Studi sul Cristianesimo Primitivo

Gesù e le divinità pagane: il vecchio e il nuovo nella Terza Ricerca, Review della bibliografia recente

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Christifidelis88
view post Posted on 1/12/2011, 00:36     +1   -1





Teo edit: Ripesco questa discussione dal trash:

CITAZIONE
Salve! volevo sapere se qualcuno di voi sa se ci sono sviluppi sul tema delle somiglianze tra la figura di Gesù e quella delle divinità pagane già venerate prima di Lui.
In definitiva, è sostenibile l'ipotesi di plagio da parte dei primi cristiani?
Ciao!!!

Modifico il titolo e invito i partecipanti ad approfondire il tema della bibliografia recente sul Gesù storico che si discosta più o meno significativamente dall'approccio (e dalle conclusioni) "meieriane" che normalmente usiamo come pietra di paragone in questa ricerca.


Edited by Teodoro Studita - 2/12/2011, 09:01
 
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view post Posted on 1/12/2011, 01:36     +1   -1
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CITAZIONE
"Salve! volevo sapere se qualcuno di voi sa se ci sono sviluppi sul tema delle somiglianze t"

E come farebbe a svilupparsi una teoria che nel mondo accademico è morta e sepolta da 80 anni e che oggi solo i dilettanti internettiani senza formazione antichistica coltivano?

Ad maiora
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 1/12/2011, 02:13     +1   -1




Ciao!
Purtroppo il tema su cui chiedi informazioni esula abbondantemente dagli studi seri e in quanto tale questo stesso thread è destinato a finire presto nella nostra sezione "trash" (ma nulla di personale! ;) ci sono molte chicche interessanti in quella sezione).

La risposta alla tua domanda comunque è del tutto negativa: l'ipotesi che il Gesù dei vangeli sia stato "plagiato" sul modello di divinità pagane è insostenibile, e in effetti non sostenuta da nessuno (parlo sempre della letteratura accademica, la sola che frequento).
Ovviamente questo non significa affatto che quanto i vangeli ci dicono di Gesù sia perciò pacificamente assumibile come storico. Nient'affatto. E' perfettamente possibile sostenere che il Gesù dei vangeli sia "mitologico" sotto vari aspetti, a condizione di riconoscere che tale "mitologia" è quella propria del variegato mondo del giudaismo del Secondo Tempio, nella cui cultura (certamente ellenizzata) tutti e quattro i vangeli canonici - ognuno a suo modo - sono profondamente radicati.
Perfino la tesi secondo cui i vangeli rifletterebbero concezioni ellenistiche di un theîos anēr (uomo divino) - tesi alquanto diffusa fino ad alcuni decenni fa, e che comunque nulla ha a che vedere con la questione qui proposta di un copia-incolla di divinità pagane sulla figura di Gesù - è oggi largamente in discredito. Si veda il seguente articolo di Romano Penna: www.christianismus.it/modules.php?n...e=print&sid=133

Un discorso diverso sono invece eventuali somiglianze. Diverso evidentemente perché somiglianze e analogie si possono trovare tra qualsiasi cosa, senza che per questo si debba automaticamente inferire un rapporto di dipendenza e genealogia tra i fenomeni osservati.
 
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view post Posted on 1/12/2011, 12:10     +1   -1
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In realtà un pò mi spiace che questo thread sia finito nel trash (decisione comunque impeccabile del moderatore!).
Mi spiace per due motivi: il primo, perché in fondo Christifidelis88 pone una domanda in forma semplice (pure troppo) e riceve un risposta chiara in forma altrettanto semplice, a beneficio di chi legge.
Il secondo, perché il tema potrebbe meritare un approfondimento nella direzione accarezzata da Weiss nella sua risposta, dove accenna al "variegato mondo del giudaismo del Secondo Tempio" ed alla relativa "cultura (certamente ellenizzata)".
Esclusi quindi gli argomenti relativi al "copycat", rimangono invece sul tavolo parecchie proposte in ambito accdemico - ben riassunte nel titolo di un lavoro di M. Casey: "From a jewish prophet to a gentile God" (Ingram Publisher Services; 2001). In questa prospettiva, si afferma che il Gesù del NT non può che essere il prodotto di una chiesa dei Gentili, in quanto il fermo monoteismo ebraico avrebbe rigettato certe cristologie "alte", in odore di politeismo.

