Studi sul Cristianesimo Primitivo

Ecco cosa intendeva Gesù quando parlava di povertà

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novaragiacomo
view post Posted on 25/11/2013, 00:34     +1   -1




La povertà materiale è davvero la condizione per essere perfetti agli occhi di Dio? Ecco il testo evangelico dell’incontro tra Gesù e il giovane ricco:

“Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. Mt 19, 16-30

Gesù sapeva che il denaro era per quel ricco la cosa più importante della sua vita, più importante di Dio, quindi la prova di essere un vero discepolo era costituita per lui nel rinunciare alla sua ricchezza. Non era una prova universale e Gesù non ha fatto la stessa richiesta ad altri, neanche se erano ricchi. Infatti Gesù e i suoi discepoli erano anche sostenuti da alcune delle donne benestanti che li accompagnavano:

“In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.” Lc 8, 1-3

Gesù non aveva chiesto a queste donne di distribuire tutta la loro ricchezza ai poveri. La povertà non viene imposta da Gesù per essere un suo seguace.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.” Mt 5, 3

La parola ebraica adoperata da Gesù per indicare i poveri era anawîm: questi ultimi sono i “poveri di Dio”, nel senso di persone con una particolare spiritualità, le persone che si fidano di Dio e si affidano a lui. Il concetto di anawîm, tipicamente semitico, non è assolutamente reso bene in greco con ptochòs (povero); si tratterebbe di una traduzione “a calco”, una parola che ne rende un’altra meccanicamente; ma cambiando cultura non si può fare questo passaggio meccanico. Ecco allora che il redattore greco di Matteo, proprio per essere fedele all’originale, deve aggiungere qualcosa e decide di aggiungere un dativo di relazione: poveri to pneumati. Quello “spirito” è inteso proprio in senso greco: “poveri in spirito” indica una ben precisa specie di povertà, dove lo spirito determina la condizione, l’ambiente, il pensiero. Non è un discorso di tipo economico o sociale, non è una povertà determinata dal conto in banca o dalla condizione sociale, dal mestiere o da altre situazioni del genere: è una povertà “in spirito”, cioè il riconoscimento della propria povertà personale. Il concetto di anawîm dunque è quello di colui che, riconoscendo la propria povertà e debolezza, riconosce di dipendere da Dio. www.atma-o-jibon.org/italiano/don_doglio23.htm

Il benessere economico e l’istruzione impediscono la costituzione di una società organizzata gerarchicamente che basa il suo potere sulla povertà e sull’ignoranza della popolazione.



http://conoscererendeliberi.wordpress.com/...ava-di-poverta/
 
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view post Posted on 25/11/2013, 18:30     +1   -1
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CITAZIONE (novaragiacomo @ 25/11/2013, 00:34) 
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.” Mt 5, 3

[...] Non è un discorso di tipo economico o sociale, non è una povertà determinata dal conto in banca o dalla condizione sociale

Luca non sembra essere dello stesso avviso. In ogni caso, seguendo sempre Matteo, Gesù dice di riferire al Battista quanto segue (Mt 11:4-5): <<andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella>>.

Il messaggio consolatorio delle beatitudini poteva ben essere rivolto ai poveri, perché no?

Comunque, chiusa parentesi, benvenuto sul nostro forum!! ^_^ Da regolamento dovresti presentarti nella Sezione delle presentazioni.

A presto, ciao!
Talità
 
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novaragiacomo
view post Posted on 25/11/2013, 22:36     +1   -1




Ciao Talità,

certo ma se il ricco doveva donare il denaro ai poveri significa che Gesù era contro la povertà... era una prova per il ricco per dimostrare che teneva di più a Dio che alla sua ricchezza, ma era anche il segnale che non voleva i poveri rimanessero poveri...
 
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Hard-Rain
view post Posted on 26/11/2013, 11:53     +1   -1




La tanto decantata superiorità lucana sulla questione della beatitudine dei poveri è tutta da discutere: i "poveri in spirito" sono una espressione qumranica, per me è più nel giusto Matteo che propone una interpretazione più complessa, rispetto a Luca che sembra semplificare e pensare ai poveri nel senso di indigenti. Peraltro l'ebraismo almeno nella tradizione rabbinica non ha mai condannato la ricchezza in senso assoluto e aprioristico, anzi è la povertà da condannare, non il povero, si deve fare il possibile per aiutare gli indigenti. Chiaramente è invece accusata la ricchezza fine a se stessa.

