QUOTE (lino85 @ 30/3/2012, 16:58)
Una cosa che vorrei capire da tempo sulle dottrine cristologiche è la seguente: perchè nella tarda antichità si sono dovuti per forza di cose organizzare più di una decina di concili per fissare tali formulazioni dogmatiche, mentre prima di Nicea nessuno ne sentiva il bisogno?
Mi sembra che sia un pò come chiedersi perché non ci si sia posti il problema di fissare un canone del NT, finché non fu fissato. Di certo se ne è sentito maggiormente il bisogno una volta che il cristianesimo ha cominciato ad affermarsi su larga scala, e di conseguenza sono cresciute le eresie e con esse una varietà di testi ed interpretazioni dottrinali.
C'era quindi il bisogno di determinare un'identità, formulando una dottrina condivisa e definendo una famiglia di testi da utilizzare per la predicazione, la liturgia, etc.
Questo è stato un processo storico graduale, e non una cosa che avvenne all'improvviso. Tali problemi erano trattati già da Paolo nel I sec. (che contestava chi predicava un vangelo diverso dal suo) e dai Padri che a partire dal II sec. combattevano le eresie ed i relativi testi.
Questo processo si è poi concluso nel periodo tardo antico, quando il cristianesimo è diventato religio licita e poi ufficiale dell'impero, e (per quel che riguarda la teologia) la filosofia greca permetteva di utilizzare delle categorie espressive non disponibili nel giudaismo palestinese del I secolo - che peraltro era ormai relegato ineluttabilmente ad un passato morto e sepolto.
Nota: quello che scrivo è la mia opinione, quindi non porto note bibliografiche
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E come conciliavano queste formulazioni con il fatto che la parola divina e la dottrina contenuta nel messaggio cristiano fosse, in quanto divina, immutabile?
Non mi risulta che tali formulazioni fossero intese a tradire la parola divina. Se poi la tradirono
de facto, a mio modo di vedere è qualcosa che andrebbe dimostrato prima che contestato.
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Le leggi umane e i regolamenti umani, infatti sono soltanto convenzioni arbitrarie stabilite da individui umani in un certo tempo e ambiente e dunque sono soggette a mutazioni nella storia. Ma il kerygma della religione cristiana si pone invece di essere verità assoluta che non muta in quanto rivelata da Dio. Dunque, ogni variazione compiuta da uomini che muta o si opponga a questa verità creduta da chi la afferma tale non può per definizione definirsi legittima.
Continuo a non capire come (o meglio, se) questo discorso si ponga in relazione alla formulazione di Calcedonia.
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Relativizzare rendere storico, aggiungere e cambiare la verità divina, significa in pratica rendere relativo Dio e togliere gli aspetti divini, eterni e soprannaturali di questa stessa verità.
Mi sembra che storicizzare non significhi necessariamente cambiare la verità divina.
Questi problemi li hanno già affrontati i primi "cristiani", da Paolo agli apostoli, nel momento in cui hanno dovuto gestire una serie di situazioni per le quali il maestro non li aveva istruiti. Cos'avrebbero detto se avessero pensato che oggi avremmo usato facebook?
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Insomma, si potrebbe affermare che in realtà, il cristianesimo uscito dai vari concili è storicamente parlando, una dottrina che non si fonda affatto sul kerygma cristiano del I secolo,
E perché si potrebbe affermare ciò?
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come invece facevano i cristiani della prima generazione,
Il concetto di "cristiani della prima generazione" credo possa essere alquanto variegato, meriterebbe comunque approfondimento.
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ma che invece è un'altra dottrina che, dato che si fonda su concili a sua volta legati a concetti greci assenti nel Nuovo Testamento come sostanza, ipostasi, persona, processione e generazione dall'eternità (concetto che sembra più contraddittorio che quello complesso della trinità),
Anche i concetti legati alla fisica dei quanti erano assenti, e cionondimeno validi (almeno a me sembra così).
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ha come assoluto non l'annuncio cristiano del I secolo ma formulazioni teologiche posteriori di vari secoli,
Credo che le formulazioni teologiche posteriori fossero intese a spiegare determinati aspetti dell'annuncio cristiano, con parole e concetti che non erano disponibili nella Palestina del I secolo.
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al contrario di quanto dicevano gli stessi partecipanti dei concili?
Questa non l'ho capita.
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Che tali autorità credessero poi davvero che Paolo e gli altri apostoli usassero espressioni come la doppia natura e volontà, il filioque e così via?
No, altrimenti avrebbero fatto un lavoro inutile.
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O forse si dovrebbe dire che di fatto hanno tradito la dottrina cristiana originaria, magari per intenzioni del tutto umane, come assorbire a scopo di potere la cultura e la filosofia pagana?
Perché si dovrebbe dire qualcosa del genere?
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Insomma, non si dovrebbe dire che non solo il Gesù ricostruito dagli storici è distinto dal Gesù testimoniato e tramandato dalla fede,
E questa distinzione è la premessa degli studi storici (anche se per chiarezza si usa contrapporre Gesù storico / Cristo della fede), non una sorprendente conclusione
Poi ovviamente bisogna capire cosa intendi per distinzione, ricordando che il Gesù storico è ricostruito a partire dal Cristo tramandato dalla fede.
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ma che anche la stessa dottrina cristiana del I secolo, ricostruita storicamente (che certamente era una tra le varie dottrine che si rifacevano alla figura di Gesù), è ben diversa da quella tramandata e formulata dai concili dei secoli successivi? Si può parlare perciò di differenza tra dottrina cristiana storica originaria e dottrina tramandata?
Le differenze ci sono sempre state. Alcuni non consideravano certi cibi impuri, altri sì. In principio si celebrava il Sabato, poi la Domenica. E via così. Se è questo che vuoi dire, non è necessario scomodare Calcedonia, formulazioni trinitarie, etc.
Ciao,
Talità
Edited by Talità kum - 30/3/2012, 19:36