| Perfetto. Ti ringrazio dello sforzo ma era presupposto fondamentale per avere qualcosa su cui parlare.
Io Ritengo che secondo la visione patristica qui i problemi siano due, e costituiscono precisamente i presupposti scolastici del Filioque:
- Il ritenere (con Agostino) che tutto in Dio riguardi la sostanza - L'identificare tout court la processione con la generazione
Il primo asserto è, a mio avviso, l'esito capzioso di voler applicare a Dio unicamente le categorie aristoteliche di sostanza/accidente, sicché dal momento che non si può dare accidente in Dio, allora tutto (ivi comprese le relazioni ab intra) deve riguardare la sostanza. Nella visione orientale, di carattere più apofatico (su questo aspetto proprio in Fozio, che per primo si è occupato del Filioque, si può vedere T. Alexopoulos. Aeropagitic influence and neoplatonic (plotinian) echoes in Photius’ Amphilochia; question 180. Byzantinische Zeitschrift, 107(1):1–36, 2014.) , non è così: Dio non si lascia rinchiudere in queste categorie, sfugge ad ogni tassonomia. L'οὑσία (housìa, sostanza) di Dio è unica e comune, l'ὑπόστασις (hypostasis, malamente tradotto come "persona", ma meglio sarebbe qualcosa come "individualità") è... personale! Se così non fosse non si potrebbe più distinguere nulla e la Trinità diverrebbe un blob di sostanza a-personale. Ovviamente la relazione, secondo la teologia del primo millennio, è una proprietà ipostatica, e non sostanziale.
Sicuramente nella genesi di questa storia ha un ruolo anche il pasticcio terminologico. Scrive Agostino, infatti:
I Greci, è vero, se volessero, potrebbero chiamare i Tre prosopa: tre persone, come chiamano le tre ipostasi: tre sostanze. Ma hanno preferito questa espressione, che forse è più conforme alla natura della loro lingua. D’altra parte per le “persone” le cose stanno allo stesso modo che per la “sostanza”, perché per Dio essere ed essere persona non sono cose diverse, ma assolutamente la stessa cosa (De Trin., 7,6,11)
Si noti che per Agostino ipostasi=sostanza (come in effetti nella prima parte della curva semantica di quel lessema, ma non più ai tempi di Agsotino!).Non so, tuttavia, dire fino a quanto la questione linguistica sia importante. Di certo, non lo è più nel XIII secolo!
Quanto al secondo punto (ma in stretta connessione col primo), la teologia orientale, come pure quella occidentale primitiva si può riassumere in quanto scrive il Damasceno, secondo cui lo Spirito è
...in tutto simile al Padre e al Figlio: procedente dal Padre e attraverso il Figlio dato e ricevuto in partecipazione da tutta la creazione [...] non separato e non diviso dal Padre e dal Figlio, avendo tutte quante le cose che hanno il Padre ed il Figlio, eccetto la non-generazione e la generazione. Infatti il Padre è non causato e non generato -giacché non procede da alcuno, e non ha da lui né l’essere né alcuna delle cose che ha-, ma piuttosto è per tutti principio e causa del come essi sono per natura. A sua volta il Figlio è dal Padre per generazione, e lo Spirito Santo anch’egli è dal Padre, ma non per generazione, bensì per processione. In realtà, noi sappiamo che c’è differenza fra generazione e procesione, ma quale sia il modo della differenza <non lo sappiamo> proprio per niente. Però la generazione del Figlio dal Padre e la processione dello Spirito Santo sono contemporanee (De Orth.Fide, I, 8, 43-45)
Dunque la differenza tra processione e generazione esiste, ma non è dato sapere in cosa consista. Sotto il profilo logico, lo Spirito è l'unico a derivare dal Padre per processione, il Figlio l'unico a derivarne per generazione. Peraltro – piccola nota pragmatica – nessuno ha mai confuso lo Spirito con il Figlio anche senza sapere che differenza ci sia tra processione e generazione. La salvaguardia delle individualità è garantita e la soluzione è perfettamente simmetrica, cioè non subordinazionista. Il Damasceno, in altre parole, distingue tra ciò che Dio è e ciò che Dio ha, o che fa. Paternità, generazione e processione riguardano evidentemente questa seconda fattispecie.
È dunque chiaro che sovvertendo questi presupposti si generano le condizioni per una drastica revisione della teologia trinitaria. Se lo si fa in maniera gratuita, autoreferenziale e sostanzialmente anti-ecclesiologica si generano i presupposti per uno scisma. Questo, in sintesi, è il punto di vista orientale.
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