CITAZIONE
<<andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella>>.

In effetti questo passaggio, a prima vista, costituisce un problema perchè se per tutte le altre categorie la condizione di inferiorità è appianata e risolta (il cieco recupera la vista, ecc...), l'unica categoria per cui non c'è un ribaltamento della situazione è proprio quella del povero, di cui non si dice che ottiene ricchezza economica. Nei vangeli non esistono neppure miracoli di Gesù legati alla questione economica, in effetti. Non c'è un miracolo di Gesù che migliori le condizioni economiche di qualcuno, se non ricordo male (!).

D'altra parte le parole riguardanti i ciechi, ecc..., sono legate a profezie per il tempo messianico, sono allusioni al testo biblico, cfr. Isaia 35,5-6 e soprattutto Isaia 61,1 ("Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri"), che, nella versione dei LXX, come il vangelo usa proprio ευαγγελιζω e πτωχος. Queste allusioni, compresi riferimenti ai "poveri", sono peraltro presenti anche nel testo messianico 4Q521 (fr. 2), che legge "Il Signore ... darà l'annuncio agli umili"; poi però 4Q521 aggiunge: "colmerà i poveri, guiderà gli espulsi e arricchirà gli affamati" (nella trad. di F.G. Martinez).

Edited by Hard-Rain - 26/11/2013, 12:19
 
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view post Posted on 26/11/2013, 12:51     +1   -1
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CITAZIONE (novaragiacomo @ 25/11/2013, 22:36) 
significa che Gesù era contro la povertà... era una prova per il ricco per dimostrare che teneva di più a Dio che alla sua ricchezza, ma era anche il segnale che non voleva i poveri rimanessero poveri...

Il punto è che non possiamo svincolare tanto facilmente il Gesù della storia dal proprio contesto di ingiustizia sociale al quale si opponeva, trasformandolo in una sorta di filosofo che predicava in termini puramente spirituali. Storicamente appare più corretto pensare ai destinatari della sua predicazione come poveri (cioè senza una lira) e affamati (con lo stomaco vuoto) piuttosto che "elegantemente" poveri in spirito e affamati di giustizia. Né è così semplice "ammorbidire" la sua prospettiva negativa nei confronti dei ricchi. In fondo, il messaggio di Gesù è tipicamente connotato da una notevole radicalità.
Certo non penso che Gesù sognasse un mondo popolato da poveri, afflitti ed emarginati. Il contrasto ricco / povero e l'urgenza di una maggiore giustizia sociale si pongono nella scia della tradizione della legge e dei Profeti (Sal 140:13, Dt 15:11, Prov 21:13, Is 11:4, 58:6-9, Ez 16:49, Amos 5:11-12, etc.) e della predicazione di Giovanni Battista ("Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto").

Concludo dicendo che non voglio entrare nel merito della tua esegesi della "povertà necessaria", ma piuttosto ho cercato di sottolineare come - a mio modo di vedere - essa non vada sviluppata sulla base di un messaggio di Gesù "ammorbidito".

Ciao!
Talità
 
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view post Posted on 26/11/2013, 15:36     +1   -1
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CITAZIONE (Hard-Rain @ 26/11/2013, 11:53) 
La tanto decantata superiorità lucana sulla questione della beatitudine dei poveri è tutta da discutere:

E in effetti è discussa in abbondanza. Passiamo in analisi i testi. Il passo in questione, comune a Luca ed a Matteo, appartiene alla fonte Q.

E non a caso la ricostruzione di Q 6:20-21 dell'IQP (International Q Project, QUI) favorisce il testo di Luca e non quello di Matteo.

E' interessante osservare come Luca, in questo passo, utilizzi l'espressione "regno di Dio" laddove Matteo utilizza "Regno dei cieli". Si nota inoltre che il buon Matteo, ovunque Marco ha "Regno di Dio", preferisce modificare il testo marciano con il suo "Regno dei Cieli" mentre Luca mantiene il testo roginiale "Regno di Dio". Ne consegue che con ogni probabilità la fonte Q aveva anch'essa "Regno di Dio" (mantenuto da Luca) e Matteo lo ha modificato in "Regno dei cieli". Questo è un buon indizio di attività redazionale da parte di Matteo, ove invece Luca rimane più fedele al presunto testo originale.

