CITAZIONE
Ad esempio, al progredire della conoscenza umana.
Ma questo non è un criterio di moralità. Ad esempio se facessi esperimenti sugli ebrei come i nazisti sicuramente farei delle interessanti scoperte, potendo usare degli esseri umani come cavia. Ma sarebbe giustificata l'azione in base alla constatazione che ha fatto progredire la conoscenza umana? Non credo. QUindi pare che il progredire della conoscenza umana non sia un metro valido per dire che qualcosa sia evoluzione.
CITAZIONE
Ieri schiavizzavamo i neri, oggi ne abbiamo messo uno a capo della Casabianca. Decidi tu se per te questo è un progresso, ma in ogni caso mi risulta assai difficile pensare che sia un cambiamento che lascia indifferenti.
Ma io non ho preso alcuna posizione. Per me lo è, ma è irrilevante. Stavo semplicemente chiedendo chiarimenti sul senso dato al termine "evoluzione", se volesse semplicemente dire "cambiamento" o anche "miglioramento", e, se è il secondo caso, qual è il metro di misura per stabilire che cosa è un miglioramento.
CITAZIONE
Col senno di poi son bravi tutti a parlare. Siccome oggi una determinata conquista c'è, tu ti puoi permettere di dire che nella tua religione c'erano già a monte i presupposti per il cambiamento.
Ma in storia della filosofia non si può che parlare col senno di poi. Se devo stabilire da dove sono venute certe idee, che hanno ispirato poi chi ha compiuto dei gesti, non posso che valutare la genealogia di un'idea guardando al passato. Come ripeto le gerarchie e il loro comportamento sono una cosa, quello che insegna una religione nei suoi testi sacri può essere tutt'altra. ANche perché a dire il vero il problema non è se i testi sacri del cristianesimo insegnino qualcosa, giacché come è noto i testi non hanno un senso in sé e per sé, bensì l'unica cosa rilevante è se chi ha contibuito a quello che chiamiamo progresso dei diritti umani abbia attinto da quei testi, nell'intepretazione che gli dava ad essi. Ad esempio Locke giustifica la proprietà privata mettendosi a fare esegesi del libro della Genesi. Il cristianesimo, e non il clero, è stato la fonte del pensiero liberale per secoli. Tutti, dai contadini tedeschi che si ribellarono ai nobili ai tempi di Luther fino a quelli che hanno scritto la Costituzione americana, hanno tratto la loro linfa da rivendicazioni su base religiosa (All men are
created equal, that they are endowed by their
Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.... è la frase più celebre della Dichiarazione di Indipendenza Americana).
E non ha nessuna rilevanza dire che il giustanuralismo è arrivato a teorizzare che quei diritti varrebbero anche se Dio non esistesse, perché io non sto discutendo del fatto che quei diritti siano validi anche se Dio non ci fosse (problema filosofico), bensì di quale sia il luogo da cui i giusnaturalisti hanno attinto i valori a cui credevano e che poi essi stessi hanno validi a prescindere da DIo (cioè un problema di storia della filosofia). Ugo Grozio infatti, che è il maggior teorico di questa scuola, e che se n'è uscito col famoso "etsi deus non daretur", non ha nessuna remora a dire che quei diritti sono i diritti insegnati dalla Rivelazione, e infatti subito dopo aver detto che quei diritti varrebbero anche se Dio non ci fosse, si affetta a precisare una riga dopo che sarebbe una gravissima bestemmia pensare che Dio non ci sia. Tutti cristiani dunque alla base di ciò che gli illuministi hanno reciclato secoli dopo.
I contestatori hanno sempre rotto le scatole ai padroni mostrandolo loro che erano incoerenti con quanto proclamato dalla loro stessa religione.
CITAZIONE
e invece quella conquista oggi non ci fosse, difenderesti la posizione dottrinale della tua chiesa dicendo che è la sola morale garantita dal dio
Quale posizione dottrinale di grazia? La Chiesa ha delle posizioni dottrinali sono quando si tratta di dogmi, per il resto si tratta di pareri del clero, o per meglio dire di quelle singole persone che nel clero sostengono questo o quell'orientamento.