Studi sul Cristianesimo Primitivo

Uso dei verbi al singolare per riferirsi a Dio Padre e Cristo

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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 13/2/2011, 18:50     +1   -1




Salve, un trinitario (credo evangelico) di nome Claudio Forte, sostiene che l'uso di un verbo al singolare per riferirsi a qualcosa fatto pluralmente sia da Cristo che dal Padre, sia una prova che dica che gli autori neotestamentari volessero dire che Gesù e il Padre fossero due persone ma un solo Dio.

Vi riporto ora i casi elencati dal Sig. Forte:


Secondo questo autore, passi come 1Tessalonicesi 3:11, dove traduzioni come la NR che rendono questo passo con una regolare traduzione sintattica italiana plurale:

Ora Dio stesso, nostro Padre, e il nostro Signore Gesù ci appianino la via per venire da voi

Debbano invece resi i verbi al singolare, come è anche nel testo greco pervenuto, e come, ad esempio, rende la CEI (del 74'):

Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù dirigere il nostro cammino verso di voi!


Oppure nel caso dove la Traduzione del Nuovo Mondo rende 2Tessalonicesi 2:16-17 con i seguenti verbi "Inoltre, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato conforto eterno e buona speranza mediante l'immeritata benignità, confortino i vostri cuori e vi rendano fermi in ogni opera e parola buona”.

Debba essere resa al singolare, come in effetti fanno diverse Bibbie : "E lo stesso nostro Signore Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amato e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna ed una buona speranza, conforti i vostri cuori


Voi cosa ne pensate? Sono corrette le traduzioni al singolare, quelle al plurale o vanno bene entrambe? E sopratutto sono delle forme comuni che hanno dei precedenti nella letteratura greca o forme sintattiche atipiche che non si spiegano se non tirando in ballo una teologia precisa che si vuole prefigurare e che secondo Forte sarebbe quella dell'Unità Trinitaria? Grazie e Saluti.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 13/2/2011, 20:13     +1   -1




L'argomentazione di Forte è debolissima e in greco non è infrequente trovare un soggetto composto da diversi elementi accomunati da και o anche da un sintagma comitativo espresso da μετα + gen.vo con il verbo coniugato al singolare. Per esempio:

(1) ει σε φιλει ο πατηρ και η μητηρ = "se tuo padre e tua madre ti amano" (ma lett. il verbo è "ti ama", terza persona singolare del pres. ind.vo attivo del verbo φιλεω) (Plat., Lys. 207e);

(2) οι εν τῃ Μιλητῳ και ο Αστοχος … εθαρσησεν = "quelli di Mileto e Astioco ... ripresero coraggio" (ma anche qui morfologicamente il verbo è la terza persona singolare dell'aoristo ind.vo attivo del verbo θαρσεω, "riprese coraggio") (Thuc. VIII 63);

questi costrutti sono attestati persino in latino:

(3) quid Galli, quid Hispani, quid Sextus agat vehementer exspecto = "aspetto con ansia di sapere che cosa facciano i Galli, gli Spagnoli e Sesto" (ma il verbo latino è al singolare) (Cic. Att. XIV 8, 2).

Esempi del genere si rintracciano anche nella κοινη neotestamentaria, non certo soltanto nel greco classico, es. Mc. 3,33 che dice: τις εστιν η μητηρ μου και οι αδελφοι μου; = "chi sono (lett. "è") mia madre e mio padre?", è evidente che il senso non è "chi è colui che è sia mio padre che mia madre" ma i soggetti sono due e distinti l'uno dall'altro anche se il verbo è usato al singolare. Di conseguenza, non si può dire che la sola morfologia verbale ci possa in assoluto dare indicazioni sul soggetto in quanto le regole della concordanza soggetto-verbo in greco non sono sempre identiche a quelle dell'italiano moderno e in greco abbiamo i casi di schema atticum, schema pindaricum e constructio ad sensum.