CITAZIONE
i "poveri in spirito" sono una espressione qumranica, per me è più nel giusto Matteo che propone una interpretazione più complessa, rispetto a Luca che sembra semplificare e pensare ai poveri nel senso di indigenti.

Ed ecco infatti il secondo indizio di attività redazionale: l'interpretazione "più complessa" di Matteo pone l'accento sull'aspetto "morale" mentre il testo di Luca è fermo sull'aspetto economico e sociale ("poveri", "fame", "voi che piangete"), e non a caso Matteo ha 5 benedizioni in più (rispetto a Luca), tutte improntate su aspetti morali (mitezza, misericordia, purezza di cuore, essere operatori di pace, essere perseguitati per la giustizia). Sulla stessa scia, dove Luca scrive "fame" Matteo ha "fame e sete di giustizia".
E poiché Luca è tutt'altro che disinteressato ai temi morali e di giustizia sociale, appare improbabile che abbia omesso tali benedizioni se le avesse trovate in Q.

Ovviamente non sappiamo che termine aramaico abbia utilizzato Gesù dopo che ebbe alzato i suoi occhi sui discepoli, né sappiamo se abbia subito influenze qumraniche, enochice, etc. Possiamo solo lavorare sul testo greco di Luca, di Matteo, di Marco e di Q.

CITAZIONE
Peraltro l'ebraismo almeno nella tradizione rabbinica non ha mai condannato la ricchezza in senso assoluto e aprioristico, anzi è la povertà da condannare, non il povero, si deve fare il possibile per aiutare gli indigenti. Chiaramente è invece accusata la ricchezza fine a se stessa.

Questo è un altro discorso, anche perché hai accostato un'espressione Qumranica alla tradizione rabbinica - e questi sono esercizi complessi.
Comunque, controllerò per curiosità cosa sostiene la gloriosa tradizione Enochica riguardo ai "ricchi".

CITAZIONE
CITAZIONE
<<andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella>>.

In effetti questo passaggio, a prima vista, costituisce un problema perchè se per tutte le altre categorie la condizione di inferiorità è appianata e risolta (il cieco recupera la vista, ecc...), l'unica categoria per cui non c'è un ribaltamento della situazione è proprio quella del povero, di cui non si dice che ottiene ricchezza economica.

Nel passaggio in questione "i poveri" sono coloro ai quali è predicata la buona novella - esattamente come avviene nelle benedizioni di Luca.

CITAZIONE
Nei vangeli non esistono neppure miracoli di Gesù legati alla questione economica, in effetti. Non c'è un miracolo di Gesù che migliori le condizioni economiche di qualcuno, se non ricordo male (!).

Nisba, Gesù non dispensa danari!!

Ciao,
Talità

Edited by Talità kum - 26/11/2013, 17:50
 
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novaragiacomo
view post Posted on 26/11/2013, 17:35     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 26/11/2013, 11:53) 
La tanto decantata superiorità lucana sulla questione della beatitudine dei poveri è tutta da discutere: i "poveri in spirito" sono una espressione qumranica, per me è più nel giusto Matteo che propone una interpretazione più complessa, rispetto a Luca che sembra semplificare e pensare ai poveri nel senso di indigenti. Peraltro l'ebraismo almeno nella tradizione rabbinica non ha mai condannato la ricchezza in senso assoluto e aprioristico, anzi è la povertà da condannare, non il povero, si deve fare il possibile per aiutare gli indigenti. Chiaramente è invece accusata la ricchezza fine a se stessa.

CITAZIONE
<<andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella>>.

In effetti questo passaggio, a prima vista, costituisce un problema perchè se per tutte le altre categorie la condizione di inferiorità è appianata e risolta (il cieco recupera la vista, ecc...), l'unica categoria per cui non c'è un ribaltamento della situazione è proprio quella del povero, di cui non si dice che ottiene ricchezza economica. Nei vangeli non esistono neppure miracoli di Gesù legati alla questione economica, in effetti. Non c'è un miracolo di Gesù che migliori le condizioni economiche di qualcuno, se non ricordo male (!).

