Studi sul Cristianesimo Primitivo

Messia e Figlio dell'Uomo

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Hard-Rain
view post Posted on 27/6/2010, 13:37     +1   -1




Va bene ma allora perchè in altri casi non avviene così? Perchè hanno tradotto "invitati a nozze" con υιοι του νυμφωνος? Non potevano usare semplicemente επικλητοι con un genitivo a specificare che si trattava di nozze, o un qualche participio (medio-passivo) dei verbi παραλαμβανω, περιδειπνεω o σθνεστιαω? Qui non c'era niente di particolare, di enfatico, di misterioso da nascondere!
 
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view post Posted on 27/6/2010, 14:36     +1   -1
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CITAZIONE (JohannesWeiss @ 27/6/2010, 12:57)
bar enash/bar enasha era certamente un idioma generico o indefinito equivalente a "l'uomo" o "un uomo" o "qualcuno". L'espressione, insomma, non aveva di per sé alcun valore "titolare". Una dichiarazione come Mc 2,10 ad esempio, ipotizzandone la storicità, sarebbe potuta essere compresa solo come l'affermazione (teologicamente problematica in entrambi i casi) che:
A. "L'uomo (in generale) ha il potere di rimettere i peccati sulla terra"
B. "Un uomo (con allusione implicita al parlante, Gesù) ha il potere di rimettere i peccati sulla terra"

Nessuno, in presenza di una frase del genere, avrebbe invece potuto pensare ad una speciale figura messianica celeste.

Il discorso cambia però se l'espressione bar enash/bar enasha viene pronunciata all'interno di un contesto in cui si parla di "nubi", "angeli", "troni", "venire". In questi casi non c'è alcuna ragione per non pensare che l'idioma potesse convogliare l'allusione ad una particolare figura di "uomo" come quella di Daniele.

E' interessante notare che anche nel Libro delle Parabole di Enoc, il Figlio dell'uomo viene introdotto precisamente con un rimando alla visione danielica attraverso un paragone descrittivo, e non un titolo:

"Con lui c'era un altro il cui volto aveva l'aspetto d'uomo e il cui volto era pieno di grazia come uno degli angeli santi (46,1)"

L'espressione titolare, che compare e ritorna più volte nel proseguo del libro ("questo F.d.u." ; "quel F.d.u."; "il Figlio della madre dei viventi"), è comprensibile come tale proprio a partire dal rimando danielico.

In sintesi: l'espressione bar enash/bar enasha, normalmente generica o indefinita, poteva assumere un valore quasi-titolare in presenza di adeguati "indicatori".

Quanto agli evangelisti, essi - e la tradizione Q e pre-marciana prima di loro -, nella traduzione, hanno certamente inteso l'espressione in senso sistematicamente determinato e titolare, anche in quei casi in cui essa aveva originariamente un significato generico o indefinito (ad es. Q 9,58).

VEDIAMO IL TESTO EBRAICO

DA

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft3407.htm


DANIELE VII 13

KEBAR ENA'SH ( IN BLU ) : COME UN FIGLIO D'UOMO


חָזֵה הֲוֵית, בְּחֶזְוֵי לֵילְיָא, וַאֲרוּ עִם-עֲנָנֵי שְׁמַיָּא, כְּבַר אֱנָשׁ אָתֵה הֲוָא; וְעַד-עַתִּיק יוֹמַיָּא מְטָה, וּקְדָמוֹהִי הַקְרְבוּהִי


כְּבַר אֱנָשׁ : è Aramaico .

In Ebraico è KEBEN ENO'SH כבך אנוש



Vocalizzato :


כְּבְן אֱנוֹשׁ

con la presenza di una waw ו che funge da O

la O così si chiama HOLAM MALE' ( O PIENA ) חולם מלא

L' esegesi che propone Weiss è ottima ( come sempre :B): ), ma a mio avviso ci troviamo in presenza di un altro

GHOST.

Come ci dice Rain , i redattori Greci qui avrebbero fatto uno strafalcione clamoroso.

