Studi sul Cristianesimo Primitivo

Pesce: "Gesù non voleva una nuova religione"

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defréauville
view post Posted on 18/1/2010, 13:26     +1   -1




Gentili amici,
sono nuovo. Abito vicino Roma e mi chiamo Francesco, sono uno studente.

Leggendo il celebre libro "Inchiesta su Gesù" di Augias e Pesce, sono rimasto perplesso su una frase.

Pesce asserisce che Gesù non intendeva fondare una nuova religione.

Allora io mi domando cosa significhi Mt 16,18:

Kἀγὼ δέ σοι λέγω ὅτι σὺ εἶ Πέτρος, καὶ ἐπὶ ταύτῃ τῇ πέτρᾳ οἰκοδομήσω μου τὴν ἐκκλησίαν, καὶ πύλαι ᾅδου οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς

[E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa]

Se Matteo usa il vocabolo ἐκκλησίαν [chiesa], che presso gli ebrei indicava [secondo il diz. GI Montanari] una comunità, significa che Cristo intendeva fondare una comunità giudaica per così dire "riformata", che liberasse Dio dalle sovrastrutture farisaiche e inaugurasse un periodo di centralità dell'uomo.

Grazie a Gesù l'uomo ottiene il Libero Arbitrio, premio della Nuova Alleanza con Dio, resosi uomo che, patendo sofferenze umane e quindi rendendosi conto delle nostre tribolazioni, ha pagato per i nostri peccati.

Tutte queste riflessioni, anche se molto generali e incomplete, sono già sufficienti a farmi ritenere parzialmente errata la frase di Pesce.

Io ritengo che Gesù non intendesse fondare una nuova religione, ma riformare il credo giudaico e in questo ritengo che Egli volesse fondare una nuova religione, nuova nel senso di rinnovata.

Chiedendo agli Apostoli di battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e dando a Pietro la cattedra della Sua Chiesa, Gesù intendeva fondare una comunità di giudei nuovi, la cui entrata sarebbe stata costituita dal battesimo e tutte le nazioni della Terra ne avrebbero potuto beneficiare mediante l'opera instancabile dell'evangelizzazione.

I seguaci di Cristo sarebbero rinati in Lui col battesimo e lo avrebbero dunque adorato come consustanziale [principio dell'homousia] al Padre e quindi come Dio stesso.

Si realizzano così le profezie e si dà un senso alla Antica Alleanza con la Nuova.

Vi sarei grato se esprimeste le vostre riflessioni in merito.

Francesco
 
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view post Posted on 18/1/2010, 15:11     +1   -1
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Basterebbe sostenere che Mt 16,18 non è genuino (in fondo si trova solo in Matteo) , bensì introdotto dalla "Chiesa" :-)

Secondo me il tuo interrogativo è interessante, ma ti spingi troppo in là con le interpretazioni relative al libero arbitrio, all'antica e nuova alleanza, letture trinitarie, ecc.
Per una singola frase mi sembra troppo!

E' vero che Gesù annucia "tempi nuovi", ma in che misura questo significasse per lui una nuova religione (o, se prefersici, un giudaismo riformato) è difficile a dirsi. Bisognerebbe capire cosa "aveva in mente" Gesù quando ha pronunciato questa o quella frase.

Il thread è interessante, per provare a puntellare il tuo discorso con una citazione meno malsicura potrei provare ad aggiungere (Mt 9, 16 - Mc 2, 21 - Lc 5, 36):

<<nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano>>

Ciao, Talità
 
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defréauville
view post Posted on 18/1/2010, 18:02     +1   -1




Ti ringrazio per la risposta.

Presagivo che qualcuno avrebbe scritto che sarebbe bastato confutare l'autenticità del verso sul primato petrino.

Tuttavia occorrerebbe confutarlo archeologicamente per pensarlo con decisione; ma forse sono io che non so se questo è già avvenuto nel mondo accademico ed ecclesiastico e mi documenterò meglio.

Per quanto riguarda Mt 9,16 ecc. sono d'accordo. Anche Lc 24, 47 e Mt 28,18-20 rendono bene l'idea.

Francesco
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 19/1/2010, 01:50     +1   -1




Ma cosa intendi per confutare archeologicamente?

Ricordiamo inoltre che l'altro passo in cui Matteo (e solo lui) usa il termine ἐκκλησία è Mt 18,17 (...dillo all'assemblea...se non ascolta neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano) che ha tutta l'aria di essere un'istruzione comunitaria sorta in un contesto che non è più quello del ministero di Gesù (e infatti nessuno studioso gliela attribuisce), anche se a onor del vero va detto che esso (con la sua concezione poco positiva dei gentili) è precedente all'epoca specifica in cui si colloca l'evangelista, la cui comunità è già divenuta aperta ai gentili (cfr. Mt 28,19).

