CITAZIONE
Il discorso dei "diritti civili" è un pò ambiguo, nel senso che il papa certo invoca pace e rispetto in tutte le situazioni dove le persone vengono provate di diritti fondamentali quali quello della vita (vedi recenti fatti nei paesi musulmani) ma ciò non significa che debba battersi a favore dell'aborto - che nei valori cattolici va appunto contro il diritto alla vita e non sarebbe quindi un "diritto civile". Non va cioè confuso il concetto di "diritti civili" con il "vivi e lascia vivere" per cui tutte le idee sono buone e chiunque ha il diritto di fare ciò che vuole. Esprimere giudizi di valore è, per un papa, non solo legittimo ma anche doveroso.
Attenzione, io non sto affermando che il papa, ed in generale le guide della chiesa, cardinali, vescovi o quant'altro, non dovrebbe rivolgersi
ai fedeli facendo discorsi sulla morale o sulla dottrina. Sto dicendo che non dovrebbe però dire, come ha detto in modo inequivocabile, che la 'sua' visione del mondo sia l'unica possibile, e soprattutto premere affinché i governi attuino quelle che sono le sue, e sue soltanto, per quanto legittime, basi morali. Il problema non è che ci siano i cattolici ed i loro valori: il problema e che li vogliono imporre anche agli altri, e con azioni legislative. Esempio banale banale, la legge sul testamento biologico ora in discussione in Parlamento. I diritti civili si basano sul basilare assunto che ognuno è proprietario di sé, e di conseguenza delle proprie facoltà, e fisiche e mentali. E gli stati democratici moderni basano la loro esistenza proprio su questo assunto che, se eliminato, fa crollare come un castello di carte tutto il resto. Lo stesso concetto di Costituzione si basa su questo semplice concetto. E non è un segreto che per la Chiesa questo concetto non è valido, perché la prospetttiva di fede parte dal presupposto che la vita sia un dono di Dio e che, in un certo qual modo, sia 'sua proprietà'. Il problema è che tale presupposto è per sua natura indimostrabile e quindi, inaccettabile per chi non lo faccia proprio per fede.
Ergo tale argomentazione, che pure sta alla base della concezione della Chiesa della vita umana, e quindi dei suoi diritti, non è un'argomentazione valida, e che quindi non può essere base legislativa in uno stato democratico e laico. Il problema è che il papa, e la chiesa, e i cattolici che seguono la chiesa(e non andrei oltre perché anche qui si potrebbe aprire una luuunga parentesi sui sedicenti cattolici) assolutizzano le loro posizioni e costringendo anche me, che non le ho fatte mie per motivazioni diverse, a subirne le conseguenze.
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Di certo, nessuno di recente è stato torturato con l'accusa di "ateismo" e nessuna legge è stata promulgata contro l'ateismo. A meno che, vista l'aria che tira, non si proibisca alle donne di esibirsi in abiti succinti assumendo che questo faccia parte della "cultura laica".
No, sono state fatte, e si stanno facendo leggi da stato etico e parziali, come quella sulla fecondazione assistita, o quella sul testamento biologico o, ancora, si è cercato in tutti i modi di non far commercializzare la pillola del giorno dopo. Non sono leggi contro l'ateismo, sono leggi e atti contro la laicità dello Stato, a uso e consumo esclusivo dei cattolici, quando invece le leggi dovrebbero garantire a tutti la possibilità di agire e comportarsi in accordo alle proprie convinzioni, religiose o meno, finché non fanno dimostrabilmente del male a nessuno.
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Esprimersi contro un certo tipo di cultura (diciamo atea o "laica") è il minimo che un papa dovrebbe fare. E mi viene da ridere a pensare alla crociata "laica" che oggi viene fatta contro la "mercificazione della donna" sui media, quando se la fecesse il papa (e non escludo che in passato l'abbia fatta) sarebbe vista come oscurantismo talebano al fine di "calpestare i diritti civili" di chi non è cattolico.
C'è una differenza di base: il papa se la facesse lo farebbe per una supposta morale più alta le cui base sarebbero fideistiche, e che nel passato abbiamo visto portare addirittura alla nullificazione del ruolo della donna anche all'interno della chiesa, mentre l'attuale critica alla mercificazione della donna da parte laica è provocata dal fatto che, per il motivo suddetto sui diritti civili, la donna vende le proprie facoltà fisiche, di fatto negandosi i diritti civili, e facendo di riflesso scadere di valore le proprie facoltà mentali.
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E' evidente che la chiesa cattolica non sia monda da colpe, ma molti fatti del passato andrebbero storicizzati (la storia serve a questo, no?), mentre sarebbe più interessante volgere lo sguardo a quel che accade oggi (dove "oggi", da un punto di vista storico, potrebbe inquadrare gli ultimi cinquant'anni).
In quest'ottica, forse, il bilancino delle "persecuzioni" penderebbe forse più a favore degli stati "atei" che perseguitano i credenti (qualunque religione) piuttosto che il contrario.
Questo mi pare un po' l'atteggiamento dello scarica-barile. "Noi siamo stati tanto cattivi, ma anche loro, eh!" Qui non si sta discutendo di chi ha il titolo di più cattivo della storia, si sta dicendo che la chiesa è stata tanto cattiva, e che finché, come istituzione e come gerarchia non chiederà perdono non a Dio(come Giovanni Paolo II), ma alle vittime delle sue colpe, non può certo chiedere ai discendenti morali di quelle vittime di essere presa sul serio nelle sue proposte di 'accoglienza'.
Quanto alla storicizzazione, che pure è giusta, la stessa chiesa la nega in quanto si ritiene sempre guidata dallo Spirito Santo, sempre santa, sempre apostolica, i cui leader sono sempre stati infallibili in fatto di etica e morale, e quindi sempre nel giusto. Con questi presupposti però, non potrà mai chiedere perdono alle vittime che ha fatto: cos'ha da farsi perdonare, se ha sempre agito ispirata dallo Spirito Santo? E' questo che fa sì che non ci possa essere perdono per la Chiesa: il perdono lo si dà a chi lo chiede, non a chi continua a perseverare nella convinzione di aver fatto la cosa giusta.