Studi sul Cristianesimo Primitivo

Eleazar e lo Yosippon

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Saulnier
view post Posted on 30/8/2009, 12:25     +1   -1




Lo studio parte dall’analisi dell’interessantissimo documento pubblicato da Frances Administrator (che ringrazio) qui:

http://digidownload.libero.it/Frances.or/D...russoantica.pdf

ed in particolare il paragrafo 7.1 intitolato “La connessione tra Testimonium Slavorum e Yosippon”
L’analisi viene condotta seguendo in parallelo il capolavoro di Robert Eisler, “The Messiah Jesus and John the Baptist” e riportandone le importanti riflessioni tanto più utilmente in quanto purtroppo il volume di Eisler è di non facile reperibilità.

Nessuna pretesa di approfondire in questa sede lo studio dello Yosippon, per il quale in breve può farsi riferimento al documento di Frances Administrator, della quale quoto in pieno:
cit. Frances
CITAZIONE
Si badi che in questa dissertazione non si intende discutere quale sia la lezione originale, fatto peraltro impossibile da stabilire dato il coacervo testuale pertinente lo Yosippon, ma quale lo stemma codicum dello Yosippon, può essere ritenuta la più antica o la meno interpolata.

Intendo approfondire la questione relativa ad Eleazar e alla sedizione avvenuta sotto Caio Caligola.
Il testo dello Yosippon riporta:

“A Tiberio successe Caligola che si mostrò ancora più crudele dei suoi predecessori. Egli si arrogò il titolo di Dio e ordinò che gli venissero dedicati degli altari nel mondo intero, che gli si desse il titolo di Dio e che si giurasse per il suo nome. Tutte le nazioni gli obbedirono e gli elevarono degli altari. Solamente i Giudei non acconsentirono e si prepararono alla lotta. “Moriamo tutti insieme” gridarono “piuttosto che obbedirgli e adorarlo”.

Il grido di questi Giudei (zeloti) è sempre il grido di Giuda di Gamala.
A questo punto divergono le tradizioni manoscritte.
Tuttavia l’editio princeps di Mantova, senza dubbio la meno interpolata, riporta (seguo Eisler):

“In quei giorni, vi furono dei combattimenti e dei dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti del nostro popolo’ che seguivano il figlio di Giuseppe, etc ...[lacuna] Eleazar, che commise grandi crimini in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto.”

La foto del manoscritto è tanto in Eisler quanto nel documento di Frances.
Questa traduzione si discosta in maniera sostanziale con quella riportata da Frances Administrator (trad. Gunzburg?):

“In quei giorni in Giudea c’erano lotte e diatribe tra i Farisei e i trasgressori della Legge della nostra nazione che seguivano il figlio di Giuseppe Eleazaro, etc. Compì molti atti malvagi in Israele, fino a quando i Farisei lo sconfissero”

Questa traduzione, a mio modo di vedere, è errata e travisa completamente il significato del testo dell’editio princeps. Il motivo fondamentale è che la posizione di ‘etc’ nella editio princeps è posta dopo ‘il figlio di Giuseppe’ segue una lacuna e solo successivamente è presente in nome di Eleazar.
Ergo, Eleazar non è affatto il figlio di Giuseppe (infatti si tratta di Eleazar ben Dinai catturato da Felice nel 54 d.C.).

Leggendo la versione dell’editio princeps in versione Eisler risulta chiaro che la recita conteneva uno sviluppo molto più esteso che è stato rimpiazzato da un ‘etc’ e da una lacuna, in quanto i briganti del nostro popolo che seguivano il figlio di Giuseppe, erano i partigiani del Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato (come non pensare a Svetonio: impulsore Chresto assidue tumultuantes). Il passaggio si riferisce ai seguaci del Cristo e non a Gesù stesso crocifisso pochi anni prima. Quello che è interessante capire è se in qualche modo anche lo stesso zelota Eleazar ben Dinaios fosse un partigiano del Cristo. Prima però è necessario analizzare altre tradizioni manoscritte dello stesso passaggio per comprendere come in seguito il passaggio contenuto nell’editio princeps (già interpolata) sia stato reso irriconoscibile nelle tradizioni successive.
Il manoscritto di Parigi riporta (Eisler):

In quei giorni, vi furono numerosi combattimenti e grandi dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti’ in Israele che seguivano Jeshu’ah ben Pandera il Nazareno che fece grandi miracoli in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto e lo appesero ad un albero.

Il passaggio non contiene lacune ma deriva chiaramente da quello dell’editio princeps. Ciò che ha fatto il copista è palese: cucitura delle due frasi prima separate da una lacuna.
figlio di Giuseppe, etc. [lacuna] Eleazar” diventa “Jeshu’ah ben Pandera il Nazareno
Come risultato si ottiene che i grandi crimini prima attribuiti ad Eleazar vengono adesso attribuiti a Gesù, fatto inaccettabile per la censura, ergo: “i grandi crimini” diventano “i grandi miracoli”. L’aggiunta “ e lo appesero ad un albero” deriva dalla tradizione dei Toledoth come giustamente sottolineato da Frances Administrator.

Infine un terzo manoscritto (Codex Borgianus) ancora più alterato (Eisler).

“In quei giorni, vi furono numerosi combattimenti e grandi dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti’ in Israele ...[lacuna]”

Il seguito è stato grattato e cancellato con inchiostro nel manoscritto (foto in Eisler) e Frances ci dice:

CITAZIONE
Eisler ha inoltre rilevato che nel margine superiore di questo manoscritto rimane traccia dell’espressione “(ben) David Panthera”.

Resta da chiedersi se con le tecniche moderne non sia possibile ricavare informazioni preziose su quanto originariamente conteneva il documento.