Quanto al tema in questione, io direi che Gesù ha voluto preparare e radunare (con la sua missione profetica itinerante e anche con l'istituzione dei Dodici) Israele in vista della sua prossima restaurazione in occasione della venuta del regno di Dio.
Per cui può andarmi anche bene dire che egli intendeva "rinnovare". Ma una missione di rinnovamento d'Israele è qualcosa di veramente molto lontano dall'idea di una "nuova religione".
E quando tu parli di una comunità religiosa in cui si entra tramite il solo battesimo - senza più circoncisione e i vari altri identity-markers del giudaismo - e in cui addirittura sta al centro l'adorazione di Gesù in quanto consustanziale al Padre, beh questo non è in alcun modo un "giudaismo rinnovato", ma precisamente una nuova religione.

In ogni caso, non ritengo possibile argomentare che il Gesù storico abbia dichiarato obsoleta l'osservanza dei precetti della Torah, né che si possano far risalire alle sue intenzioni la missione di evangelizzazione dei gentili e tanto meno il culto della sua persona.

Per cui l'affermazione di Pesce resta, a mio avviso, vera e anche molto solida.
 
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view post Posted on 19/1/2010, 09:00     +1   -1
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CITAZIONE (JohannesWeiss @ 19/1/2010, 01:50)
Ma cosa intendi per confutare archeologicamente?

Ricordiamo inoltre che l'altro passo in cui Matteo (e solo lui) usa il termine ἐκκλησία è Mt 18,17 (...dillo all'assemblea...se non ascolta neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano) che ha tutta l'aria di essere un'istruzione comunitaria sorta in un contesto che non è più quello del ministero di Gesù (e infatti nessuno studioso gliela attribuisce), anche se a onor del vero va detto che esso (con la sua concezione poco positiva dei gentili) è precedente all'epoca specifica in cui si colloca l'evangelista, la cui comunità è già divenuta aperta ai gentili (cfr. Mt 28,19).

Quanto al tema in questione, io direi che Gesù ha voluto preparare e radunare (con la sua missione profetica itinerante e anche con l'istituzione dei Dodici) Israele in vista della sua prossima restaurazione in occasione della venuta del regno di Dio.
Per cui può andarmi anche bene dire che egli intendeva "rinnovare". Ma una missione di rinnovamento d'Israele è qualcosa di veramente molto lontano dall'idea di una "nuova religione".
E quando tu parli di una comunità religiosa in cui si entra tramite il solo battesimo - senza più circoncisione e i vari altri identity-markers del giudaismo - e in cui addirittura sta al centro l'adorazione di Gesù in quanto consustanziale al Padre, beh questo non è in alcun modo un "giudaismo rinnovato", ma precisamente una nuova religione.

In ogni caso, non ritengo possibile argomentare che il Gesù storico abbia dichiarato obsoleta l'osservanza dei precetti della Torah, né che si possano far risalire alle sue intenzioni la missione di evangelizzazione dei gentili e tanto meno il culto della sua persona.

Per cui l'affermazione di Pesce resta, a mio avviso, vera e anche molto solida.

l'affermazione di Pesce è del tutto priva di senso, il concetto di religione infatti è un concetto stratificato nel corso dei secoli. Gli ebrei non avevano un concetto di religione, la religione in Cicerone o Celso è ben altro da quello che si intende oggi con tale termine, la Storia delle religioni ha messo ben in chiaro quanto sia problematico usare tale termine al difuori della modernità occidentale, poichè esso è il prodotto della riflessione teologica e filosofica dell'occidente nel corso dei secoli. Chiedersi se Gesù avesse voluto fondare una nuova religione è del tutto anacronistico, significa attribuirgli schemi concettuali che non poteva avere. La frase serve solo a generare scompiglio tra i lettori meno accorti.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 19/1/2010, 10:48     +1   -1




CITAZIONE (-Waylander- @ 19/1/2010, 09:00)
l'affermazione di Pesce è del tutto priva di senso, il concetto di religione infatti è un concetto stratificato nel corso dei secoli. Gli ebrei non avevano un concetto di religione, la religione in Cicerone o Celso è ben altro da quello che si intende oggi con tale termine, la Storia delle religioni ha messo ben in chiaro quanto sia problematico usare tale termine al difuori della modernità occidentale, poichè esso è il prodotto della riflessione teologica e filosofica dell'occidente nel corso dei secoli. Chiedersi se Gesù avesse voluto fondare una nuova religione è del tutto anacronistico, significa attribuirgli schemi concettuali che non poteva avere. La frase serve solo a generare scompiglio tra i lettori meno accorti.

