Studi sul Cristianesimo Primitivo

Iohannes Malalas e le testimonianze evangeliche in Giuseppe Flavio

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Saulnier
view post Posted on 13/2/2010, 17:20 by: Saulnier     +1   -1




A proposito di un'eventuale influenza dell'Halosis sull'opera di Malalas sarebbe interessante comprendere se all’interno della Chronografia , o in quelle altre opere che spesso hanno avuto proprio Malalas come ‘source’ principale (vedi le numerose cronografie bizantine) vi siano altre tracce di episodi peculiari all’Halosis.
Uno studio di questo tipo, inutile nasconderlo presenta intrinseche difficoltà su molteplici aspetti e raggiungere certezze su una tale materia non mi pare possibile.
Tuttavia, alcune di queste difficoltà, a mio modo di vedere, possono essere superate concentrando l’attenzione su singole narrazioni che nel testo dell’Halosis, così come ci si presenta oggi, palesano evidenti problemi e contraddizioni, spesso frutto di interpolazioni o cesure nel testo originale.
In questi casi, ha senso cercare nelle diverse opere che, possibilmente conoscevano l’Halosis in una versione meno epurata, quegli indizi che consentano di ridare una verosimiglianza storica alla narrazione flaviana.
Il tutto è complicato dal fatto che Iohannes Malalas nel libro X della sua Chronografia, sembra fare un uso abbondante di quei testi apocrifi appartenenti al cosiddetto Ciclo di Pilato, i quali presentano alcune analogie con il testo attuale dell’Halosis ed in particolare con alcune sue interpolazioni caratteristiche.
In effetti, è’ assolutamente palese che alcune inserzioni cristiane nell’Halosis provengano da un compilatore direttamente ‘ispirato’ dai testi apocrifi appartenenti al Ciclo di Pilato.
Ma il contrario può essere avvenuto?
Ovvero, elementi originariamente presenti nell’Halosis ma in seguito epurati in quanto imbarazzanti per l’ortodossia, potrebbero essere finiti, opportunamente ‘mascherati’ in senso cristiano, all’interno degli scritti del Ciclo?
Io ritengo di sì.

Chronografia di Malalas (Libro X)

Fu portato invece a Caifa, pontefice massimo e quindi fu consegnato al governatore Ponzio Pilato. Procla, moglie di Pilato, mandato immediatamente un messaggero, lo ammonì affinché nessuno aggredisse quell’uomo giusto. Molte cose infatti, disse, oggi mi sono accadute in sogno a causa di lui. Quindi i Giudei, venuti a conoscenza di ciò, tumultuando esclamarono: sbarazzati di lui, sbarazzati di lui, crocifiggilo.

Siamo in presenza di un brano impregnato di temi direttamente ispirati dai testi apocrifi del Ciclo di Pilato che a loro volta esasperano (specialmente in chiave anti-giudaica) e rielaborano informazioni attinte dai vangeli canonici ed in particolare Matteo (per la moglie di Pilato) e Giovanni (IX,15) dove in effetti i Giudei reclamano la crocifissione del Cristo con le stesse parole.
Vorrei concentrare l’attenzione tuttavia su un’informazione presente in Malalas ma in verità assente e anzi negata dai Vangeli. Malalas ci dice che i Giudei reclamano la crocifissione di Cristo davanti a Pilato, tumultuando .

Et cognoscentem hoc Iudaei, seditionem concitaverunt dicentes, tolle tolle crucifige eum.

Seditionem concitaverunt, afferma anche il Laterculus Malalianum (Chronicon Palatinum).

Malalas evidentemente trae questa informazione ancora da testi appartenenti al Ciclo. In particolare nella Lettera di Pilato a Tiberio il timore di una rivolta è paventato da Pilato.

Se pertanto non avessi temuto che si sollevasse un tumulto tra il popolo, già quasi in agitazione, forse quest’uomo vivrebbe ancora in mezzo a noi.

