Studi sul Cristianesimo Primitivo

Epittèto e i Galilei (Cristiani?), Arr.EpictD. 4,7,6

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Saulnier
view post Posted on 21/6/2010, 23:13 by: Saulnier     +1   -1




cit. Hard Rain
CITAZIONE
Ma che ce ne facciamo dello scritto di un gesuita del XVII secolo? Abbiamo attestazioni più antiche del fatto che la setta di Giuda il Galileo fosse chiamata dei Galilei? Cosa si può dire in proposito?

Niente di rilevante, purtroppo. Tento di approfondire la testimonianza rabbinica...

cit. chimofafà
CITAZIONE
Riusciresti a fornire più dettagli su questo episodio?

Sì, se mi verrà concesso un piccolo off topic.

Lc13,1: In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.

Io credo si tratti di un preciso riferimento alla rivolta, repressa nel sangue, avvenuta a Gerusalemme nei giorni immediatamente precedenti la crocifissione (36 d.C.) e che vide come protagonisti il Cristo (supporto di carne del Dio Gesù dei Vangeli che agisce e parla ex eventu) e i suoi partigiani zeloti.

Dice bene il nostro padre gesuita, quella di Gesù nei Vangeli è una “riflessione degna di un Dio che, vedendo il fondo dei cuori e gli avvenimenti futuri, serviva all’istruzione e alla conversione degli uomini. Credete che quei Galilei, che vennero e furono così trattati, siano i più grandi peccatori tra i Galilei? No, vi dico, ma se non fate penitenza, voi perirete tutti allo stesso modo.”

Il Fanatismo aveva fallito dopotutto, i violenti non erano riusciti ad impadronirsi del regno dei cieli. Altre strade erano percorribili.
...
Tornando alla Storia.
Un ulteriore riferimento evangelico a questa rivolta in Marco 15,7:

Un tale denominato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli, che nella rivolta avevano commesso un omicidio.

L’articolo determinativo davanti a stasei indica non una rivolta generica ma una sedizione ben nota e conosciuta ai tempi in cui l’evangelista redigeva il suo scritto (vedi l’analisi di Hard Rain nel suo documento su Barabba) .
Nei Vangeli leggiamo che al momento dell’arresto di Gesù uno dei suoi discepoli (Simon Pietro secondo il Vangelo di Giovanni) colpì con la spada uno dei servi del sommo sacerdote e gli mozzò un orecchio, ma la sua azione restò isolata, non esplose alcuna sommossa i suoi discepoli fuggirono via. Ma fu realmente così nella realtà storica?
Voltaire (in Dieu et les hommes, cap. XXXII) scrive:

Il Toldos Yeshu dice che egli era seguito da duemila uomini armati quando Giuda venne a catturarlo da parte del Sinedrio e che vi fu molto sangue versato.

Ecco la traccia storica da seguire di questo episodio, il sangue versato dei Galilei, zeloti seguaci di Cristo, durante la rivolta...

Vi fu una battaglia, gli zeloti di Yeshu ebbero la peggio, il loro sangue fu mescolato a quello dei loro sacrifici e il loro capo fu catturato. Riporto di seguito la versione del Toledoth che ci ha trasmesso Wagenseil (Tela ignea Satanae, vol.2, 1681), in cui ritroviamo anche il dettaglio, riferito dal Vangelo di Luca, relativo ai sacrifici della Pasqua.

