| Allora su Luca 17,20-21 ritengo doveroso invitare alla consultazione della trattazione che vi ha dedicato J.P. Meier (cfr. J.P. MEIER, Un ebreo marginale. Volume 2: Mentore, messaggio, miracoli, Queriniana, Brescia). Che qui riassumo:
1. Meier individua come redazione lucana i versi 20a (la domanda dei farisei sul "quando" della venuta del regno") e 21a (il "non-dove" della venuta del regno nella risposta di Gesù, che Luca trasferisce qui da Mc 13,21), mentre vi sono ben due hapax legomena: paratḗrēsis (“osservazione”) e entós (“in mezzo a”, piuttosto che “all’interno di” o “a disposizione di”). Di conseguenza è possibile isolare una forma pre-lucana del detto di questo tipo: "Il regno di Dio non viene con un’osservazione [attenta]. (Perché) Ecco il regno di Dio è in mezzo a voi!".
[Meier identifica questo detto pre-lucano come "L", cioè materiale proprio lucano; ma vi è pure che chi sostiene - a mio modestissimo avviso, a torto - che esso derivi invece da Q, nonostante l'assenza in Matteo: così ad esempio Robinson - Kloppenborg - Hoffmann nell'edizione critica di Q (Hermeneia, Fortress; di cui in italiano si può consultare la versione "popolare" e senza apparati, pubblicata da Queriniana: J.M. Robinson, I detti di Gesù. Il "Proto-Vangelo" dei Detti Q in italiano, GdT, Queriniana, Brescia, 2005).
2. Tale detto pre-lucano viene considerato da Meier, pur con qualche incertezza, autentico per le seguenti ragioni: A) presenta l'espressione "regno di Dio" insieme a un verbo di moto; cfr. Mc 1,15; Q 10,9; Q 11,2 ; Q 11,20 (un abbinamento che però non sembra essere altrettanto "probante" nel caso di Mc 9,1 , che Meier considera non autentico). B) presenta una struttura bipartita con schema negativo-positivo che si ritrova in altri detti probabilmente autentici di Gesù. C) risulta essere coerente con altre tradizioni che parlano del regno di Dio o della salvezza come una realtà in qualche modo già presente (Q 11,20 ; Q 16,16 ; Q 10,23-24; Mc 2,18-20)
3. Quanto alla difficile interpretazione di entós hymôn , Meier opta per "in mezzo a voi", piuttosto che "dentro di voi" o "a vostra disposizione". Il senso del del detto sarebbe pertanto che: "I chiari segni del Regno già presente e operante con la sua potenza [ad es. negli esorcismi, cfr. Q 11,20] dovrebbero distogliere lo sguardo e la mente delle persone da vani calcoli apocalittici sul tempo dell’avvento del Regno (Lc 17,20b) e dirigerli verso il Regno che ‘è in mezzo a voi’ " (Op. cit., p. 537).
L'argomentazione di Meier è importante. Io, nel mio piccolo, mi permetto di avere qualche dubbio in più:
1. L'associazione di "regno di Dio" a un verbo di moto qui, a differenza degli altri casi, è di carattere negativo (il regno NON viene...), il che rende il nostro detto abbastanza singolare. 2. Il senso di entós hymôn , a giudicare dal dibattito tra gli studiosi, non pare poter essere stabilito con certezza una volta per tutte (ma qui Hard e Frances potranno dire la loro!): se l'interpretazione giusta non è "in mezzo a voi" (in un senso analogo a Q 11,20, ossia come esito del processo dinamico della venuta del regno, che ha già cominciato ad attuarsi nella persona e opere di Gesù), bensì "dentro di voi" oppure "a vostra disposizione", il detto perderebbe all'istante la sua coloritura escatologica, e assumerebbe invece un carattere spirituale ("dentro di voi") o "etico" ("a vostra disposizione"). In sostanza: il detto non esprimerebbe più una semplice "correzione" della prospettiva escatologica, quale Meier vi legge (ossia: smettetela di andare alla ricerca di grandi segni che svelino quando arriverà il regno, e guardate piuttosto me: il mio stesso operato è il segno più lampante che il regno ha già fatto irruzione nel presente!), bensì un rifiuto tout court della prospettiva escatologica: il regno di Dio non viene in modo osservabile (in pratica: non viene proprio), perché è una realtà interiore (dentro di voi), oppure perché è qualcosa che si realizza solo attraverso la propria condotta (a vostra disposizione). E sia il senso spirituale come quello etico, a mio avviso, fanno a pugni con l'accezione propriamente escatologica che caratterizza l'annuncio di Gesù sul regno di Dio.
Questo solo per dire che i dubbi sull'autenticità del detto non se ne vanno del tutto.
In ogni caso, quand'anche lo si reputi autentico, esso non è assolutamente in grado (nemmeno quando lo si abbina al più solido Q 11,20) di sostenere la teoria (bizzarra) dell'escatologia realizzata di Dodd (oggi riproposta da Ratzinger), come pure quelle (non meno bizzarre) dell'escatologia etico-sapienziale di Crossan, Patterson, Borg e compagnia bella. Il peso dei detti sulla "presenza" del regno, comunque si interpreti tale presenza, resta pur sempre inferiore e subordinato a quello delle tante tradizioni che attestano il carattere futuro del regno e dell'eschaton.
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