Ciao!
Talità

 
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view post Posted on 1/12/2011, 12:36     +1   -1
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E magari si potrà aprire un topic su questo, allora :)
 
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view post Posted on 1/12/2011, 23:51     +1   -1
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Bibliothecarius Arcanus

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CITAZIONE (Talità kum @ 1/12/2011, 12:10) 
In realtà un pò mi spiace che questo thread sia finito nel trash (decisione comunque impeccabile del moderatore!).
Mi spiace per due motivi: il primo, perché in fondo Christifidelis88 pone una domanda in forma semplice (pure troppo) e riceve un risposta chiara in forma altrettanto semplice, a beneficio di chi legge.
Il secondo, perché il tema potrebbe meritare un approfondimento nella direzione accarezzata da Weiss nella sua risposta, dove accenna al "variegato mondo del giudaismo del Secondo Tempio" ed alla relativa "cultura (certamente ellenizzata)".
Esclusi quindi gli argomenti relativi al "copycat"...

Beh esclusi mica tanto. L'anno scorso è uscito (vabbè in realtà nel 2009) The Historical Jesus, Five Views, edito da James K. Beilby e Paul R. Eddy, per i tipi della SPCK (2010) , nel quale assieme a Dunn e Crossan, ma anche Bock e Johnson vi è Robert M. Price, che è rasente alla teoria mitologista di cui il copycat è una forma/espressione. Vi è una pressione molto forte dal basso in questo senso dovuta proprio alla diffusione di queste teorie in internet tra i non addetti ai lavori e gli incompetenti allo sbaraglio, ma che trovano sponda in alcuni, relativamente marginali, circoli di ateismo militante (come il Center of Inquiry), con tentativi vari, per il momento abortiti, di rimettere in questione l'esistenza storica di Gesù, o almeno porla sul piano del dubbio, come nel caso del Jesus Project di Hoffmann (assieme a Price e Ludemann), che mi sembra sia fallito e che ha prodotto quello strano libro che è Sources of the Jesus Tradition, Separating History from Myth. Certo Dunn, nel libro sopra citato, si mostra annoiato che simili tesi circolino ancora, ma il fatto che circolino ancora testimonia non solo la loro vitalità ma anche la loro attrattività per molte persone, che vi trovano una corrispondenza e una corroborazione delle proprie posizioni ideologiche. Questa spinta non ha ancora fatto breccia in ambito accademico, nonostante i recenti tentativi, ma non è detto che prima poi, a furia di battere e ribattere, in qualche modo non ci riesca. Gli studiosi sono comunque sensibili all'ambiente culturale in cui vivono e agli immaginari da cui sono cirondati, basti pensare alla ciclica fascinazione per lo gnosticimo a partire dalla metà del diciannovesimo secolo, così ben descritta da Philip Jenkins nel suo Hidden Gospels, How the Search for Jesus Lost Its Way (Oxford University Press 2002) e che così tanto ha influenzato la ricerca nei decenni anche recenti. Pertanto la diffusione delle teorie del copycat e di quelle mitologiste in generale pur presentando insanabili deficienze metodologiche ed ermeneutiche è qualcosa con cui avremo a che fare ancora a lungo.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 2/12/2011, 01:34     +1   -1




Aggiungiamo pure a questi segnali di una certa insoddisfazione circolante anche in ambito accademico circa il modo in cui viene pacificamente assunta la storicità di Gesù, anche il seguente volume di futura pubblicazione:
http://equinoxpub.com/equinox/books/showbo...id=504&keyword=

Da quanto si può capire dalla descrizione, il volume sembra avere un duplice obiettivo:

1) riproporre in modo nuovo (e critico verso il paradigma dominante) la questione della storicità di Gesù, in modo simile a quanto la scuola di Copenaghen (qui rappresentata direttamente dal suo più illustre membro, Niels Peter Lemche) ha fatto rispetto alla storicità di figure e tradizioni dell'Antico Testamento.

2) correggere un'esegesi che, sbilanciata com'è su una lettura di tipo storico, non riesce ad apprezzare come si deve gli aspetti e le funzioni letterarie dei testi neotestamentari.

Attenzione però a non pensare che gli autori di questi contributi (alcuni dei quali studiosi rispettati o addirittura illustri; tra quelli che conosco: Grabbe, Lemche, Müller, Crossley, Hjelm), siano tutti dei negazionisti o minimalisti circa la storicità di Gesù. Almeno nel caso di Crossley so per certo che questo è ben lungi dall'essere vero.