“Se voi mi obbedite” disse loro Giuda, “io vi consegnerò questo impuro domani a quest’ora!” “Sei dunque al corrente dei suoi movimenti?” “Sì “ disse Giuda “egli si recherà domani a quest’ora al Tempio per adempiere i sacrifici della Pasqua. Io ho giurato per i dieci comandamenti di non consegnarvelo. Lo accompagneranno duemila* uomini tutti vestiti alla stessa maniera. Siate pronti domani a quest’ora. L’uomo davanti al quale io mi inchinerò e prosternerò, sarà l’impuro. Comportatevi da prodi guerrieri di fronte alla sua truppa e impadronitevi di lui”. Simeone figlio di Setaci, tutti gli Anziani e i Saggi furono pieni di gioia e decisero di adeguarsi a quanto Giuda aveva detto loro. L’indomani Yeshu arrivò accompagnata da tutta la sua truppa. Giuda gli venne incontro e chinandosi si prosternò a terra davanti a lui. I Gerosolimitani, armati e preparati per la battaglia, si impadronirono di Yeshu. I suoi discepoli videro che egli era loro prigioniero e che era impossibile battersi contro di loro: scappando a gambe levate si lanciarono in pianti e grida in grande quantità**. I Gerosolimitani lo catturarono e trionfarono su questo bastardo figlio di un’impura e su tutta la sua truppa, essi ne trucidarono un grande numero mentre il resto fuggì sui monti.***

*Una intera coorte di soldati (Gv18,12), non sarebbe sufficiente contro questo esercito.

** I partigiani di Cristo abbandonarono il loro capo al suo triste destino. Solo un’eco del racconto del Toledoth in Mc14,50:Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Celso nella sua opera perduta insisteva su questa nota dolente come ci racconta lo pseudo-Origene in Contra Celsum, II 12:Un generale valente e capo di molte decine di migliaia di soldati non fu mai tradito, anzi nemmeno fu tradito un capo-brigante malvagio e comandante di uomini completamente depravati: egli risulta pur utile ai suoi compagni! Gesù invece, dal momento che fu tradito da chi era a lui sottoposto, evidentemente non comandò come un valente generale e, neppure dopo aver ingannato i suoi discepoli, riuscì ad infondere in loro, nei suoi riguardi, quella benevolenza, per chiamarla così, che si nutre per un capo-brigante.

***Gli zeloti galilei quando la situazione precipita fuggono sempre sui monti : Mc13,14 : Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti

Ancora tracce di questa rivolta nella versione paleoslava della Guerra Giudaica (Halosis) nel ben noto passaggio su Gesù, sia pure abbondantemente interpolato.

E molti del popolo lo seguivano ed accoglievano i suoi insegnamenti. Molti animi poi si eccitavano pensando che grazie a lui le stirpi giudaiche si sarebbero liberate dal dominio dei romani. Era suo costume vivere preferibilmente davanti alla città, sul monte degli Ulivi, e qui guariva la gente. E gli si aggregarono centocinquanta seguaci ed una quantità della gente del popolo. Essi, vedendo la sua potenza e vedendo che faceva tutto ciò che voleva con la sola parola, lo esortarono a entrare in città, sterminare i soldati romani e Pilato e regnare su di loro. Ma questi non se ne curò. Successivamente però, avendo avuto notizia di ciò, i capi giudei si riunirono con il sommo sacerdote e dissero: noi siamo impotenti e troppo deboli per opporci ai romani, siamo come un arco allentato. Andiamo dunque a riferire a Pilato quanto abbiamo inteso e così non avremo di che preoccuparci; qualora apprendesse ciò da altri, saremmo privati dei nostri averi, noi stessi fatti a pezzi e i nostri figli dispersi. E andarono ad informare Pilato. E questi mandò i propri soldati e fece uccidere molti del popolo e condurre da lui quel taumaturgo.
Avendo indagato sul suo conto, Pilato si convinse che quello era un benefattore e non un malfattore, né un ribelle, né uno che ambisce al potere, e lo rilasciò. Aveva infatti guarito sua moglie che era moribonda. Ritornato nei luoghi consueti, continuò a fare le cose abituali. Ed essendosi raccolte nuovamente attorno a lui molte persone, acquistò gloria con le proprie opere più di tutti. I dottori della Legge furono di nuovo presi dall’invidia contro di lui e offrirono trenta talenti a Pilato per poterlo uccidere. Questi li accettò e permise che attuassero loro stessi ciò che desideravano. Cercavano quindi il momento adatto per ucciderlo. Avevano infatti dato precedentemente a Pilato trenta talenti affinché consegnassero loro Gesù. Ed essi lo crocifissero contro la legge dei padri e lo derisero grandemente.