Ma soprattutto nell’Anaphora Pilati (versione B, editi per la prima volta con traduzione latina da Fabricius nel 1719, edizione critica e testo greco in Evangelia Apocrypha pag.443, 1876 di Tischendorf - http://www.archive.org/stream/evangeliaapo...e/n539/mode/1up -, testo ricostruito collazionando cinque MSS greci databili tra il XII e il XV secolo)

Infatti, mentre io, mio signore, secondo gli ordini della tua clemenza, stavo adempiendo ai doveri del mio territorio di governo, che è una delle città d'Oriente, il cui nome è Gerusalemme, in cui è costruito il tempio della nazione ebraica, tutta la moltitudine di Giudei venne insieme e mi consegnò un uomo di nome Gesù, portando molte accuse senza fondamento contro di lui...e poiché molti stavano fomentando una rivolta (stasin) contro di me, io ordinai che fosse crocifisso.

Invito ora a confrontare questo brano con un frammento dell’Historia Chronica di Giovanni di Antiochia (VII secolo) un’opera che ha come fonte principale ancora una volta proprio la Chronographia di Malalas.

Sotto il regno dell’imperatore Tiberio, il Signore Gesù, avendo trentatré anni, fu accusato dai Giudei di distruggere la loro dottrina religiosa e di introdurne un’altra nuova al suo posto. Ed essi si raccolsero tutti insieme a Gerusalemme e fomentarono una rivolta (stasin) contro di lui, proferendo blasfemie contro Dio e Cesare. Prendendo coraggio essi si gettarono su di lui di notte e lo consegnarono a Ponzio Pilato il governatore, il quale, o a causa di un terrore codardo nei confronti della folla o a causa di una promessa di denaro, pur non avendo trovato colpe in lui, ordinò che fosse crocifisso.

L’Historia Chronica è una cronografia scritta nella prima metà del VII da Giovanni di Antiochia. L’opera ci è pervenuta solamente attraverso numerosi excerpta o frammenti, tra cui i principali sono i cosiddetti Excerpta Constantiniana scritti a Constantinopoli per ordine di Constantino VII Porfirogenito nella prima metà del X secolo. Il frammento citato fa parte degli Excerpta de Insidiis ed è il frammento 81 dell’edizione di Mullerus (www.archive.org/stream/fragmentahistor00unkngoog) prima edizione critica dell’Historia Chronica, in cui è possibile visualizzare il testo in greco.
L’edizione di Mullerus è stata superata solo in tempi recenti dall’edizione di Umberto Roberto, Ioannes Antiocheni Fragmenta (Berlino, 2005).
Gli Excerpta de Insidiis ci sono pervenuti attraverso due soli manoscritti, lo Scorialensis Ω 11 (XVI secolo) e il Parisinus gr.1666 (XVI secolo) derivanti da un antenato comune, probabilmente andato distrutto nel grande incendio della biblioteca dell’Escurial nel 1671.

L’Anaphora e il frammento di Giovanni di Antiochia presentano similitudini testuali tali da poter ragionevolmente supporre che essi derivino da una fonte comune ed io ritengo (esattamente come Robert Eisler, The Messiah Jesus) che tale fonte sia proprio l’Halosis evidentemente in una versione meno epurata rispetto a quella di cui disponiamo oggi.

Testimonium Slavorum nell’Halosis.

E molti del popolo lo seguivano ed accoglievano i suoi insegnamenti. Molti animi poi si eccitavano pensando che grazie a lui le stirpi giudaiche si sarebbero liberate dal dominio dei romani. Era suo costume vivere preferibilmente davanti alla città, sul monte degli Ulivi, e qui guariva la gente. E gli si aggregarono centocinquanta seguaci ed una quantità della gente del popolo. Essi, vedendo la sua potenza e vedendo che faceva tutto ciò che voleva con la sola parola, lo esortarono a entrare in città, sterminare i soldati romani e Pilato e regnare su di loro. Ma questi non se ne curò.
Successivamente però, avendo avuto notizia di ciò, i capi giudei si riunirono con il sommo sacerdote e dissero: noi siamo impotenti e troppo deboli per opporci ai romani, siamo come un arco allentato. Andiamo, dunque a riferire a Pilato quanto abbiamo inteso e così non avremo di che preoccuparci; qualora apprendesse ciò da altri, saremmo privati dei nostri averi, noi stessi fatti a pezzi e i nostri figli dispersi. E andarono ad informare Pilato. E questi mandò i propri soldati e fece uccidere molti del popolo e condurre da lui quel taumaturgo.
Avendo indagato sul suo conto, Pilato si convinse che quello era un benefattore e non un malfattore, né un ribelle, né uno che ambisce al potere, e lo rilasciò. Aveva infatti guarito sua moglie che era moribonda. Ritornato nei luoghi consueti, continuò a fare le cose abituali. Ed essendosi raccolte nuovamente attorno a lui molte persone, acquistò gloria con le proprie opere più di tutti. I dottori della Legge furono di nuovo presi dall’invidia contro di lui e offrirono trenta talenti a Pilato per poterlo uccidere. Questi li accettò e permise che attuassero loro stessi ciò che desideravano. Cercavano quindi il momento adatto per ucciderlo. Avevano infatti dato precedentemente a Pilato trenta talenti affinché consegnassero loro Gesù. Ed essi lo crocifissero contro la legge dei padri e lo derisero grandemente.
Dopodichè essi sollevarono una seconda rivolta.