Ma a mio avviso l' espressione originale era UN' ALTRA

E SE IN ORIGINE FOSSE " FIGLIO DELL' EROE " ?

BAR GHEVARA' בר גברא


בַּר גֶּבָרָא

Chi era questo Eroe ?, : uno che anni prima , a Gamlà ... :1221.gif:




דוד ות

Edited by barionu - 29/6/2010, 14:19
 
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chimofafà
view post Posted on 27/6/2010, 14:52     +1   -1




Per Hard

E' solo una traccia, ma forse è sbagliato il raffronto evangelico con la LXX che si riferisce a Daniele 7, 13-14, ritieni utile invece fare un confronto della figura del "figlio dell'uomo" direttamente sull'Apocalisse etiopica di Enoch (capitoli 37-71), i tasselli potrebbero andare al loro posto.

Ciao.
 
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view post Posted on 27/6/2010, 17:55     +1   -1
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CITAZIONE (chimofafà @ 26/6/2010, 22:18)
Risparmiati i soldi del libro.

Eh sì, i libri costano mentre la tua presunzione è gratuita.

Per chi volesse davvero risparmiare i soldini del libro, posso dire che ciò che ha scritto Weiss riguardo al Figlio dell'Uomo è anche l'opinione espressa da Jossa nel libro in questione, con approfondimenti legati a passi del libro etiopico di Enoch, passi dei vangeli canonici e riferimenti al 4 libro di Esdra.
Per completezza, nel Libro delle Parabole la figura messianica escatologica del Figlio dell'Uomo è identificata con Enoch stesso. I vangeli ritagliano tale figura messianica su Gesù, aggiungendo al suo ruolo escatologico anche una precedente attività terrena.

Ciao,
Talità
 
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view post Posted on 27/6/2010, 18:19     +1   -1
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Il discorso cambia però se l'espressione bar enash/bar enasha viene pronunciata all'interno di un contesto in cui si parla di "nubi", "angeli", "troni", "venire". In questi casi non c'è alcuna ragione per non pensare che l'idioma potesse convogliare l'allusione ad una particolare figura di "uomo" come quella di Daniele.

Questo modo di parlare non è dell'ebraismo tradizionale ma di quella corrente nota come enochismo, alla quale si rifanno molte concezioni cristiane.
Se si vuole assumere come fatte proprie da Gesù queste concezioni, si deve a questo punto escludere completamente l'appartenenza del Nazareno a una scuola o una corrente ortodossa. perchè, troni, angeli e nubi riferiti a Dio, sono estranei al Giudaismo rabbinico (Si ritrovano come metafore e simboli ma non hanno nulla di reale né di escatologico)

Se hai letto bene il commento al link che ho postato, Abramo, Cochav Yam e Elisha Kimron spiegano molto bene il senso del passo di Daniele che si riferisce inequivocabilmente al Popolo d'Israele. Resta il fatto che "ben adam", come il suo equivalente aramaico "bar enash", non vuol dire null'altro che "individuo", "persona", "tale", oggi, nel linguaggio comune, come allora.

E' incredibile l'accanimento cristiano di voler a tutti i costi trovare giustificazioni teologiche nel testo e nella parola ebraica, incurante del significato reale.
 
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chimofafà
view post Posted on 27/6/2010, 18:24     +1   -1




CITAZIONE (Talità kum @ 27/6/2010, 18:55)
CITAZIONE (chimofafà @ 26/6/2010, 22:18)
Risparmiati i soldi del libro.

Eh sì, i libri costano mentre la tua presunzione è gratuita.

Per chi volesse davvero risparmiare i soldini del libro, posso dire che ciò che ha scritto Weiss riguardo al Figlio dell'Uomo è anche l'opinione espressa da Jossa nel libro in questione, con approfondimenti legati a passi del libro etiopico di Enoch, passi dei vangeli canonici e riferimenti al 4 libro di Esdra.
Per completezza, nel Libro delle Parabole la figura messianica escatologica del Figlio dell'Uomo è identificata con Enoch stesso. I vangeli ritagliano tale figura messianica su Gesù, aggiungendo al suo ruolo escatologico anche una precedente attività terrena.

