Studi sul Cristianesimo Primitivo

Comune discordanze etimologiche di Tacito e Svetonio

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Beliél
view post Posted on 28/9/2011, 17:16     +1   -1




Buongiorno a tutti gli appassionati lettori del forum,

quest’oggi vorrei sottoporre alla vostra attenzione una comune discordanza etimologica – che, suppongo, avrete certamente notato – presente sia negli “Annales” di P. Cornelio Tacito sia nel “De Vita Caesarum” di C. Svetonio Tranquillo, relativa ai lessemi “Christus” e “Christiani". Ho letto numerose discussioni in proposito, ma poiché non ho trovato nulla che possa chiarire la mia perplessità ho deciso di esporre il mio problema alla comunità di Cristianesimo Primitivo, di cui nutro somma stima.

Svetonio, Vita dei cesari


1) «Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantis Roma expulit» (C. Suetonius Tranquillus, De Vita Caesarum, Divus Claudius, 25.4, Maximilian Ihm, Ed.)

Perseus Digital Library:
www.perseus.tufts.edu/hopper/text?d...5%3Asection%3D4


2) «afflicti suppliciis Christiani, genus hominum superstitionis nouae ac maleficae» (Suet. Nero 16.2).

Perseus Digital Library:
www.perseus.tufts.edu/hopper/text?d...6%3Asection%3D2

Erik Zara:

www.textexcavation.com/documents/zarasuetoniuschristiani.pdf

Gianluigi Bastia:

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/storia/Svetonio.htm

Ho raccolto sufficienti elementi per ritenere abbastanza certo che il “Chresto” di Svetonio (Suet. Cl. 25.4) non fosse un nome proprio, ma che piuttosto con tale attributo generico (in ebraico משיח, “unto”) l’autore si riferisse al rappresentante ideologico di una qualche indeterminata setta ebraica, da molti identificata nel “Cristianesimo gesuita”.
Pertanto, se Svetonio avesse conosciuto una setta derivante dal nome greco “Chrestos”, avrebbe dovuto, logicamente, chiamare i suoi adepti “Chrestiani” (v. Tac. Ann. 15.44.2) e non “Christiani”, come fa lui in Nero 16.2.
Viceversa, se Svetonio avesse conosciuto la corretta scrittura latina per il lemma “Christiani”, avrebbe dovuto chiamare il loro (presunto) rappresentante ideologico “Christus” (v. Tac. Ann. 15.44.3) o “Christos” (senza itacismo), dal momento che in Cl. 25.4 lascia addirittura intendere di non conoscere correttamente la dizione latina del termine greco in questione.
Tutto questo dando per scontato che lo scrittore romano avesse identificato i “Christiani genus hominum superstitionis nouae ac maleficae” con i seguaci del “Chrestos” nominato in Cl. 25.4.
La medesima controversia la troviamo in Tacito.

Tacito, Annali

«Sed non ope humana, non largitionibus principis aut deum placamentis decedebat infamia, quin iussum incendium crederetur. ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit quos per flagitia invisos vulgus Chrestianos* appellabat. auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque» (P. Cornelius Tacitus, Annales, LIBER XV, chapter 44.2,3).

Perseus Digital Library:
www.perseus.tufts.edu/hopper/text?d...%3Achapter%3D44

Erik Zara*:
www.textexcavation.com/documents/zaratacituschrestianos.pdf

Gianluigi Bastia:
https://digilander.libero.it/Hard_Rain/storia/Svetonio.htm

Negli Annali di Tacito ritroviamo il medesimo problema, questa volta ancora più evidenziato.
Se Tacito conosceva la scrittura corretta latina “Christus”, non si spiega come mai, quattro parole prima, riporta il lemma “Chrestianos” con l’itacismo e scritto in maniera errata; viceversa, se lo storiografo romano credeva che la forma corretta di “Christus” fosse “Chrestus” o “Chrestos”, tale da portarlo ad identificare esplicitamente i suoi seguaci nei “Chrestiani”, non si capisce perché quattro parole dopo riporta il lemma “Christus” scritto in latino (al contrario di Svetonio, che riporta la forma greca in Cl. 25.4) ed in maniera corretta.

