| Per il citato passaggio di Plutarco (de superstitione, 13) ti riporto brano e commenti:
[13] Non sarebbe dunque stato meglio che quei Galli (1) e Sciti (2) non avessero avuto del tutto concezione (εννοια) degli dèi, né immaginazione (φαντασια) né conoscenza/tradizione/storia (ιστορια), piuttosto che credere che (gli dèi) gioiscono per il sangue di esseri umani sgozzati (ptc. m./p. di σφαττω) e (che gli dèi) ritengono che questo sia il rito e l’offerta sacrificale perfetta in assoluto? Non sarebbe stato utile ai Cartaginesi aver ricevuto (un) Crizia o (un) Diagora (3) (come) legislatore (νομοθετης) dall’inizio, (così da) non credere in nessun essere soprannaturale né in nessun dio, piuttosto che offrire in sacrificio (agli dèi) quei tali (sacrifici) che erano soliti offrire al (dio) Crono? (4) Non come dice Empedocle, prendendosela (ptc. m./p. di καθαπτω + gen.vo) con quelli che offrono in sacrificio gli animali “(un) padre, pregando, sgozza (un) figlio che ha cambiato l’aspetto, che gran follia!” (5), ma (addirittura), visti e riconosciuti essi stessi i loro figli, (li) offrivano in sacrificio e quelli che non avevano figli, comprando (ptc. di ωνεομαι) dei bambini dai poveri, (li) trucidavano proprio come agnelli od uccellini e la (loro) madre era presente (v. παριστημι) (al rito sacrificale) senza intenerirsi né emettere un lamento. Qualora, poi, si fosse lamentata (ott.vo di στεναζω) oppure avesse pianto (ott.vo di δακρυω), sarebbe stata privata della ricompensa (6) e il bambino sarebbe stato ugualmente offerto in sacrificio [mentre] (il luogo) tutto (intorno) davanti alla statua (αγαλμα) sarebbe stato riempito del frastuono dei presenti che accompagnavano con l’aulo e suonavano i timpani (durante il sacrificio) in modo che (ενεκα του + inf.to) il grido (η βοη) dei lamenti (della madre) non fosse udibile. Se certi Tifoni oppure Giganti avessero comandato (v. αρχω + gen.vo) su di noi dopo aver scacciato gli dèi, per quali sacrifici si sarebbero rallegrati (7) o quali altri riti religiosi avrebbero richiesto? Amestri, la moglie di Serse, seppellì vivi dodici esseri umani (8) in onore dell’Ade, per sé stessa (9): quell’Ade che Platone dice (10) essere amico del genere umano, saggio e ricco, che controlla/trattiene (v. κατεχω) gli animi mediante la persuasione e il ragionamento, da essere chiamato Ade. Ma Senofane, filosofo della natura (= φυσικος), vedendo gli Egiziani che si percuotono durante le (loro) festività e si lamentano, ricordò (v. ὑπομιμνήσκω) (a loro) opportunamente: “Se costoro”, dice, “sono dèi, non piangete per loro; se invece sono esseri umani, non offrite sacrifici per loro” (11).
Note
(1) Cfr. Cesare, de bello gallico, VI.16 e Strabone, IV.4.5. (2) Cfr. Erodoto, IV.70-72. (3) Crizia (460-403 a.C., ateniese, leader dei trenta tiranni) e Diagora di Milo (vissuto nel V sec. a.C.) erano famosi atei dell’antichità. Cfr. Sesto Empirico, adversus mathematicos, IX.54; Plutarco, Moralia, 880D, 1075A. (4) Plutarco afferma che la pratica fu fatta terminare nel 480 a.C. da Gelone, tiranno di Siracusa, dopo la sua vittoria sui Cartaginesi (Moralia 175A e 522A) ma Diodoro Siculo afferma che la pratica fu successivamente reintrodotta (XX, 14). Κρονος è l’equivalente greco del dio fenicio El (in ebraico Moloc o Baal), cfr. G. F. Moore in the Journal of Biblical Lit. XVI (1897), p. 161. (5) Diels, Fragmente der Vorsokratiker, I p. 275. (6) La parola “τιμή” ha moltissimi significati, la resa con “ricompensa” è motivata dal fatto che poco sopra è detto che questi bambini venivano acquistati dai cittadini più poveri per essere offerti in sacrificio: M. Adriani traduce con “il prezzo del venduto figliuolo” e F. Cole Babbit con “the money”. (7) Hyperbaton, ποίαις ἂν ἣδοντο θυσίαις. (8) Hyperbaton, δώδεκα κατώρυξεν ἀνθρώπους. (9) Cfr. Erodoto, VII, 114 (dove però le persone sacrificate sono quattordici); si veda anche III, 35. (10) Probabilmente Plutarco si riferisce a Crat., pp. 403A-404B. (11) Il λογιον è citato anche in Moralia, 379B e 763C, e ci si riferisce ad esso anche in 228E. Cfr. anche Aristotele, Retorica, II, 23 e 27. Senofane (570-475 a.C.) è famoso per aver criticato la concezione antropomorfa degli dèi descritti da Omero e da Esiodo nei loro poemi, nonché la religione tradizionale dei suoi tempi.
P.S.: il tema del de superstitione è che l'ateismo è preferibile alla superstizione. La superstizione che intende Plutarco (δεισιδαιμονια) non ha esattamente lo stesso senso che intendiamo noi oggi, ma è qualcosa di ancora peggiore, riguarda il terrore che deriva dal soprannaturale e che fa compiere azioni insensate, come appunto i sacrifici umani. Plutarco era un uomo religioso ed ebbe anche incarichi sacerdotali, ma conclude che se si deve scadere in quel genere di superstizione, allora è meglio scegliere il male minore dell'ateismo, che egli non ammette ma considera comunque preferibile alla superstizione.
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