbe scaturito, avrebbe chiarito, in “Atti degli Apostoli” che, quello richiamato a Giuda il Galileo, del 6 d.C., era il “secondo” censimento.
Ma se Luca non lo ha fatto il motivo è evidente: il censimento fu il primo ed unico e Gesù Cristo, per lui, nacque il 6 d.C.; pur se, va capito, gli esegeti mistici, prima di riconoscere che la Madonna rimase incinta 12 anni, preferirebbero andare all’inferno.
Eppure la soluzione l’avevano a portata di mano: partorire un Dio “concepito da uno Spirito Santo”, in fin dei conti, avrebbe richiesto un po’ più di tempo ad una “Vergine”; nessun “credente” avrebbe trovato da ridire.
Peraltro il censimento veniva fatto dai Romani nel distretto dove si produceva, cioè quello di residenza; era lì che gli esattori (i pubblicani) riscuotevano i tributi, e il luogo di lavoro della “Sacra Famiglia” (secondo i Vangeli) era Nazaret, non Betlemme, pertanto la motivazione di quel viaggio non è giustificata; come non è giustificata la “fuga in Egitto”; forzature ingenue che dimostrano la macchinazione dei racconti. Tanto più, Maria non era obbligata a viaggiare poiché non produceva reddito.
Altro dato contrastante, ma sottaciuto agli ingenui “credenti”, è il nonno di Gesù (il padre di San Giuseppe), che per Luca è “Eli”, per Matteo è “Giacobbe” (Lc. 3, 23; Mt. 1, 16.). Tali contraddizioni, anagrafico cronologiche genetiche e geografiche sulle “Nascite”, riportate nei “documenti sacri”, dimostrano che sono invenzioni aggiunte, successivamente, a testi in origine diversi; ne consegue che “Gesù”, “San Giuseppe” e la “Madonna” non sono mai esistiti.
Infatti gli evangelisti “Giovanni detto anche Marco” e “Giovanni” saltano, prudentemente, la nascita e l’infanzia di Gesù.
In effetti i vangeli primitivi si limitavano ad un concetto di “Messia Salvatore” più giudaico, che ancora non contemplava la nascita verginale nella grotta, adottata in epoca successiva, destinata a generare un “Soter” (Salvatore) con relativo sacrificio teofagico ripreso dai riti pagani.
Al tempo di Erode, Re della Giudea” (Lc.1, 5), “Avendo saputo che era Re della Giudea Archelao” (Mt. 2, 22). Sono gli evangelisti ad affermare che Archelao fu Re della Giudea. Anche lo storico ebreo dice che Archelao, prevaricando i poteri di “Etnarca” concessigli da Cesare Augusto dopo la morte del padre “aveva spinto alcuni a cingerlo del diadema e si era assiso sul trono e agito con poteri di Re” (Gue. II, 27). Nel IV secolo, Eusebio di Cesarea scrisse:
Erode, da Antonio e da Augusto con un senatoconsulto, fu scelto come re dei Giudei. I suoi figli furono Erode e gli altri Tetrarchi” (HEc. I 7,12). Il Vescovo cristiano chiama “Erode” Archelao (Etnarca) e lo distingue dai “Tetrarchi”, Antipa e Filippo, che Giuseppe Flavio chiama entrambi “Erode” (Ant. XVIII 109). Pertanto, quando nacquero, a questi tre figli maschi, potenziali eredi del regno di Palestina, fu dato, come primo nome, quello del padre in onore del Grande Re.
Erode Archelao si proclamò Re della Giudea, diversamente da suo padre, Erode il Grande, che fu Re di tutta la Palestina, della quale la Giudea era una parte. Solo suo nipote, Erode Agrippa il Grande, nel 41 d.C., potrà anch’egli regnare su tutta la Palestina sino alla morte, per concessione dell’Imperatore Claudio, e lo storico ebreo lo chiama Re “Agrippa” o “Agrippa il Grande”, mentre in “Atti degli Apostoli” è chiamato semplicemente “Re Erode” (“In quel tempo re Erode” At. 12, 1) e sua sorella: “Erodiade”. Pertanto, come le vicende narrate in “Atti degli Apostoli” di Luca ci permettono di capire che si trattava di Erode Agrippa, anche le vicende narrate nel Vangelo dallo stesso evangelista si riferiscono ad Erode Archelao.
La nascita di Gesù “concepita” da Luca, almeno sulla “strage degli innocenti”, aveva ragione: sicuramente si era letto il centinaio di pagine che Giuseppe dedicò a Erode il Grande, senza che gli risultasse questo fatto gravissimo. Aveva torto, invece, quando, dopo essersi fatto spacciare per “medico” tramite una lettera accreditata a San Paolo Saulo (Colossesi 4,14), decise, diversamente da Matteo, di far fare alla Madonna, mentre era prossima a partorire, un tortuoso e impervio percorso di oltre 200 Km. sul dorso di un asino per recarsi da Nazaret a Betlemme a farsi censire.
Il “medico” impostore, evidentemente, come un casto e pudico prete, in vita sua non aveva mai visto il ventre nudo di una donna vicina a partorire; anche se, questo particolare del “lungo viaggio” - imposto alla puerpera, appena partorito, fino in Egitto per altri 200 Km a dorso d’asino (secondo Matteo) - ne siamo certi, è ignorato tutt’oggi dalle mamme inginocchiate a pregare sotto la sua statua o quella del “Bambin Gesù”. Donne opportunamente tenute all’oscuro su questi aspetti “apocrifi” e assurdi per impedir loro di riflettere.