Ciao,
Talità

E quindi avevo ragione, state dicendo le stesse cose che vi ho già postato, la fonte di Jesus o dell'idea che avevano di lui per quanto riguarda il "figlio dell'uomo" ed altro, deriva dalla trazione enochica. Punto. Soldi risparmiati.

Poi mi spieghi perché in Matteo la talità è già morta! Mentre in Mc e Lc stava per morire e perché Gesù non permette a nessuno di avvicinarsi, tutta una cosa aumma aumma come le apparizioni ai soli amici. Ma qui Jesus non c'entra niente, i redattori non hanno fatto un buon lavoro, del resto se all'epoca perché uno sopravviveva al morso di un serpente era Dio! (At 28,6), ti lascio immaginare! Comunque quest'ultimo episodio mette solo in luce il richiamo al potere che diede Gesù ai suoi discepoli di resistere anche ai morsi dei serpenti, Luca accredita Paolo come un Apostolo vero e proprio in missione, non so se questa esegesi la trovi nelle note.

Ciao.

Edited by chimofafà - 27/6/2010, 19:42
 
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chimofafà
view post Posted on 27/6/2010, 18:43     +1   -1




CITAZIONE
Se si vuole assumere come fatte proprie da Gesù queste concezioni, si deve a questo punto escludere completamente l'appartenenza del Nazareno a una scuola o una corrente ortodossa.

Bingo!

Bastava leggere il mio libercolo, gratis!

Ciao.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 27/6/2010, 21:01     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 27/6/2010, 19:19)
Questo modo di parlare non è dell'ebraismo tradizionale ma di quella corrente nota come enochismo, alla quale si rifanno molte concezioni cristiane.
Se si vuole assumere come fatte proprie da Gesù queste concezioni, si deve a questo punto escludere completamente l'appartenenza del Nazareno a una scuola o una corrente ortodossa. perchè, troni, angeli e nubi riferiti a Dio, sono estranei al Giudaismo rabbinico (Si ritrovano come metafore e simboli ma non hanno nulla di reale né di escatologico)

"Nubi", "troni", "venire" sono espressioni presenti in Dn 7 , che è certamente diventato patrimonio del successivo "ebraismo tradizionale".
Giova peraltro ricordare che all'epoca di Gesù non c'era un giudaismo normativo, ma vari giudaismi in competizione: su questo c'è ampio consenso nel mondo accademico (studiosi ebrei compresi).
Comunque, lascerei in questa sede da parte il discorso sulla corrente in cui collocare Gesù: i suoi detti di tipo escatologico sul Figlio dell'uomo si possono perfettamente spiegare come allusioni e sviluppi rispetto a Daniele 7, e la popolarità del libro di Daniele travalicava gli "steccati" (dalle Parabole di Enoc a Giuseppe Flavio).

CITAZIONE
Se hai letto bene il commento al link che ho postato, Abramo, Cochav Yam e Elisha Kimron spiegano molto bene il senso del passo di Daniele che si riferisce inequivocabilmente al Popolo d'Israele.

Il kebar enash di Daniele può essere interpretato nei seguenti due modi:
A) come semplice simbolo del popolo d'Israele che riceverà il regno sulla terra
B) come controparte angelica e rappresentante celeste del popolo d'Israele, alla cui investitura regale in cielo corrisponderà la venuta del regno per Israele sulla terra.

Io sono per la B.

CITAZIONE
Resta il fatto che "ben adam", come il suo equivalente aramaico "bar enash", non vuol dire null'altro che "individuo", "persona", "tale", oggi, nel linguaggio comune, come allora.

E come qualsiasi altra parola può ricevere un senso allusivo ulteriore rispetto a quello ordinario, se impiegata all'interno di un contesto adeguato. Se si parla di un uomo che non ha dove posare il capo, il senso di bar enasha è quello comune. Se si parla di un uomo che viene sulle nubi o che sta di fronte agli angeli, bar enasha allude ad una figura umana particolare. In certe condizioni, Gesù poteva ricorrere all'espressione (normalmente generico-indefinita) bar enasha per fare allusioni (e sviluppi) alla figura di Daniele, ed essere compreso dal suo uditorio.