D'altra parte le parole riguardanti i ciechi, ecc..., sono legate a profezie per il tempo messianico, sono allusioni al testo biblico, cfr. Isaia 35,5-6 e soprattutto Isaia 61,1 ("Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri"), che, nella versione dei LXX, come il vangelo usa proprio ευαγγελιζω e πτωχος. Queste allusioni, compresi riferimenti ai "poveri", sono peraltro presenti anche nel testo messianico 4Q521 (fr. 2), che legge "Il Signore ... darà l'annuncio agli umili"; poi però 4Q521 aggiunge: "colmerà i poveri, guiderà gli espulsi e arricchirà gli affamati" (nella trad. di F.G. Martinez).

Ciao Hard-Rain,

piacere di conoscerti!

Molto bello il tuo post, leggo con piacere che abbiamo le stesse idee. Ho visto il tuo sito. Molto ben fatto ed interessante. L'ho aggiunto, spero ti faccia piacere, nei link amici sul mio blog. Così chi visita il mio blog ha la possibilità di visitare anche il tuo ;-)

CITAZIONE (Talità kum @ 26/11/2013, 12:51) 
CITAZIONE (novaragiacomo @ 25/11/2013, 22:36) 
significa che Gesù era contro la povertà... era una prova per il ricco per dimostrare che teneva di più a Dio che alla sua ricchezza, ma era anche il segnale che non voleva i poveri rimanessero poveri...

Il punto è che non possiamo svincolare tanto facilmente il Gesù della storia dal proprio contesto di ingiustizia sociale al quale si opponeva, trasformandolo in una sorta di filosofo che predicava in termini puramente spirituali. Storicamente appare più corretto pensare ai destinatari della sua predicazione come poveri (cioè senza una lira) e affamati (con lo stomaco vuoto) piuttosto che "elegantemente" poveri in spirito e affamati di giustizia. Né è così semplice "ammorbidire" la sua prospettiva negativa nei confronti dei ricchi. In fondo, il messaggio di Gesù è tipicamente connotato da una notevole radicalità.
Certo non penso che Gesù sognasse un mondo popolato da poveri, afflitti ed emarginati. Il contrasto ricco / povero e l'urgenza di una maggiore giustizia sociale si pongono nella scia della tradizione della legge e dei Profeti (Sal 140:13, Dt 15:11, Prov 21:13, Is 11:4, 58:6-9, Ez 16:49, Amos 5:11-12, etc.) e della predicazione di Giovanni Battista ("Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto").

Concludo dicendo che non voglio entrare nel merito della tua esegesi della "povertà necessaria", ma piuttosto ho cercato di sottolineare come - a mio modo di vedere - essa non vada sviluppata sulla base di un messaggio di Gesù "ammorbidito".

Ciao!
Talità

Ciao Talità,

non intendevo dire che Gesù fosse morbido verso la ricchezza, ma che per essere un suo seguace è più importante Dio della ricchezza.

Mi piace il tuo nick Talità Kum come le parole di Gesù quando fece risorgere la figlia di Giairo. Un passo molto emozionante del Vangelo di Marco.
 
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view post Posted on 26/11/2013, 18:00     +1   -1
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CITAZIONE (novaragiacomo @ 26/11/2013, 17:35) 
non intendevo dire che Gesù fosse morbido verso la ricchezza, ma che per essere un suo seguace è più importante Dio della ricchezza.

Se Dio è più importante della ricchezza, e se non si può servire a Dio e a Mammona, allora bisogna seguire Dio e lasciare il malloppo a chi ne ha bisogno. ^_^ Esegesi radicale.

CITAZIONE
Mi piace il tuo nick Talità Kum come le parole di Gesù quando fece risorgere la figlia di Giairo. Un passo molto emozionante del Vangelo di Marco.

Grazie!! :2029.gif:

Ciao,
Talità
 
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novaragiacomo
view post Posted on 26/11/2013, 18:48     +1   -1




[QUOTE=Talità kum,26/11/2013, 18:00 ?t=67583938&st=0#entry547285437]
CITAZIONE (novaragiacomo @ 26/11/2013, 17:35) 
non intendevo dire che Gesù fosse morbido verso la ricchezza, ma che per essere un suo seguace è più importante Dio della ricchezza.

Se Dio è più importante della ricchezza, e se non si può servire a Dio e a Mammona, allora bisogna seguire Dio e lasciare il malloppo a chi ne ha bisogno. ^_^ Esegesi radicale.