http://www.vangeliestoria.eu/index.php




 
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raptork9
view post Posted on 16/1/2009, 22:11     +1   -1




Raptor9k

Anche se stiamo su posizioni diverse, avrei una curiosità da appassionato . In merito al "primo censimento" contestato prima ancora da D.F. Strauss, sul fatto che Quirino in quegli anni non sarebbe stato governatore, ed in effetti Tertulliano nella sua opera Tert.AdvMarc IV,19 (contro Marcione), parla del legato Saturnino come governatore ufficiale della Siria.

A questo per le ricerche fatte in merito, ho trovato una risposta (se vuole di parte), ripresa poi da Mons. Ravasi che Quirino avrebbe avuto la direzione del censimento in quanto Saturnino era impegnato nella guerra contro gli armeni, credo che sia un'ipotesi del Prof. Giulio Firpo se non sbaglio, cosa può dirmi in merito.
Grazie.
 
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view post Posted on 30/7/2018, 09:41     +1   -1
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...che poi Luca 3:1 dice che il Battista iniziò a predicare nel 15o anno di Tiberio Cesare e in Luca 3:23 che Gesù aveva circa trent'anni quando iniziò a insegnare.

Se consideriamo che tra i due c'erano circa 15 mesi di differenza...Gesù avrebbe avuto circa 22 anni se fosse nato nel 6-7 d.C.

Trovo "difficile" che Luca pensasse che Gesù fosse nato nel 6-7 d.C., perché non avrebbe scritto che aveva "circa trent'anni" un ventiduenne.

Se si considera che morì circa 3 anni e mezzo dopo, facciamo 4 per arrotondare, ai 30 non ci sarebbe stato vicino nemmeno alla fine della sua vita.
 
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view post Posted on 30/7/2018, 12:06     +1   -1
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CITAZIONE (^Alessandro^ @ 30/7/2018, 10:41) 
...che poi Luca 3:1 dice che il Battista iniziò a predicare nel 15o anno di Tiberio Cesare e in Luca 3:23 che Gesù aveva circa trent'anni quando iniziò a insegnare.

Aggiungo tuttavia che i primi quattro capitoli di Lc riportano materiale di assai dubbia storicità (per usare un eufemismo). Interessante notare che nell'attuale ricerca sul cd. Vangelo di Marcione, c'è un filone che sostiene che circolasse nel II secolo un proto-Lc privo proprio di questi capitoli.
 
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view post Posted on 2/10/2018, 10:30     +1   -1
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CITAZIONE (Teodoro Studita @ 30/7/2018, 13:06) 
CITAZIONE (^Alessandro^ @ 30/7/2018, 10:41) 
...che poi Luca 3:1 dice che il Battista iniziò a predicare nel 15o anno di Tiberio Cesare e in Luca 3:23 che Gesù aveva circa trent'anni quando iniziò a insegnare.

Aggiungo tuttavia che i primi quattro capitoli di Lc riportano materiale di assai dubbia storicità (per usare un eufemismo). Interessante notare che nell'attuale ricerca sul cd. Vangelo di Marcione, c'è un filone che sostiene che circolasse nel II secolo un proto-Lc privo proprio di questi capitoli.

mi rinfranca molto questa affermazione "dubbia storicità per usare un eufemismo" pronunciata con chiarezza da un ricercatore autorevole. Quindi possiamo affermare tranquillamente che tutte le vicende che noi conosciamo inerenti nascita e infanzia del protagonista dei Vangeli siano solo opera letteraria? Oppure storicità meno dubbia la troviamo in Matteo?
 
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47 replies since 9/2/2008, 13:01   2283 views
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