Va bene, Way, sono d'accordo sul fatto che l'interrogativo se Gesù pensasse di fondare una nuova religione è del tutto anacronistico, e di conseguenza lo è pure la risposta.
Ma non sono d'accordo che sia Pesce a lanciare l'anacronismo, bensì lo raccoglie da quella che è un'idea molto diffusa (non ovviamente tra gli studiosi, bensì tra la gente comune, che è il pubblico a cui Inchiesta su Gesù si rivolgeva) secondo cui Gesù è il fondatore del cristianesimo, e non un normale credente ebreo, se non a livello di anagrafe.
E di fronte a questa percezione diffusa, dire che Gesù non intendeva fondare una religione, sarà certamente un linguaggio d'impatto e poco ortodosso, ma almeno ha il pregio di puntare dritto alla verità storica (Gesù si riconosceva pienamente nella fede d'Israele, incentrata sul Tempio e sulla Torah / non entro qui nel merito specifiche delle sfumature teologiche dei vari "partiti, che erano numericamente delle minoranze), evitando tutti quei fronzoli teologici per cui "Sì, Gesù era ebreo, ma c'era un'eccedenza...sì, Gesù osservava la Torah, ma con le antitesi, con la sua rivendicazione di autorità, con il suo rapporto con i peccatori, la oltrepassava bla bla" etc.

Se poi vogliamo porre delle domande storiche in modo più formalmente corretto ci chiederemo: Gesù intendeva o ha fatto qualcosa per creare delle comunità sia di ebrei, sia di gentili, sia miste, il cui culto fosse incentrato sulla sua persona? La missione ai gentili rispondeva a delle sue istruzioni? Egli intendeva o ha fatto qualcosa affinché nascesse una forma di giudaismo "estrema" (e presto destinata ad autonomizzarsi e smettere di essere "giudaismo") come quella delle chiese composte da gentili che non si circoncidono, che non osservano il sabato e le leggi alimentari?
La risposta a queste domande - a mio avviso - è semplicemente: No.
Poi sarà interessantissimo analizzare le dinamiche che hanno portato alla formazione di queste forme religiose (ancora non fuoriuscite dal giudaismo) che Gesù non avrebbe mai immaginato, e anche illustrare quali elementi della predicazione storica di Gesù poterono essere ripresi, in relazione ad un contesto e a problematiche nuove, all'interno di questo processo.
Ma la prima risposta dev'essere chiara: l'esistenza delle comunità giudeo-cristiane di Q o di Matteo, di quelle ellenistiche di Paolo, Marco, Luca, Giovanni, non corrispondono alle intenzioni storiche di Gesù, le quali consistevano nel preparare Israele alla venuta del regno di Dio, e non nel fondare o porre le basi per la formazione di comunità dedite a forme più o meno nuove, più o meno marginali, di giudaismo.
 
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defréauville
view post Posted on 19/1/2010, 14:07     +1   -1




CITAZIONE
Ma cosa intendi per confutare archeologicamente?

Beh, non abbiamo (almeno per quello che so) papiri integri abbastanza del vangelo di Matteo con cui confrontare i codici successivi almeno all'editto di Milano. Come possiamo verificare paleograficamente che Mt 16,18 sia un'interpolazione? A mio avviso è improbabile farlo con rigore scientifico, se non tentare con delle supposizioni quali le tue.

CITAZIONE
E quando tu parli di una comunità religiosa in cui si entra tramite il solo battesimo - senza più circoncisione e i vari altri identity-markers del giudaismo - e in cui addirittura sta al centro l'adorazione di Gesù in quanto consustanziale al Padre, beh questo non è in alcun modo un "giudaismo rinnovato", ma precisamente una nuova religione.

Io direi che in ogni caso quella di Pesce è un'affermazione opinabile.
CITAZIONE
In ogni caso, non ritengo possibile argomentare che il Gesù storico abbia dichiarato obsoleta l'osservanza dei precetti della Torah, né che si possano far risalire alle sue intenzioni la missione di evangelizzazione dei gentili e tanto meno il culto della sua persona.

Beh però così non consideriamo le sue parole, volte a istruire gli Apostoli su come portare la Sua parola a tutte le nazioni del mondo (compresi i gentili).

CITAZIONE
La frase serve solo a generare scompiglio tra i lettori meno accorti.

In effetti io sono passato come uno di quelli, però anch'io confermo di essermi posto il problema di capire perché Pesce avesse usato proprio il termine "religione". Forse la problematica è da inquadrare in un contesto ideologico quale quello personale di Pesce.

CITAZIONE
Ma la prima risposta dev'essere chiara: l'esistenza delle comunità giudeo-cristiane di Q o di Matteo, di quelle ellenistiche di Paolo, Marco, Luca, Giovanni, non corrispondono alle intenzioni storiche di Gesù, le quali consistevano nel preparare Israele alla venuta del regno di Dio, e non nel fondare o porre le basi per la formazione di comunità dedite a forme più o meno nuove, più o meno marginali, di giudaismo.

