L'antropologia biblica è tutt'altro che univoca e purtroppo questa equivocità 'apparente' fa propendere sempre ai due estremi: (1) l'anima vivrà in beatitudine senza corpo nell'aldilà, oppure (2) noi siamo uno ammasso di organi e niente più. Ma nella realtà raccogliendo i dati sparsi un po dovunque nella Bibbia analizzandoli a dovere e affiancandoli a quello che sappiamo da altri fonti: Storiche, archeologiche, linguistiche, letterarie; si arriva ad una conclusione che non contrappone le due cose. La bibbia vede l'uomo come una unità composta; l'uomo è "corpo" ma non solo. Solo quando i due elementi sono insieme
si vive veramente, quando uno dei due manca è una
non vita. Persino nello sce'òl o l'ades cristiano si è "nudi" "deboli" e "comatosi" ma senza perdere l'identità, solo che tale stato nella mentalità semita non era per niente allettante visto le loro abitudini pratiche e materialiste. L'Uomo biblico del tempo griderebbe così: "Col corpo mangio, bevo e faccio sesso, questa è benedizione divina e VERA VITA..."
(tipico schema mentale interpretativo semita)
Comunque da qui a voler analizzare punto per punto ogni osservazione biblica pro e contro ce ne vuole. Ma comunque potremmo riassumere così:
1) Per la Bibbia l'uomo è un corpo ma non solo.
2) Nonostante esso muore la sua identità va in un altro posto: lo Scheol ebraico o l'ade cristiano.
3) Questa sua identità non può essere definita con nessun nomignolo dato che vengono usati promiscuamente tanti termini.
4)la meditazione post esilio comincio a chiamare questa identità metafisica con anima (psichè) senza abbandonare il termine "spirito".
5) Nello stesso periodo la riflessione teologica capì che le "ombre" o i "rephaim" dello scheol sarebbero nuovamente tornati nei corpi da cui erano stati sfrattati; E QUINDI LA RISURREZIONE. (vedi il finale di daniele come esempio)
6) Poi arrivo il cristianesimo prese tutti questi dati sparsi, prima
li confermò e poi li precisò.
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