P.S. questo topic dimostra che anche la sezione Trash può essere sede di discussioni costruttive.

Edited by JohannesWeiss - 2/12/2011, 01:55
 
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view post Posted on 2/12/2011, 10:02     +1   -1
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Grazie JW della segnalazione, cercherò di procurarmelo. Certo Lemche fa parte (ne è l'esponente più illustre) della scuola di Copenaghen, così come anche Thomas L. Thompson (cf. T.L. THOMPSON: The Bible in History. How Writers Create a Past; London, Cape 1999) o Ingrid Hjelm, tanto per fare altri nomi presenti. Essi sono tutti rappresentanti del minimalismo biblico, che contesta la storicità della bibbia, riducendola a poca cosa, sulla falsariga di Finkelstein, anche se quest'ultimo nega di appartenere a questa corrente. Difficile dire quanto questa corrente goda oggi di buona salute (cf. Y. Garfinkel: The Birth and Death of Biblical Minimalism; BAR May/Jun 2011), ma è interessante questo suo collegarsi alle posizioni scettiche riguardo alla figura storica di Gesù tangenti quelle mitologiche, ovvero quello che Price chiama "Jesus agnosticism". La cosa peraltro non è nuova, non solo costoro si sono già incontrati proprio nel Jesus Project ma proprio Thompson ha scritto un libro in questo senso: T.L. THOMPSON: The Messiah Myth. The Near Eastern Roots of Jesus and David; New York, Basic Books 2005.
Quello che sconcerta un pochino inoltre non è solo la presenza appunto di Price, ma anche di uno come Verenna, apertamente mitologista (T.S. VERENNA: Of Men and Muses. Essays on History Letterature and Religion; Lulu.com 2009) che non mi risulta avere titoli accademici tali da potersi affiancare a costoro. Indice questo che si tratta appunto di una riproposizione libraria, certo meglio concepita del Sources of the Jesus Tradition, di un gruppo eterogeneo (come lo era del resto il Jesus project), che carica a bordo persone di posizioni assai differenti (come hai giustamente notato non tutti sono miticisti o minimalisti) pur di fare massa. Se da una parte questo è indice di debolezza, assieme al fatto di essere pubblicati dalla Equinox piuttosto che dalla Oxford University Press, tanto per dirne una, dall'altro indica una certa scaltrezza e testardaggine nel perseguire i propri obiettivi, ovvero la demolizione della figura storica di Gesù, aggregando persone con posizioni diverse per accreditarsi (ovvero accreditare tale teoria) nel mondo accademico. L'accento infatti sugli aspetti e le funzioni letterarie dei testi neotestamentari ha l'aria di essere surrettizia rispetto all'obiettivo di cui sopra. Certo può essere una strada interessante e da percorrere, ma la sensazione che ho è che tutto questo abbia lo scopo di portare la figura di Gesù sino a un "vanishing point", dove la storia lascia lo spazio alla pura narrazione, l'affabulazione, il mito.
 
