Ciao Luca,
su questo forum non ci occupiamo direttamente di questo genere di argomenti se non, al limite, da un punto di vista di "storia della tradizione" e analisi del testo.
Provo quindi a risponderti cercando di rimanere nello spirito del forum.
QUOTE (Luca46467 @ 13/12/2012, 11:34)
Anche un passo di Gesù davvero mette parecchie pulci nell'orecchio:
“In verità, in verità ti dico: chi non rinascerà per acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è generato dalla carne, è carne; e quel che nasce dallo Spirito è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: bisogna che voi siate generati di nuovo. Il vento spira dove vuole e ne senti la voce; ma non sai né donde venga, né dove vada; così è di ognuno che è nato dallo Spirito."
Io non so se la traduzione è da cani,
Mi sembra che in Gv 3:6 si usi il medesimo verbo, γεγεννημένον , che tu prima traduci on “è generato” e poi con “è nato”. La traduzione è quindi incoerente e può a buon diritto creare equivoci.
A tal proposito, le traduzioni CEI (’74 e 2008) utilizzano sempre “nato” e non “generato”. Anche le Bibbie inglesi (almeno tutte quelle che ho visto) traducono con "born/birth" (“nato”, “nascita”).
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ma essendo stata sempre riconfermata la parola "generato" mi viene da pensare che Gesù non la usa a casaccio. Con "generare" si riporta tutto a una dimensione fisica, e non spirituale come si vorrebbe far credere nella tradizione.
Innanzitutto è pressoché impossibile che i Vangeli riportino le precise, esatte parole pronunciate da Gesù. I Vangeli riportano certamente tradizioni e memorie di ciò che ha detto (e fatto) Gesù, ma non necessariamente alla lettera.
In secondo luogo, i Vangeli sono testi scritti in greco, mentre Gesù parlava presumibilmente aramaico. Ciò significa che tu stai già leggendo una sorta di traduzione (o, se vuoi, trasposizione) anche quando affronti il testo originale in greco.
Quindi è eccessivo (se non del tutto inutile) impuntarsi sul fatto che Gesù abbia voluto usare un preciso termine: piuttosto è l'evangelista (in questo caso Giovanni) che ha deciso di usare un determinato termine greco, secondo la sua comprensione di quello che era il messaggio di Gesù e secondo il contesto dell'ambiente in cui la tradizione si è sviluppata.
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Non di una semplice "rinascita" nello spirito, ovvero abbracciare la fede in Gesù e il diventare buoni, miti e misericordiosi, ma proprio un rinascere nel grembo materno.
Rimanendo nell'ambito di ciò che l'evangelista ci vuole trasmettere dell'insegnamento di Gesù, la questione della rinascita nel grembo materno è affrontata proprio nel colloquio con Nicodemo da te riportato.
La risposta di Gesù è relativa infatti alla domanda di Nicodemo <<come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?>> (Gv 3:4).
Gesù non risponde semplicemente "sì, certo" (avvallando quindi l'idea di una sorta di "reincarnazione"), al contrario sembra insistere sul concetto di "rinascita dall'alto", distinguendo ciò che nasce dalla carne e ciò che nasce dallo Spirito.
Non è certo semplice interpretare questo passo assai ispessito di teologia giovannea, ma mi sembra di poter dire che la "rinascita dall'alto" in questo caso si riferisca volutamente ad una dimensione spirituale, distinguendola da quella carnale/materiale.
Escludo, più in generale, che i testi canonici suggeriscano in qualche modo un insegnamento di Gesù relativo alla reincarnazione.
Spingendomi più in là, dubito anche che sia mai esistita una simile dottrina in ambito “canonico”, ovvero in seno a quella che potremmo definire “tradizione apostolica”.
Un bel link di approfondimento lo trovi qui:
www.christianismus.it/modules.php?name=News&new_topic=10<<sezione “Incredibile.. ma falso! Cristianesimo antico e reincarnazione. In alcuni libri e siti internet si afferma che gli antichi Cristiani, per bocca di alcuni teologi tra i quali spicca Origene, predicarono la reincarnazione delle anime. In questa sezione si ospitano alcuni saggi che descrivono l'autentica posizione dei Cristiani dei primi secoli, i quali furono unanimemente contrari a questa credenza>>
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tutto è una metafora che indica come i comandamenti siano quelli che noi portiamo nel nostro cuore da sempre e che la nostra coscienza è il vero giudice delle nostre azioni
Che la Bibbia vada generalmente intesa in senso allegorico, certo che sì (ad es. la creazione del mondo, dell’uomo etc.), ma la conclusione che sia allegorica anche l'esistenza di Dio in qualità di “creatore” o “giudice” (quale metafora della nostra coscienza) mi sembra voler spingere l’argomento oltre il ragionevole. Parere personale, ovviamente.
Ciao,
Talità