Dal passaggio dello Yosippon concernente i briganti (zeloti) partigiani del Cristo causa di sedizioni sotto Caio Caligola spariscono in successione prima Eleazar e poi Gesù.

Tuttavia quello che non è affatto scontato da stabilire, è tentare di riconoscere l’eventuale credibilità storica di quanto originariamente affermato dallo Yosippon (lo Yosippon può aver subito censure da parte dei cristiani ma anche da parte di Giudei anti-cristiani). Ovvero: ci furono sedizioni tra i Giudei in Palestina sotto Caio Caligola e in caso di risposta affermativa è possibile correlare queste sedizioni con lo zelota Eleazar ben Dinaios?
Per rispondere a queste domande occorre interrogare gli storici, iniziando come sempre da Giuseppe Flavio.

L’affare delle statue che Caio ordinò di costruire all’interno del Tempio di Gerusalemme è descritto in Antichità, XVIII, 261 e Guerre Giudaiche II, 184.
Le recite di Giuseppe Flavio sono sorprendenti (per una disanima dettagliata dell’avvenimento descritto da Giuseppe Flavio e per i problemi che esso comporta consiglio a tutti Brandon “Gesù e gli zeloti”) i Giudei sono pacifisti, arrivano a dichiarare (Ant.Giud.271):

“Per nessun motivo noi combatteremo, noi moriremo piuttosto che violare le nostre leggi”

Non c’è traccia alcuna del movimento zelota.
La questione si risolve grazie ai sentimenti di pietà di Petronio il quale tergiversa fino alla morte di Caligola (Guerre II, 198).

“ A queste parole Petronio provò ammirazione e pietà per il loro insuperabile zelo religioso e per la ferma determinazione ad affrontare la morte”

Lo zelo religioso dei Giudei spinge loro ad immolarsi senza prendere le armi, la rivolta di Giuda di Gamala (e di suo figlio) represse nel sangue sono solo un ricordo. Il movimento zelota sembra ibernato. Ma fu davvero così?

Zonara, autore cristiano, afferma che secondo lui Giuseppe Flavio ha omesso diverso cose concernenti la faccenda di Caio Caligola e del tempio e che in effetti quell’episodio fu il vero inizio della distruzione giudaica.

http://books.google.it/books?id=kWkGAAAAQAAJ&pg=PA457&dq=


“Templum Hierosolymitanum in suam aedem commutavit, ut Gaii novi illustris Jovis appelleretur: quamvis Josephus in suis Antiquitatibus dissimulavit. Eaque res Judaicae defectioni initium fuit.”

La conferma la troviamo in Egesippo, autore dell’adattamento cristiano in latino dell’opera di Flavio Giuseppe, Guerre Giudaiche. Pur trattandosi di un’opera cristianizzata la testimonianza è importante in quanto i manoscritti più antichi dell’Hegesippus risalgono al VI secolo (di alcuni secoli anteriori dunque ai manoscritti più antichi delle opere flaviane). Ivi leggiamo:

“Morto Tiberio, Caio gli successe il quale, volendo essere visto e chiamato Maestro e Dio, fornì i motivi di una gravissima sedizione ai Giudei”

“causas dedit Judaeis gravissimae seditionis”

Ora, Egesippo elabora il suo testo a partire dalle Guerre Giudaiche di Giuseppe Flavio, che tuttavia non parlano assolutamente di questa sedizione. Dove ha preso Egesippo questa notizia?
E’ plausibile che sia scoppiata una gravissima rivolta in seguito a questi fatti?
Se sì, quali furono i protagonisti?
Chi non voleva chiamare nessuno Maestro e Dio?
Infine mi chiedo, il testo delle Guerre Giudaiche è stato rimaneggiato in questo contesto?

Conferme della sedizione ci vengono da Tacito nelle Storie (V, 9) dopo il famoso “sub tiberio quies” troviamo infatti:

“dein jussi a C. Cesare, “effigiem ejus in templo locare“ , arma potius sumsere: quem motum Caesaris mors diremit”

I Giudei preferirono dunque prendere le armi in seguito alla decisione presa da Caligola.
I libri degli Annali relativi al periodo di Caio Caligola non ci sono pervenuti, tuttavia in Annali (XII, 54) troviamo un flashback molto istruttivo, Tacito fa un excursus sulla Giudea e dice:

Senza dubbio i Giudei avevano dato segni di rivolta con una sommossa in seguito [all'ordine di Caligola di collocare una sua statua nel tempio, e benché] , appresa la sua uccisione, non avessero obbedito, restava il timore che un altro imperatore potesse dare loro il medesimo ordine.

Ciò che sorprende è che il testo tra parentesi quadre non è presente nel manoscritto di Tacito, si tratta di un brano ricostruito dai critici sulla base di quanto riportato nelle Storie. Il testo in realtà riporta:

“Sane praebuerant Iudaei speciem motus orta seditione, postquam [lacuna] congnita caede eius haud obtemperatum esset, manebat metus ne quis principum eadem imperitaret”

La recita di Tacito concernente la sedizione sotto Caligola è stata censurata e i libri degli Annali relativi a questa vicenda sono spariti. Perché?