Pur essendo molto esplicativa la tua risposta, la tua riflessione sembra tralasciare molti passi del vangelo (che spero non riterrai completamente disegno di evangelisti troppo teologanti o addirittura tutte interpolazioni successive), in cui traspare un Gesù universale e non solo giudeo. Per me la rivelazione del Cristo è volta a tutte le nazioni; del resto pure in Isaia (che è la base da cui parte il movimento cristiano per giustificare la venuta del Messia Spirituale Gesù) si legge che la venuta del Salvatore avrebbe avuto un impatto di carattere universale e dunque mondiale (sempre tenendo presente il concetto di mondo di allora).
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 19/1/2010, 17:48     +1   -1




CITAZIONE (defréauville @ 19/1/2010, 14:07)
Beh, non abbiamo (almeno per quello che so) papiri integri abbastanza del vangelo di Matteo con cui confrontare i codici successivi almeno all'editto di Milano. Come possiamo verificare paleograficamente che Mt 16,18 sia un'interpolazione? A mio avviso è improbabile farlo con rigore scientifico, se non tentare con delle supposizioni quali le tue.

Le interpolazioni non c'entrano. Un detto può tranquillamente appartenere originariamente ad un vangelo (senza quindi essere un'interpolazione successiva) senza per questo risalire al Gesù storico.

CITAZIONE
Beh però così non consideriamo le sue parole, volte a istruire gli Apostoli su come portare la Sua parola a tutte le nazioni del mondo (compresi i gentili).

Ci sono parole su questo argomento che non siano pronunciate dal Risorto?

CITAZIONE
In effetti io sono passato come uno di quelli, però anch'io confermo di essermi posto il problema di capire perché Pesce avesse usato proprio il termine "religione". Forse la problematica è da inquadrare in un contesto ideologico quale quello personale di Pesce.

Cosa intendi per il "contesto ideologico personale" di Pesce?

CITAZIONE
Pur essendo molto esplicativa la tua risposta, la tua riflessione sembra tralasciare molti passi del vangelo (che spero non riterrai completamente disegno di evangelisti troppo teologanti o addirittura tutte interpolazioni successive), in cui traspare un Gesù universale e non solo giudeo. Per me la rivelazione del Cristo è volta a tutte le nazioni; del resto pure in Isaia (che è la base da cui parte il movimento cristiano per giustificare la venuta del Messia Spirituale Gesù) si legge che la venuta del Salvatore avrebbe avuto un impatto di carattere universale e dunque mondiale (sempre tenendo presente il concetto di mondo di allora).

La missione di Gesù riguardava esclusivamente Israele. E' vero però che Gesù aspettava un evento dalle dimensioni universali, quale la venuta del regno di Dio, ed era del tutto normale - come giustamente dici - aspettarsi che nel tempo finale le genti sarebbero venute in pellegrinaggio a Sion e si sarebbero convertite al Dio d'Israele. E' possibile, forse anche probabile che Gesù avesse in mente uno scenario del genere (in questo senso è possibile intendere Mt 8,11-12 // Lc 13,28-29 ; anche se è altrettanto possibile che i "molti" che vengono da oriente e occidente rappresentino la diaspora, e non le genti).
Se egli pensava ad un siffatto scenario, si trattava comunque di qualcosa che sarebbe avvenuto nel futuro, con la venuta del regno di Dio, e in ogni caso sarebbe stato un pellegrinaggio miracoloso dei gentili, e non una missione sistematica ai gentili.
 
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defréauville
view post Posted on 19/1/2010, 18:25     +1   -1




CITAZIONE (JohannesWeiss @ 19/1/2010, 17:48)
Ci sono parole su questo argomento che non siano pronunciate dal Risorto?

Beh possiamo considerare Mt 9,12 (Ma Gesù, avendoli uditi, disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati").

CITAZIONE (JohannesWeiss @ 19/1/2010, 17:48)
Cosa intendi per il "contesto ideologico personale" di Pesce?

Intendo la sua formazione culturale e in ogni caso proprio la sua attività di storico ateo, il cui fine era di rispondere alle domande di un grande pubblico, incarnato nel libro da Augias.



 
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JohannesWeiss
view post Posted on 19/1/2010, 19:07     +1   -1




CITAZIONE (defréauville @ 19/1/2010, 18:25)
Beh possiamo considerare Mt 9,12 (Ma Gesù, avendoli uditi, disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati").

No, questa non è proprio una istruzione agli apostoli sull'evangelizzazione delle nazioni, bensì una risposta occasionale con cui Gesù si difende dalle accuse per il suo accompagnarsi a peccatori ed esattori delle tasse.

