CITAZIONE (chimofafà @ 13/3/2010, 10:44)
Se meritevole di attenzione, volevo un vostro parere su questa riflessione che ho fatto durante le mie "ricerche", in particolare su quale linee possa passare la divinità di Dio, nel nostro caso di Gesù, per esempio, ma vale anche per le altre divinità, che fondamentalmente risiedono nelle tre religioni rivelate (monoteiste), per altre in linea di massima di tratta di "modi di vivere" o "filosofie".
Non posso fare a meno di notare che nonostante lo sviluppo esegetico delle tre religioni, la causa primordiale risiede in un fatto di "fede", da questo deriva tutto il resto, anche le conseguenti "razionali" spiegazioni.
Per esempio per l'ebraismo, é Mosé che riceve la legge direttamente da Dio, (tra l'altro anche scritta), questo Dio (YHWH) ha caratteristiche sensoriali tipiche di un uomo (vede, sente, tocca, e persino gradisce il "profumo" degli olocausti, ecc...);
per il cristianesimo, Paolo riceve il Vangelo direttamente da Gesù (morto e risorto, ormai Dio stesso a tutti gli effetti);
per l'islam, Maometto riceve il Corano dall'arcangelo Gabriele, direttamente dettato da Allah.
Adesso di fronte questi assunti, come si fa a dire che una rivelazione sia più probabile di un'altra? La verifica di questi presupposti, al di là di ogni ragionevole tentativo, é destinata a fallire, o ci credi per fede, altrimenti é impossibile legittimarli "razionalmente", salvo ovviamente la possibilità di non credere affatto.
Io ritengo che una persona è libera nel suo privato (ovvero quando non è attivo nella vita politica, la quale riguarda una comunità composta da persone anche di diversi credi) di ritenere vero ciò che vuole, anche se altre persone notano che alcune sue credenze sono non dimostrabili razionalmente, basta che non imponga per legge che le altre persone che gli sono attorno debbano credere a queste affermazioni non dimostrabili in modo condiviso.
CITAZIONE (chimofafà @ 13/3/2010, 10:44)
Limito (tanto per cambiare), ma é quello che meglio conosco, l'analisi alla divinità di Gesù, lasciando perdere la grossa analisi ontologica della "questione Dio" e dell'esistenza ex nihilo, che investe praticamente le tre religioni.
Oggi anche i credenti riderebbero nel credere all'esistenza delle streghe, folletti, a alla nascita di Venere dal mare, e mille altre favole o leggende, invece si é disposti a credere che Gesù nasce in modo "miracoloso", intervento divino (il che da solo basterebbe a rendere inefficace la presunta discendenza davidica).
Poi per i cattolici, credere che Maria rimane vergine (dogma del VI secolo), e che si stata essa stessa concepita in modo immacolato (dogma del XIX secolo), ed infine la sua stessa assunzione in cielo (dogma del XX secolo).
Credere al purgatorio (Dogma del XV e XVI secolo) , mai menzionato nelle scritture, un posto astratto, però alla stessa maniera si rigettano personaggi della mitologia egizia legati in qualche modo al mondo dei morti.
Per non parlare del paradiso e dell'inferno, un meccanismo premio-punizione, che riprende la pedagogia umana valida per ogni epoca, e poi ancora satana e gli angeli, se non c'é nulla di reale, allora sono solo simbolismi (bene-male), se invece sono reali, quale la loro tangibilità? E che differenze ci sarebbero tra i vari antropomorfismi delle altre culture che in qualche modo hanno distinto il bene dal male?
A queste domande ogni aderente convinto a una religione potrebbe rispondere in modo diverso. Io, non essendo mai stato legato a religioni non ho percorsi da raccontare.