Arriviamo infine a Filone, che nella sua Legatio ad Caium ci racconta in termini diversi rispetto a Flavio Giuseppe, e certamente più verosimili, la vicenda relativa a Petronio e alla statua di Caligola nel Tempio.
I motivi che spinsero Petronio a posticipare l’esecuzione degli ordini imperiali non sono legati alla all’ammirazione e alla pietà per il popolo giudaico pronto ad immolarsi senza combattere (Giuseppe Flavio), bensì al timore (molto realistico) di un sollevamento in Giudea legato alla consapevolezza di Petronio del fanatismo religioso del popolo giudaico.
Ma ciò che è davvero sorprendente è come finisce questa recita (Legatio ad Gaium, 348).
Riporto il testo così come lo trovo in Delaunay (Philon d’Alexandre: Ecrits historiques, 1867, pag 381)

http://www.archive.org/stream/philondalexa...e/n408/mode/1up

“Non sai tu che così facendo causi l’origine di tutti i mali volendo realizzare ciò che è criminale fare e persino immaginare?
...(nota dell’autore 2) Vale la pena raccontare ciò che abbiamo visto e inteso durante l’ambasciata di cui fummo incaricati per difendere i nostri diritti politici.”

Nota dell’autore 2: Qui termina l’episodio in cui vengono riferiti gli avvenimenti di Siria, la recita dei fatti che riguardano l’ambasciata degli Alessandrini, è ripresa senza transizione, senza che noi siamo avvertiti che l’udienza sollecitata è stata accordata. La lacuna qui ci sembra certa.


L’intuizione di Delaunay è peraltro confermata dalla critica moderna.
Ancora una lacuna dunque. E’ lecito ipotizzare che il testo di Filone riferisse qui di una sedizione scoppiata sotto Caligola, come affermato da Tacito ed Egesippo e soprattutto dallo Josippon?
Perché allora tutte queste lacune e soprattutto perché Flavio Giuseppe (rimaneggiato?) è muto su questi avvenimenti?

Per non perdere il filo: l’obiettivo di questa prima parte voleva essere comprendere se la recita dello Josippon, relativa alla sedizione sotto Caio potesse avere un fondamento storico e gli storici dell’antichità, nonostante Giuseppe Flavio, rispondono affermativamente. Di più, la presenza di lacune, riscontrate nei testi (ad opera di copisti cristiani...per esclusione), dimostrano una congiura del silenzio per i fatti avvenuti in Giudea sotto Caligola, e dunque ci spinge ad approfondire la questione e a considerare possibile il coinvolgimento di partigiani del cristo, crocifisso da pochi anni, nella vicenda. Chi fu il capo di questa rivolta? Eleazar ben Dinaios?

Giuseppe Flavio ci parla di questo capo zelota in Ant. Giud. XX,4 e soprattutto in Guerre Giudaiche (II, 252-253) dove leggiamo:

“Il resto della Giudea la affidò a Felice come procuratore. Questi catturò il capobrigante Eleazar, che da vent’anni taglieggiava il paese, insieme con molti della sua banda, e li mandò a Roma; furono poi un’infinità i briganti che lui stesso fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici”

Felix fu procuratore tra il 54 il 60, Eleazar dunque iniziò la sua attività tra il 34 e il 40. C’è compatibilità di date, ergo: il Josippon può avere ragione nell’identificare Eleazar tra i capi della sedizione scoppiata in seguito alla decisione di Caligola.
Per Giuseppe Flavio Eleazar è un archilestes, per lo storico ebreo gli zeloti furono volgari briganti che taglieggiavano il paese. Ma è tutto qui? Interroghiamo gli scritti ebraici, Eisler ci dice (The Messiah Jesus):

“Questo Eleazar figlio di Dinai è molto conosciuto anche dalla Mishna (Sota,ix.9; Babl. 47a; Jerush. 23b; Cp. Tosephta Sota, ch. Xiv) dove egli è menzionato come un famoso assassino e dalla Midrash (Midrash Siphre to Deut.205; Jalqut, sect. shofotim; Midrash to Canticles, ii. 7) che lo conosce come il capo di una delle sfortunate generazioni che tentarono di forzare la redenzione messianica di Israele prima del tempo voluto da Dio.”

Ecco una frase su cui occorre riflettere.
Il capo di una delle sfortunate generazioni che tentarono di forzare la redenzione messianica di Israele prima del tempo voluto da Dio.
Non fu così anche per il Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato?
Eleazar (uno dei primi partigiani del Cristo?) per Giuseppe Flavio fu un volgare brigante ma per la tradizione giudaica fu un assassino è vero, ma anche un capo zelota con aspirazioni messianiche.

Che si tratti dello stesso Eleazar è certo in quanto altrove (Ant. XX, 161) Giuseppe Flavio lo chiama esattamente Eleazar, figlio di Dinaios.
I censori dello Josippon dopo aver eliminato come dimostrato sopra il nome di Eleazar dalle sedizioni sotto Caio Caligola si preoccupano di eliminare le tracce di questo capo zelota anche altrove. In effetti i manoscritti dello Josippon presentano sotto il regno di Nerone delle importanti anomalie. In alcuni di essi (ad es. il Josephus Ebraicus pubblicato da Munsterus nel 1541) il testo in questione è lacunoso è termina con le parole

“ai tempi di Agrippa il secondo tempio fu saccheggiato e grandi combattimenti avvennero tutta la terra di Giudea e di Siria”.

Nel testo delle Guerre Giudaiche (II, 242-243) abbiamo visto che la recita proseguiva e che l’autore delle sedizioni fu Eleazar e che queste si protrassero per vent’anni.
Ma c’è di peggio, le versioni ‘complete’ dello Josippon attribuiscono i misfatti di Eleazar nientemeno che al re Agrippa, incredibilmente infatti lo vediamo devastare Siria e Giudea per vent’anni, fino a quando Felix non lo consegna a Roma in catene (esattamente come Eleazar in Guerre Giudaiche)
Ancora una sostituzione di persona! Eleazar diventa Agrippa come altrove era diventato Jeshua (il censore avendo avuto cura di sostituire ‘crimini’ con meno compromettenti ‘miracoli’).
Perché i censori dello Josippon non volevano confessare che questo Eleazar (capo zelota) fu l’autore di sedizioni e devastazioni per vent’anni?
Questo personaggio compromettente fu davvero un partigiano del Cristo, come sembra far intendere lo Josippon?