Svetonio scrisse la Vita dei Cesari nel 121 BCE, dopo l’Ab excessu divi Augusti di Tacito, completato intorno all’anno 115 e pubblicato sei anni prima dell’opera di Svetonio, pertanto l’autore romano lesse l’opera storiografica di Tacito, da cui probabilmente attinse anche come fonte; di conseguenza non si capisce come Svetonio abbia potuto riportare in maniera così errata il lemma “Chrestos” (in greco e con il fenomeno dell’itacismo) dopo aver letto la forma corretta “Christus” (in latino e senza itacismo) di Tacito, che, a sua volta, sembra non conoscere neppure il suo stesso passo 44.3 del XV libro degli Annali, dove cita “Cristo” correttamente, dal momento che si contraddice da solo appena quattro parole prima.

Attendo una vostra opinione sulle comuni discordanze etimologiche dei due autori sopra esposte.

--

Ad maiora
Beliel


Edited by Beliél - 8/12/2012, 00:22
 
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Hard-Rain
view post Posted on 28/9/2011, 18:12     +1   -1




Come sempre quando si tratta di questioni fonetiche bisogna tenere conto del fatto che certe variazioni possono riflettere banalmente il processo di trasmissione del testo e possono benissimo non essere ascrivibili all'autore.

Per esempio, poichè si cita il mio documento, avevo anche scritto:

"Sebbene in Annales, XV, 44 la lezione preferita dagli editori di Tacito sia christianos, nel codice più antico contenente il libro XV degli Annales, il manoscritto 68.2 conservato alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, compare il termine chrestianos corretto in christianos da un revisore che molto probabilmente non è la stessa mano che compose il testo originario e ha operato molto tempo dopo la composizione del manoscritto."

Il "revisore" corresse sulla base di copie che riteneva migliori il testo del ms. 68.2? Sulla questione della lezione chrest- nel ms. 68.2 vi segnalo queste recenti indagini di Erik Zara:

www.textexcavation.com/documents/zaratacituschrestianos.pdf

www.textexcavation.com/documents/zarasuetoniuschristiani.pdf

che ha chiesto informazioni alla biblioteca medicea laurenziana di Firenze, dove il ms. è conservato. Aggiungo che variazioni iota vs. eta sono attestate in opere letterarie del periodo come per esempio Arriano - che sto leggendo di recente - pare scrivere, nell'Anabasi, ad esempio, ανηρ Τελμισσευς con iota invece di Τελμησσευς che è la parola più ovvia dal greco classico, con l'eta. Conosco poco la situazione testuale delle opere di Arriano di Nicomedia e la situazione dei manoscritti, ma a quanto pare chi ha pubblicato questo testo attribuisce direttamente ad Arriano e non a un copista dei secoli successivi la parola Τελμισσευς scritta con iota invece che la versione "classica" Τελμησσευς. Il dubbio rimane perchè queste opere non sono documenti diretti (come lettere di privati, atti notarili, registrazioni, liste di nomi originali, ecc...) così che ricostruire la fonetica esclusivamente sulla base delle copie delle opere letterarie famose dell'antichità, trascritte più volte da persone diverse in epoche diverse, è deleterio.

Edited by Hard-Rain - 4/10/2011, 19:54
 
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view post Posted on 28/9/2011, 18:21     +1   -1
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QUOTE (Beliél @ 28/9/2011, 18:16) 
Ho raccolto sufficienti elementi per ritenere abbastanza certo che il “Chresto” di Svetonio (Suet. Cl. 25.4) non fosse un nome proprio, ma che piuttosto con tale attributo generico (in ebraico משיח, “unto”) l’autore si riferisse al rappresentante ideologico di una qualche indeterminata setta ebraica, da molti identificata nel “Cristianesimo gesuita”.