CITAZIONE
Intendo la sua formazione culturale e in ogni caso proprio la sua attività di storico ateo, il cui fine era di rispondere alle domande di un grande pubblico, incarnato nel libro da Augias.

La formazione culturale di Pesce è avvenuta in ambito cattolico. Ha studiato con il benedettino Jacques Dupont e con Rudolf Schnackenburg, due dei più grandi esegeti cattolici del secolo appena trascorso.
E la sua attività è semplicemente di "storico", e non di "storico ateo".
Quanto alla religiosità o non-religiosità personale di Pesce, non è un'informazione nota. Pare che egli sia molto attento a tenersi la cosa per sé, e a presentarsi pubblicamente solo in veste di storico, e in quanto tale dialoga egualmente con credenti e non credenti. A certi atei sembra un cattolico (ricordo che un nostro utente, Giancarlo Tranfo, non lo poteva proprio soffrire), a certi cattolici sembra un ateo (come nel tuo caso).
In questo forum ne abbiamo discusso della questione in più di un'occasione (ora non saprei più rintracciare i threads). La mia opinione personale è che Pesce, da un lato, non sia affatto ateo (va tra l'altro sottolineato che, in quanto storico, tende a reputare storici racconti di miracoli e di esperienze di contatto con il soprannaturale, come la trasfigurazione o le apparizioni pasquali - senza affatto interpretarle, come ha erroneamente insinuato Ravasi, come "allucinazioni"), dall'altro, che non si riconosca affatto nel cattolicesimo istituzionale.
Potrebbe essere un cattolico "indipendente", un cristiano senza particolare affiliazione confessionale, o forse nemmeno un cristiano ma semplicemente una persona con una propria religiosità (in cui però Gesù riveste probabilmente un posto significativo).
Comunque stiano le cose, direi che sono fatti suoi.
Di mestiere fa lo storico e lo fa proponendo argomenti, e su questa base, e solo su questa, va valutato.
 
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view post Posted on 20/1/2010, 02:56     +1   -1
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Se poi vogliamo porre delle domande storiche in modo più formalmente corretto ci chiederemo: Gesù intendeva o ha fatto qualcosa per creare delle comunità sia di ebrei, sia di gentili, sia miste, il cui culto fosse incentrato sulla sua persona? La missione ai gentili rispondeva a delle sue istruzioni? Egli intendeva o ha fatto qualcosa affinché nascesse una forma di giudaismo "estrema" (e presto destinata ad autonomizzarsi e smettere di essere "giudaismo") come quella delle chiese composte da gentili che non si circoncidono, che non osservano il sabato e le leggi alimentari?
La risposta a queste domande - a mio avviso - è semplicemente: No.

Questa schizofrenia tra un Gesù storico e un Cristo della fede, o peggio, un cristo della dogmatica ecclesiale, ormai ha raggiunto nella mente di alcuni biblisti cattolici dei livelli talmente abissali che mi chiedo perché non diventino tutti atei. Io sono di parere radicalmente diverso su tutto quello che hai detto.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 20/1/2010, 10:16     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 20/1/2010, 02:56)
Questa schizofrenia tra un Gesù storico e un Cristo della fede, o peggio, un cristo della dogmatica ecclesiale, ormai ha raggiunto nella mente di alcuni biblisti cattolici dei livelli talmente abissali che mi chiedo perché non diventino tutti atei. Io sono di parere radicalmente diverso su tutto quello che hai detto.

Io non posso certo fregiarmi del titolo di biblista, ma di quello di cattolico sì.
Perché mai dovrei diventare ateo? Io credo che Dio si sia insuperabilmente comunicato e rivelato in Gesù Cristo, sia attraverso la vicenda storica di Gesù sia attraverso la vicenda storica della chiesa primitiva che ha approfondito e sviluppato la fede nella sua persona.
Forse tu sei dell'idea che la cristologia della chiesa primitiva doveva essere sostanzialmente presente già nel Gesù storico. Io non vedo affatto questa necessità, e attribuisco quindi un'incidenza molto maggiore, quanto alla rivelazione, alle esperienze della risurrezione di Gesù, che non rappresenta per me una semplice "conferma" di quanto c'era già prima, ma una vera e propria svolta (Romano Penna parla, sulla scia di Cerfaux, di un "secondo inizio del cristianesimo"). Ed ovviamente vedo questa svolta da Pasqua in poi come autentica rivelazione di Dio, e non come distorsione o tradimento (sebbene sul piano storico questa fase non corrisponda ai pensieri e alle intenzioni di Gesù).
 