Sì è giusto se si fa ma non è obbligatorio. Cmq chi lo fa è sicuramente generoso :D
 
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view post Posted on 26/11/2013, 22:21     +1   -1
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Siete partiti bene. Evitiamo di usare pixel per non dire nulla, grazie.
O l'anticamera si avvicina.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 16/4/2014, 00:15     +1   -1




Due parole in margine a questa bella discussione a cui non ho purtroppo potuto partecipare a suo tempo (come anche allo sfortunato thread di Talità sul Gesù socialista). In effetti non ho molto da aggiungere, dato che Talità ha già detto, ottimamente, quasi tutto quello che c'è da dire.

La considerazione che vorrei fare è semplicemente che l'atteggiamento di forte e severa critica di Gesù nei confronti della ricchezza e dei ricchi (e la complementare preoccupazione per i poveri) è saldamente attestata in diversi rami antichi della tradizione gesuana.

Tradizone marciana

Mc 10,17-22: necessità di osservare la Torah con particolare riguardo al "non defraudare" (μὴ ἀποστερήσῃς) che (assommandosi al "non rubare", μή κλέψῃς) sostituisce significativamente in questa lista marciana (assente invece in Mt e Lc) il tradizionale comando di "non desiderare" (οὐκ ἐπιθυμήσεις) le cose altrui. Assicurato questo, si aggiunge l'invito speciale a donare tutti i possedimenti ai poveri e seguire Gesù come discepolo itinerante.

Mc 10,23-25: semi-impossibilità che i ricchi entrino nel regno di Dio

Tradizione Q

Q 16,13: aut-aut tra il servizio a Dio e a Mammona. Il perseguimento della ricchezza è equiparato all'idolatria, pregiudicando la possibilità di osservare la Torah (cfr. Q 16,17) che è la condizione imprescindibile per la salvezza (cfr. Mc 10,17-19).

Q 6,20-21: beati i poveri e gli affamati sul piano schiettamente socio-economico
(Mt 5,3a e 5,6 sono pressoché certamente modifiche redazionali in accordo con il contro-programma polemico-competitivo della comunità matteana emarginata dal giudaismo sinagogale-farisaico [cfr. Mt 5,20], e i paralleli qumranici depongono eventualmente a favore di questo Sitz im Leben settario matteano, piuttosto che di quello di Gesù tra la gente comune dei villaggi galilei)

Q?/Lc 6,24-25 [incerto se Q; QLc oppure LcRed?]: guai ai ricchi e ai sazi.

Q 17,26-30: sorprendente applicazione degli archetipi giudaici per eccellenza della corruzione morale (la generazione del diluvio, Sodoma) a persone "colpevoli" di null'altro che di portare avanti normali attività produttive e rispettabilissime transazioni economiche (comprese le alleanze matrimoniali).

Tradizione speciale lucana

Lc 16,19-31: il ricco all'inferno, il povero nel seno di Abramo. La ragione? Secondo James Crossley (Why Christianity Happened?) semplicemente il fatto che il ricco è ricco, e ha già ricevuto i suoi beni. Punto e basta. A mio parere il dettaglio secondo cui Lazzaro giace presso il portone del ricco implica più precisamente una denuncia del fatto che il ricco non si sia preso cura della sorte dei suoi fratelli israeliti che vivono nella miseria (cfr. Vangelo dei Nazareni fr. 16).

Lc 12,16-20: parabola-sfottò del ricco stolto, a cui Dio prepara la festa...

Lc 19,1-9: Gesù applaude l'eccezionale conversione dello "stinky rich" Zaccheo, capo dei pubblicani, il quale intraprende la scelta radicale di restituire il quadruplo di quanto frodato (laddove la Torah esige semplicemente la piena restituzione più un quinto) e di dare metà dei suoi averi (cioè di quel che avanza dalle onerose restituzioni!) ai poveri.

Tradizioni extra-canoniche

Vangelo dei Nazareni fr. 16 (secondo altri Vangelo degli Ebrei) riportato da Origene, Comm. Matth. 15,14: "... l'altro uomo ricco gli domandò: Maestro, che cosa devo fare di buono perché viva? Gli disse: Uomo, faì la Legge e i profeti. Quello rispose: Già l'ho fatto. Gli disse: Va' vendi tutto quello che possiedi e distribuiscilo ai poveri, quindi vieni e seguimi. Ma il ricco cominciò a grattarsi la testa e la cosa non gli piacque. Allora il Signore gli disse: Come puoi dire: 'Ho fatto la Legge e i profeti'? Sta scritto, infatti, nella Legge: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'; ora molti tuoi fratelli, figli di Abramo, sono coperti di sterco e muoiono di fame, mentre la tua casa è colma di ogni bene, ma da essa non esce assolutamente nulla per loro".