Della rivolta di fatto rimangono solo i presupposti.
Ora, se Pilato (e non i Giudei) crocifisse il taumaturgo fu precisamente perché si convinse che egli era un malfattore, un ribelle e uno che ambisce al potere, malgrado ciò che il compilatore dell’Halosis vuole farci credere.

Le tensioni tra i discepoli di Cristo che si rilevano nell’interpolazione gesuana e che trovano conferma nell’incidente narrato dagli evangelisti che vede Simon Pietro sguainare una spada e ferire il servo del sommo sacerdote, non sfociano in una rivolta antiromana perché la volontà del compilatore è quella di attenuare il significato politico della missione del Cristo crocifisso da Ponzio Pilato.

Dopo il passaggio citato su Gesù il testo della versione russoantica prosegue con queste parole:

E dopo queste cose questi [i Giudei] causarono un secondo tumulto.

La storia di Gesù doveva dunque aver rappresentato per Giuseppe Flavio la prima rivolta. Una rivolta che nel testo non compare più ma che doveva verosimilmente comparire in una versione primitiva dell’opera flaviana e che, verosimilmente, culminò con la crocifissione del Nazareno.
La spedizione punitiva organizzata da Pilato, secondo il testo dell’Halosis provocò la morte di molti del popolo (i seguaci di Gesù) supporre che questi si lasciarono morire senza combattere, è storicamente inammissibile.

E andarono ad informare Pilato. E questi mandò i propri soldati e fece uccidere molti del popolo e condurre da lui quel taumaturgo.

Come non pensare a Lc13,1?

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.

L’allusione alla rivolta è peculiare al testo russo, e non trova riscontro nella versione greca della Guerra Giudaica. La critica riconosce in alcuni testi della letteratura apocrifa cristiana appartenenti al cosiddetto Ciclo di Pilato evidenze che dimostrano l’utilizzo di una tradizione comune rispetto all’Halosis.

Il compilatore dell’Halosis ha inserito nella versione paleoslava di Giuseppe Flavio, alcuni dettagli provenienti da questa letteratura apocrifa (in particolare i testi appartenenti al Ciclo di Pilato) oltre che da quella evangelica e dettagli provenienti dall’Halosis potrebbero essere presumibilmente finiti in questi testi cristiani.

Partendo da questo presupposto fondamentale, ha senso chiedersi se la versione dell’Halosis utilizzata dagli autori cristiani dei testi del Ciclo di Pilato, non avesse al suo interno allusioni più esplicite a questa rivolta e soprattutto se tali allusioni non siano finite in qualche maniera all’interno di questo tipo di letteratura apocrifa.

E’ nei testi apocrifi appartenenti al Ciclo di Pilato che occorre dunque necessariamente concentrare l’attenzione per trovare le tracce redazionali di questa sedizione.
Prima però vale la pena fare menzione di un altro testo (per tutta questa analisi il riferimento è Robert Eisler, The Messiah Jesus).

In un frammento di Giovanni di Antiochia (cronista bizantino del VII secolo) ritrovato tra gli Excerpta, una serie di frammenti di autori differenti raccolti a Constantinopoli su richiesta dell’imperatore Costantino Porphyrogenitus (X secolo) troviamo queste parole ( Ioannis Antiocheni Fragmenta ex Historia chronica di Umberto Roberto, pag.282):

Sotto il regno dell’imperatore Tiberio, il Signore Gesù, avendo trentatré anni, fu accusato dai Giudei di distruggere la loro dottrina religiosa e di introdurne un’altra nuova al suo posto. Ed essi si raccolsero tutti insieme a Gerusalemme e fomentarono una rivolta contro di lui, proferendo blasfemie contro Dio e Cesare. A tal proposito prendendo coraggio essi si gettarono su di lui di notte e lo consegnarono a Ponzio Pilato il governatore, il quale, o a causa di un terrore codardo nei confronti della folla o a causa di una promessa di denaro, pur non avendo trovato colpe in lui, ordinò che fosse crocifisso.