Abbiamo visto con il caso di Flavio Clemente come la letteratura cristiana antica, senta il dovere di onorare questi primi martiri cristiani, pure se opportunamente mascherati.
Può essere accaduto lo stesso per Eleazar ben Dinaios?
E’ ancora Robert Eisler (The Messiah Jesus) che ci viene in aiuto.
In effetti nelle cosiddette pseudo-clementine (Recognitiones e Homilies), apocrifi del IV secolo attribuiti a Clemente il Romano troviamo delle tracce interessanti. Queste opere sono rimaneggiamenti operati al IV secolo su scritti primitivi molti dei quali oggi perduti.
Quello che è fondamentale sottolineare è che mentre le Homilies ci sono prevenute in testo greco delle Recognitiones disponiamo solo di una traduzione latina di Rufino.
In queste opere troviamo elencati i compagni dell’apostolo Pietro.
Alla fine di questo elenco troviamo in entrambe le opere associati i nomi di due preti, che differiscono nelle due versioni.
Nelle Homilies (greco) troviamo Aineias kai Lazaros e nelle Recognitiones (latino) Phineas e Lazarus. Sentiamo Eisler (The Messiah Jesus, pag.103):

“Evidentemente Aineias e Phineas sono corruzioni di un unico e stesso nome. Eleazar viene regolarmente scritto come L’azar nel Talmud Palestinese e il famoso ‘Lazzaro’ neotestamentario è una testimonianza che questa abbreviazione era la prununcia popolare di questo nome in Palestina, non c’è nessuna difficoltà dunque nell’identificare ‘Lazaros o iereus’, ‘Eleazar il prete’, ‘Ele’azar hak-kohen’ con l’Ele’azar menzionato come uno dei seguaci di Gesù durante il regno di Caligola. Si può obiettare naturalmente che il nome di Ele’azar è un nome troppo comune per considerare convincente questo tipo identificazione, soprattutto perché non abbiamo di seguito il nome di suo padre. Tuttavia in questo caso, sembra molto allettante, da un punto di vista paleografico, considerare Dineas=Deineias come il vero originale delle due forme evidentemente corrotte Aineias e Phineas, poiché D (delta) e A sono facilmente confuse (in greco-Homilies) come pure (in latino Recognitiones) la P con la D e la H con la E, in scrittura maiuscola. Se questa congettura può essere accettata, sembra che due uomini di razza sacerdotale, padre e figlio, siano stati seguaci di Pietro, il barjona o l’estremista tra i discepoli di Gesù”

Resta da chiedersi se la storia ci ha lasciato tracce di questo prete Dineas.
Giuseppe Flavio è muto
Tuttavia.
Cronografia dello storico bizantino Giovanni Malalas (libro X)

http://www.archive.org/stream/ioannismalalaec00dindgoog

leggiamo che sotto il regno di Caligola, un prete di nome Phineas, riunì una truppa di Giudei e Galilei e che partito da Tiberiade andò a saccheggiare la città di Antiochia i cui abitanti avevano fatto perire un gran numero di giudei e saccheggiato le loro sinagoghe.
Phineas il prete fu decapitato come ribelle su ordine di Caligola.

Per quale ragioni i Giudei vennero perseguitati ad Antiochia?
Dove fu fondata la prima chiesa cristiana?
Se Gesù predicava una rivoluzione sociale o interiore (sic!) perchè i suoi primissimi partigiani tentarono di forzare la redenzione messianica prima dei tempi voluti da Dio?
Come ha potuto ingannarsi in questa maniera la gente che lo aveva conosciuto?

cit. Frances
CITAZIONE
Come si è appena visto, l’edizione mantovana contiene un breve riferimento sul “Eleazaro figlio di Giuseppe” ed essendo questa l’edizione stampata preservante il testo più antico sopravvissuto e affidabile della traduzione testuale dello Yosippon, gli altri paragrafi concernenti Gesù contenuti nelle altre edizioni devono essere considerati delle glosse confluite nel testo per mano dei curatori e degli editori. Non possiamo sapere quali sono state le parti censurate dell’edizione mantovana dello Yosippon, e anche se sappiamo che il tutto fu rimpiazzato inserendo un avverbio (“eccetera”) e uno spazio bianco vistoso, non si può determinare il contenuto originario del materiale soppresso. Pertanto con la consapevolezza che nonostante si tratti di un paragrafo mutilato, si deve accogliere la lezione “Eleazaro figlio di Giuseppe” non come la più antica, ma come la più primitiva e assumere che tutti i paragrafi che nelle altre edizioni rimpiazzano “Eleazaro figlio di Giuseppe” con “Gesù il figlio di Pandera ha-notzri” sono probabili glosse editoriali.

Queste conclusioni non mi trovano d’accordo. Nello Yosippon non c’è traccia di uno Eleazar figlio di Giuseppe, al contrario quello che risulta dall’editio princeps è un possibile collegamento tra i partigiani del Cristo e i movimenti di ribellione sotto Caligola. E’ vero che non possiamo sapere quali sono state le parti censurate dell’edizione mantovana dello Yosippon ma è nostro dovere interrogarci sul significato di questa censura cercando, con gli strumenti che la scienza ci mette a disposizione (studio delle lingue antiche, paleografia, codicologia), di valutare la possibilità che alcune ipotesi siano veritiere, per quanto incredibile ci possa sembrare.