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view post Posted on 2/12/2011, 10:03     +1   -1
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Teoricamente non c'è nulla di male a confrontarsi anche con ipotesi radicali, e così facendo si riscoprono le ragioni di ciò che generalmente si sostiene. La tesi mitica è già stata affrontata e accantonata dal mondo accademico decenni fa, e si può prevedere che sue improvvise escrescenze non accademiche verrebbero ugualmente accantonate per la mancanza di metodo che le caratterizza, e l'incapacità in generale di muoversi nell'ambito della storia antica. Ciò avviene per così dire a riflussi periodici. Anche in filosofia ci si deve confrontare, ogni paio di secoli, con un reflusso scettico o idealista, e così ogni tanto salta fuori qualcuno nella storia del pensiero che nega la realtà del mondo esterno, o dubita della corrispondenza tra fenomeni e cose in sé. E' una forma mentis quasi malata, che però non c'è modo di correggere, come non c'è modo di arrivare a ciò che questi signori segretamente agognano, cioè una dimostrazione di tipo matematico nelle scienze umanistiche. E' ovvio infatti che in storia, o in filosofia, si potranno sempre avanzare ipotesi strampalate per rendere una soluzione non sicura al 100%, eppure è su questo genere di ipotesi che si costruisce la pseudo-scienza dei dilettanti internettiani. Ipotesi impossibile da confutare, perché sono già gratuite, e dunque l'unica cosa da fare sarebbe glossare ogni riga di questi signori con una serie di "perché?".
In generale poi il problema, sia nel mondo di internet sia nel mondo accademico recente, è la troppa specializzazione sul Gesù storico, senza uno sfondo antichistico generale. C'è gente che non si rende conto cioè che le prove di esistenza che chiedono a Cristo non le ha neppure Pericle, e questa gente non lo sa perché non sa neppure chi sia Pericle, o quali siano le fonti che ne parlano. E se si inizia a dire "ne parla Tucidide", si potrà rispondere "ma il più antico codice di Tucidide è del medioevo", esattamente come questa gente si straccia le vesti pensando sia chissà quale anomalia che il più antico papiro dei Vangeli dista magari un secolo dagli eventi narrati. Quando invece non è un'anomalia in storia antica una cosa del genere, né prova di complotti, ma un miracolo. C'è gente insomma nella storia antica che non ha quattro vangeli, che sono già troppo. E' nota l'affermazione di David Flusser secondo cui "con l'eccezione dello storico Giuseppe Flavio e forse San Paolo, Gesù è l'ebreo del periodo successivo all'Antico Testamento sul quale noi sappiamo di più.", e non si può che sottoscriverla. Il fatto comunque che ci siano così tante polarizzazioni antitetiche, cioè il fatto che alcuni studiosi arrivino a dire che è l'ebreo che conosciamo meglio, mentre altri dilettanti che neppure è esistito, è indice del fatto che su Gesù non si può fare una ricerca storica serena a causa delle implicazioni fideistiche del caso. Se nessuna religione di potere si richiamasse a Cristo, sarebbe pacifico che è esistito questo personaggio. La rabbia invece contro la sua figura è funzionale alla volontà di cancellare l'influenza del cristianesimo nella società.
Comunque sia volevo dire due cose. La prima è che proporre anche in modo radicale l'inesistenza di Cristo non equivale alla tesi del copycat, perché nulla vieta di far derivare Cristo dalla fantasia di persone che non operano, almeno consapevolmente, plagi.
In secondo luogo, annotazione personale, di recente ho letto il testo dello storico Giovanni Miccoli su San Francesco "Francesco d'Assisi, realtà e memoria di un'esperienza cristiana". La cosa comica è che leggendolo non ho potuto fare a meno di instaurare un confronto coi filologi che indagano sul Gesù storico. Anche lì infatti si mostravano le diverse fonti e la loro distanza temporale da Francesco, la volontà di aggiustarne alcuni aspetti per non metterlo in frizione nelle sue biografie con la Chiesa di Roma, le contraddizioni che si accumulano su Francesco tra le varie biografie (quale chiesetta riparò per prima, come ebbe la sua vocazione, ecc.). Non riuscivo a fare a meno di pensare che questi fenomeni storicamente normalissimi, se Francesco fosse stato considerato il fondatore di una religione come Cristo, avrebbero prodotto nella nostra epoca dei dilettanti internettiani intenti a far leva su questi particolari per negare l'esistenza storica di Francesco d'Assisi... :D

Ad maiora
 
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view post Posted on 2/12/2011, 11:05     +1   -1
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Bibliothecarius Arcanus

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CITAZIONE (Polymetis @ 2/12/2011, 10:03) 
Comunque sia volevo dire due cose. La prima è che proporre anche in modo radicale l'inesistenza di Cristo non equivale alla tesi del copycat, perché nulla vieta di far derivare Cristo dalla fantasia di persone che non operano, almeno consapevolmente, plagi.

Ovviamente, basti pensare a Earl Doherty (Jesus: Neither God Nor Man - The Case for a Mythical Jesus. Age of Reason Publications 2009) che fa di Cristo un archetipo gnostico le cui vicende si collocano nei cieli inferiori e il cui mito sarebbe stato elaborato da Paolo e dai primi cristiani, ben coscienti che non si trattasse di una figura storica. Le forme della teoria miticista sono diverse, a volte si intersecano a volte sono radicalmente opposte. Mi pare tuttavia, per quanto sinora esposto, troppo ottimistica la valutazione del Van Voorst per cui:
"Among New Testament scholars and historians, the theory of Jesus' nonexistence remains effectively dead as a scholarly question" (R.E. VAN VOORST: Non Existence Hypothesis in J.L. HOULDEN (ed.): Jesus in History, Thought and Culture. An Encyclopedia; ABC-CLIO 2003, p. 660).
 