Tuttavia, nel corso dei miei studi sui libri dell'antico e nuovo testamento per esempio, mi risulta che in tali testi sacri non si afferma mai esplicitamente che queste narrazioni abbiano un valore dimostrativo e razionale, cioè che debbano funzionare da prova storica per l'esistenza di un Dio e per l'assoluta correttezza di una religione. Essi possono essere letti primariamente come metodo per indirizzare la propria vita in un certo modo, senza per forza ritenere che il sole gira intorno alla Terra, che il primo uomo è stato creato usando del terreno, che un diluvio sommerse tutta la terra o che Dio fece trasformare il suo bastone in serpente contro il faraone al fine di liberare gli ebrei dagli egiziani. Tutti questi episodi si possono leggere come qualcosa non di interesse storico ma al fine di far comprendere a chi sceglie questi testi come strada di vita: che scopo ha l'esistenza dell'uomo, qual è il suo rapporto con la natura, che legame ha l'uomo con la libertà e così via. Naturalmente la verità assoluta della autenticità di questo percorso di vita non si può dimostrare razionalmente ma solo ritenere vero perchè chi aderisce a tale credo lo "sente" vero.
Solo Paolo nella lettera ai Romani sembra affermare nei primi capitoli che chi dice di non conoscere il Dio predicato da lui non ha nessuna scusa perchè Dio si è rivelato a tutti con la creazione. Tuttavia Nella prima lettera ai Corinti nel capitolo 12, Paolo afferma che anche lui e tutti gli uomini hanno per forza di cose una visione confusa dell'idea di Dio e che dunque anche lui può non arrivare ad avere chiare tutte le verità.
In quanto alle differenze tra le varie religioni, potrebbe essere anche il fatto che gli uomini di culture diverse possono usare immagini diverse per esprimere comunque riflessioni tipiche di ogni uomo. Un tentativo di dialogo tra le diverse religioni e anche con i non credenti potrebbe essere capire che la "lettera" cioè il mezzo con cui si esprime un messaggio, non coincide con lo "spirito" ovvero il messaggio stesso. Naturalmente però questo presuppone che ogni religione faccia autocritica e accetti che non può essere sicura di possedere e interpretare correttamente nei suoi testi l'intera verità e che in altre credenze ci possono essere verità che la propria non ha esplicitamente scritto nei suoi testi. Occorrerebbe chiedersi se ci siano comunità di credenti che hanno questo modo di dialogare.
CITAZIONE (chimofafà @ 13/3/2010, 10:44)
Insomma come é possibile credere senza essere o troppi "creduli" o troppo "intelligenti"?
Ciao.
Ritenendo di essere fallibili e di non avere certezze assolute sulle credenze sulle quali ci si basa la propria vita.
CITAZIONE (chimofafà @ 13/3/2010, 14:39)
Non c'é nessuna ironia, cerco solo se qualcuno ha dei riferimenti alla quale io non ho pensato, penso che chiunque prima di essere ateo o agnostico sia stato cristiano, almeno alle nostre latitudini,
Non sempre chi è agnostico o ateo prima era cristiano. Io ad esempio non sono stato cresciuto in un ambiente cristiano (messe, oratori), e sono agnostico solo per questo motivo, poi può darsi che ci sia una religione che possa convincermi a seguire i suoi insegnamenti perchè potrei sentire che il modo di vivere che promuove è il migliore per me, ma tale religione non l'ho ancora conosciuta. Comunque io ritengo che il riconoscere le proprie credenze sempre fallibili e migliorabili è qualcosa che non so quanto è compatibile con una religione organizzata.
CITAZIONE (chimofafà @ 13/3/2010, 14:39)
Semplicemente non consapevole.
Intendi dire che prima ritenevi di avere prove razionali delle verità in cui credevi e ignoravi altri dati che li confutavano? Forse era meglio che prima di aderire a quella comunità di credenti, tu avessi avuto consapevolezza del fatto che certe adesioni portano a credere in affermazioni false e quindi anche a eventuali comportamenti dannosi. Comunque l'importante è che tu ti sia ravveduto, comunque se vuoi trovare qualche testo (sacro o non) o persona che ti ispiri un certo modo di indirizzare la vita che percepisci che è il migliore, sei libero di farlo, basta che tu sappia che i testi, anche se letti criticamente, non bastano a far capire qual è la via giusta da seguire e che le persone che tu incontri si ritengano fallibili nelle loro conoscenze e che sappiano dialogare con te mediante il rispetto reciproco delle opinioni.