Studi sul Cristianesimo Primitivo

La fuga della figlia di Areta IV dalla corte di Erode Antipa

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maximus55
view post Posted on 3/12/2017, 19:22     +1   -1




Giuseppe Flavio, raccontando l’esordio della guerra tra Erode Antipa e il re dei nabatei Areta IV, narra la fuga della figlia di quest’ultimo dalla corte di Antipa suo legittimo marito:
« (109) Intanto ebbe luogo una lite tra Areta re di Petra ed Erode; cercherò di raccontarne l’origine. Il tetrarca Erode aveva sposato la figlia di Areta e già da molto tempo viveva con lei. Nel viaggio che fece a Roma, albergò presso Erode suo fratello, nato da una madre diversa, cioè la figlia di Simone sommo sacerdote. (110) Il tetrarca si invaghì di Erodiade, moglie di suo fratello, lei era figlia del loro fratello Aristobulo e sorella di Agrippa il Grande, e osò parlarle di matrimonio; lei accettò, e convennero che tornando da Roma sarebbe passata da lui; tra queste convenzioni v’era pure quella che egli licenziasse la figlia di Areta. (111) Concluso l’accordo, egli navigò verso Roma. Compiuti gli affari che aveva a Roma, la moglie di lui, informata minutamente dei patti tra lui ed Erodiade, senza che lui fosse a conoscenza che a lei era già noto tutto, chiese di andare a Macheronte, posto ai confini tra gli stati di Erode e di Areta, senza svelarne il motivo. (112) Erode, persuaso che ella nulla sapesse, acconsentì. Tempo prima lei aveva disposto ogni cosa e inviato messi al Macheronte, che in quel tempo era soggetto a suo padre, sicché allestito tutto l’occorrente per il viaggio di lei dal governatore, lei era pronta a partire per l’Arabia e non appena arrivò passò da un governatore all’altro che provvedevano al trasporto. Così giunse presto da suo padre e gli disse quello che Erode progettava di fare. » (Ant. 18,109-112).
Su questo episodio vorrei sottoporre all’esame dei forumisti una mia ipotesi sulle circostanze in cui si svolse.
Lasciando da parte i problemi sollevati dall’affermazione di Giuseppe riguardo la soggezione della roccaforte di Macheronte ad Areta (1), ciò che colpisce in questo brano è il fatto che Antipa non sembra nutrire alcun sospetto sulla richiesta avanzata da sua moglie, nonostante che i preparativi del viaggio avessero coinvolto numerosi funzionari (governatori) del tetrarca. Questo ci consente di avanzare l’ipotesi che il viaggio della figlia di Areta non fosse un evento estemporaneo, cosa che certamente avrebbe suscitato più di qualche domanda in quella “volpe” di suo marito, ma che si trattasse invece di una consuetudine a cui l’Antipa era già abituato: un appuntamento tradizionale come può essere il ricorrere di un’annuale festa religiosa.
Recenti studi di archeoastronomia (2) hanno mostrato come gli allineamenti solari in particolari momenti dell’anno, abbiano determinato le modalità di costruzione di molti importanti monumenti nabatei del I sec. dC, sia a Petra, la capitale del regno, sia in altre città nabatee, come del resto accadeva in molte culture di altre regioni della Terra. Le analisi statistiche sulla posizione spaziale di palazzi, templi e tombe, effettuate da scienziati spagnoli in collaborazione con colleghi italiani dell’Università di Perugia, indicano che i grandi edifici furono eretti tenendo conto degli equinozi, dei solstizi e di altri eventi astronomici su cui si basava la religione nabatea. Un chiaro esempio lo si può vedere in Ad Deir, il cosiddetto ‘monastero’ di Petra: un edificio interamente scavato nella roccia, largo 50 metri e alto 45.
Durante il solstizio d’inverno, la luce del sole al tramonto che penetra attraverso l’ingresso del monumento illumina il sacro motab (3), una sorta di podio connesso al culto del dio Dushara (o Signore della montagna), la divinità principale dei Nabatei.
Questi risultati confermano in qualche modo quanto afferma Epifanio di Salamina (ca. 315-403) nel suo Panarion (51,22,11) dove menziona il culto nabateo di Dushara, una divinità solare, nel contesto di una rinascita da una vergine, celebrato in prossimità del solstizio d’inverno(4). Con queste premesse, è ragionevole allora pensare che la moglie nabatea di Antipa possa aver approfittato delle celebrazioni in onore del dio nazionale Dushara – protettore peraltro della stessa dinastia al potere – che si svolgevano intorno al 21-25 dicembre (solstizio d’inverno) per tornare da suo padre Areta IV, senza destare alcun sospetto e con il massimo conforto durante il viaggio.