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view post Posted on 20/1/2010, 10:47     +1   -1
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CITAZIONE (JohannesWeiss @ 19/1/2010, 10:48)
CITAZIONE (-Waylander- @ 19/1/2010, 09:00)
l'affermazione di Pesce è del tutto priva di senso, il concetto di religione infatti è un concetto stratificato nel corso dei secoli. Gli ebrei non avevano un concetto di religione, la religione in Cicerone o Celso è ben altro da quello che si intende oggi con tale termine, la Storia delle religioni ha messo ben in chiaro quanto sia problematico usare tale termine al difuori della modernità occidentale, poichè esso è il prodotto della riflessione teologica e filosofica dell'occidente nel corso dei secoli. Chiedersi se Gesù avesse voluto fondare una nuova religione è del tutto anacronistico, significa attribuirgli schemi concettuali che non poteva avere. La frase serve solo a generare scompiglio tra i lettori meno accorti.

Va bene, Way, sono d'accordo sul fatto che l'interrogativo se Gesù pensasse di fondare una nuova religione è del tutto anacronistico, e di conseguenza lo è pure la risposta.
Ma non sono d'accordo che sia Pesce a lanciare l'anacronismo,

si, non intendevo questo, del resto tale frase risale se non ricordo male alla critica liberale del XIX secolo. E non mi ricordo neppure se sia usata da Pesce o da Augias.
Il punto che volevo sottolineare è che sanità di linguaggio porta a sanità di ragionamento, poichè è attraverso l'astrazione insita nell'uso delle parole che noi elaboriamo schemi e interpretazioni. In questo senso sono abbastanza convinto che uno dei problemi della ricerca sul Gesù storico sia proprio l'uso di un linguaggio troppo carico di significato e significati legati alle elaborazioni culturali della modernità, ma inadatto a cogliere lo specifico della tarda antichità, poichè attraverso l'uso di tale linguaggio essa viene, benchè non volontariamente, caricata di significati e modi di essere che non le appartengono. L'ambiguità lessicale appartiene a questo problema. Il concetto stesso di Gesù storico è un concetto ambiguo, così come quello di verità storica, che sa ancora di illusione positivista. E cosa poi dovrebbe significare la domanda se Gesù è il fondatore del cristianesimo? E' ovvio che Gesù non abbia elaborato il diritto canonico o la supremazia petrina come si è sviluppata nel II millenno della storia della chiesa, così come Henry Ford non ha progettato la nuova Ka. E tuttavia non è negabile che alla base vi sia l'opera del tutto particolare di quell'uomo vissuto nella palestina dei primi decenni del I secolo. Dunque ci troviamo di fronte a un legame dinamico, perchè gli esseri umani sono esseri storici, ma sempre di legame si tratta, non vi è soluzione di continuità tra il Cristo prepasquale, quello post-pasquale e quello "ricordato" per dirla con Dunn. In questo senso non vi è separazione tra il Cristo della storia e il Cristo della fede, perchè noi non conosciamo il Cristo della storia se non attraverso la fede di coloro che lo hanno seguito, non esiste un Cristo separato dalla fede, perchè se anche esistesse a noi semplicemente non è accessibile. Ogni tentativo di accedervi in realtà è solo una proiezione delle convinzioni personali di chi tenta tale operazione. Non è allora possibile separare Cristo dalla predicazione ai gentili, ad esempio, a meno di non ipotizzare, e mi chiedo su quali basi, che i suoi discepoli abbiano da una parte deciso di lasciare tutta la loro vita precedente poichè il richiamo di quest'uomo è stato così forte da indurli a farlo e dall'altra non sia stato abbastanza forte da indurli a impegnarsi per conservare il suo insegnamento e la sua volontà, quasi che egli abbia parlato in un vaccuum dal quale poi ognuno ha preso quello che gli pare interpretandolo come gli pare. Posizione che sembra essere quella di molti interpreti moderni.
L'unica lettura cristologica sensata a mio avviso allora è una cristologia "aperta", una cristologia che ha come elemento fondante l'autocomprensione di quest'uomo, autocomprensione che inevitabilmente si è sviluppata e approfondita nel tempo e che è stata continuata da coloro che lo hanno conosciuto e seguito. In questo senso molte delle domande sul Gesù storico perdono di senso.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 20/1/2010, 12:16     +1   -1




CITAZIONE (-Waylander- @ 20/1/2010, 10:47)
si, non intendevo questo, del resto tale frase risale se non ricordo male alla critica liberale del XIX secolo. E non mi ricordo neppure se sia usata da Pesce o da Augias.
Il punto che volevo sottolineare è che sanità di linguaggio porta a sanità di ragionamento, poichè è attraverso l'astrazione insita nell'uso delle parole che noi elaboriamo schemi e interpretazioni. In questo senso sono abbastanza convinto che uno dei problemi della ricerca sul Gesù storico sia proprio l'uso di un linguaggio troppo carico di significato e significati legati alle elaborazioni culturali della modernità, ma inadatto a cogliere lo specifico della tarda antichità, poichè attraverso l'uso di tale linguaggio essa viene, benchè non volontariamente, caricata di significati e modi di essere che non le appartengono. L'ambiguità lessicale appartiene a questo problema.

