Studi sul Cristianesimo Primitivo

Un figlio segreto dell’emorroissa?

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maximus55
view post Posted on 4/12/2017, 21:15     +1   -1




Vorrei sottoporre all’attenzione dei forumisti la possibilità che, al momento della sua guarigione, la donna conosciuta dai vangeli sinottici come “l’emorroissa” ( cfr. Mt 9,20-22;Mc 5,25-34; Lc 8,43-48), avesse un figlio di pochi mesi. A questo scopo prendiamo in esame il racconto della guarigione dell’emorroissa così come ci è stato trasmesso da Marco. Osserviamo innanzitutto che l’evangelista (seguito quasi letteralmente da Luca) introduce la figura dell’emorroissa presentandola come: “καὶ γυνὴ οὖσα ἐν ῥύσει αἵματος δώδεκα ἔτη” (Mc 5,25), in traduzione letterale, “E [una] donna essente con [un] flusso di sangue da dodici anni”. L’espressione “ῥύσει αἵματος” (letteralmente: “[un] flusso di sangue”), è tratta dalla traduzione dei LXX di Lv 15,25: “Καὶ γυνή, ἐὰν ῥέῃ ῥύσει αἵματος ἡμέρας πλείους οὐκ ἐν καιρῷ τῆς ἀφέδρου αὐτῆς, ἐὰν καὶ ῥέῃ μετὰ τὴν ἄφεδρον αὐτῆς, πᾶσαι αἱ ἡμέραι ῥύσεως ἀκαθαρσίας αὐτῆς καθάπερ αἱ ἡμέραι τῆς ἀφέδρου, ἀκάθαρτος ἔσται.” “La donna che ha un flusso di sangue per molti giorni, fuori del tempo delle mestruazioni, o che lo abbia più del normale, sarà impura per tutto il tempo del flusso, come durante le sue mestruazioni.” Si tratta quindi di un’espressione che, essendo presa da un testo giuridico e normativo come il Levitico, ha per così dire un carattere “tecnico”: essa individua nello stesso tempo la sintomatologia della donna ed il suo stato di impurità rituale di fronte alla Legge che la escludeva di fatto dal culto pubblico del tempio. Questo particolare lessicale non è privo d’importanza in quanto sottintende tutto un universo culturale posto dietro la malattia dell’emorroissa. Di fatto l’uso di una terminologia “giuridica” immette in un mondo che spiega bene i successivi movimenti dell’azione: l’accostarsi della donna “da dietro”, il non voler affrontare direttamente il taumaturgo, l’imbarazzo di essere stata scoperta. Comprendere esattamente tutto questo è molto importante se si vogliono capire le problematiche legate alla guarigione dell’emorroissa. Lo faremo, se sarà possibile, in un prossimo post, dove ne vorremmo trattare con una certa ampiezza. Per il momento però ciò che ci interessa sono soltanto quegli elementi del racconto che presentano una specifica rilevanza medica. Il primo aspetto di rilievo, deducibile dall’uso dell’espressione en rysei haímatos presa da Lv 15,25, è che si tratta di un’emorragia proveniente dagli organi genitali che ha comportato lo stato di impurità della donna. Ora, poiché secondo la legge ebraica, non qualsiasi sanguinamento vaginale, ma soltanto il sangue proveniente direttamente dall’utero conferisce impurità (1), ciò implica che siamo in presenza di una emorragia uterina cioè, più esattamente, di una metrorragia. La deduzione ci viene confermata da un’altra espressione, anche questa tratta dal Levitico (Lv 12,7) (2), nella traduzione dei LXX, che viene usata dal solo Marco per descrivere la guarigione dell’emorroissa: «καὶ εὐθὺς ἐξηράνθη ἡ πηγὴ τοῦ αἵματος αὐτῆς καὶ ἔγνω τῷ σώματι ὅτι ἴαται ἀπὸ τῆς μάστιγος» (Mc 5,29), letteralmente: « E subito si seccò la fonte del sangue di lei e conobbe nel corpo che era guarita dal flagello»). L’espressione ē pēgē toy haímatos “la fonte del sangue”, traduce l’ebraico mimmeqōr dāmehā “דָּמֶיהָ, מִמְּקֹר” (cfr. anche “דָּמֶיהָ מְקֹור” in Lv 20,18) (3), dove meqor (מָקוֹר, lett. “fonte, sorgente”), che qui troviamo in composizione, è anche una delle cinque denominazioni usate per il termine utero (4). Ora occorre tenere presente che l’espressione “ῥύσει αἵματος” di Mc 5,25, (identico a Lc 8,43; letteralmente: “[un] flusso di sangue”), tratta dalla traduzione dei LXX di Lv 15,25 (in ebraico זֹוב דָּמָהּ “zōḇ dāmāh”), possiede una singolarità: Lv 15,25 è l’unica occorrenza, nella traduzione dei LXX, in cui la frase “ῥύσει αἵματος” è riscontrabile esattamente (5). Questa singolarità potrebbe essere interpretata come una semplice coincidenza casuale senza alcun significato particolare, ma a convincerci del contrario troviamo che anche l’espressione “πηγὴ τοῦ αἵματος” (pēgē toy haímatos “fonte del sangue”), che Marco, lo