Quello che si propone di dimostrare Forte è comunque importante. Difatti c'è stato chi ha cercato di dimostrare che certe espressioni paoline e non, accomunanti Gesù Cristo e (il) Dio, facessero riferimento ad un unico soggetto, ma basandosi su altre argomentazioni. Trattasi di Granville Sharp che elaborò una regola valida per il greco neotestamentario, secondo la quale se un singolo articolo collega due o più sostantivi singolari (escludendo i nomi propri), il secondo e i successivi sostantivi sono collegati a descrivere ulteriormente il primo sostantivo (si veda ad esempio definizione ed applicazione della regola in S.E. Porter, Idioms of the Greek New Testament, Sheffield Academic Press, 2nd edition, pag. 110). Per esempio, Tito 2:13 potrebbe essere uno dei casi in cui Dio, il Salvatore e Gesù Cristo sono un unica entità: της δοξης του μεγαλου θεου και σωτηρος ημων Ιησου Χριστου. Sfortunatamente per Forte i passaggi sopra citati non posso neppure rientrare nel contesto della regola di Granville Sharp poichè 1 Tess. 3,11 ha ο θεος και πατηρ ημων και ο κυριος ημων Ιησους per cui se da un lato è vero che θεος e πατηρ ημων sono da considerarsi un tutt'uno (per la regola di Granville Sharp), il sostantivo successivo, κυριος, è separato dall'articolo, quindi non è applicabile la regola e non è detto che Gesù sia da accorpare a "colui che è Dio e (allo stesso tempo) anche padre" (un'espressione accettata anche dalla filosofia pagana, poichè che Dio sia padre di tutti gli uomini, oltre che degli dèi, è una formula antichissima che ha tracce addirittura indoeuropee). Stesso discorso per 2 Tess. 2:16-17 dove l'articolo separa ο κυριος ημων Ιησους Χριστος dal resto, ma qui alcuni codici omettono l'articolo e l'interpretazione è più controversa. Ad ogni modo la prova della persona verbale è molto debole.

Edited by Hard-Rain - 14/2/2011, 10:07
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 13/2/2011, 20:32     +1   -1




Grazie mille Hard Rain per la tua risposta, precisa e accurata come sempre ^_^ (a proposito, ti chiedo perdono, ma sono un principiante, mi puoi dire come si intitolano per intero le opere e gli autori che hai citato che ancora non sono cosi' bravo a riconoscere al volo tutte le abbreviazioni? Grazie)

A proposito della regola di Granville Sharp, il Sig. Forte, sempre nello stesso articolo in cui si faceva apologeta della tesi trinitaria secondo queste regole grammaticali, dice questo riguardo l'incipit della seconda lettera di Pietro:

Sono molti in realtà passi del NT dove il Padre ed il Figlio, distinti a livello di “persone”, sono uniti nello stesso Dio. Uno di questi passi è 2 Pietro 1:1 che afferma “… la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo”. Nel testo originale greco ci troviamo di fronte ad un genitivo di possesso (la giustizia del) posto, non ripetuto, davanti ai due nomi “Dio” e “Salvatore”, indicando così che si tratta di un solo soggetto....Infatti, nel passo successivo, il soggetto è la “conoscenza”, non di Dio ma degli uomini verso la Parola di Dio, e quindi lo scrittore in questo caso correttamente distingue la conoscenza verso il Padre (maturata soprattutto nell’AT) da quella verso il Figlio (acquisita con la rivelazione di Cristo).

2Pietro 1:1 è dunque corretto tradurlo con la locuzione del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo come fanno di fatto le più note traduzioni sia italiane che inglesi? E, la Regola di Granville Sharp è fissa o si presta a delle eccezioni? Se esistono, ne puoi elencare qualcuna? Grazie ancora.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 14/2/2011, 09:52     +1   -1




QUOTE
mi puoi dire come si intitolano per intero le opere e gli autori che hai citato

(1) Platone, Liside, 207e
(2) Tucidide, Guerra del Peloponneso, VIII 63
(3) Cicerone, Ad Attico, XIV 8, 2

Edited by Hard-Rain - 14/2/2011, 12:38
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 14/2/2011, 11:07     +1   -1




Grazie Hard. Senti, sempre a proposito di Granville Sharp ho scoperto che in 2Tessalonicesi 1:12, la Nuova Riveduta rende "del nostro Dio e Signore Gesù Cristo", mentre la CEI ha "del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo". Qui va applicata la Regola di Granville Sharp o no? Va sempre applicata o ci sono dei casi in cui lo si può fare a piacere o non fare proprio? Grazie e Saluti.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 14/2/2011, 14:25     +1   -1




Ti ho enunciato la regola: verifica in quel passaggio la posizione dell'articolo e della congiunzione και e trai le tue conclusioni. Per quanto riguarda le "regole" grammaticali, è bene considerare che non sono rigide, sono piuttosto tendenze probabilistiche, modelli ai quali chi scriveva si conformava. Granville Sharp la estrasse innanzitutto con riferimento al Nuovo Testamento greco, che è un corpus artificiale di scritti, cioè basta che togliamo o inseriamo un altro testo che magari la regola non vale più così bene. Idem per altre regole come quella di Colwell, intanto non coprono la totalità dei casi nel Nuovo Testamento, in aggiunta non è detto che valgano in altri testi. Esprimono delle tendenze grammaticali, delle probabilità che il senso sia uno piuttosto che un altro, ma non delle certezze assolute, la grammatica non è una scienza esatta e anche qualora lo fosse non è detto che chi la usa la conosca bene e non commetta degli errori scrivendo una cosa e volendo dirne un'altra. Per questo non basta la persona di un verbo, non basta la posizone di un articolo, ecc..., ma occorre una visione di insieme, conoscere il pensiero teologico del'autore, ecc..., il suo modo di scrivere.
 