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Christifidelis88
view post Posted on 2/12/2011, 11:44     +1   -1




Beh devo dire che, nonostante la mia domanda sia stata inizialmente considerata ingenua, ha dato il la ad una nuova discussione che reputo importante. Credo non sia mai troppo tardi e mai quastione superata, il voler tornare ad indagare le origini dell'edificio cristiano. Se non altro, per comprendere meglio e confermarsi o nella fede o nel dubbio.

Chiedo a Weiss di offrire, se vuole, qualche indicazione in più circa la mitologia propria del mondo del giudaismo del Secondo Tempio.
Grazie, e a chi è cristiano, buon Avvento!
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 2/12/2011, 13:17     +1   -1




CITAZIONE (-Waylander- @ 2/12/2011, 10:02) 
Grazie JW della segnalazione, cercherò di procurarmelo. Certo Lemche fa parte (ne è l'esponente più illustre) della scuola di Copenaghen, così come anche Thomas L. Thompson (cf. T.L. THOMPSON: The Bible in History. How Writers Create a Past; London, Cape 1999) o Ingrid Hjelm, tanto per fare altri nomi presenti. Essi sono tutti rappresentanti del minimalismo biblico, che contesta la storicità della bibbia, riducendola a poca cosa, sulla falsariga di Finkelstein, anche se quest'ultimo nega di appartenere a questa corrente. Difficile dire quanto questa corrente goda oggi di buona salute (cf. Y. Garfinkel: The Birth and Death of Biblical Minimalism; BAR May/Jun 2011), ma è interessante questo suo collegarsi alle posizioni scettiche riguardo alla figura storica di Gesù tangenti quelle mitologiche, ovvero quello che Price chiama "Jesus agnosticism". La cosa peraltro non è nuova, non solo costoro si sono già incontrati proprio nel Jesus Project ma proprio Thompson ha scritto un libro in questo senso: T.L. THOMPSON: The Messiah Myth. The Near Eastern Roots of Jesus and David; New York, Basic Books 2005.
Quello che sconcerta un pochino inoltre non è solo la presenza appunto di Price, ma anche di uno come Verenna, apertamente mitologista (T.S. VERENNA: Of Men and Muses. Essays on History Letterature and Religion; Lulu.com 2009) che non mi risulta avere titoli accademici tali da potersi affiancare a costoro. Indice questo che si tratta appunto di una riproposizione libraria, certo meglio concepita del Sources of the Jesus Tradition, di un gruppo eterogeneo (come lo era del resto il Jesus project), che carica a bordo persone di posizioni assai differenti (come hai giustamente notato non tutti sono miticisti o minimalisti) pur di fare massa. Se da una parte questo è indice di debolezza, assieme al fatto di essere pubblicati dalla Equinox piuttosto che dalla Oxford University Press, tanto per dirne una, dall'altro indica una certa scaltrezza e testardaggine nel perseguire i propri obiettivi, ovvero la demolizione della figura storica di Gesù, aggregando persone con posizioni diverse per accreditarsi (ovvero accreditare tale teoria) nel mondo accademico. L'accento infatti sugli aspetti e le funzioni letterarie dei testi neotestamentari ha l'aria di essere surrettizia rispetto all'obiettivo di cui sopra. Certo può essere una strada interessante e da percorrere, ma la sensazione che ho è che tutto questo abbia lo scopo di portare la figura di Gesù sino a un "vanishing point", dove la storia lascia lo spazio alla pura narrazione, l'affabulazione, il mito.

Accipicchia, sei veramente informatissimo!
Pensi che potremmo aggiungere alla lista dei "biblical minimalists" (oltre a Philipp Davies di Sheffield) anche i nostrani Liverani e Garbini?
Io francamente conosco poco gli studi sull'Israele antico, ad ogni modo schiatto dal ridere ogni volta che guardo questo esilarante montaggio del celebre NT Wrong, dove sono raffigurati appunto Lemche, Davies, Thompson e altri:
http://ntwrong.wordpress.com/2008/05/25/the-infamous-five/
(per non parlare dell'altra immagine, subito a fianco, su "Bishop Potter and the Undead of Jerusalem", che è un'autentica opera di genio)