Saulnier

 
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view post Posted on 30/8/2009, 14:11     +1   -1




CITAZIONE
Intendo approfondire la questione relativa ad Eleazar e alla sedizione avvenuta sotto Caio Caligola.
Il testo dello Yosippon riporta:

“A Tiberio successe Caligola che si mostrò ancora più crudele dei suoi predecessori. Egli si arrogò il titolo di Dio e ordinò che gli venissero dedicati degli altari nel mondo intero, che gli si desse il titolo di Dio e che si giurasse per il suo nome. Tutte le nazioni gli obbedirono e gli elevarono degli altari. Solamente i Giudei non acconsentirono e si prepararono alla lotta. “Moriamo tutti insieme” gridarono “piuttosto che obbedirgli e adorarlo”.

Per cortesia, dovresti riportare edizione, editore e anno di edizione di questo testo del Josippon.

CITAZIONE
Il grido di questi Giudei (zeloti) è sempre il grido di Giuda di Gamala.
A questo punto divergono le tradizioni manoscritte.
Tuttavia l’editio princeps di Mantova, senza dubbio la meno interpolata, riporta (seguo Eisler):

“In quei giorni, vi furono dei combattimenti e dei dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti del nostro popolo’ che seguivano il figlio di Giuseppe, etc ...[lacuna] Eleazar, che commise grandi crimini in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto.”

La foto del manoscritto è tanto in Eisler quanto nel documento di Frances.
Questa traduzione si discosta in maniera sostanziale con quella riportata da Frances Administrator (trad. Gunzburg?):

“In quei giorni in Giudea c’erano lotte e diatribe tra i Farisei e i trasgressori della Legge della nostra nazione che seguivano il figlio di Giuseppe Eleazaro, etc. Compì molti atti malvagi in Israele, fino a quando i Farisei lo sconfissero”.

Questa traduzione, a mio modo di vedere, è errata e travisa completamente il significato del testo dell’editio princeps. Il motivo fondamentale è che la posizione di ‘etc’ nella editio princeps è posta dopo ‘il figlio di Giuseppe’ segue una lacuna e solo successivamente è presente in nome di Eleazar.
Ergo, Eleazar non è affatto il figlio di Giuseppe (infatti si tratta di Eleazar ben Dinai catturato da Felice nel 54 d.C.).

Leggendo la versione dell’editio princeps in versione Eisler risulta chiaro che la recita conteneva uno sviluppo molto più esteso che è stato rimpiazzato da un ‘etc’ e da una lacuna, in quanto i briganti del nostro popolo che seguivano il figlio di Giuseppe, erano i partigiani del Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato (come non pensare a Svetonio: impulsore Chresto assidue tumultuantes). Il passaggio si riferisce ai seguaci del Cristo e non a Gesù stesso crocifisso pochi anni prima. Quello che è interessante capire è se in qualche modo anche lo stesso zelota Eleazar ben Dinaios fosse un partigiano del Cristo. Prima però è necessario analizzare altre tradizioni manoscritte dello stesso passaggio per comprendere come in seguito il passaggio contenuto nell’editio princeps (già interpolata) sia stato reso irriconoscibile nelle tradizioni successive.

Per la traduzione mi sono venuti in aiuto alcuni studiosi ebrei, tra cui Elisha Kimron. Sulla scelta della traduzione, invito a leggere quanto scriverò sotto.

CITAZIONE
Il manoscritto di Parigi riporta (Eisler):

“In quei giorni, vi furono numerosi combattimenti e grandi dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti’ in Israele che seguivano Jeshu’ah ben Pandera il Nazareno che fece grandi miracoli in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto e lo appesero ad un albero.”

Il passaggio non contiene lacune ma deriva chiaramente da quello dell’editio princeps. Ciò che ha fatto il copista è palese: cucitura delle due frasi prima separate da una lacuna.