NOTE:
-1 L’informazione fornita da Giuseppe Flavio, secondo cui il Macheronte, in un periodo non meglio definito, ma precedente al 36 d.C., fu soggetto all’autorità del re dei Nabatei, non trova alcun riscontro. La fortezza del Macheronte fu costruita dal re asmoneo Alessandro Ianneo intorno al 90 aC. Distrutta una prima volta da Gabinio, generale di Pompeo, nel 57 aC, venne ricostruita da Erode il Grande, verso il 30 aC, con la funzione di assicurare il controllo militare dei territori ad est del Giordano soprattutto in funzione anti-Nabatea. Alla morte di Erode il Grande, nel 4 aC, passò al figlio Erode Antipa fino alla sua destituzione, nel 39 d.C. È molto improbabile che la dinastia erodiana abbia temporaneamente perso il controllo di un caposaldo così determinante per la sicurezza dei propri possedimenti e che la dominazione nabatea non abbia lasciato alcun reperto archeologico a testimonianza della sua presenza al Macheronte. È altresì altrettanto improbabile che un politico scaltro come Erode Antipa (“quella volpe”, lo definisce Gesù in Lc 13, 32), sia pur ignaro delle informazioni in mano alla consorte, abbia potuto commettere la leggerezza di permettere alla moglie di recarsi presso una delle fortezze del padre, privandosi di un valido ostaggio ed esponendosi ad una immediata ritorsione da parte di Areta. Bisogna pertanto interpretare la frase di Giuseppe Flavio in senso lato, intendendo che il Macheronte, nonostante non rientrasse tra i suoi dominii, era tuttavia soggetto ad una certa influenza da parte del re Nabateo, dovuta alla posizione di confine tra i due Stati. Inoltre è lecito pensare che ad Areta IV non doveva mancare la “collaborazione” di qualche funzionario, compiacente o prezzolato, in servizio presso la fortezza. Queste considerazioni rendono plausibile il Macheronte come teatro degli eventi narrati da Mc 6. 17-29, compresa la festa di compleanno dell’Antipa. L’archeologia fornisce ulteriori conferme. Campagne archeologiche eseguite a più riprese a partire dal 1968, tra le quali spiccano, per importanza, quelle eseguite da Virgilio Corbo, Stanislao Loffreda e Michele Piccirillo, dell’Istituto Biblico Francescano di Gerusalemme, nel periodo 1978-1981, hanno portato alla luce, all’interno dell’area fortificata del Macheronte: le rovine del palazzo erodiano, con un ampio cortile (il peristilio, dotato di cisterna centrale) ed un ricco bagno decorato con mosaici, le cosiddette “terme erodiane” Il triclinio del palazzo, composto da due locali, dove probabilmente si svolse il ballo della figlia di Erodiade; i resti di un acquedotto che riforniva di acqua la fortezza; la torre ad est; la torre a nord con i resti della “città bassa”. Questi ritrovamenti confermano che in epoca erodiana il Macheronte non era solamente una piazza d’arme, ma comprendeva un lussuoso palazzo, nel quale il tetrarca poteva indire ricevimenti, banchetti e feste. Cfr. V. Corbo e S. Loffreda, 1981, Nuove scoperte alla fortezza di Macheronte. Rapporto preliminare alla quarta campagna di scavo: 7 settembre-10 ottobre,LiberAnnuus 31, 1981, pp. 257-286; M. Piccirillo, Le monete della fortezza di Macheronte (El-Mishnaqa). Liber Annuus 30, 1981, pp. 403-414.
-2 Cfr. J. A. Belmonte, A. César González–García, and Andrea Polcaro. “Light and Shadows over Petra: astronomy and landscape in Nabataean lands. “Nexus Network Journal 15.3 (2013): 487-501, (http://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1209/1209.1540.pdf, URL consult. 15/03/2015).
-3 Sul sacro motab cfr. Wenning, Robert. “The betyls of Petra in “Bulletin of the American Schools of Oriental Research (2001): 79-95, in particolare pp. 88-90.
-4 Sul culto nabateo di Dushara vedi: S. Bowers Peterson, Cult of Dushara and the Roman Annexation of Nabataea. Diss. McMaster University, 2006; per le connessioni con il solstizio d’inverno cfr. J.F. Healey, The religion of the Nabataeans: A conspectus. Vol. 136. Brill, 2001, p. 103. J. P. Monferrer, Petra, la città multietnica, in Storica (National Geographic), n. 79, settembre 2015, pp. 32-43; per un commento al testo citato di Epifanio cfr. J. H. Mordtmann, Dusares bei Epiphanius, ZDMG 29 (1876), pp. 99-106.
 
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