L’episodio del ‘taumaturgo’ doveva dunque aver rappresentato per Giuseppe Flavio la prima rivolta. Una rivolta che nel testo non compare più ma che doveva verosimilmente comparire nella versione originaria dell’opera flaviana e che culminò con la crocifissione del Nazareno.
Analizzando il frammento di Giovanni di Antiochia scopriamo che i Giudei si raccolsero a Gerusalemme e fomentarono una rivolta contro...Gesù!!
Ma fu davvero così?
Se i rivoltosi proferirono blasfemie contro Cesare vuol dire che erano zeloti e la rivolta non fu contro Gesù ma contro Pilato. Ed è in effetti quanto afferma l’autore dell’Anaphora Pilati riferendosi allo stesso episodio, dove vediamo ancora una volta i Giudei raccolti a Gerusalemme fomentare una rivolta contro Pilato...per ottenere la crocifissione di Gesù!!
Due scribi cristiani, ciascuno indipendentemente dall’altro, trasformano in senso ‘cristiano’ ed antigiudaico, un episodio ‘storico’ reale. Ma analizzando queste differenze, comparandole con la versione attuale del TS nell’Halosis è ancora possibile scoprire la verità. I veri protagonisti della rivolta furono i “seguaci del taumaturgo”, coloro che “vedendo la sua potenza e vedendo che faceva tutto ciò che voleva con la sola parola, lo esortarono a entrare in città, sterminare i soldati romani e Pilato e regnare su di loro”
Pilato intervenne trucidando molti dei Galilei suoi seguaci (TS) e, se dopo aver catturato il loro leader ne ordinò la crocifissione vuol dire che si convinse che quello era un malfattore, un ribelle e uno che ambisce al potere.
E questo malgrado quanto affermi oggi la parte finale del TS, un brano in cui l’interpolatore cristiano ha lasciato le impronte digitali.
In effetti in un’altra nota interpolazione cristiana nell’Halosis relativa allo squarcio del velo del Tempio, leggiamo:

Questo velo era intero prima di questa generazione, perché la popolazione era pia; ma ora è doloroso da vedere, perché fu improvvisamente strappato dalla sommità fino in basso, quando essi, mediante corruzione, consegnarono alla morte il benefattore degli uomini e colui che da quanto si può giudicare dalle sue azioni non fu un uomo.

Il compilatore cristiano insiste su due temi a lui cari, mostrare l’artefice di miracoli come un benefattore e i Giudei corrompere Pilato per ottenere la sua morte (un tema peraltro ripreso anche da Giovanni di Antiochia).
Nei Vangeli il racconto edulcorato dell’arresto di Gesù nasconde un avvenimento ben più cruento e di ben altra portata strettamente correlato a questa rivolta. Vi vediamo uno dei suoi discepoli (Simon Pietro secondo il Vangelo di Giovanni) colpire con la spada uno dei servi del sommo sacerdote e mozzargli un orecchio. Secondo il racconto dell’evangelista l’iniziativa di Simone resta isolata, non esplode alcuna sommossa. I discepoli abbandonano Gesù nelle mani dei sacerdoti e fuggono via apparentemente senza aver dato seguito all’azione di forza tentata da Simon Pietro. Ma fu davvero così?
Nel TS leggiamo:

E questi [Pilato] mandò i propri soldati e fece uccidere molti del popolo e condurre da lui quel taumaturgo.

