| Le parole di radice ζηλ sono usate anche nei testi filosofici (pagani) del I-II secolo d.C. per denotare un emulatore di qualcuno, anche di Dio (Zeus per i pagani). Uno dei traducenti più appropriati per ζηλωτης è, infatti, "emulatore", qualcuno che ama o ammira a tal punto qualcun'altro da cercare di imitarlo in tutto e per tutto. Alcuni esempi:
(1) In generale, il buon sovrano (ο βασιλευς ο αγαθος) deve ad ogni costo essere infallibile e ineccepibile nel discorso e nell’azione (nei fatti): se davvero bisogna che egli stesso, come ritenevano gli antichi (οι παλαιοι), sia legge vivente (νομος εμψυχος), costruttore (μηχανωμενος) di buona legislazione (ευνομια) e di concordia (ομονοια), capace di tenere lontano illegalità (ανομια) e sedizione/rivolta (στασις), essendo emulatore di Zeus (ζηλωτης του Διος) e padre di quelli che sono governati (da lui), proprio come (lo è) quello (= Zeus). (Musonio Rufo, Diatr. VIII ed. O. Hense, 1905).
L'espressione ζηλωτης του θεου si rintraccia anche nella letteratura religiosa giudaico-cristiana. Cfr. At. 22:3 e Rom. 10:2 per il Nuovo Testamento greco. Cfr. Es. 20:5, Es. 34:14, Deut. 4:24, Deut. 5:9, Deut. 6:15, Naum 1:2 per la LXX. Lo “zelo” per il Dio è dunque un concetto che si rintraccia anche nei testi pagani, cfr. anche Epittèto e cfr. Seneca, Epist., 95,51.
(2) bisogna che colui che desidererà piacere (τον αρεσοντα, dal verbo αρεσκω) a quelli (= agli dei) e avrà fiducia in loro (τον πεισθησομενον, ptc. fut. pass. di πειθω) cerchi/provi/tenti (πειρασθαι) per quanto è possibile (κατα δυναμιν) di somigliare a quelli (agli dèi). Se la divinità (το θειον) è fedele, anche egli sia fedele. Se libera, (anche egli sia) libero. Se è benefica, (anche egli sia) benefico. Se è generosa, (anche egli) sia generoso. Appunto deve fare e dire tutte le (cose) conseguenti, come un seguace/emulatore di Dio (ζηλωτης του θεου) (Epittèto, Diatribe, libro 2, cap. 14).
(3) Rendici (v. κατασκευαζω) ammiratori/seguaci (v. ζηλωτης) di te stesso, come Socrate (seppe) (rendere seguaci/ammiratori) di se stesso. (Epittèto, Diatribe, libro 3, cap. 7).
(4) Esiste infatti Socrate, o Diogene (di Sinope), affinché il suo elogio (del tiranno) sia (una) dimostrazione riguardo me (stesso)? Ho infatti forse cercato di emulare (v. ζηλοω) il suo carattere (το ηθος) (di Socrate, o Diogene)? (Epittèto, Diatribe, libro 4, cap. 7).
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