Studi sul Cristianesimo Primitivo

Tito Flavio Clemente e il papa Clemente il Romano

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Saulnier
view post Posted on 27/8/2009, 22:54 by: Saulnier     +1   -1




Ritengo la questione di seguito riportata una questione chiave in merito alla reale identità del cristianesimo durante il primo secolo dell'era cristiana.
Svetonio in due punti della sua De Vita Caesarum ci parla di due vicende accadute durante il regno di Domiziano che apparentemente nulla hanno a che fare con il Cristianesimo.

De Vita Caesarum, Domitianus X

Fece morire molti senatori, di cui un buon numero erano ex consoli: tra questi Civica Cereale, mentre esercitava il proconsolato in Asia, Salvidieno Orfito, Acilio Glabrione, in quel momento in esilio, con il pretesto che essi fomentavano una rivoluzione

De Vita Caesarum, Domitianus XV

Infine fece uccidere tutto ad un tratto, per il più leggero sospetto e quasi nell'esercizio stesso del consolato, suo cugino Flavio Clemente, personaggio assolutamente inattivo, di cui, pubblicamente, aveva destinato i figli, ancora piccoli, ad essere suoi successori e a perdere i loro nomi precedenti, per chiamarsi uno Vespasiano e l'altro Domiziano. Fu soprattutto questo delitto ad affrettare la sua morte.

Mi permetto di associare queste due vicende poiché è quello che fa Dione Cassio nella sua Storia Romana (libro LXVII, cap.XIV) o meglio Joannes Xiphilinus nel suo epitomo dell’opera dello storico romano (che è l’unica cosa ad esserci pervenuta per questa parte dell’opera di Dione Cassio) dove leggiamo:

“In quello stesso anno, Domiziano mise a morte, con molti altri, Flavius Clemens, allora console, malgrado fosse suo cugino e marito di Flavia Domitilla, sua parente. Tutti e due furono condannati per crimine di ateismo. Con questo capo di accusa, vennero condannati un gran numero di altri, che si erano fuorviati negli usi giudaici. Alcuni furono puniti di morte, altri con la confisca. Quanto a Domitilla, ci si contentò di relegarla nell’isola di Pandataria. Glabrione che era stato console con Traiano, accusato tra le altre cose, dello stesso crimine, fu ammazzato.”

Quello stesso anno è il 95 A.D. Siamo alla fine del primo secolo dell’era cristiana.
Quali sono i capi di accusa che hanno portato Domiziano a punire tanto severamente personaggi di rango tanto elevato e addirittura suoi prossimi parenti?

1) spregevolissima inerzia (contemptissima inertia)
2) ateismo
3) fuorviarsi negli usi giudaici
4) molitores rerum novarum- fautori di un nuovo stato di cose, fomentatori di rivoluzioni

Molto più facile riconoscere in questi capi di accusa, quelli che venivano rivolti ai cristiani dei primi due secoli (a torto?) e che di continuo ritroviamo negli storici e nei primi padri della Chiesa.
Sentiamo Giustino (Seconda Apologia, cap. III):

Anch'io, pertanto, mi aspetto di essere vittima di un complotto e messo al rogo, da qualcuno di quelli che ho nominato, o forse da Crescente, che è amante della spavalderia e del vanto, poichè non è degno del nome di filosofo l’uomo che ha pubblicamente portato testimonianza contro di noi in materie che non capisce, dicendo che i cristiani sono atei ed empi.

Tertulliano, Apologia (cap.XLII):

Sed alio quoque iniuriarum titulo postulamur, et infructuosi in negotiis dicimur.

Ci si fa ancora un altro rimprovero. Si pretende che siamo inutili agli affari.
(contemptissima inertia?)
Athenagora (Legat. pro Christ., 3):

“Ci si accusa di ateismo”