ripetiamo, mutua dalla traduzione dei LXX di Lv 12,7, presenta un’unica occorrenza, ovvero: Lv 12,7 è l’unico passo dei LXX in cui compare la locuzione “πηγὴ τοῦ αἵματος”. La singolarità di queste espressioni ci costringe naturalmente a riflettere attentamente sui motivi che hanno spinto Marco ad utilizzare delle locuzioni così particolari. Non vi è dubbio infatti che le scelte terminologiche operate dall’evangelista o, lo ripetiamo, dalla sua fonte, debbano corrispondere ad una precisa intenzionalità, e se ciò può dirsi dell’espressione “ῥύσει αἵματος” che, con uno specifico richiamo a Lv 15,25, Marco utilizza per descrivere esattamente lo stato di impurità/malattia dell’emorroissa, altrettanto lo si potrà dire dell’espressione “πηγὴ τοῦ αἵματος” che viene usata per descriverne la purificazione/guarigione. Ed è proprio qui che Marco ci sorprende, è il caso di dirlo, “letteralmente”: egli utilizza infatti una locuzione che, nel testo biblico dei LXX, compare una sola volta ed in un brano, Lv 12,7, dove non si accenna ad una generica purificazione da un flusso di sangue, ma si fa uno specifico riferimento alla purificazione di una puerpera: “καὶ προσοίσει ἔναντι κυρίου καὶ ἐξιλάσεται περὶ αὐτῆς ὁ ἱερεὺς καὶ καθαριεῖ αὐτὴν ἀπὸ τῆς πηγῆς τοῦ αἵματος αὐτῆς οὗτος ὁ νόμος τῆς τικτούσης ἄρσεν ἢ θῆλυ” (Lv 12,7). “Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; ella sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge che riguarda la donna, quando partorisce un maschio o una femmina” (Lv 12,7) (6). La conclusione in forma di domanda, s’impone con la semplice evidenza di una logica consequenzialità : l’emorroissa, non molto tempo prima del suo incontro con Gesù, aveva partorito un figlio?
NOTE:
-1 Cfr. S. S. Kottek, Blood in ancient jewish culture, in Medicina nei secoli, arte e scienza, 17/3 (2005), pp. 627-650, in particolare p. 635.
-2 “׃לַנְּקֵבָֽה אֹו לַזָּכָר הַיֹּלֶדֶת תֹּורַת זֹאת דָּמֶיהָ מִמְּקֹר וְטָהֲרָה עָלֶיהָ וְכִפֶּר יְהוָה לִפְנֵי וְהִקְרִיבֹו” (Lv 12,7). “καὶ προσοίσει ἔναντι κυρίου καὶ ἐξιλάσεται περὶ αὐτῆς ὁ ἱερεὺς καὶ καθαριεῖ αὐτὴν ἀπὸ τῆς πηγῆς τοῦ αἵματος αὐτῆς οὗτος ὁ νόμος τῆς τικτούσης ἄρσεν ἢ θῆλυ” (Lv 12,7 LXX).
-3 “וְאִישׁ אֲשֶׁר־יִשְׁכַּב אֶת־אִשָּׁה דָּוָה וְגִלָּה אֶת־עֶרְוָתָהּ אֶת־מְקֹרָהּ הֶֽעֱרָה וְהִיא גִּלְּתָה אֶת־מְקֹור דָּמֶיהָ וְנִכְרְתוּ שְׁנֵיהֶם מִקֶּרֶב עַמָּֽם׃” (Lv 20,18); “καὶ ἀνήρ ὃς ἂν κοιμηθῇ μετὰ γυναικὸς ἀποκαθημένης καὶ ἀποκαλύψῃ τὴν ἀσχημοσύνην αὐτῆς τὴν πηγὴν αὐτῆς ἀπεκάλυψεν καὶ αὕτη ἀπεκάλυψεν τὴν ῥύσιν τοῦ αἵματος αὐτῆς ἐξολεθρευθήσονται ἀμφότεροι ἐκ τοῦ γένους αὐτῶν” (Lv 20,18 LXX); “Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue mestruazioni e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto il flusso di lei e lei ha scoperto il flusso del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo” (Lv 20,18).
-4 Oltre a meqor, l’utero è chiamato: rehem (רֶחֶם, cfr. Es 13,15), heder (חֶדֶר, la camera [interna]), em (אֵם, la madre), qever (קָבַר, lett. “ la tomba” [in cui l’embrione è come sepolto]), cinque denominazioni per un solo organo, a dimostrazione della sua importanza ontologica. Cfr. S. S. Kottek, Blood in ancient jewish culture, cit., p. 635.
-5 In Lv 15,19 troviamo un’espressione simile, ma non identica: “καὶ γυνή ἥτις ἐὰν ᾖ ῥέουσα αἵματι ἔσται ἡ ῥύσις αὐτῆς ἐν τῷ σώματι αὐτῆς ἑπτὰ ἡμέρας ἔσται ἐν τῇ ἀφέδρῳ αὐτῆς πᾶς ὁ ἁπτόμενος αὐτῆς ἀκάθαρτος ἔσται ἕως ἑσπέρας”; “Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, per sette giorni resterà nell’impurità mestruale; chiunque la toccherà sarà impuro fino alla sera.” (Lv 15,19). Anche nell’originale ebraico le due espressioni sono simili, ma non identiche: “דָּ֛ם זָבָ֔ה” (Lv 15,19), “דָּמָהּ זֹוב” (Lv 15,25).
-6 Come aiuto al lettore, offriamo anche la traduzione del passo biblico in uso nelle Comunità ebraiche italiane: “E questi presenterà il sacrificio davanti al Signore ed espierà per lei, ed essa sarà pura dal suo flusso di sangue; questa è la legge relativa alla donna che abbia partorito un maschio o una femmina”, cfr. M. E. Artom, Levitico, in Il Pentateuco e Haftaroth, con traduzione italiana e note, Edizione a cura della Assemblea dei Rabbini d’Italia, III edizione 5736-1976, s.l.e., sub Lv 12,7, p. 184.
 
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