CITAZIONE
E' incredibile l'accanimento cristiano di voler a tutti i costi trovare giustificazioni teologiche nel testo e nella parola ebraica, incurante del significato reale.

Nessuno è incurante del significato reale. E il cristiano o non cristiano non c'entra nulla (Flusser docet).
 
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view post Posted on 27/6/2010, 21:12     +1   -1
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CITAZIONE
Il kebar enash di Daniele può essere interpretato nei seguenti due modi:
A) come semplice simbolo del popolo d'Israele che riceverà il regno sulla terra
B) come controparte angelica e rappresentante celeste del popolo d'Israele, alla cui investitura regale in cielo corrisponderà la venuta del regno per Israele sulla terra.

Io sono per la B.

Controparte angelica?
Gli angeli non esistono.
e che cosa ti fa dire che esiste questa elucubrata "B"?
Non ho molto ben capito che vuol dire ma questo è dovuto a mia ignoranza nel settore

Per chi legge il Tanach, l'epressione non lascia dubbi.
Il Ben adam e il bar enash sono il Mashiach d'Israel. Non c'è nulla di divino. Rappresenta un uomo. Queste idee vengono solo ai Cristiani che hanno perenne bisogno di conferme alla loro teologia messianica ed escatologica

CITAZIONE
Giova peraltro ricordare che all'epoca di Gesù non c'era un giudaismo normativo, ma vari giudaismi in competizione: su questo c'è ampio consenso nel mondo accademico (studiosi ebrei compresi).

E dove sono finiti i vari movimenti, a parte quelli confluiti nel Cristianesimo?
Non vi è granchè di scritto, né tradizioni solide.
L'ebraismo che contava e che coinvolgeva la maggioranza è quello che conosciamo oggi e Gesù faceva certamente parte di quello.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 27/6/2010, 21:21     +1   -1




La parola αγγελος può significare da un lato "messaggero", "inviato" (umano) e in questo senso è usata dagli autori pagani (anche se non mancano esempi di figure semidivine chiamate con questo termine) nei contesti più disparati (1), oppure può naturalmente significare "angelo" nel senso "cristiano" del termine, ovvero un servitore di Dio con caratteristiche soprannaturali. Ciò premesso, la LXX utilizza ben 285 volte la parola αγγελος a tradurre corrispondenti parole ed espressioni ebraiche. Mi domando: in tutti questi 285 casi dobbiamo sempre pensare a un angelo inteso come emissario, servitore (in forma umana) di Dio? Penso ad esempio a Gen. 28,12 con gli angeli di Dio (οι αγγελοι του θεου) che scendono e salgono la scala (in un sogno). E chi sarebbero questi uomini che possono scendere e salire la scala fino a raggiungere Dio? E chi era l'angelo/messaggero del Signore (αγγελος κυριου) che annuncia a Sara la nascita prodigiosa di Ismaele (Gen. 16,9 ss.)?

Ho trovato indicazioni sugli angeli in A. Cohen, Il Talmud, Laterza, Bari, ed. 2009, pp. 76-89. A p. 76 il capitolo, intitolato "Angelologia", inizia dicendo: "Sebbene grande abbondanza di notizie sugli angeli si trovino nell'insegnamento rabbinico, l'angelologia non è creazione di esso."

NOTE

(1) Epittèto per esempio chiama αγγελος il filosofo (Arr.EpictD. 3,1,37) che pur essendo dotato di una sensibilità particolare, resta comunque un essere umano in carne ed ossa ed è una specie di "profeta" pagano. E anche in 2,23,4 fa un paragone con un "messaggero" (αγγελος) nel senso generico del termine.

Edited by Hard-Rain - 27/6/2010, 23:11
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 27/6/2010, 22:06     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 27/6/2010, 22:12)
Controparte angelica?
Gli angeli non esistono.

Le convinzioni teologiche non sono argomenti esegetici.