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ginaripippa
view post Posted on 14/2/2011, 15:17     +1   -1




Carissimo Lucifero

CITAZIONE
ho scoperto che in 2Tessalonicesi 1:12, la Nuova Riveduta rende "del nostro Dio e Signore Gesù Cristo", mentre la CEI ha "del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo". Qui va applicata la Regola di Granville Sharp o no? Va sempre applicata o ci sono dei casi in cui lo si può fare a piacere o non fare proprio?

la possibilità di applicare la regola di Granville Sharp (regola che -come dice bene Hard Rain- è piuttosto una ragionevole tendenza o un'elevata probabilità) sembra legata al fatto che non vengano collegati dei nomi propri ma degli attributi o apposizioni di una stessa persona ....

esiste un consenso unanime che siano attributi
alcuni temini come “forte”, “grande”, “potente”, “terribile”, "salvatore"
mentre non esiste un consenso unanime sul fatto che
"Signore" sia solo un'apposizione di Gesù Cristo

Il termine "Signore Gesù Cristo" potrebbe infatti costituire un unico nome proprio,
visto che nel Nuovo Testamento il titolo di Dio è riservato soprattutto a "Dio Padre"
mentre il titolo di "Signore" è applicato in modo preferenziale al "Signore Gesù Cristo" (1 Corinzi 9,5-6)

Per un lavoro critico sul tema puoi comunque vedere

http://bible.org/article/new-world-transla...nt-facegreekkai

PS: oltre alla Nuova Riveduta traduce "del nostro Dio e Signore Gesù Cristo" anche la "Nuovissima Versione delle Paoline" (NVB) ......
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 14/2/2011, 19:09     +1   -1




Concordo con quanto dici Hard non si può dai singoli versetti e costruzioni grammaticali estrapolare il pensiero di un autore, ma bisogna analizzare l'intero corpus dei suoi scritti per capire che idea abbia su questa o quella cosa.


Ginaripippa, sei un'estimatrice del sito apologetico cattolico di Domingo7 per caso? No, perchè leggendo te, mi pare a leggere lui? Ho visto male? :D
 
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ginaripippa
view post Posted on 14/2/2011, 22:44     +1   -1




CITAZIONE
Ginaripippa, sei un'estimatrice del sito apologetico cattolico di Domingo7 per caso? No, perchè leggendo te, mi pare a leggere lui? Ho visto male?

Si, sono estimatrice
e anche un po' ......collaboratrice......

 
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chimofafà
view post Posted on 15/2/2011, 09:56     +1   -1




CITAZIONE
bisogna analizzare l'intero corpus dei suoi scritti per capire che idea abbia su questa o quella cosa.

Per la mia modesta opinione se la grammatica non riesce a chiarire o far trovare un consenso unanime, la quaestio va risolta considerando l'intero corpus, da questo non si evince chiaramente un'idea trinitaria Paolina, se Paolo avesse considerato Gesù allo stesso modo di YHWH avrebbe certamente fondato una nuova religione, invece lui semplicemente reinterpreta il modo con la quale arrivare a YHWH tramite Gesù Cristo, divenuto figlio di Dio in virtù della risurrezione operata da YHWH, di conseguenza ha una sua interpretazione halachica, ma non veicola una religione ex novo, cambiano gli strumenti ma il Dio unico rimane YHWH.

Per la letteratura Paolina la divinità ex nihilo di Gesù può essere ascritta ad un fatto ontologico, come la preesistenza di YHWH, sono formulazioni le cui affermazioni un pò brutalmente lasciano il tempo che trovano e l'unica disquisizione possibile è quella della speculazione filosofica.

Per sostenere la divinità di Gesù, la formulazione trinitaria è l'unico argomento in grado di "sdoganarlo" da semplice "mediatore".

Per Paolo YHWH e lo Spirito sono la stessa cosa come dimostra Rm 8,11; 10,9 e fin qui niente di nuovo anche nell'AT YHWH è Spirito (Gen 1,2; Sal 33, 6), Gv 4,24 riprende che Dio è Spirito (in riferimento al Padre), ora bisogna comprendere in che relazione sta Gesù con l'assunto Paolino, se si trova un passo (nelle protopaoline) dove Paolo afferma che Gesù è Dio (ma abbiamo visto che su questo ci sono interpretazioni), la composizione trinitaria in Paolo è servita, ma a questo punto sta fondando una nuova religione tramite l'annichilimento di YHWH (di cui non ho avuto sentori nelle sue lettere) a vantaggio di Gesù, un pò come adesso Maria é la nuova evangelizzatrice e non più Gesù.