Per Svetonio come per Tacito i Cristiani sono una razza di uomini adusi ad una superstizione nuova e malefica.
Ma arriviamo infine all’accusa più importante: molitio rerum novarum, preparazione di un nuovo stato di cose.
Non è facile trovare in queste parole un eco dell’Apocalisse di Giovanni che proprio in quel periodo iniziava a circolare a Roma nella sua versione greca?
Il nuovo stato di cose è la distruzione dell’impero romano e la preparazione dell’avvento di un Messia giudaico sulla terra. Non è proprio Domiziano, secondo la testimonianza di Eusebio (H.E) che temeva la venuta del Cristo e che ordinò di sopprimere i discendenti di David e in particolare i discendenti di Giuda, fratello del salvatore secondo la carne?
Che si tratti di cristiani è testimoniato anche dalla Storia della Città di Vienna sotto i dodici Cesari di Trebonius Rufinus (citato da Plinio in una delle sue lettere)
L’opera tradotta dal latino (secondo un unico manoscritto mutilato e non pervenuto) in francese da Mermet è on line qui:

http://books.google.it/books?id=h1APAAAAQA...page&q=&f=false

e vi possiamo leggere:

“in quello stesso anno, egli (Domiziano) condannò Flavius Clemens alla pena di morte, in quanto sospettato degli errori dei cristiani. Questa setta, fortemente perseguitata da Nerone, aveva pullulato di nuovo durante le guerre civili e sotto i regni di Vespasiano e Tito.”

Tischendorf ha pubblicato a Leipzig nel 1851 gli Atti apocrifi dei tredici Apostoli ed in particolare negli Atti di San Giovanni troviamo:

“Essendo morto Vespasiano, suo figlio Domiziano divenne maestro dell’Impero; Egli realizzò molte ingiustizie e fece perseguitare degli uomini giusti. Avendo appreso che la città si era riempita di giudei e ricordandosi dei decreti che suo padre aveva stabilito contro di essi, diede ordine di cacciarli da Roma. Ma alcuni giudei, avendo preso coraggio, diedero a Domiziano un libro in cui era scritto ciò che segue:

“Domiziano, Cesare e re di tutta la terra, noi veniamo a supplicarti, inclinandoci davanti alla tua potenza, di non ci espellere dal tuo volto divino e benefattore. Noi obbediremo infatti alle tue usanze e alle tue leggi, non commettendo alcuna ingiustizia in atto e in condotta.
Ma vi è un popolo nuovo e ingiusto, nemico dei Giudei e degli altri popoli”


Il cristianesimo ancora alla fine del I secolo è un cristianesimo messianico, di più: è il messianismo il carattere che lo distingue dal giudaismo moderato. La Storia dimostra che i cristiani del primo secolo leggevano l’Apocalisse e non i Vangeli (tantomeno le lettere di Paolo).
Il crimine di lesa maestà è il principale capo d’accusa (falso?) dei cristiani dei primi secoli come fu il principale crimine del suo fondatore crocifisso sotto Ponzio Pilato e basta ascoltare Tertulliano (Apologia, cap.X) per avene una prova:

“Noi siamo accusati di sacrilegio e di lesa maestà: tale è il nostro principale capo d’accusa, la nostra causa tutta intera”

Fu un capo di accusa falso?
La Storia ci dice no. Cosa volevano Flavio Clemente, Acilio Glabrone e le altre persone (cristiani) coinvolte nella congiura contro Domiziano?
Basta sapere come morì Domiziano per scoprire se i suoi timori di congiure furono fondati.

Svetonio, Historia Caesarum, Domitianus XVII

Furono queste più o meno le notizie divulgate a proposito del complotto e della morte. I congiurati esitavano sulla scelta del momento e sul modo di agire, domandandosi se aggredirlo nel bagno o mentre cenava, quando Stefano, che era intendente di Domitilla e si trovava allora accusato di appropriazione indebita, suggerì un piano e offrì il suo aiuto. Per parecchi giorni, allo scopo di stornare i sospetti, si fece vedere con il braccio sinistro avvolto di lana e di fasce, come se fosse ferito, poi, quando venne il momento, fece scivolare una specie di pugnale sotto questo bendaggio; con il pretesto di dovergli denunciare un complotto si introdusse da Domiziano e mentre quello leggeva con stupore il biglietto che gli aveva consegnato, lo trapassò al basso ventre

Stefano era l’intendente di Domitilla, moglie di Flavio Clemente. Come non credere che si trattò di un terribile vendetta? Il sospetto diventa realtà quando si legge la recita di Filostrate, Vita di Apollonio (Libro VIII, 25):