Beh, un po' è naturale ed inevitabile che il nostro indagare storico sia carico dei nostri interrogativi e delle nostre prospettive (e questo vale naturalmente - e assai di più - anche per la teologia che non può che ipertrofizzare a dismisura il problema della persona e dell'identità di Gesù, facendolo oltretutto attraverso categorie di epoche successive). Va detto comunque che la ricerca storica dispone degli strumenti adatti (vedi l'antropologia culturale) per limitare i danni e cercare di rispettare il più possibile il gap culturale che ci divide dal passato.

CITAZIONE
Il concetto stesso di Gesù storico è un concetto ambiguo, così come quello di verità storica, che sa ancora di illusione positivista. E cosa poi dovrebbe significare la domanda se Gesù è il fondatore del cristianesimo? E' ovvio che Gesù non abbia elaborato il diritto canonico o la supremazia petrina come si è sviluppata nel II millenno della storia della chiesa, così come Henry Ford non ha progettato la nuova Ka. E tuttavia non è negabile che alla base vi sia l'opera del tutto particolare di quell'uomo vissuto nella palestina dei primi decenni del I secolo.

Me lo chiedo anch'io cosa voglia mai significare l'espressione il "fondatore del cristianesimo". Le religioni si formano (attraverso processi complessi), non si fondano. Meglio sarebbe dire che Gesù è il fondamento del cristianesimo. Che la figura e l'opera di Gesù stia alla base del cristianesimo, è fuori di dubbio, anche se questo non significa naturalmente che, dato Gesù, non potesse che risultarne il cristianesimo. La nascita del cristianesimo non è affatto un frutto necessario dell'opera di Gesù, bensì un suo esito del tutto contingente (sebbene in tale contingenza io, da cristiano, ci veda la mano di Dio). Nemmeno le apparizioni pasquali furono tali da portare automaticamente al cristianesimo, poiché vi furono rami di "cristianesimo" (quelli giudeo-cristiani) che, pur professando la fede nella risurrezione e nella messianicità di Gesù, non fecero mai un passo al di là del giudaismo (e purtroppo sono scomparsi).

CITAZIONE
Dunque ci troviamo di fronte a un legame dinamico, perchè gli esseri umani sono esseri storici, ma sempre di legame si tratta, non vi è soluzione di continuità tra il Cristo prepasquale, quello post-pasquale e quello "ricordato" per dirla con Dunn. In questo senso non vi è separazione tra il Cristo della storia e il Cristo della fede, perchè noi non conosciamo il Cristo della storia se non attraverso la fede di coloro che lo hanno seguito, non esiste un Cristo separato dalla fede, perchè se anche esistesse a noi semplicemente non è accessibile. Ogni tentativo di accedervi in realtà è solo una proiezione delle convinzioni personali di chi tenta tale operazione.

E' evidente che tutte le nostre vie d'accesso al Gesù storico (facendo eccezione eventualmente per il Testimonium Flavianum o altre sporadiche tracce in fonti non cristiane, che però offrono decisamente "poca roba") sono costituite da testimonianze di fede in lui. In questo senso quel che Dunn dice è inoppugnabile.
Ma detto questo, ci sono poi un sacco di specificazioni da fare.
Dire che Gesù è accessibile solo attraverso le testimonianze di chi aveva fede in lui è troppo vago. Ci furono infatti molte e diverse fedi. Ci furono le fedi degli evangelisti canonici - diverse tra di loro - e quelle dei vangeli extra-canonici, e tutte sono diverse tra loro. E tutte queste fedi sono a loro volta più o meno differenti dalle fedi delle fonti o delle tradizioni che hanno ereditato (la fede di Luca non è affatto quella di Q, quella del redattore finale di Tommaso non è quella del suo ipotetico nucleo originario), e queste fedi delle fonti pre-evangeliche e dei vari rami della tradizione non sono a loro volta identiche alla fede che i discepoli storici di Gesù ebbero in lui nel corso del suo ministero.
Per cui, quando si è detto che abbiamo solo accessi di fede al Gesù storico, non si è detto molto. Resta da fare tutto il complesso lavoro per ripercorrere le traiettorie di queste fedi, e cercare di avvicinarsi il più possibile alla "fede ricordante" più antica.