CITAZIONE
e che cosa ti fa dire che esiste questa elucubrata "B"?
Non ho molto ben capito che vuol dire ma questo è dovuto a mia ignoranza nel settore

Il libro di Daniele presenta concezioni chiaramente apocalittiche, relative cioè a rivelazioni concernenti il mondo celeste. Nei capitoli 10-12 si vede chiaramente che c'è una battaglia celeste in atto tra il "principe" d'Israele, Michele, e i principi di Persia e Grecia. Questo "come in cielo, così in terra" è tipico del pensiero apocalittico, secondo cui gli eventi terreni sono il riflesso di eventi celesti.
Ora, Daniele 7 è chiaramente una visione del mondo celeste. In essa le quattro bestie che vengono distrutte non sono solamente "simboli" dei regni e dei re oppressori d'Israele, ma rappresentano le stesse potenze caotiche che ne stanno a fondamento. Allo stesso modo, la figura d'aspetto umano è più di un simbolo per il popolo d'Israele.

Il fatto che tu non creda all'esistenza degli angeli, non impedisce che ci credesse chi ha scritto e leggeva il libro di Daniele (insieme a tanti altri testi apocalittici).

CITAZIONE
Per chi legge il Tanach, l'epressione non lascia dubbi.
Il Ben adam e il bar enash sono il Mashiach d'Israel. Non c'è nulla di divino. Rappresenta un uomo. Queste idee vengono solo ai Cristiani che hanno perenne bisogno di conferme alla loro teologia messianica ed escatologica

Per me il kebar enash di Daniele, non è affatto il messia. E' un angelo protettore. O in alternativa un mero simbolo d'Israele.

Sul fatto che il figlio dell'uomo non abbia nulla di divino, siamo invece d'accordo. Ma chi (qui dentro) sostiene il contrario?

CITAZIONE
E dove sono finiti i vari movimenti, a parte quelli confluiti nel Cristianesimo?
Non vi è granchè di scritto, né tradizioni solide.
L'ebraismo che contava e che coinvolgeva la maggioranza è quello che conosciamo oggi e Gesù faceva certamente parte di quello.

Questo "ebraismo che contava" era quello sadduceo o quello fariseo (perché i due sono chiaramente molto differenti) ? E che dire di quello esseno? Secondo Giuseppe Flavio il seguito di tale "filosofia" non era molto minore di quello dei farisei... Qualunque sia l'ebraismo che reputi normativo, era un ebraismo dalla cui "norma" rimaneva fuori un sacco di gente.

Quanto all'idea che l'ebraismo di oggi sia identico all'ebraismo del tempo di Gesù, è un'idea apologetica, che manca di senso storico.
E' semplicemente un fatto antropologico che nessuna forma culturale e istituzionale può restare invariata nel tempo (soprattutto quando si parla di molti secoli e addirittura millenni). La vita non è una campana di vetro. Il dire: "come siamo noi e come agiamo noi, così è da sempre", non è altro che ideologia, sia che a dirlo sia un cristiano, un ebreo, un musulmano o chiunque altro.
 
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view post Posted on 27/6/2010, 22:34     +1   -1
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אריאל פינטור

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Per me il kebar enash di Daniele, non è affatto il messia. E' un angelo protettore. O in alternativa un mero simbolo d'Israele.

Dal punto di vista cristiano puoi credere quello che vuoi, ovviamente, Ma non è quello che dice il Tanach in ebraico.
Credo che l'opinione di Elisha Kimron, uno dei più stimati professori di lingue semitiche viventi, conti qualcosa, con tutto il rispetto per le tue conoscenze di ebraico e di tanach in ebraico.
Sulla angelologia ci siamo già dilungati in varie discussioni. Gli angeli non esistono come creature, ma sono solo delle volontà divine. l'angelologia del tardo ebraismo è una contaminazione dell'esilio come sono contaminazioni i nomi degli angeli.
L'ebraismo che contava e che è rimasto immutato in 2000 anni è quello farisaico, di Hillel e Shammai, per dirne due. I sadducei sono spariti così come meritavano.
Degli esseni ci è rimasto molto poco e non si può valutare la consistenza e il peso di quel movimento che, da quanto ho letto, viveva abbastanza isolato e avulso dal contesto sociale. In altri termini la Religione che si conosce di quell'epoca e che poi è rimasta è quella di matrice farisaica.