A favore delle formule trinitarie BJ cita: Rm 1,4; 15.16.30; 1 Cor 2,10-16; 6,1.1114.15.19; 12, 4-6; 2 Cor 1, 21s; Gal 4, 6; Fil 2,1; Ef 1, 3-14; 2, 18.22; 4, 4-6; 2 ts 2,13; Tt 3,5s; Eb 9,14; 1 Pt 1,2; 3,18; 1 Gv 4,2; Gd 20.21; Ap 1,4s; 22,1; At 10,38; 20,28; Gv 14, 16.18.23 altre formulazioni ternarie 1 Cor 6,11; Ef 4, 4-6 e la triade delle virtù teologali in 1 Cor 13,13.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 27/2/2011, 14:13     +1   -1




Tornando all'argomentazione di Forte, proprio poco fa leggevo:

η χαρις και η χρεια τῃ φιλιᾳ παρεπεται = "la grazia/cortesia e l'utilità si accompagnano all'amicizia (lett. "si accompagna")", tratto da: Plutarco, Moralia, Quomodo adulator ab amico internoscatur, 5.

Infatti παρεπεται è la terza persona singolare del verbio παρεπομαι e ha in questo caso come soggetto due sostantivi singolari ben distinti e non un singolo soggetto. Peraltro se uno volesse applicare la regola di Granville Sharp (che comunque non è garantita al difuori del Nuovo Testamento) vede che l'articolo è ripetuto e i soggetti "grazia" e "cortesia" sono grammaticalmente distinti (ma si badi che Granville Sharp verificò la sua regola solo nel Nuovo Testamento e qui siamo al difuori di quel contesto). Plutarco (nato attorno al 45-50 d.C. e morto prima del 150 d.C. in tarda età) scriveva in una κοινη letteraria grosso modo coeva al periodo in cui furono composti i libri poi confluiti nel Nuovo Testamento.

Interessante anche questo caso (dove però i sostantivi non hanno gli articoli):

αθροως απαντας ωσπερ εν Κιρκης μεταμορφωθεντας αμουσια και ληθη και ευηθεια κατεχε = "improvvisamente, mancanza di cultura, oblio e volgarità occuparono (lett. "occupa") tutti, come [se] fossero stati trasformati nella (grotta) di Circe" (Plutarco, Moralia, Quomodo adulator ab amico internoscatur, 7).

Edited by Hard-Rain - 2/3/2011, 10:15
 
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Hard-Rain
view post Posted on 12/3/2011, 08:43     +1   -1




Anche in questo genitivo assoluto:

χρωμενης αφθονως αυτῳ δυναμεως και τυχης

il participio χρωμενης è singolare, tuttavia il soggetto della costruzione è doppio: δυναμεως και τυχης.

Tratto da: Plutarco, Moralia, quomodo adulator ab amico internoscatur, 12.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 22/3/2011, 08:32     +1   -1




Si veda anche questo esempio, tratto da At. 26,30:

Ἀνέστη τε ὁ βασιλεὺς καὶ ὁ ἡγεµὼν = "il re e il governatore si alzarono" (ma lett. "si alza" poichè abbiamo la terza persona singolare dell'aoristo ind.vo di ανιστημι e non la terza plurale ανεστησαν, cfr. ἀνέστησαν δέ τινες τῶν ἐκ τῆς συναγωγῆς in At. 6,9). Se volessimo fare una traduzione letterale: "Si alza il re, e anche il governatore".

In questo esempio ὁ βασιλεὺς e ὁ ἡγεµὼν sono due persone distinte, come si evince dal fatto che:

(i) non è applicabile la regola di Granville Sharp (ἡγεµὼν è articolato, dopo καὶ);

(ii) dal contesto del cap. 26 degli Atti si ha che il re (ὁ βασιλεὺς) è Agrippa, mentre invece il governatore (ὁ ἡγεµὼν) è Festo che sono appunto due persone distinte.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 12/4/2011, 18:14     +1   -1




Vedi anche questo passaggio di Plutarco (Adulator, cap. 27), lo stavo leggendo ora:

θρασυτης δε και βδελυρια και υβρις προσουσα πανυ διαφθειρει και απολλυσιν = ma arroganza, impudenza e insolenza congiunta (alla franchezza di parola di cui sta parlando) rovinano (ma lett. "rovina", il verbo è una terza pers. singolare) e distruggono (ma lett. "distrugge", terza persona singolare).

Infatti la terza plurale della prima forma verbale sarebbe διαφθειρουσι(ν) mentre la terza plurale della seconda forma verbale sarebbe απολλυασι(ν).
 
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13 replies since 13/2/2011, 18:50   596 views
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