CITAZIONE
Non è allora possibile separare Cristo dalla predicazione ai gentili, ad esempio, a meno di non ipotizzare, e mi chiedo su quali basi, che i suoi discepoli abbiano da una parte deciso di lasciare tutta la loro vita precedente poichè il richiamo di quest'uomo è stato così forte da indurli a farlo e dall'altra non sia stato abbastanza forte da indurli a impegnarsi per conservare il suo insegnamento e la sua volontà, quasi che egli abbia parlato in un vaccuum dal quale poi ognuno ha preso quello che gli pare interpretandolo come gli pare. Posizione che sembra essere quella di molti interpreti moderni.

Scusa ma dove starebbe il ricordo di questo supposto insegnamento e volontà di Gesù in merito alla predicazione dei gentili? Le parole d'invio del Risorto non sono in alcun modo un ricordo del Gesù storico. Dimentico altro?
Non a caso il giudizio di Dunn sulla questione è che: "The picture that emerges is one in which Jesus did not envisage a mission to the Gentiles, but took for granted the likelihood that Gentiles would be included in God's kingdom" (Jesus Remembered, p. 539).
E io mi trovo d'accordo.

Edited by JohannesWeiss - 20/1/2010, 13:09
 
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defréauville
view post Posted on 20/1/2010, 13:16     +1   -1




CITAZIONE (-Waylander- @ 20/1/2010, 10:47)
Ogni tentativo di accedervi in realtà è solo una proiezione delle convinzioni personali di chi tenta tale operazione. Non è allora possibile separare Cristo dalla predicazione ai gentili, ad esempio, a meno di non ipotizzare, e mi chiedo su quali basi, che i suoi discepoli abbiano da una parte deciso di lasciare tutta la loro vita precedente poichè il richiamo di quest'uomo è stato così forte da indurli a farlo e dall'altra non sia stato abbastanza forte da indurli a impegnarsi per conservare il suo insegnamento e la sua volontà, quasi che egli abbia parlato in un vaccuum dal quale poi ognuno ha preso quello che gli pare interpretandolo come gli pare. Posizione che sembra essere quella di molti interpreti moderni.

Perfetto, è quanto penso anch'io. Pesce mi piace, specie nel suo Inchiesta su Gesù, ma proprio da quest'opera si evince un Gesù "schematico", esacerbato.

A mio avviso è impossibile scindere oltre un certo limite il Gesù storico dal Cristo della fede.

Proprio sulla scorta di questa mia convinzione, non ritengo plausibile separare il messaggio pre-pasquale da quello post-pasquale.

Tutta la vita di Gesù, compresa la sua predicazione, è un miracolo di Dio e questo deve essere preso in considerazione dagli studiosi di oggi.

Chiudere Gesù in uno stereotipo moderno è pericoloso; abbiamo le testimonianze dettagliate di chi nel Cristo vedeva il Figlio di Dio e non possiamo pensare che i miracoli descritti in tutti i vangeli (canonici e non) siano frutto di allucinazioni collettivi col solo scopo di ottenere un Gesù storico.

Ne otterremmo un Gesù parziale, schematico, contaminato da un punto di vista distaccato.

Separare Gesù dai suoi miracoli, dai suoi tanti riferimenti alla salvezza che ha portato agli uomini, sarebbe a mio avviso come considerare la sua una semplice leadership in un "movimento politico".

Non metto in dubbio il fatto che movimenti politici trovino il proprio fulcro negli scritti e nei pensieri di uomini storicamente importanti, ma che addirittura questi uomini divengano il centro del movimento stesso non è plausibile.

Se per esempio si considera l'esperienza del comunismo, dal suo massimo teoreta Marx fino allo sgretolamento dell'URSS quanti anni passano? Meno di 150?

Se non si parte, anche storicamente parlando, dal fatto che gli Apostoli credevano incrollabilmente nella risurrezione, e avevano ascoltato (o, secondo il punto di vista di uno studioso razionale, credevano di aver ascoltato) le parole del Cristo post-pasquale, risorto, come si vuole ricostruire la storia della Chiesa?

Lo schema: Predicazione di Gesù ->Morte di Gesù-> Organizzazione della Chiesa,

prima di tutto dimostra di non aver compreso il contesto storico della venuta di Cristo e cioè una Palestina occupata che cercava soprattutto risposte politiche e che avrebbe completamente ignorato Gesù, uno dei tanti predicatori del tempo, se Egli non si fosse rivelato per quello che in realtà era.

Questo a prescindere dai segni che poi ha fatto per dimostrarlo.

Dobbiamo poi capire qual è la forza del suo messaggio, che in ogni caso è universale.

Egli preparava ogni giorno i discepoli alla sua morte e resurrezione.

Se essi non avessero visto avverate le predizioni del loro Signore, quale forza avrebbero avuto per evangelizzare il mondo?

E' una domanda non così facile da affrontare da un punto di vista razionale e oggettivo.

A mio avviso tutte le risposte date, benché mirabili, non esauriscono ancora la questione.

Forse non la esauriranno mai.

"Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".

Francesco
 
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