Qualunque cosa si pensi circa l'origine di questa tradizione (una variante orale della storia di Mc. 10,17-22?), alla luce degli altri passi, si può convenire che essa rispecchia fedelmente lo "spirito" di Gesù (vedi in particolare la parabola di Lazzaro e il ricco epulone).

______________

Si noti infine che tutto questo materiale non solo appare in tre rami indipendenti della tradizione sinottica e in forme letterarie differenti (logia, parabole, apoftegmi), ma annovera anche alcune tra le parole più memorabili di Gesù: le beatitudini (e i guai?), l'aut-aut Dio-Mammona, il paradosso del cammello e la cruna dell'ago (...e anche il rifiuto di Gesù di essere definito "buono" in Mc 10,18 non passa certo inosservato)

In conclusione, non si può nutrire alcun dubbio circa il fatto che agli occhi di Gesù "ricchezza" facesse rima con "giudizio di Dio", a meno che non se ne usasse con radicale generosità in favore dei poveri e nullatenenti.
Porre la questione in termini di un semplice "distacco interiore" dalla ricchezza sarebbe un mostruoso e tendenziosissimo fraintendimento di qualcosa che è altrimenti chiaro come il sole: l'unico modo che i ricchi hanno per salvarsi è di impoverirsi radicalmente, condividendo i loro beni (quando non disfacendosene in toto) con chi ne è privo.
Ognuno poi è libero di giudicare se sia realistico o desiderabile seguire il pensiero di Gesù su questo punto, o se, anche solo alla luce della nostra visione del mondo de-escatologizzata, non si debba quanto meno ammorbidirlo un poco (noto comunque una certa influenza gesuana nella Evangelii Gaudium di Papa Francesco, cfr. nn. 53-60). Adulterarlo però non è lecito.

Edited by JohannesWeiss - 16/4/2014, 02:09
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 16/4/2014, 02:35     +1   -1




Aggiungo una serie di paralleli giudaici prossimi al tempo di Gesù, che evidenziano analoghe riserve nei confronti della ricchezza e/o denunce nei confronti dei ricchi.


Guai a voi, o ricchi, perché avete fatto affidamento sulla vostra ricchezza e dalla vostra ricchezza vi allontanerete perché non vi siete ricordati dell’Altissimo nel tempo della vostra ricchezza. Voi avete commesso malvagità e frode e siete diventati degni del giorno dello scorrimento di sangue, del giorno della tenebra e di quello del grande giudizio. Io così dico e vi annuncio che Colui che vi ha creato vi abbatterà e che non vi sarà misericordia sulla vostra caduta e che il vostro creatore gioirà della vostra distruzione. (1En 94,8-10 [Epistola di Enoc])

Guai a voi che possedete oro e argento che non è nella giustizia e che dite: “Ci siamo arricchiti, abbiamo mezzi ed abbiamo acquistato tutto quel che abbiamo voluto (…)” voi siete destinati alla grande maledizione” (1 En 97,8-10 [Epistola di Enoc])

Guai a voi che costruite le vostre case con l’afflizione degli altri e il cui materiale di costruzione è laterizi e pietre di peccato: io vi dico che non avrete pace (1 En 99,13 [Epistola di Enoc])

Tutti i re potenti ed eccelsi e coloro che dominano la terra cadranno, al suo cospetto, sulle loro facce (…) e impetreranno e chiederanno misericordia (…) Gli angeli del castigo li riceveranno per vendicarsi di loro che avranno oppresso i figli e i suoi eletti (…) Gli eletti e giusti si alzeranno dalla terra, smetteranno di abbassare la testa (…) (1 En 62,9-15 [Libro delle Parabole])

E il Signore degli spiriti disse così: Questa è, al cospetto del Signore degli spiriti, la legge e la condanna dei potenti, dei re, degli elevati (di grado) e di coloro che posseggono la terra (1 En 63,12 [Libro delle Parabole])

