Studi sul Cristianesimo Primitivo

Ain Karem

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Hard-Rain
view post Posted on 6/7/2010, 10:40 by: Hard-Rain     +1   -1




QUOTE
L’autore dell’apocrifo, evidentemente non traduce l’ eis polin Iouda di Lc, I,39 con “in una città di Giudea” bensì con “nella città di Giuda”. Cosa ha voluto intendere lo scriba? Una citta chiamata Giuda o la città di un personaggio di nome Giuda? Su questa questione si sono già spesi litri di inchiostro anche in questo forum tuttavia mi preme riportare di sguito il pensiero di Hard Rain.

Cit. Hard Rain


CITAZIONEVorrei fare ulteriori considerazioni riguardanti Lc. 1:39.

Non si può stabilire così asetticamente estrapolando la frase dal suo contesto se qui si intendesse dire "una città di Giuda" o "la città di Giuda".

Questo vale in generale, perchè il contesto è sempre determinante per stabilire il carattere dell'articolo, non avendosi una corrispondenza 1:1 con l'articolo italiano o inglese, a maggior ragione vale qui che abbiamo una preposizione: eis polin Iouda.

Vi sono diversi passaggi del Nuovo Testamento in cui gli articoli sono omessi, eppure il senso è determinato. Un caso eclatante è 1 Pietro 1:5, tous en dunamei theou frouroumenous dia pisteôs eis sôtêrian hetoimên apokalufthênai en kairôi eschatôi.

Dopo le preposizioni en, dia ed ancora en, non abbiamo alcun articolo. Eppure la frase viene intesa e tradotta: "dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi, per la salvezza che sarà prontamente rivelata negli ultimi tempi" e non certo "da una potenza di Dio mediante una fede siete custoditi, per una salvezza che sarà prontamente rivelata in certi ultimi tempi."

Ma questo è lecito perchè è noto e presupposto il concetto di Dio, di salvezza, di fede, di ultimi tempi e poi l'autore ne parla nel corso della lettera. Nel caso di Giuda, il testo non dice nulla su chi sia questo Giuda, non abbiamo niente dal contesto che ci lasci intendere che esistesse "la città di Giuda", non si può supporre un uso anaforico e neppure cataforico dell'espressione. E' la prima ed unica occorrenza di una simile espressione.

Quanto scritto da Hard Rain è assolutamente condivisibile. Quello che mi sembra assolutamente evidente dal contesto del Vangelo di Luca è che il suo autore, voleva in effetti che il goy al quale il suo Vangelo era destinato intendesse “eis polin Iouda” come “in una città della Giudea” perché tale è il suo significato più ovvio deducibile dal contesto.

Per la precisione, riporto anche quello che avevo scritto nel thread in cui si discuteva di Lc. 1,39:

QUOTE
Nel testo greco non c'è l'articolo, dice soltanto eis polin Iouda, "verso una città di Giuda". Qui "Giuda" dovrebbe essere un modo arcaico per indicare la Giudea, cfr. Mt. 2:6. Non ho NA27 a portata di mano per vedere se vi siano varianti testuali con l'articolo. Non credo proprio che vi si possa ravvisare Giuda il Galileo, come se poi la città fosse una sua proprietà personale e come se poi Giuda fosse proprietario di molte città ("una città di Giuda").

Nota questo verso di Zc. 1:12 secondo la LXX, Kurie pantokratwr ews tinos ou mh elesheis thn Ierousalhem kai tas poleis Iouda = O Signore onnipotente, fino a quando riufiuterai pietà a Gerusalemme e alle città di Giuda? Qui il profeta sta parlando della Giudea e di Gerusalemme che era la capitale del regno di Giuda, essendo il regno di Israele scomparso a fronte della conquista assira. Notare anche che qui l'articolo (accusativo plurale femminile tas) è presente, "le città di Giuda", cioè le città della Giudea.

Peraltro, come facevo notare, anche Mt. 2,6 legge "E tu Betlemme, terra di Giuda" (dove Giuda sta per Giudea). Cosa dovremmo intendere, che anche Betlemme era un possedimento personale di Giuda il Galileo, oppure che costui proveniva da Betlemme? Penso che qui non si abbia ben presente che "Giuda" in un contesto ebraico è come "Rossi" nell'elenco telefonico italiano...
 
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14 replies since 20/8/2009, 17:13   1203 views
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