Ciao Alessio, sulla questione filologica (che hai ben presentato) hai già ricevuto una prima risposta da Hard - mentre a me interessa la parte più squisitamente storica, che ho quotato qui sopra.

Potresti - magari in altro thread - esporre i motivi per cui ritieni, con ragionevole certezza, che Chresto non fosse un nome proprio bensì il titolo messianico del leader di una setta ebraica?
Chi sono i "molti" che identificano tale setta con il cosiddetto "Cristianesimo gesuita" (o "gesuano"? Non l'ho mai sentito).

Grazie, ciao!
Talità
 
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view post Posted on 28/9/2011, 21:14     +1   -1
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Il passaggio χρηστός/χριστός è un banale itacismo. In Svetonio il fatto che non ci sia un quodam dopo Chresto fa pensare al riferimento a un personaggio noto, anche perché se non si tratta di un nome proprio si dovrebbe mostrare cosa avrebbe capito un latino del I secolo di fronte a questo lessema.
Meier ne parla in I, 91.
Trovo la questione decisamente poco appassionante.



 
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view post Posted on 29/9/2011, 08:32     +1   -1
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Qualche ipotesi in libertà...

CITAZIONE
"Pertanto, se Svetonio avesse conosciuto una setta derivante dal nome greco “Chrestos”, avrebbe dovuto, logicamente, chiamare i suoi adepti “Chrestiani” (v. Tac. Ann. 15.44.2) e non “Christiani”, come fa lui in Nero 16.2.
Viceversa, se Svetonio avesse conosciuto la corretta scrittura latina per il lemma “Christiani”, avrebbe dovuto chiamare il loro (presunto) rappresentante ideologico “Christus” (v. Tac. Ann. 15.44.3) o “Christos” (senza itacismo), dal momento che in Cl. 25.4 lascia addirittura intendere di non conoscere correttamente la dizione latina del termine greco in questione."

E' difficile venirne a capo non sapendo cosa scrisse Svetonio.
Supponendo che sia corretto il vocalismo delle edizioni che riporti, e che le due menzioni si riferiscano il primo al capo di una setta e la seconda ai suoi seguaci, per spiegare la discordanza vocalica si possono fare varie ipotesi:
1)Svetonio credeva che nel termine greco ci fosse una eta ma ha usato traslitterazioni diverse per i due casi. Non esisteva ancora un modo di traslitterare standardizzato, e siccome Svetonio non è un computer, una volta potrebbe aver traslitterato l'eta con "e", come sarebbe filologicamente corretto fare, la seconda volta s'è regolato invece sulla base del suono pronunciato alla sua epoca, ed ha messo "i". O magari credeva proprio che nel nome di personaggio ci fosse la "eta" e nel composto ricavato da questo nome una "iota". Il greco infatti non è obbligato a conservare nei composti il medesimo vocalismo che i nomi sciolti, e magari Svetonio credeva ad un fenomeno del genere.
2)La seconda ipotesi è che Chrestos sia il capo della setta dei christiani, e tuttavia Svetonio non ha fatto questo collegamento.
Può cioè darsi che, vista la grafia differente, abbia descritto separatamente il fenomeno dei giudei espulsi a causa di Chrestos, e il fenomeno dei christiani, senza sapere che stava scrivendo dello stesso gruppo, e infatti in un caso credeva che dietro il nome Chrestos ci fosse una "eta", nell'altro quanto ai cristiani ha scritto invece "i".

Queste due ipotesi cervellotiche spiegano la discordanza, ma non hanno prove. Assai più probabile è che credesse ci fosse una "eta" in Cristo e cristiani, visto che così venivano pronunciate le eta, e che una volta abbia traslitterato la "eta" che supponeva ci fosse con "e", ed un'altra con "i", proprio perché non esisteva allora uno standard di traslitterazione dal greco al latino.