Il passo del cronista bizantino presenta alcune analogie sorprendenti con l’Anaphora Pilati, (uno dei testi appartenenti al Ciclo di Pilato) ed inoltre ‘la promessa di denaro’ ricorda da vicino il passo dell’interpolazione gesuana dell’Halosis relativo alla corruzione di Pilato con i trenta sicli d’argento.

Il sospetto è che Giovanni di Antiochia al VII secolo conoscesse ed utilizzasse una versione della Guerra Giudaica paleoslava.

Il cronista bizantino sorprendentemente menziona una rivolta dei Giudei contro Gesù. Superfluo dire che di questa rivolta contro Gesù non vi è alcuna traccia nella tradizione cristiana.

Al contrario i Vangeli (Mc, 14,2) ci dicono che i sommi sacerdoti volevano evitare ogni tumulto tra la popolazione.
Dobbiamo dedurne che Giovanni di Antiochia abbia totalmente inventato l’episodio? Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Perché un cristiano avrebbe dovuto inserire nel testo una frase assolutamente non necessaria e che contraddice la stessa parola dei Vangeli?

D’altra parte i Giudei che fomentarono una rivolta, secondo Giovanni di Antiochia, proferirono blasfemie contro Cesare, ergo erano zeloti.

Non è più probabile dunque che Giovanni di Antiochia abbia volutamente distorto un episodio che al VII secolo leggeva ancora in un manoscritto archetipo della versione paleoslava della Guerra Giudaica di cui disponiamo oggi? Che la risposta a questa domanda possa essere affermativa lo si può dedurre dal documento apocrifo già citato, l’Anaphora Pilati. In tale documento che vorrebbe rappresentare un rapporto di Pilato a Tiberio leggiamo (The Anti-Nicene Fathers, Alexander Roberts, 1872):

...Gerusalemme, in cui è costruito il tempio del popolo giudaico, tutta la moltitudine di Giudei venne insieme e mi consegnò un uomo di nome Gesù, portando molte accuse contro di lui...e poiché molti stavano fomentando una rivolta contro di me, io ordinai che fosse crocifisso.

Le somiglianze tra il testo di Giovanni di Antiochia e l’Anaphora sono notevoli. Tuttavia nell’apocrifo cristiano, vediamo che la rivolta dei Giudei non è più contro Gesù bensì contro Pilato, fatto storicamente senz’altro più verosimile, soprattutto se questi Giudei erano zeloti, come le blasfemie contro Cesare sembrerebbero dimostrare.

Tracce di una rivolta contro Pilato nel periodo immediatamente antecedente la crocifissione sono dunque riscontrabili all’interno di testi cristiani in qualche maniera correlati all’Halosis. Robert Eisler (pag.464) alla luce di quanto sopra riportato, interpolando nel brano di Giovanni di Antiochia una frase proveniente dal testo dell’Halosis (in grassetto nella citazione di seguito riportata) ottiene un risultato sorprendente che, pure se scevro di una reale valenza testuale, ha il grande merito di lasciarci almeno intuire quali potessero essere gli originari contenuti dell’Halosis concernenti questa rivolta che ha preceduto la crocifissione.

Sotto il regno dell’imperatore Tiberio, il Signore Gesù, avendo trentatré anni, fu accusato dai Giudei di distruggere la loro dottrina religiosa e di introdurne un’altra nuova al suo posto. Ma quando la gente vide la sua potenza e che faceva tutto ciò che voleva con la sola parola, lo esortarono a entrare in città, sterminare i soldati romani e Pilato e regnare su di loro. Ed essi si raccolsero tutti insieme a Gerusalemme e fomentarono un insurrezione contro di lui [Pilato], proferendo blasfemie contro Dio e Cesare. A tal proposito prendendo coraggio essi [i sommi sacerdoti] si gettarono su di lui di notte e lo consegnarono a Ponzio Pilato il governatore, il quale, o a causa di un terrore codardo nei confronti della folla o a causa di una promessa di denaro, pur non avendo trovato colpe in lui, ordinò che fosse crocifisso
 
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