Infatti, il compilatore del manoscritto parigino non potendo tollerare che nel vorlage vi fosse contenuta l’espressione ingiuriosa “atti malvagi”, la sostituì con un’espressione tipicamente cristiana “prodigi”, “miracoli” (פלאות). Se tu sostieni che il copista ha trasferito in Gesù quelle che erano le qualità rovesciate di Eleazaro, significa che nel manoscritto dal quale ha tratto il passaggio, il riferimento era “Eleazar ben Ioseph”, successivamente trasformato in "Jeshu ben Ioseph", poi in “Jeshu ben Pandera” e da ultimo in “Jeshu ben Pandera ha-Notzri. Questi i passaggi interpolatori: riferimento originario “Eelazar ben Ioseph”; cambio in Jeshu ben Ioseph; Jeshu ben Pandera; Jeshu ben Pandera ha Notzri. La logica dei passaggi è suffragata dalle prove interne ed esterne al testo(i).
Eleazar b. Dinai è noto essere stato un personaggio vissuto ben al di là degli anni 30 dell’era volgare. Fu catturato da Felice e condotto in catene a Roma nel 60 d.C. Ora, accettare la lezione testuale emendata da Eisler, comporta tre ostacoli insormontabili: 1) post datazione della vicenda gesuana di circa 20-25 anni. E’ inoltre difficile immaginare che gli ebrei, per quanto potessero essere ostili verso il cristianesimo, avrebbero di proposito postdatato ex nihilo la vicenda gesuana e confuso lo stesso Gesù con un capo brigante qualunque, la cui attività e assai più gretta e meno articolata. 2) Le modalità di cattura, esecuzione, i luoghi, le date e i riferimenti storico-politici non corrispondono al contesto storico-politico in cui visse Gesù. Ora è anche possibile che l’autore dello Josippon possa aver creato ex nihilo questi riferimenti, ma in ogni caso, postulata la loro autenticità, non hanno nessun valore storico. Si tratta infatti di riferimenti coniati 1100 anni dopo i fatti. Lo stesso Eisler dice che sulla base delle scarne informazioni ricavabili dallo stato della tradizione testuale è impossibile determinare se nell’opera originaria dello Josippon vi fossero contenuti riferimenti genuini su Gesù e Giovanni Battista. Con il termine “genuini” si deve intendere “autentici”, cioè facenti parte del testo originario. Il contenuto ha scarse probabilità di storicità. 3) Eleazar b. Dinai è ricordato nel Talmud per la ferocia e l'attività criminosa. La descrizione di Eleazar nello Josippon è molto più simile per contenuto e retorica alla descrizione che ne da il Tallmud piuttosto che a quella asettica e narrativa offerta da Giuseppe Flavio. Anche nel Talmud si parla di conflitto tra Eleazaro e i farisei, in particolare con J. ben Zakkai: è descritto come un brigante, un assassino, uno che causò molte sofferenze al popolo ebraico. Il ritratto coincide in entrambi i testi. Un ulteriore prova a suffragio della lezione "Eleazar b. Ioseph".
L’”etc.”del testo dell’edizione mantovana a mio avviso deve essere interpretato come residuo di una glossa tardiva sulla base delle considerazioni di cui sopra. Levando l'"etc.", infatti il passo è più scorrevole e logico e trova corrispondenze di contenuto nella tradizione rabbinica. Il fatto che poi l'avverbio sia stato inserito tra il patronimico e il nome proprio, è traccia dell'intervento di un glossatore. Inoltre, dalla disamina delle varianti testuali del passaggio incriminato, si nota l'escalation in ordine di tempo di glosse, manomissioni, aggiunte nei vari rami testuali, indice del fatto che i riferimenti più "caratterizzanti", quali "ben Pandera" "ha-Notzri" e lo stesso "Jeshu" sono stati aggiunti dopo la pubblicazione dell'edizione mantovana.
Ma la prova decisiva, sul fronte dell'autenticità, a mio avviso proviene dal resoconto di Gherardo di Galles (XII sec. d.C.), il quale narra che Robert Cricklade (cristiano) rinvenne in Inghilterra alcune copie in ebraico del Josippon dove in certe non c'erano riferimenti su Gesù; in altre il riferimento compariva "in the logical place":

"In two of these manuscripts he found this testimony to Christ intact and written in the logical place, but it appeared as though it had been recently erased. In all other manuscripts however, it had been missing for a long time: it appeared as though it had never been there" (De Instructione principum, 1,17)

Cosa significa "in the logical place"? Significa che dal momento che Gherardo pensava fossero manoscritti di Antichità Giudaiche, il riferimento su Gesù in queste copie del Josippon si trovava nello stesso punto in cui compariva il Testimonium Flavianum in Antichità Giudaiche. Evidentemente una glossa. Dal momento che Gherardo sarebbe stato ben felice di riferire di un presunto passaggio concernente Gesù situato nello stesso locus del manoscritto parigino del Josippon, ma non dice niente in proposito, ne deduciamo che quest'ultimo è una glossa. Non solo nell'edizione mantovana non esiste un passaggio su Gesù "in the logical place", ma testimonianze indirette escludono che qualora il vorlage contenesse un riferimento su Gesù nel luogo in cui è attestato nell'edizione mantovana, questo non è un autentico.
Pertanto anche qualora l'"etc." dell'edizione mantovana posto tra il patronimico e il nome Eleazaro indicasse un riferimento esplicito su Gesù, non potrebbe mai risalire al testo originario. Di qui non solo la non storicità del riferimento, ma anche e soprattutto la "non autenticità".

CITAZIONE
Queste conclusioni non mi trovano d’accordo. Nello Yosippon non c’è traccia di uno Eleazar figlio di Giuseppe, al contrario quello che risulta dall’editio princeps è un possibile collegamento tra i partigiani del Cristo e i movimenti di ribellione sotto Caligola. E’ vero che non possiamo sapere quali sono state le parti censurate dell’edizione mantovana dello Yosippon ma è nostro dovere interrogarci sul significato di questa censura cercando, con gli strumenti che la scienza ci mette a disposizione (studio delle lingue antiche, paleografia, codicologia), di valutare la possibilità che alcune ipotesi siano veritiere, per quanto incredibile ci possa sembrare.

Io penso di aver dimostrato che la lezione originaria fosse "Eleazar ben Ioseph". Come lei saprà l’“editio princeps” non corrisponde al testo originario. L’edizione mantovana è il prodotto della collazione di più manoscritti, di datazione tardiva. Tra la pubblicazione anonima dello Josippon nel XI-XII secolo e la collazione dei successivi manoscritti passarono più 400 anni, con il risultato che non è più possibile ricostruire lo stemma codicum e quindi lavorare sulle manomissioni che nel frattempo si sono verificate. Le censure e le manomissioni avvenute poco tempo prima e successivamente, cioè dopo la pubblicazione delle edizioni mantovana e costantinopoliana, in più rami della tradizione manoscritta, sono state catalogate e studiate da D. Flusser, il quale ne ha sottolineato il carattere “non genuino”, ora attribuibile all’attività censoria cristiana, ora all’attività dei glossatori ebrei. Autenticità di un testo inoltre non è garanzia di storicità dei fatti narrati. Ma ritengo che prove indirette, come quella di Gherardo di Galles e altre prove esterne ed interne al testo escludano anche l'autenticità della lezione testuale "Jeshu ben Ioseph" in luogo di "Eleazar ben Ioseph".
La ringrazio per aver sottoposto alla mia attenzione le sue considerazioni. Sulla base del dibattito maturato,, provvederò a modificare il documento del mio sito con le considerazioni che ho scritto. Il documento pubblico è infatti è un'epitome (circa la metà) di una monografia più vasta e inedita, nella quale avevo incluso materiale aggiuntivo anche sulla tradizione testuale dello Josippon.