Quanto a Tacito:

CITAZIONE
"Se Tacito conosceva la scrittura corretta latina “Christus”, non si spiega come mai, quattro parole prima, riporta il lemma “Chrestianos” con l’itacismo e scritto in maniera errata;"

Può darsi anche qui che egli credesse che nel composto il nome assumesse un vocalismo diverso che nel nome da solo.
Può darsi anche, visto che dice "vulgus Chrestianos appellabat", che egli riporti la distorsione del nome che era sulla bocca del popolo, pur non facendola propria, e ricordando però a lato il nome del personaggio da cui prendeva il nome la setta che il popolo chiamava "crestiani". Vale a dire che non occorre dire che Tacito li doveva chiamare per forza "cristiani" visto che sa che il fondatore si chiama "Cristo", infatti Tacito non riporta come li chiama lui, ma come li chiama il volgo. Sicché può darsi che riporti scientemente a puro titolo documentale la distorsione operata dal popolo romano.

Ad maiora
 
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view post Posted on 29/9/2011, 09:02     +1   -1
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CITAZIONE (Polymetis @ 29/9/2011, 09:32) 
Assai più probabile è che credesse ci fosse una "eta" in Cristo e cristiani, visto che così venivano pronunciate le eta, e che una volta abbia traslitterato la "eta" che supponeva ci fosse con "e", ed un'altra con "i", proprio perché non esisteva allora uno standard di traslitterazione dal greco al latino.

Ma certo, anche perché un latino mediamente colto (che quindi masticava un po' di greco) conosceva la forma con eta (cioè l'aggettivo "utile", "piacevole", "auspicabile" etc) ma non quella con iota (che è appunto nei LXX il corrispettivo di משיח).
 
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Hard-Rain
view post Posted on 30/9/2011, 17:01     +1   -1




CITAZIONE
conosceva la forma con eta (cioè l'aggettivo "utile", "piacevole", "auspicabile" etc) ma non quella con iota

χρηστος come soprannome o appellativo è infatti attestato, basta ricordarsi di "Focione il buono", il cui appellativo era appunto ο χρηστος, dal corrispondente aggettivo greco. Confusioni tra eta e iota per Cristo e/o i Cristiani sono attestate dai padri della Chiesa: Giustino, Apologia I, 4, 1-5 oppure Tertulliano, Apologeticum, Cap. III.
 
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Beliél
view post Posted on 8/12/2012, 00:11     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 29/9/2011, 08:32) 
Può darsi anche, visto che dice "vulgus Chrestianos appellabat", che egli riporti la distorsione del nome che era sulla bocca del popolo, pur non facendola propria, e ricordando però a lato il nome del personaggio da cui prendeva il nome la setta che il popolo chiamava "crestiani". Vale a dire che non occorre dire che Tacito li doveva chiamare per forza "cristiani" visto che sa che il fondatore si chiama "Cristo", infatti Tacito non riporta come li chiama lui, ma come li chiama il volgo. Sicché può darsi che riporti scientemente a puro titolo documentale la distorsione operata dal popolo romano.

Ad maiora

Innanzitutto mi complimento per l'acuta osservazione. Devo dire che inizialmente mi aveva davvero convinto, e da un anno a questa parte ho condiviso a pieno la tua posizione. Semplicemente mi sembrava geniale!

Poi, però, ho pensato una cosa che mi ha fatto totalmente ricredere.

Tacito non avrebbe potuto riportare il sostantivo Chrestianos (con la eta) per lasciare intendere al lettore che questo era il modo in cui vulgus eos appellabat. Il problema è meramente tecnico.
Difatti l'ambivalenza vocalica - cioè l'itacismo - creava problemi solamente quando nasceva il bisogno di stabilire (per iscritto!) la corretta scrittura del termine, dovendo scegliere se farlo derivare da christòs o da chrestòs. Questo, tuttavia, non era un problema che si verificava nella lingua parlata, dove, al di là che si intendesse christòs con lo iota o chrestòs con la eta, la pronunzia era sempre christiani con la "i".

