| Io ho in mente qualcosa di un po' diverso. Sto lavorando dietro le tecniche esegetiche qumraniche, in particolare quelle attestate dai pesharim, sia "continui" che "tematici". Tutto questo mi porterà via molto tempo ma vale la pena di acquisire padronanza di questa letteratura.
Il punto è che una profezia come quella di Is. 7:14 e come quasi tutte le profezie ebraiche è storicamente chiusa e adempiuta. Già Giustino nel Dialogo con Trifone attesta come nel II secolo gli ebrei interpretavano l'Emmanuele, citato in Is. 7:14, come il re Ezechia. Niente di straordinario, dunque, un semplice oracolo valido per i tempi che furono, riferito a vicende "adempiutesi" secoli prima di Cristo. In verità grazie all'aiuto dei miei amici ebrei ho avuto modo di studiare attentamente tutto il contesto di Isaia capp. 6, 7 e 8. Più che di Ezechia a mio avviso Is. 7:14 è la profezia della nascita del figlio primogenito del profeta Isaia stesso, l'Emmanuele sarebbe dunque il primogenito di Isaia e la 'almah, la giovane ragazza confusa con una "vergine" (parthenos) nella LXX e in Mt. 1:23 altro non sarebbe che la profetessa, la moglie di Isaia stesso. D'altra parte questa interpretazione è quella classica della tradizione orale giudaica così come riportata nella pesikta Zuthra, databile al II secolo. E anche il celebre rabbi Joseph Caro (1488-1575), l’autore del Sulhan Arukh, nel suo commento a Is. 7:14 sosteneva che l’Emmanuele deve essere interpretato, semplicemente, come uno dei figli del profeta Isaia, il primogenito del profeta. Non lasciarti ingannare da Is. 7:3 che cita un inesistente Seriasub come figlio di Isaia, si tratta di un errore di interpretazione del testo ebraico nel quale è caduto anche il traduttore della LXX che d'altra parte è stata trasmessa per secoli per mano cristiana, credo di non sbagliare se il testimone più antico di Is. 7:14 secondo la LXX è il codice vaticano B, del IV secolo dopo Cristo.
Ciò premesso, abbiamo Matteo o la sua fonte che riprende l'oracolo di Is. 7:14 e lo applica a Gesù. A questo punto mi si aprono due strade:
i) L'autore di Mt. 1:23 era un apologeta della più bassa lega che utilizzò in modo fraudolento Is. 7:14 o, peggio ancora, era talmente ignorante di ebraico da non sapere neppure che il testo biblico legge 'almah, fidandosi solo della LXX; in tal caso saremmo davanti a un episodio da prendere e gettare, semplicemente, nel cestino: una tarda interpolazione agiografica che nulla ha da dirci sul Gesù storico;
ii) L'autore della fonte di Mt. 1:23 non era uno sprovveduto. L'utilizzazione di Isaia potrebbe, ma è da verificare e dimostrare, poggiare su testi e/opezzi di tradizione più antica dell'ultima redazione di Matteo in cui una profezia già adempiuta viene ripresa e riadattata a un nuovo evento storico settario, la nascita di Gesù.
L'ipotesi ii) che ho delineato è affascinante. Mi spinge a lavorare in questa direzione un articolo interessante di M.J.J. Menken, pubblicato nel 2001. L'autore di questo articolo non ha alcun dubbio che il racconto di Matteo così come lo leggiamo oggi sia redazionale e tardo, tuttavia da una analisi abbastanza completa che poggia su una particolare lezione della LXX e sulla forma verbale che si legge nel rotolo di Isaia ritrovato a Qumran (sarebbe qui pleonastico riportare i dettagli) in Is. 7:14 si spinge ad affermare che, contariamente alla vulgata comune che vuole Mt. 1:23 completamente dipendente testualmente da Is. 7:14 secondo la LXX, forse la citazione potrebe derivare in parte dalla LXX ma in parte essere stata corretta sulla base di una fonte ebraica andata perduta o quantomeno non recepita nel TM. Come abbiamo detto, la teoria della nascita verginale in sè è antichissima. Se anche la citazione di Is. 7:14 è antica e presinottica, sebbene poi confluita in quella forma nel vangelo di Matteo attuale, è possibile ipotizzare un utilizzo presinottico, quindi antico, della profezia presso i circoli cristiani.
Ma chi aveva interesse a citare una profezia che tutti gli ebrei ritenevano da secoli già adempiuta? Io lascio il tema aperto. Luca non la cita perchè forse la trovava inutile e imbarazzante. Ma Luca è anche quello che corregge "poveri in spirito" (espressione qumranica) con un più comprensibile e immediato "poveri" punto e basta. Ebbene, non erano proprio i qumraniti a leggere certi libri profetici (Abacuc, Osea, Isaia, ecc...) riattualizzando completamente profezie vecchie di secoli in base alle loro vicende particolari, in modo eretico? I vangeli non sono il genere letterario pesher, a Qumran non è mai stato ritrovato alcun "vangelo" della setta, sia chiaro. Ma a me quello che interessa è la tecnica ermeneutica, è anche altamente probabile che non sia una invenzione dei qumraniti ma sia stata ereditata dal movimento enochico (esseno) dalla quale la comunità si distaccò per scisma religioso avvenuto nel periodo ellenistico. Del resto non abbiamo evidenti tracce di questa tecnica esegetica nel Documento di Damasco? Copie del D.d.D. sono state ritrovate fin dalla fine del XIX secolo nella genizah del Cairo, in modo indipendente da Qumran. Peraltro si è pensato per tanto tempo che la genizah del cairo fosse caraita (i caraiti sono un altro gruppo che si sospetta fortemente derivare dal giudaismo esseno o enochico se non da Qumran direttamente), ma in realtà non lo è, segno che il D.d.D. fu trasmesso per varie fonti ed era noto anche al difuori dei circoli qumranici.
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