La redenzione secondo R. Ambelain
CITAZIONE
Dt. 24
[16]Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato.
Ger. 31
[29] "In quei giorni non si dirà più: I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!
[30] Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti".
Ger. 32
[19] Tu sei grande nei pensieri e potente nelle opere, tu, i cui occhi sono aperti su tutte le vie degli uomini, per dare a ciascuno secondo la sua condotta e il merito delle sue azioni.
Ez. 18
[1] Mi fu rivolta questa parola del Signore:
[2] "Perché andate ripetendo questo proverbio sul paese d'Israele: I padri han mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati?
[3] Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele.
[4] Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
[19] Voi dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà.
[20] Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità.
La Patrologia afferma che il peccato originale non si trova negli scritti degli Apostoli ma fu tramandato a viva voce dai Padri stessi, se cerchiano nei vangeli Gesù venuto a salvare gli uomini dai loro peccati non lo troveremo. L’unico passo nei vangeli, secondo s. Agostino, è un versetto di Luca, 19 [10] il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, che non precisa né il motivo né la natura di questa predizione. Gesù, quindi, non si è mai presentato come l’oggetto di un olocausto espiatorio, non avendo mai dichiarato che la sua morte atroce avrebbe avuto l’effetto della salvezza delle anime in preda al demonio.
Senza dubbio egli fa spesso allusione alla sua prossima fine, che sarà violenta e dolorosa, ed in questo non vi è nulla di sorprendente, in quanto, quale guida e capo responsabile di un movimento “zelota”, egli è ricercato dai romani per ribellione a mano armata: ne è la prova l’ordine dato ai suoi discepoli di vendere, se necessario, anche le vesti, per procurarsi delle spade Lc. 22, [37 e 39].
Diversi anni dopo la sua esecuzione, un uomo chiamato Saul e poi Paolo, che non ebbe mai occasione di conoscerlo da vivo, penserà di associare simbolicamente la sua morte a quella delle vittime animali sacrificate ogni giorno sull’altare del tempio di Gerusalemme.
Le parole con le quali Gesù si congeda nell’ultima cena: Colui che non mangerà della mia carne e non berrà del mio sangue non parteciperà della vita eterna…, sono frasi di una liturgia che al tempo di Gesù era in uso da 14 secoli, infatti, i seguaci di Mitra celebravano: Colui che non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non ha la Vita…
Cosa che nel terzo secolo fa infuriare il Tertulliano che per tirarsi fuori dall’imbarazzo afferma che tutta la questione è il frutto della macchinazione del demonio, che aveva previsto la cena futura e si affrettò a preparare una contraffazione molto tempo prima.
Dunque, l’idea di un Gesù che con le sue sofferenze, liberamente accettate, placa la collera del Padre celeste (cioè se stesso) si è venuta formando nel tempo e si è imposta come fatto compiuto nonostante la sua irrazionalità ed il suo carattere insostenibile (si legga Celso). Oltre ad essere priva di qualsiasi logica è in contraddizione con le scritture del nuovo testamento, le quali affermano che egli ha salvato in una sola volta tutte le anime: passate presenti e future; però, al tempo stesso, esse dicono anche che ogni singola anima deve essere, da sola, l’artefice della sua salvezza, se non vuole dannarsi.
D’altra parte, sembra inverosimile chiamare a testimonianza i profeti e l’antico testamento; per i profeti che annunciano il liberatore e salvatore questi non è un Avatar della divinità suprema ma solo un uomo predestinato e nient’altro. Quindi chiamare a sostegno il vecchio testamento come giustificazione della realizzazione della religione cristiana è una smentita categorica della stessa in quanto le vecchie scritture affermano:
Dt. 32
[39]Ora vedete che io, io lo sono e nessun altro è dio accanto a me.
Is. 43
[10] …. Prima di me non fu formato alcun dio né dopo ce ne sarà.
[11] Io, io sono il Signore, fuori di me non v'è salvatore.
[25] Io, io cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati.
[14] Così dice il Signore vostro redentore, …
Is. 47
[4] dice il nostro redentore che si chiama Signore degli eserciti, il Santo di Israele.
Is. 49
[26] ….. Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, tuo salvatore, io il tuo redentore e il Forte di Giacobbe.