CITAZIONE
Quanto all'idea che l'ebraismo di oggi sia identico all'ebraismo del tempo di Gesù, è un'idea apologetica, che manca di senso storico.

La tradizione ebraica è quanto di più fedele esista. Tutto è tramandato di padre in figlio in maniera scrupolosa. Ci saranno delle differenze, ovviamente in relazione ai tempi, ma i cardini, i veri fondamenti non sono cambiati. Come veniva inteso Daniele allora lo si intende oggi. la lingua è la stessa e i Maestri hanno lasciato venti secoli di commentari. Le discussioni sulla Torah esistevano allora e continuano con grande fervore oggi, non è questo il problema. Si discute del testo, ma nessun ebreo prenderebbe in considerazione una concezione che veda un messia celeste nel passo di Daniele. Per tutti è evidente che si tratta del Mashiach d'Israel.
Dovreste frequentare più da vicino gli ambienti ebraici per poter capire e spogliarvi per un attimo dalle concezioni cristiane, quando affrontate un passo biblico del cosiddetto antico testamento.
Io penso francamente che mentre per i Vangeli, scritti in greco, sia possibile applicare il vostro metodo, fintamente scientifico ma che non riesce a liberarsi della teologia cristiana e cerca prove, per il Tanach sarebbe più logico ascoltare il parere di chi il Tanach lo conosce a fondo, perché lo studia tutta la vita (in ebraico e alla luce del Talmud). Ovviamente non parlo di me che sono un dilettante.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 28/6/2010, 01:11     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 27/6/2010, 23:34)
Dal punto di vista cristiano puoi credere quello che vuoi, ovviamente,

Speravo fosse chiaro che non scrivo mai (salvo quando espressamente indicato) da cristiano.

CITAZIONE
Ma non è quello che dice il Tanach in ebraico.

Se è per questo il Tanach in ebraico non dice nemmeno che il kebar enash di Daniele sia il messia. E' un'interpretazione. Così come sono un'interpretazione la sua identificazione come puro simbolo del popolo d'Israele, e quella di rappresentante celeste del popolo d'Israele.

CITAZIONE
Credo che l'opinione di Elisha Kimron, uno dei più stimati professori di lingue semitiche viventi, conti qualcosa, con tutto il rispetto per le tue conoscenze di ebraico e di tanach in ebraico.

Non servono sottili ironie...è risaputo che non so una mazza di ebraico (conoscenza che peraltro non risulterebbe decisiva ai fini di questa discussione, dal momento che il capitolo 7 di Daniele, come pure i detti di Gesù, erano in aramaico).
Lungi da me disprezzare non solo la persona di Kimron, ma anche la sua interpretazione della figura danielica come simbolo del popolo d'Israele. Al contrario, l'ho citata come un'opzione sostenibile e di fatto sostenuta da vari studiosi.
Ma così come bisogna levarsi al cappello di fronte all'autorità scientifica di Kimron, altrettanto bisogna fare di fronte a quella di massimi studiosi dell'apocalittica giudaica quali John J. Collins e Christopher Rowland che sostengono l'interpretazione angelico-rappresentativa.

CITAZIONE
L'ebraismo che contava e che è rimasto immutato in 2000 anni è quello farisaico, di Hillel e Shammai, per dirne due. I sadducei sono spariti così come meritavano.
Degli esseni ci è rimasto molto poco e non si può valutare la consistenza e il peso di quel movimento che, da quanto ho letto, viveva abbastanza isolato e avulso dal contesto sociale. In altri termini la Religione che si conosce di quell'epoca e che poi è rimasta è quella di matrice farisaica.

Il fatto che i sadducei siano spariti non significa affatto che il loro giudaismo fosse insignificante o trascurabile, il che viene palesemente smentito dal loro stretto legame con la massima istituzione del giudaismo.
Comunità essene erano diffuse un po' dappertutto e anche concedendo una loro tendenza all'isolamento (ma non certo nel modo drastico dell'ala qumranita) resta pur sempre il fatto che quando si tratta di dare i numeri, secondo Giuseppe Flavio, i farisei battono gli esseni soltanto 6000 a 4000.

