Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mauro Pesce: Gesu' non fondo' il cristianesimo, discontinuita' tra il maestro e la Chiesa

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lino85
view post Posted on 20/1/2012, 20:13 by: lino85     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 20/1/2012, 18:48) 
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Mi sembrava che altri utente come Weiss avessero già risposto a tale interrogativo, di fatto i teologi non sembra si interessino più di tanto al Gesù ricostruito dagli storici proprio perchè si tratta di ricostruzioni che certo cercano di avvicinarsi di più al probabile vero Gesù, ma in quanto ricostruzioni, si tratta sempre di ricostruzioni provvisorie, approssimative e con gradi di incertezza.

Al disinteresse dei teologi però corrisponde un vivo interesse degli storici a gettare nel grembo dei teologi i problemi sollevati dall'applicazione del metodo storico, se riescono a trovarli, e pare che Pesce ci sia riuscito a trovarne più di uno, che fanno dire a parecchi cattolici che la sua opera costituisce un attacco frontale alla fede cristiana.

La risposta di Mauro Pesce alle "critiche" di Cantalamessa (che sembra che conosca il volume di Pesce per sentito dire senza averlo mai letto) ti dovrebbe mostrare quali sono le autentiche posizioni di Pesce rispetto al rapporto tra fede e storia:

http://mauropesce.net/index.php?option=com...id=29&Itemid=82

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Quanto poi al problema della continuità tra Gesù e la CHiesa, dal punto di vista della fede non fa alcun problema un'eventuale carenza del messaggio del Gesù storico rispetto al messaggio della Chiesa. La teologia infatti dà per scontato, anche grazie alle parole di Luca che ci informano come Gesù crescesse in sapienza, che l'autocoscienza di Gesù sia stata progressiva. Si può addirittura ipotizzare che la piena consapevolezza di sé sia stata raggiunta solo dopo la resurrezione, e ovviamente credere o meno che essa sia davvero avvenuta è un atto che separa lo storico laico da quello credente.

L'operazione di Pesce getta il Gesù storico nel più completo anonimato, nel senso che sembra davero irriconoscibile dal cristo potente della fede. Quello spiegato da Polymetis costituisce cerrtamente un espediente tecnico validissimo, infatti io non ho detto che la visione pesciana demolisce la fede, ho detto solo che la riduce all'essenziale: si può credere unicamente alla resurrezione in quanto altre prove ''apologetiche'' non se ne trovano, e tentativi di trovarle risulterebbero assai discutibili in ambito storico*.
Quindi, se non mi sbaglio, lo stesso utente Polymetis pare avesse detto a Weiss di vedere in Kierkegaard una deriva (nell'accezione negativa del termine) nella filosofia.

CITAZIONE
le testimonianze scritte che abbiamo sono per forza di cose parziali, ma ciò non implica che i contenuti predicati dagli apostoli non appartenessero a Gesù, vuol solo dire che nessuno li ha trascritti.

A Polymetis ed agli altri, sembrate scalpitare dal desiderio di negare la discontinuità avanzata da Pesce sotto la forma delle domande che Gesù non si era mai posto :) . L'intero topic vi ricordo che assume per ipotesi l'adozione in ambito storico della visione del prof. Pesce e vuole sapere dove trovare un motivo per credere sulla base di questa visione. Per fare il verso a Polymetis, potrei formulare la domanda così: dove il credente trae la forza di credere all'espediente tecnico per cui una chiesa appena santificata dallo Spirito ha il diritto di coprire - col suo messaggio - eventuali vuoti del messaggio gesuano appena rilevati dallo storico di turno (nel nostro caso, se non vi fidate dello storico, faccio appunto il nome di Pesce, per tranquillizzare così chi teme i non accademici Figli dell'Arpia ed il trash loro prospiciente :) ) ?

La risposta penso di saperla.
Andrebbero bene Pascal e Kierkegaard e Weiss opta decisamente per quest'ultimo: posso sapere quale influenza ha il filosofo danese sul pensiero cattolico moderno? Quale reputazione?

A parte che non capisco il discorso della discontinuità, se per Pesce non esistono verità assolute nella storia allora non esistono neppure discontinuità che si possano ritenere nette, insomma se si nega che esistano tali novità assolute nella storia, allora tali novità assolute non le ha portate nè Gesù, nè Paolo, nè i cristiani successivi.

Non so poi cosa intendesse dire Polymetis riguardo a Kierkegaard ma a me risulta che in ambiente cattolico abbia avuto molto fortuna, uno dei più noti conoscitori e traduttori italiani di Kierkegaard e il filosofo neotomista e teologo cattolico Cornelio Fabro, anche se ti ripeto che non sono esperto in tale campo filosofico.

CITAZIONE
Dove trae origine la pretesa cristiana, una volta spogliata di tutto l'armamentario (storico) che le serve e messa con le spalle al muro della storia* nuda e cruda?


Servirebbe davvero la consulenza di un filosofo.

*ovviamente sapete a quale storia mi riferisco, attenendomi alla lezione del prof. Pesce

ciao, grazie e buona lettura

Mi pare che Mauro Pesce abbia già risposto a ciò nel link sopra, comunque ricordo sempre che la ricerca storica è un lavoro sempre in fieri, che non deve cadere in visioni di positivismo storiografico, la ricerca non porta nè a certezze assolute (dogmatismo) nè a incertezze assolute (scetticismo) ma a incertezze negative (fallibilismo), dove certe teorie, fino a nuovi dati e interpretazioni più convincenti, sono più probabili di altre. E' così che funziona il metodo storico.

Ciao.
 
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