Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mauro Pesce: Gesu' non fondo' il cristianesimo, discontinuita' tra il maestro e la Chiesa

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lino85
view post Posted on 21/1/2012, 18:03 by: lino85     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 21/1/2012, 15:53) 
CITAZIONE
A parte che non capisco il discorso della discontinuità, se per Pesce non esistono verità assolute nella storia allora non esistono neppure discontinuità che si possano ritenere nette, insomma se si nega che esistano tali novità assolute nella storia, allora tali novità assolute non le ha portate nè Gesù, nè Paolo, nè i cristiani successivi.

Occorre infatti specificare che Gesù secondo il prof di Bologna non ha portato novità assolute rispetto all'ebraismo come cultura, come pure Paolo, anche se quest'ultimo costituisce una novità assoluta rispetto allo stesso Gesù (e sopra ho elencato alcune differenze). Quella chiamata da Pesce la terza forma ''gentile'' di cristianesimo (da cui prende davvero le mosse il cristianesimo attuale) non fu una novità assoluta rispetto al mondo gentile, ma lo fu piuttosto rispetto all'ebraismo di gesù e di paolo (anche perchè è nata molto dopo la generazione di Paolo, e non in giudea).

Quindi la discontinuità non solo è presente tra Paolo e Gesù, ma anche tra Paolo e il cristianesimo successivo: per questo Pesce afferma all'inizio del libro di trovare opposizione nell'affermare questo tra gli esegeti soprattutto cattolici, i quali più che al letteralismo biblico protestante, ci tengono di più a non vedere mai spezzato il filo della continuità che da gesù e paolo porta all'ultimo papa. E' un tema insomma delicato, e preferisco assumerlo come ipotesi in questa sezione, piuttosto che come oggetto di uno sterile dibattito in sezione storia nella quale mi vedrei sicuramente perdente pur condividendo in cuor mio la neutralità accademica del prof. Pesce, il quale comunque chiarisce, come riportato nella risposta a cantalamessa, che


CITAZIONE
La ricerca storica - almeno la mia e di molti, molti esegeti oggi - non è né per la fede, né per la non-fede. Non nasce da una ragione corrosiva ed "incredula". Rivendico l'autonomia della ricerca dalle fedi e dalle non fedi.

Tali discontinuità però dovranno pur avere delle ragioni al riguardo, o sono discontinuità spuntate dal nulla? Se tali discontinuità sono riuscite ad affermarsi nella maggioranza dei cristiani, vuol dire che forse non erano percepite come così discontinue rispetto al passato...

CITAZIONE
Ma a questo punto vorrei scoprire le carte iniziali:
www.gliscritti.it/approf/2008/papers/bellia300408.htm
qui trovate alcune frasi che in realtà ho copiato all'inizio dell'intero topic, nel mio primo post, in particolare le seguenti parole.

CITAZIONE
Perciò la convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa», motivandola con il ragionamento che «una cosa è cercare Gesù per ottenerne benefici di salvezza o, al contrario, per criticare e combattere la fede delle Chiese», mentre altra cosa è «tentare di conoscere storicamente ciò che Gesù ha in effetti detto, fatto, sperimentato e creduto» (p. 236), contiene una sua ovvia verità ma ci sorprende per la sua acerbità oltre che per la sua impraticabilità.

Insomma, è il tema che ripeto in continuazione: in assenza di prove per l'uno o per l'altro senso, dove ha origine la fede e la pretesa cristiana nel 2012?
In un atto di volontà interiore che solo dopo cerca le prove ''apologetiche'' per confermarsi ancor di più pur partendo da uno scenario di parziale assenza di prove?
Pascal diceva : credete e la fede vous abetir, vi imbestialirà (con gran scorno dei suoi lettori), intendendo così che solo dopo l'acquisto della fede è possibile fare lo sforzo immane di trovare tutti i cavilli ''logici'' ai vari problemi teologici, sociali, morali, politici ed economici che affliggono la Chiesa. Ma alla base ci deve essere una fede pura e semplice. Dove la trovate, per non incorrere nell'accusa di bigotteria e di clericalismo o peggio ancora?
PS non mi rispondete ricordandomi che la fede è un dono di Dio, perchè ci vorrebbe fede anche per poter fare quest'affermazione.

Ma a questo punto, se vedete la mia domanda un nonsense, direi di terminare la discussione. Sarebbe interessante però sapere perchè in un altro topic Polymetis ha definito Kierkegaard una deriva nella storia della filosofia...

La fede dei credenti delle prime comunità cristiane, e presumo anche quella dei credenti delle comunità cristiane di oggi, si basa non sul Gesù ricostruito dai provvisori, fallibili, rivedibili e relativamente incerti risultati della ricerca storica, ma dal Gesù (sia quello terreno che quello risorto) esperito, ricordato, testimoniato e tramandato dai suoi discepoli nelle prime tradizioni cristiane e nei primi scritti di quell'epoca come quelli del Nuovo Testamento. Del Gesù della fede, per definizione, esiste e se ne ha esperienza solo nella fede, con la fede e attraverso la fede. Le provvisorie e fallibili ricostruzioni storiche nulla hanno a che fare al riguardo, sia a favore che contro questa fede, fede che si fonda per definizione su se stessa e che precede ogni ragionamento ed esperienza sensibile. Al massimo alcune provvisorie "prove" possono magari rafforzare ma non così tanto la propria fede, Anche i miracoli compiuti da Gesù (ammettiamo per pura ipotesi in questa sede la loro autenticità) non mi risulta che abbiano portato alla fede tutti i loro testimoni, come a voler dire che non evento non fa portare la fede perchè è miracoloso (peraltro quale evento si può definire un miracolo che viola le leggi di natura? Per un uomo primitivo un eclisse di sole viola le leggi di natura, per uno scienziato no...) ma al contrario un evento è miracoloso perchè fa portare la fede a chi assiste ad esso.

Ciao.
 
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92 replies since 17/1/2012, 12:57   3740 views
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