CITAZIONE
La tradizione ebraica è quanto di più fedele esista. Tutto è tramandato di padre in figlio in maniera scrupolosa. Ci saranno delle differenze, ovviamente in relazione ai tempi, ma i cardini, i veri fondamenti non sono cambiati. Come veniva inteso Daniele allora lo si intende oggi. la lingua è la stessa e i Maestri hanno lasciato venti secoli di commentari. Le discussioni sulla Torah esistevano allora e continuano con grande fervore oggi, non è questo il problema.

Riguardo a questa idea di un ebraismo farisaico-rabbinico normativo e immutabile, penso che sia opportuno citare alcune righe di uno studioso ebreo, il rabbino Shaye Cohen:

"The rabbis believed themselves to be the bearers of a sacred tradition revealed by God to Moses, and thus the direct heirs of the communal leaders of the Jews throughout the generations. According to this belief (or "myth"), by which the rabbis legitimated themselves and their teaching, the rabbinic period begins with "Moses our rabbi". Only fundamentalist Jews today accept the historicity of this perspective, but modern scholars, especially Jewish scholars, have been influenced by it as well. Until recently scholars spoke readily of normative Judasim, as if rabbinic Judaism (and its antecedents) were always the dominant and authentic expression of Judaism. Many scholars still view the Second Temple period through rabbinic spectacles, assuming that all the central institutions of society were under rabbinic aegis, and ascribing enormous influence and power to various proto-rabbinic figures. But none of these beliefs can be substantiated by historical evidence. For the believer, rabbinic Judaism is normative Judaism, and the rabbis were always at the center of Jewish history. For the historian, however, "the rabbis" and "the rabbinic period" become meaningful entities only after 70 CE.
(...)
Second Temple Judaism was a complex phenomenon. Judaism changed dramatically during the Persian, Hellenistic, Maccabean, Roman and rabbinic period. Generalizations that may be true for one period may not be true for another. In addition, at any given moment Jews practiced their religion in manifold different ways"

(S. Cohen, From the Maccabees to the Mishnah, 2nd ed., Westminster, Louisville, 2006, pp. 6-7 e 12)

CITAZIONE
Si discute del testo, ma nessun ebreo prenderebbe in considerazione una concezione che veda un messia celeste nel passo di Daniele. Per tutti è evidente che si tratta del Mashiach d'Israel.
Dovreste frequentare più da vicino gli ambienti ebraici per poter capire e spogliarvi per un attimo dalle concezioni cristiane, quando affrontate un passo biblico del cosiddetto antico testamento.

Forse nessun ebreo... di oggi (e magari dell'orientamento a cui fai riferimento tu).
Ripeto: io non escludo affatto la legittimità dell'interpretazione come puro simbolo del popolo d'Israele.
Purtroppo, non essendo nella condizione di intervistare l'autore del libro di Daniele, dobbiamo avanzare delle ipotesi interpretative, e quella angelica rappresentativa del popolo d'Israele è perfettamente difendibile. E prova ne è il fatto che la figura danielica fu compresa e sviluppata in direzione angelica da chi scrisse il Libro delle Parabole di Enoc.

Ma soprattutto: l'idea che la figura di Daniele sia l'angelo d'Israele (Michele) non ha niente di cristiano!
Come può essere un'interpretazione cristiana, quando già i primissimi cristiani identificarono tale figura in Gesù??
Da questo punto di vista sarebbe decisamente un'interpretazione più compatibile con la teologia cristiana la tua, secondo cui la figura di Daniele è un messia umano.

CITAZIONE
Io penso francamente che mentre per i Vangeli, scritti in greco, sia possibile applicare il vostro metodo, fintamente scientifico ma che non riesce a liberarsi della teologia cristiana e cerca prove, per il Tanach sarebbe più logico ascoltare il parere di chi il Tanach lo conosce a fondo, perché lo studia tutta la vita (in ebraico e alla luce del Talmud). Ovviamente non parlo di me che sono un dilettante.