“E ora gli dèi sono in procinto abbattere Domiziano dal suo governo del genere umano. Poiché accadde che aveva appena ucciso Clemente, un uomo di rango consolare, al quale aveva recentemente dato la propria sorella in matrimonio, ed egli ordinò il terzo o quarto giorno dopo il delitto, che anche lei avrebbe dovuto seguire il marito e unirsi a lui.
Allora Stefano, un liberto della donna, colui che fu indicato dal destino, sia perché il destino dell'ultima vittima bruciava nella sua mente sia per il destino di tutti gli altri, fece un attentato alla vita del tiranno degno di lode se paragonato alle gesta dei campioni della libertà ateniese. Infatti egli nascondeva un pugnale aderente al suo braccio sinistro, e portando la mano in una fasciatura, come se si fosse rotta, si avvicinò all'imperatore che aveva appena lasciato il foro, e disse: "Vorrei avere un colloquio privato con voi , mio principe, ho una notizia importante da comunicarvi".
Quest'ultimo non gli rifiutò l’udienza, ma lo prese in disparte, negli appartamenti dove egli gestiva le transazioni degli affari di Stato. Al che l'assassino disse "Il tuo acerrimo nemico, Clemente, non è morto, come puoi immaginare, ma vive e io so dove si trova, ed è lui che si accinge ad attaccarti."


I Cristiani furono direttamente coinvolti nella morte di Domiziano.
Non solo, alla fine del I secolo, malgrado quanto leggiamo anche negli Atti Apocrifi dei Tredici Apostoli il cristianesimo che si apriva ai gentili era ancora completamente annegato nella sua matrice giudaica.
Ce lo testimoniano i due brani relativi alla vicenda di Flavio Clemente tratti rispettivamente dal Talmud, Aboda Zara, 10b e da Debarim Rabba II

“Cesare, nemico dei Giudei, disse ai grandi del suo regno: Se uno ha un’ulcera ad un piede, bisogna amputare il piede e guarire o guardarlo e soffrire? Essi risposero: Bisogna amputare il piede e guarire. Katia bar Schalom replicò che non si poteva venire a capo dei Giudei, poiché è scritto che Dio li disperderà ai quattro angoli del mondo. Il re disse a Katia Bar Schalom: Tu hai ragione, ma contro il tuo re e chi trionfa sul suo re deve essere gettato nella geenna. Mentre lo portavano al supplizio, una matrona gli disse” Disgrazia al navigatore che leva l’ancora senza aver pagato l’imposta! Ma egli si circoncise e diede i suoi beni a rabbi Akiba. Al momento della sua morte una voce celeste si fece intendere, che pronunciò queste parole: Katia bar Schalom è destinato alla vita eterna”

“I nostri maestri, R. Eliezer, R. Josue e R. Gamaliel erano a Roma, quando il Senato decretò di sterminare i Giudei del mondo nel giro di trenta giorni. Vi era un senatore che temeva Dio. Egli avvertì R. Gamaliel e i nostri maestri si abbandonarono al dolore, quando quest’uomo pio disse loro di cessare di affliggersi, poiché entro trenta giorni il Dio dei Giudei sarebbe venuto in loro soccorso. Al venticinquesimo giorno, quest’uomo raccontò tutto a sua moglie che gli disse: “Ecco che sono trascorsi venticinque giorni”. “Ne restano ancora cinque” rispose lui. Ma siccome lei era ancora più pia di suo marito, disse “Non hai un anello? Succhialo e muori. La tua morte porterà nell’assemblea una proroga di trenta giorni, durante i quali il decreto sarà ritirato.” Egli seguì il consiglio della moglie, succhiò l’anello e morì. Ci si accorse in seguito che il vascello non aveva lasciato il porto senza aver pagato l’imposta”

Secondo Derenbourg, questi due racconti sono recite diverse relative ad una stessa vicenda. Bar Shalom vuole essere la traduzione ebraica della parola latina Clemens (filius paci) ed entrambe le recite mostrano il console romano circonciso e sacrificato per la causa giudaica.
Flavio Clemente conosceva le lettere di Paolo? O conosceva l’Apocalisse di Giovanni?
Flavio Clemente prima di morire diede i suoi beni a rabbi Akiba, un parente (forse?) dell’Akiba che sponsorizzò l’impresa messianica di Bar Kokhba sotto Adriano.
Il cristianesimo si distingue dal giudaismo moderato per il suo messianismo intransigente.
Flavio Clemente non può salvarsi senza la circoncisione in altre parole, senza diventare giudeo.