Quanto ad un eventuale corrente di studi minimalisti su Gesù, anch'io come Poly non mi stupirei troppo, anzi, dopo trent'anni di incessante, lussureggiante, ipertrofica produzione sul Gesù storico, mi sembrerebbe perfettamente fisiologico, e perfino un tantino tardivo, un fenomeno di riflusso scettico su Gesù.
A dirla tutta, poi, trovo che un certo agnosticismo circa la conoscibilità del Gesù storico (e nient'affatto la negazione della sua storicità) sia una posizione del tutto rispettabile. E' innegabile che il Gesù delle nostre (abbondanti) fonti sia anzitutto una costruzione funzionale agli interessi teologici, alla identità sociale e alle situazioni storiche delle comunità che vi si rispecchiavano.
Se a questo si aggiungono problematizzazioni epistemologiche come quelle su cui insiste, ad es., l'ultimo Allison, secondo il quale i tradizionali criteri di autenticità storica non sono assolutamente capaci di opporre resistenza alla soggettività degli interpreti che, consapevolmente o meno, riescono sempre ad impiegarli per arrivare esattamente là dove volevano arrivare - ecco allora che non si può biasimare completamente un certo grado di agnosticismo gesuano.

Per lo meno - in attesa di leggere questi contributi - posso dire di trovarmi istintivamente simpatetico all'idea che la storicità di Gesù possa essere perfettamente messa tra parentesi (se lo si desidera) sia nello studio dei testi neotestamentari, sia in quello della nascita del cristianesimo (pur restando indubbiamente il presupposto di entrambi). E qui non credo di dire un'eresia, ma una banalità: non ho bisogno del Gesù storico per studiare il modo in cui il Vangelo di Matteo è un prodotto della peculiare situazione sociale della comunità matteana, ovvero della sua competizione con un emergente giudaismo normativo farisaico-rabbinico, competizione che la vedeva ormai perdente e marginalizzata.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 2/12/2011, 14:04     +1   -1




CITAZIONE (Christifidelis88 @ 2/12/2011, 11:44) 
Chiedo a Weiss di offrire, se vuole, qualche indicazione in più circa la mitologia propria del mondo del giudaismo del Secondo Tempio.
Grazie, e a chi è cristiano, buon Avvento!

Gli esempi sarebbero innumerevoli, dato che i vangeli sono testi che si muovono pienamente nell'immaginario ebraico: la tipologia matteana di Gesù come nuovo Mosé, la cristologia del Figlio dell'uomo sofferente in Marco, le interpretazioni di Gesù e del Battista alla luce di passi di Isaia e Malachia, il concetto stesso di regno di Dio e chi più ne ha più ne metta: sono tutti mythologoumena (per così dire) propri dell'immaginario ebraico, che gli evangelisti riprendono e rielaborano in vario modo applicandoli alla figura e alla storia di Gesù. Ma ovviamente questo non preclude necessariamente che essi potessero avere delle basi nella predicazione storica di Gesù, essendo naturalmente lui pure perfettamente partecipe di tale immaginario.
 
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view post Posted on 2/12/2011, 14:51     +1   -1
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CITAZIONE
"E qui non credo di dire un'eresia, ma una banalità: non ho bisogno del Gesù storico per studiare il modo in cui il Vangelo di Matteo è un prodotto della peculiare situazione sociale della comunità matteana, ovvero della sua competizione con un emergente giudaismo normativo farisaico-rabbinico, competizione che la vedeva ormai perdente e marginalizzata."

Non capisco come sia possibile. Per ipotizzare il modo in cui la comunità matteana interviene sulla vita di Gesù non hai dapprima bisogno di sapere, magari grazie al confronto con altri Vangeli, qual è il Gesù storico? Che poi questo modello sia ipotetico, non toglie il fatto che tu lo debba presumere, per poter far poi un confronto con la narrazione matteana e vedere in che modo presenta, modificandola a proprio uso e consumo, la figura di Gesù.

Ad maiora
 
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Christifidelis88
view post Posted on 2/12/2011, 15:18     +1   -1




Grazie Weiss, ora la questione mi è più chiara, anzi, già nota. Non credo rappresenti un problema per la sotricità di gesù e dei Vangeli, ipotizzare che la vicenda di Gesù sia stata letta alla luce della teologia ebraica, anzi, mi sembra un procedimento abbastanza normale dovendo giustificare in che modo Gesù potesse essere il Messia atteso, promesso dalla Scrittura. La letturadella vicenda di Gesù alla luce dell'AT, che ha trovato forma definitiva proprio all'epoca del Secondo Tempio, è un criterio base dello studio dei Vangeli.
 
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