Edited by Frances Admin - 30/8/2009, 17:06
 
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Saulnier
view post Posted on 30/8/2009, 17:39     +1   -1




CITAZIONE
Per cortesia, dovresti riportare edizione, editore e anno di edizione di questo testo del Josippon.

Ho riportato il testo dello Yosippon (tradotto da me dal francese) secondo l’articolo di Israel Levi, “Jesus, Caligula, et Claude dans une interpolation du Yosiphon” pubblicato nel 1931 nella “Revue des Etudes Juives, XCI”

Un frammento qui :

http://books.google.it/books?lr=&as_brr=0&...itre+de+Dieu%22

Secondo quanto riportato dall’articolo di Levi, il passaggio in questione è presente tanto nell’editio princeps (Mantova, ed. di David de Gunzburg) quanto nei manoscritti Rothschild e Vaticano. Dopo le parole “Moriamo tutti insieme piuttosto che obbedirgli e adorarlo” i testi divergono.

CITAZIONE
Infatti, il compilatore del manoscritto parigino non potendo tollerare che nel vorlage vi fosse contenuta l’espressione ingiuriosa “atti malvagi”, la sostituì con un’espressione tipicamente cristiana “prodigi”, “miracoli” (פלאות). Se tu sostieni che il copista ha trasferito in Gesù quelle che erano le qualità rovesciate di Eleazaro, significa che nel manoscritto dal quale ha tratto il passaggio, il riferimento era “Eleazar ben Ioseph”, successivamente trasformato in "Jeshu ben Ioseph", poi in “Jeshu ben Pandera” e da ultimo in “Jeshu ben Pandera ha-Notzri. Questi i passaggi interpolatori: riferimento originario “Eelazar ben Ioseph”; cambio in Jeshu ben Ioseph; Jeshu ben Pandera; Jeshu ben Pandera ha Notzri. La logica dei passaggi è suffragata dalle prove interne al testo(i).

Dunque, cerco di spiegarmi meglio.
Io sostengo che il testo dello Josippon originariamente prevedeva uno sviluppo concernente i ‘briganti del nostro popolo’ partigiani del Cristo (letteralmente ‘che inclinavano verso di lui’), fomentatori di sedizioni ai tempi di Caio Caligola, a capo dei quali vi era Eleazar probabilmente con suo padre Dinaios. Queste rivolte non coinvolsero direttamente il Cristo in quanto crocifisso sotto Ponzio Pilato (nel 36 A.D secondo me). Successivamente:

Nell’editio princeps di Mantova (la meno interpolata) lo sviluppo è stato sostituito con una abbreviazione che significa ‘etc’ e da una lacuna.

Dopodiché il nome di Eleazar è stato cancellato o sostituito (come altrove è stato sostituito con quello di Agrippa) il copista ha semplicemente ignorato la lacuna e l’etc e ha cucito i due passaggi separati in origine (editio princeps) con il risultato non tollerabile che i misfatti prima attribuiti ad Eleazar venivano ora assegnati al ‘figlio di Giuseppe’, il Cristo. Donde la sostituzione di ‘miracoli’ con ‘misfatti’. (manoscritto parigino).

In altri testi, forse derivanti dallo stesso archetipo, l’intera recita è stata radicalmente soppressa, rendendo illeggibile con dell’inchiostro tutto quanto riguardava i partigiani del Cristo (Codex Borgianus).

Il risultato è che il passaggio incriminato non si trova più nelle edizioni più comuni dello Josippon.

CITAZIONE
Inoltre, dalla disamina delle varianti testuali del passaggio incriminato, si nota l'escalation in ordine di tempo di glosse, manomissioni, aggiunte nei vari rami testuali, indice del fatto che i riferimenti più "caratterizzanti", quali "ben Pandera" "ha-Notzri" e lo stesso "Jeshu" siano stati aggiunti dopo la pubblicazione dell'edizione mantovana.

Assolutamente d'accordo. Anzi ancora di più, anche la lezione 'figlio di Giuseppe' dell'editio princeps secondo me non è originale.

CITAZIONE
L’”etc.”del testo dell’edizione mantovana a mio avviso deve essere interpretato come residuo di una glossa tardiva sulla base delle considerazioni di cui sopra. Levando l'"etc.", infatti il passo è più scorrevole e logico. Il fatto che poi l'avverbio sia stato inserito tra il patronimico e il nome proprio, è traccia dell'intervento di un glossatore

Non sono d’accordo. Interpreto l’etc come indicato sopra.
Io non accetto la traduzione “Eleazar figlio di Giuseppe” perché non veritiera e non presente in alcun manoscritto. Il fatto che levando l’etc (e la lacuna!) il passo sia più scorrevole e logico, non la considero una motivazione valida.