Considerati gli intenti dei seguaci del taumaturgo palesati poco prima (sterminio dei Romani e di Pilato e un re di stirpe giudaiche sul trono di Gerusalemme) è verosimile pensare che queste persone si siano immolate docilmente senza reagire prendendo le armi?
Ora, il passaggio citato dell’Halosis richiama alla mente una frase che l’autore del Vangelo di Luca mette in bocca al Dio Gesù materializzatosi ex eventu e solamente sulla pergamena.

Lc 13,1: In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.

Questi Galilei, trucidati da Pilato non furono gli stessi zeloti che si batterono contro i Romani nella rivolta culminata con l’arresto di Gesù?
Io credo di sì, ed è in particolare il dettaglio relativo ai sacrifici per la Pasqua che me lo fa pensare. Ecco infatti quanto leggiamo riguardo l’arresto di Gesù nel Toledoth Yeshu nella versione tradotta in latino da Wagenseil (Johann Christopherus Wagenseilius, Tela ignea Satanae, vol.2, 1681)

“Se voi mi obbedite” disse loro Giuda, “io vi consegnerò questo impuro domani a quest’ora!” “Sei dunque al corrente dei suoi movimenti?” “Sì “ disse Giuda “egli si recherà domani a quest’ora al Tempio per adempiere i sacrifici della Pasqua. Io ho giurato per i dieci comandamenti di non consegnarvelo. Lo accompagneranno duemila uomini tutti vestiti alla stessa maniera. Siate pronti domani a quest’ora. L’uomo davanti al quale io mi inchinerò e prosternerò, sarà l’impuro. Comportatevi da prodi guerrieri di fronte alla sua truppa e impadronitevi di lui”. Simeone figlio di Setaci, tutti gli Anziani e i Saggi furono pieni di gioia e decisero di adeguarsi a quanto Giuda aveva detto loro. L’indomani Yeshu arrivò accompagnato da tutta la sua truppa. Giuda gli venne incontro e chinandosi si prosternò a terra davanti a lui. I Gerosolimitani, armati e preparati per la battaglia, si impadronirono di Yeshu. I suoi discepoli videro che egli era loro prigioniero e che era impossibile battersi contro di loro: scappando a gambe levate si lanciarono in pianti e grida in grande quantità. I Gerosolimitani lo catturarono e trionfarono su questo bastardo figlio di un’impura e su tutta la sua truppa, essi ne trucidarono un grande numero mentre il resto fuggì sui monti.

Gli zeloti-galilei quando la situazione precipita fuggono sempre sui monti come ci insegna Marco 13,14 : Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti.

Il passaggio del Toledoth è sorprendente e molto più 'storico' di quanto oggi leggiamo nei Vangeli. Vi fu una battaglia, gli zeloti di Yeshu ebbero la peggio, il loro sangue fu mescolato a quello dei loro sacrifici e il loro capo fu catturato. Se i seguaci di Cristo furono davvero duemila allora una intera coorte di soldati (Gv18,12), non sarebbe stata sufficiente contro questo esercito e di fondamentale importanza diventava l’aiuto degli erodiani e dei giudei filo-romani.
I partigiani di Cristo abbandonarono il loro capo al suo triste destino. Solo un’eco del racconto del Toledoth in Marco14,50:Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.
Celso nella sua opera perduta insisteva su questa nota dolente come ci racconta lo pseudo-Origene in Contra Celsum, II 12

Un generale valente e capo di molte decine di migliaia di soldati non fu mai tradito, anzi nemmeno fu tradito un capo-brigante malvagio e comandante di uomini completamente depravati: egli risulta pur utile ai suoi compagni! Gesù invece, dal momento che fu tradito da chi era a lui sottoposto, evidentemente non comandò come un valente generale e, neppure dopo aver ingannato i suoi discepoli, riuscì ad infondere in loro, nei suoi riguardi, quella benevolenza, per chiamarla così, che si nutre per un capo-brigante.

Paragone che in questo contesto assume tutto il suo significato. Un Cristo questo, leader zelota, che somiglia molto a quello che conosceva Ierocle, citato da Lattanzio (Divinae Institutiones, V,III,4):

Christum [ ] a Iudaeis fugatum collecta nongentorum hominum manu latrocinia fecisse.

Continua...
 
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