Il volgus, nel parlato, non avrebbe potuto pronunziare la parola come Chrestianos per una mera questione tecnica. La questione potrebbe essere diversa se Tacito intendesse con Chrestianos il modo in cui il volgo rendeva il sostantivo nello scritto, l'ipotesi tuttavia sarebbe poco verosimile alla luce dell'alta percentuale di analfabetismo presente all'epoca, a meno che con vulgus Tacito non si riferisse agli alti esponenti patrizi d'età imperiale, il che, in verità, mi sembra poco plausibile.

Ammessa la validità di questo mio ragionamento, avrei una mia teoria in proposito che spiegherebbe bene non solo l'ambivalenza Christus/Chrestianus presente negli Annales 15.44 di Tacito, ma anche numerose altre anomalie presenti nel testo (teoria che non riguarda l'ipotesi di interpolazione).
Ritengo di avere risolto anche la medesima discordanza presente nel De vita Caesarum svetoniano.

--
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Beliel


Edited by Beliél - 8/12/2012, 01:10
 
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view post Posted on 8/12/2012, 12:38     +1   -1
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In realtà si sovrapponeva un altro problema. Se l'itacismo infatti riguarda il greco, mi sembra che in latino (ma io non sono un latinista) si stesse all'epoca manifestando un processo inverso, per cui le "i" tendevano in diversi casi a essere trasformate in "e" a partire dalla lingua parlata (per cui firmus diventa fermo, ad esempio), ecco allora che quel chrestianos rappresenterebbe davvero un iperurbanismo. Come peraltro testimoniano diversi autori cristiani, che appunto correggevano la pronuncia (e non la mera grafia) chre- del popolo. Questo significa che per una serie di motivi che vanno aldilà dell'itacismo, si era diffusa una pronuncia di questo tipo, probabilmente persino tra i cristiani stessi, tanto che abbiamo persino grafie diverse, come crestianus, cressianus, cresteanus. Per questo Lattanzio ancora all'inizio del quarto secolo può scrivere: "Chrestum solent dicere".

Edited by -Waylander- - 8/12/2012, 12:59
 
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Hard-Rain
view post Posted on 8/12/2012, 12:45     +1   -1




QUOTE (Beliél @ 8/12/2012, 00:11) 
QUOTE (Polymetis @ 29/9/2011, 08:32) 
Può darsi anche, visto che dice "vulgus Chrestianos appellabat", che egli riporti la distorsione del nome che era sulla bocca del popolo, pur non facendola propria, e ricordando però a lato il nome del personaggio da cui prendeva il nome la setta che il popolo chiamava "crestiani". Vale a dire che non occorre dire che Tacito li doveva chiamare per forza "cristiani" visto che sa che il fondatore si chiama "Cristo", infatti Tacito non riporta come li chiama lui, ma come li chiama il volgo. Sicché può darsi che riporti scientemente a puro titolo documentale la distorsione operata dal popolo romano.

Ad maiora

Innanzitutto mi complimento per l'acuta osservazione. Devo dire che inizialmente mi aveva davvero convinto, e da un anno a questa parte ho condiviso a pieno la tua posizione. Semplicemente mi sembrava geniale!

Poi, però, ho pensato una cosa che mi ha fatto totalmente ricredere.

Tacito non avrebbe potuto riportare il sostantivo Chrestianos (con la eta) per lasciare intendere al lettore che questo era il modo in cui vulgus eos appellabat. Il problema è meramente tecnico.
Difatti l'ambivalenza vocalica - cioè l'itacismo - creava problemi solamente quando nasceva il bisogno di stabilire (per iscritto!) la corretta scrittura del termine, dovendo scegliere se farlo derivare da christòs o da chrestòs. Questo, tuttavia, non era un problema che si verificava nella lingua parlata, dove, al di là che si intendesse christòs con lo iota o chrestòs con la eta, la pronunzia era sempre christiani con la "i".