CITAZIONE
Eleazar b. Dinai è noto essere stato un personaggio vissuto ben al di là degli anni 30 dell’era volgare. Fu catturato da Felice e condotto in catene a Roma nel 60 d.C. Ora, accettare la lezione testuale emendata da Eisler, comporta tre ostacoli insormontabili: 1) post datazione della vicenda gesuana di circa 20-25 anni. E’ inoltre difficile immaginare che gli ebrei, per quanto potessero essere ostili verso il cristianesimo, avrebbero di proposito postdatato ex nihilo la vicenda gesuana e confuso lo stesso Gesù con un capo brigante qualunque, la cui attività e assai più gretta e meno articolata. 2) Le modalità di cattura, esecuzione, i luoghi, le date e i riferimenti storico-politici non corrispondono al contesto storico-politico in cui visse Gesù. Ora è anche possibile che l’autore dello Josippon possa aver creato ex nihilo questi riferimenti, ma in ogni caso, postulata la loro autenticità, non hanno nessun valore storico. Si tratta infatti di riferimenti coniati 1100 anni dopo i fatti. Lo stesso Eisler dice che sulla base delle scarne informazioni ricavabili dallo stato della tradizione testuale è impossibile determinare se nell’opera originaria dello Josippon vi fossero contenuti riferimenti genuini su Gesù e Giovanni Battista. Con il termine “genuini” si deve intendere “autentici”, cioè facenti parte del testo originario. Il contenuto ha scarse probabilità di storicità. 3) Eleazar b. Dinai è ricordato nel Talmud per la ferocia e l'attività criminosa. La descrizione di Eleazar nello Josippon è molto più simile per contenuto e retorica alla descrizione che ne da il Tallmud piuttosto che a quella asettica e narrativa offerta da Giuseppe Flavio. Anche nel Talmud si parla di conflitto tra Eleazaro e i farisei, in particolare con J. ben Zakkai: è descritto come un brigante, un assassino, uno che causò molte sofferenze al popolo ebraico. Il ritratto coincide in entrambi i testi. Un ulteriore prova a suffragio della lezione "Eleazar b. Ioseph".

Io considero valida la traduzione di Eisler, ma gli ostacoli insormontabili 1) 2) e 3) non li capisco.
Come detto il passaggio in questione è da riferirsi ai tempi di Caligola (37-41 d.C.) e non riguarda direttamente il Cristo ma i suoi partigiani, tra cui Eleazar.
Giuseppe Flavio (Guerre Giudaiche, II, 252-253) ci dice che ai tempi di Felice (procuratore tra il 54 e il 60 A.D.) Eleazar devastava Siria e Palestina da vent’anni. Non c’è alcuna incompatibilità cronologica. Anzi il testo di Giuseppe Flavio ci dà una conferma, seppure indiretta, del coinvolgimento di Eleazar nelle sedizioni avvenute sotto Caligola.
Il contenuto dello Josippon in questione avrà anche scarse probabilità di storicità ma per testarne la veridicità abbiamo il dovere di confrontarlo con quanto ci dicono gli storici e la letteratura cristiana.

CITAZIONE
Ma la prova decisiva, sul fronte dell'autenticità, a mio avviso proviene dal resoconto di Gherardo di Galles (XII sec. d.C.), il quale narra che Robert Cricklade (cristiano) rinvenne in Inghilterra alcune copie in ebraico del Josippon dove in certe non c'erano riferimenti su Gesù; in altre il riferimento compariva "in the logical place":

"In two of these manuscripts he found this testimony to Christ intact and written in the logical place, but it appeared as though it had been recently erased. In all other manuscripts however, it had been missing for a long time: it appeared as though it had never been there" (De Instructione principum, 1,17)

Cosa significa "in the logical place"? Significa che dal momento che Gherardo pensava fossero manoscritti di Antichità Giudaiche, il riferimento su Gesù in queste copie del Josippon si trovava nello stesso punto in cui compariva il Testimonium Flavianum in Antichità Giudaiche. Evidentemente una glossa. Dal momento che Gherardo sarebbe stato ben felice di riferire di un presunto passaggio concernente Gesù situato nello stesso locus del manoscritto parigino del Josippon, ma non dice niente in proposito, ne deduciamo che quest'ultimo è una glossa. Non solo nell'edizione mantovana non esiste un passaggio su Gesù "in the logical place", ma testimonianze indirette escludono che qualora il vorlage contenesse un riferimento su Gesù nel luogo in cui è attestato nell'edizione mantovana, questo non è un autentico. Pertanto anche qualora l'"etc." dell'edizione mantovana posto tra il patronimico e il nome Eleazaro indicasse un riferimento esplicito su Gesù, non potrebbe mai risalire al testo originario. Di qui non solo la non storicità del riferimento, ma anche e soprattutto la "non autenticità".

Conoscevo la testimonianza di Robert di Cricklade citata anche da Eisler, ma non sono d’accordo su quanto secondo la sua opinione essa vada a dimostrare. Alcuni manoscritti consultati da Robert di Cricklade contenevano il Testimonium al posto giusto (evidentemente una glossa, come dice anche lei) e altri invece non lo contenevano affatto. Ma io non credo affatto che la lacuna del manoscritto mantovano contenesse il Testimonium Flavianum né alcunchè di simile. Non credo neppure che parlasse direttamente del Cristo bensì dei suoi partigiani zeloti e penso che il testo sia stato eliminato per questo. Certamente i manoscritti di Robert di Cricklade non contenevano i miracoli di Jeshua raccontati nel manoscritto parigino altrimenti egli avrebbe senz’altro menzionato questo passaggio.
Ma, ci tengo a sottolinearlo, non la penso in questa maniera sulla base delle sole prove testuali contenute nei manoscritti dello Josippon (il rischio di inferenza sarebbe decisamente troppo elevato). Lo credo perché incrociando queste informazioni con quanto riportato dagli storici o quanto non riportato (vedi lacune sopra) il quadro che ho tentato di delineare mi sembra più che verosimile.

CITAZIONE
La ringrazio per aver sottoposto alla mia attenzione le sue considerazioni. Sulla base del dibattito maturato,, provvederò a modificare il documento del mio sito con le considerazioni che ho scritto. Il documento pubblico è infatti è un'epitome (circa la metà) di una monografia più vasta e inedita, nella quale avevo incluso materiale aggiuntivo anche sulla tradizione testuale dello Josippon.

La ringrazio anche io e sarei lieto di poter leggere la monografia completa del documento, che ho trovato come già detto, davvero molto interessante.

Saulnier


 
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