Di fronte a parole come queste:

"Metodo fintamente scientifico"
"che non riesce a liberarsi della teologia cristiana e cerca prove"

temo vengano meno le basi per continuare la discussione.
Sono frasi molto gravi che accusano d'ipocrisia sia il metodo che chi lo pratica.
E per capire quanto tutto ciò sia manifestamente falso e assurdo basterebbe rendersi conto di come alla medesima ricerca sulle origini cristiane e sul giudaismo del secondo tempio partecipino indifferentemente studiosi cristiani, ebrei, agnostici, atei.
Mi dispiace che tu sia arrivato a pensare cose del genere.
 
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view post Posted on 28/6/2010, 08:17     +1   -1
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Non servono sottili ironie..

CITAZIONE
"Metodo fintamente scientifico"
"che non riesce a liberarsi della teologia cristiana e cerca prove"

Hai completamente frainteso, non facevo nessuna ironia perché non ho mai saputo che non conosci nulla di ebraico (avendo tu analizzato le espressioni in questione) e il fintamente non si riferisce a te ma a tutta l'interpretazione cristiana che sotto l'apparenza di studi scientifici in realtà è spinta dalla fede a ricercare legittimità teologica. ma questo non è necessario, perchè la fede non è mai discutibile.

CITAZIONE
Sono frasi molto gravi che accusano d'ipocrisia sia il metodo che chi lo pratica.

Solo il metodo, non chi lo pratica. (Però chi lo pratica dovrebbe rifletterci un po')
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 28/6/2010, 13:36     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 28/6/2010, 09:17)
Hai completamente frainteso, non facevo nessuna ironia perché non ho mai saputo che non conosci nulla di ebraico (avendo tu analizzato le espressioni in questione)

Sto cercando di colmare il mio deficit in greco, ma aramaico ed ebraico sono molto di là da venire...
Fortunatamente, impegnandosi a leggere un sacco di letteratura, si riesce a ricavare qualcosina dal complesso dibattito di aramaisti e neotestamentaristi su questo problema.

CITAZIONE
e il fintamente non si riferisce a te ma a tutta l'interpretazione cristiana che sotto l'apparenza di studi scientifici in realtà è spinta dalla fede a ricercare legittimità teologica. ma questo non è necessario, perchè la fede non è mai discutibile.
(...)
Solo il metodo, non chi lo pratica. (Però chi lo pratica dovrebbe rifletterci un po'

Questo mi rinfranca sul piano personale. Ma il resto del tuo discorso continua a lasciarmi perplesso, ragion per cui ci tengo a riaffermare due cose:
1. Il "metodo" (intendendo con ciò lo studio storico e critico delle tradizioni religiose e dei loro documenti) non è affatto appannaggio di qualche religione o confessione. E' un'impresa aperta a tutti e a cui partecipano di fatto tutti.
2. E' in linea di principio inaccettabile squalificare come ricerca fintamente scientifica, bensì teologicamente finalizzata, quella che viene portata avanti da persone credenti (siano o meno rappresentanti istituzionali della loro confessione). Chi fa ricerca storica con scopo di giustificare la propria fede, o è un teologo (è nessuno può negargli questo diritto) o è un apologeta: in entrambi i casi si tratta di figure chiaramente distinguibili dagli storici.
Quanto invece a quegli storici che sono al tempo stesso veri storici e anche credenti, e che magari si concedono pure qualche sporadica incursione in discussioni teologiche, trovo appunto inaccettabile squalificare la loro ricerca scientifica, condotta sulla base di argomenti razionali, adducendo che tale ricerca è scientifica solo in apparenza, mentre in realtà è essa pure apologetica.
Per schizofrenico che possa apparire, un uomo onesto può credere una cosa e al tempo stesso ragionare e fare ricerca prescindendo dal suo assenso a tale credenza. Chi non accetta questa possibilità, è in malafede e nulla al mondo potrà mai convincerlo del contrario.
 
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59 replies since 23/6/2010, 19:31   1959 views
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