Guardatevi, dunque, figlioli miei, dall’impudicizia e dall’avidità; ascoltate Giuda, vostro padre. Tutto ciò allontana dalla Legge di Dio (…) e non permette all’uomo di aver compassione del suo prossimo (…) Impedisce i sacrifici a Dio (…) Non ascolta il profeta che parla (…) è schiavo di due passioni che gli sono nemiche, non può ubbidire a Dio (…) Figlioli miei, l’avidità conduce all’idolatria (…) (Testamento di Giuda 18,2-19,1)

Sono tre le reti di Beliar di cui parlò Levi, figlio di Giacobbe, nelle quali cattura Israele (…) La prima è fornicazione; la seconda, la ricchezza; la terza, contaminazione del tempio. Chi scampa da una, è intrappolato nell’altra, e chi è riscattato da questa, è intrappolato nell’altra (Documento di Damasco 4,15-18)

(…) Separarsi dai figli della fossa; astenersi dalla ricchezza empia che contamina (Documento di Damasco 6,15)

I principi di Giuda (…) non hanno deviato dalla via dei traditori e si sono contaminati per vie di lussuria e con ricchezza empia (…) (Documento di Damasco 8,5)
 
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view post Posted on 16/4/2014, 18:39     +1   -1
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CITAZIONE (JohannesWeiss @ 16/4/2014, 01:15) 
Due parole in margine [...] non ho molto da aggiungere, dato che Talità ha già detto, ottimamente, quasi tutto quello che c'è da dire.

Sì, certo, ho già detto ottimamente tutto... e segue una lenzuolata di ben due post !!!!!! :lol:
Bentornato a scrivere sul forum!!

CITAZIONE
Ognuno poi è libero di giudicare se sia realistico o desiderabile seguire il pensiero di Gesù su questo punto, o se, anche solo alla luce della nostra visione del mondo de-escatologizzata, non si debba quanto meno ammorbidirlo un poco

Non sono sicuro che si tratti di un problema di de-escatologizzazione .. Leggendo 1Tm 6:17-19 infatti ho l'impressione che già Paolo tenda ad ammorbidire il messaggio verso i ricchi, nonostante lo ponga in un contesto escatologico (almeno così mi sembra, in ogni caso non si può dire che Paolo fosse de-escatologizzato).
A mio modo di vedere certi messaggi “radicali” di Gesù furono proprio mal digeriti fin dall’inizio e tali sono rimasti (penso ad esempio alla proibizione del divorzio e del giuramento).

Ciao,
Talità
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 17/4/2014, 00:17     +1   -1




CITAZIONE (Talità kum @ 16/4/2014, 19:39) 
Sì, certo, ho già detto ottimamente tutto... e segue una lenzuolata di ben due post !!!!!! :lol:
Bentornato a scrivere sul forum!!

Avevi detto quasi tutto. Ora invece, con queste due lenzuolate, tutto è compiuto.
Grazie per il bentornato. Un po' di rodaggio, e con l'estate torniamo a pieno regime...

CITAZIONE
Non sono sicuro che si tratti di un problema di de-escatologizzazione .. Leggendo 1Tm 6:17-19 infatti ho l'impressione che già Paolo tenda ad ammorbidire il messaggio verso i ricchi, nonostante lo ponga in un contesto escatologico (almeno così mi sembra, in ogni caso non si può dire che Paolo fosse de-escatologizzato).

Aggiungo le virgolette: "Paolo".

CITAZIONE
A mio modo di vedere certi messaggi “radicali” di Gesù furono proprio mal digeriti fin dall’inizio e tali sono rimasti (penso ad esempio alla proibizione del divorzio e del giuramento).

Convengo che la critica e l'avversione alla ricchezza di Gesù siano aspetti relativamente autonomi in rapporto all'attesa escatologica (oppressione e miseria suscitano sdegno e condanna in sé stessi), tuttavia l'aspetto complementare della buona novella ai poveri (le beatitudini), come anche la chiamata radicale che Gesù rivolgeva ad alcuni, invitandoli ad abbandonare famiglia, lavoro e beni - questi sono aspetti chiaramente legati all'attesa millenaristica di un rivolgimento imminente dell'ordine presente... a meno di non voler cinicizzare Gesù riferendo le beatitudini al fatto stesso di essere ptochoi, cioè esclusi dalla società e quindi liberi di godersi il regno di Dio qui e ora, rannicchiati nella propria botte.
 
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13 replies since 25/11/2013, 00:34   441 views
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