Il volgus, nel parlato, non avrebbe potuto pronunziare la parola come Chrestianos per una mera questione tecnica. La questione potrebbe essere diversa se Tacito intendesse con Chrestianos il modo in cui il volgo rendeva il sostantivo nello scritto, l'ipotesi tuttavia sarebbe poco verosimile alla luce dell'alta percentuale di analfabetismo presente all'epoca, a meno che con vulgus Tacito non si riferisse agli alti esponenti patrizi d'età imperiale, il che, in verità, mi sembra poco plausibile.

Ammessa la validità di questo mio ragionamento, avrei una mia teoria in proposito che spiegherebbe bene non solo l'ambivalenza Christus/Chrestianus presente negli Annales 15.44 di Tacito, ma anche numerose altre anomalie presenti nel testo (teoria che non riguarda l'ipotesi di interpolazione).
Ritengo di avere risolto anche la medesima discordanza presente nel De vita Caesarum svetoniano.

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Ad maiora
Beliel

In teoria, dunque, nel parlato non c'era differenza tra "crestiani" (con la eta) e "cristiani" (con lo iota, ma il suono delle parole sarebbe identico ed è infatti così nel greco bizantino e moderno. Eppure in pratica è un dato di fatto che Giustino (Apologia I, 4, 1-5) e Tertulliano (Apologeticum, Cap. III) dicono che il nome non veniva dal volgo o a volte pronunciato correttamente. Se non veniva pronunciato correttamente allora significa che c'era distinzione tra eta e iota... O sbaglio? O forse voleva dire che i più dotti e quelli che conoscevano bene il greco appunto distinguevano tra eta e iota e sapevano che χριστιανος si pronuncia "cristianos" e non "crestianos"?

Come dice waylander, cerchiamo innanzitutto di capire - se possibile - se si tratta di un problema fonetico del greco (dove sappiamo la tendenza a modificare il suono di eta in quello di iota) oppure del latino. Io prenderei in considerazione Tertulliano, che scriveva appunto l'Apologeticum in latino: "Cristiano, per quanto concerne il significato del nome, deriva da unto. E anche quando viene erroneamente pronunciato da voi come Crestiano (giacché non conoscete neppure accuratamente quel nome che tanto avversate) proviene da dolcezza e da benevolenza." Mi pare che si possa appunto sostenere che in latino il volgo pronunciava in qualche modo "crestiano".

Per me in greco è perfettamente possibile che la distorsione del nome presso i pagani non sia stata motivata da un problema fonetico (difatti non ci sarebbe stato bisogno di modificare la pronuncia di Χριστιανος, poichè in greco è l'eta che si trasforma in iota e non viceversa, come avviene oggi nel greco moderno) ma dal problema del significato del nome. Ai pagani doveva ben sembrare strano chiamare questa gente "gli unti" (parola derivata da χρηστος) mentre invece era più probabile supporre che si chiamassero i "buoni" (in senso ad es. morale), dall'aggettivo greco χρηστος, del resto personaggi con questo appellativo sono esistiti nei tempi antichi, come ad esempio Focione il "buono", in greco appunto Φωκιων ο χρηστος (es. Plutarco o Musonio Rufo; ma Cornelio Nepote lo chiama "bonus" in latino) citato nelle fonti letterarie. I greci storpiavano il nome evidenziando l'eta, pensando che fosse più verosimile che i "cristiani" si auto proclamassero "i (moralmente) buoni" piuttosto che "gli unti" o "i seguaci dell'unto". Per quanto concerne il latino, conosco poco o nulla la fonetica di questa lingua per cui non so se ci sia qualche motivazione per il passaggio da "i" ad "e" oppure se il tutto sia riconducibile al greco antico (termini latini come Cristo e cristiani sono prestiti dal greco). Comunque a Focione è accaduto che il suo nome sia stato tradotto da greco a latino (da χρηστος a bonus), a Cristo, invece, è accaduto che sia stato traslitterato e non tradotto (nè in "buono", nè in "unto", quest'ultimo ovviamente derivante da tutta la tradizione ebraica).

Edited by Hard-Rain - 10/12/2012, 15:02
 
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