I Padri della Chiesa non venerano questi primi martiri cristiani, è la ragione è ovvia: tali personaggi furono implicati in vicende politiche talmente gravi da condurre alla morte di un imperatore.

Tuttavia, e questa è la parte più interessante, tali personaggi, seppure camuffati, sono entrati nella tradizione cristiana ed hanno ottenuto la meritata devozione.

Eusebio (H.E. Libro III, cap. XVIII) ci dice infatti:

“Poiché essi registrarono che nel quindicesimo anno di Domiziano (95 A.D.), Flavia Domitilla, figlia di una sorella di Flavio Clemente, che era a quei tempi uno dei consoli di Roma, fu esiliata insieme a molti altri nell’isola di Ponza a causa della testimonianza portata al Cristo”

Quindi apparentemente lo stesso anno, furono esiliate due persone di nome Flavia Domitilla, la prima moglie di Flavio Clemente nell’isola di Pandataria (Ventotene) e la seconda, sua nipote, nell’isola di Ponza.
La prima, sconosciuta ad Eusebio, è menzionata dagli storici, la seconda, sconosciuta agli storici, è menzionata solo da Eusebio. La maggior parte degli studiosi è convinta che le due Flavia Domitilla non fanno che una e che Eusebio sia incappato in un errore nella sua recita.
Viste le implicazioni politiche della vicenda è ragionevole supporre che si tratti di un errore volontario.
In effetti testimonianze epigrafiche rinvenute nel corso di scavi effettuati a Torre Marancia nel XIX secolo dimostrano che la Flavia Domitilla, venerata nei primi secoli come martire cristiana fu proprio la moglie di Clemente, leggiamo infatti (Bollettino di Archeologia cristiana)

http://books.google.it/books?id=tbsPAAAAYA...20fecit&f=false

Filia Flaviae Domitillae ..Vespasiani neptis fecit

In effetti la figlia di Flavia Domitilla, nipote dell’imperatore Vespasiano fu proprio un’altra Flavia Domitilla che sposò il console Flavio Clemente.

Non è lecito domandarsi se quanto accaduto per Flavia Domitilla non si sia ripetuto per il console Flavio Clemente?

Il papa Clemente il Romano (secondo, terzo o quarto papa a seconda della tradizione che si decide di seguire) è uno dei personaggi più importanti della storia del cristianesimo primitivo. Basti pensare a tutta la letteratura cristiana che, per darsi importanza, ha voluto prendere il suo nome come autore.
Ecco cosa leggiamo in Omelie, IV, 7:

“Ecco Clemente, di cui io vi ho a lungo vantato la nobiltà di origine e di sentimento. Quest’uomo è della famiglia di Tiberio Cesare, egli conosceva a fondo tutta la cultura ellenica e nondimeno si è lasciato convincere da un barbaro di nome Pietro, ad agire e a parlare come un Giudeo”.

Le analogie con il caso di Flavio Clemente il console sono davvero notevoli malgrado quest’ultimo fosse della famiglia di Vespasiano e non di Tiberio Cesare.

Ma la prova definitiva che conferma l’identità di questi due personaggi (con tutto ciò che tale identità va ad implicare) ci viene in effetti ancora una volta da testimonianze epigrafiche.
Infatti nel corso di scavi effettuati nella Basilica di San Clemente (il papa) a Roma ecco cosa è stato trovato.

http://books.google.it/books?id=GeZEAAAAMA...page&q=&f=false

“corpore sancti flavi clementis exconsulis et martyris“

Cosa ci fa il corpo del console nella basilica del papa ?

Ma c’è di più. Perché il padre della Clemente Alessandrino, prese come pseudonimo il nome di Clemente, o meglio come testimoniato da Fozio e da Eusebio (H.E.VI.13), di Tito Flavio Clemente, esattamente come il console giustiziato da Domiziano?
Probabilmente perché il console Tito Flavio Clemente, coinvolto come cristiano-messianista in una congiura contro Domiziano, ebbe un ruolo dominante nella vicenda cristiana alla fine del primo secolo dell’era cristiana.
Un ruolo talmente importante da farlo promuovere papa negli anni successivi.

Saulnier
 
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