Studi sul Cristianesimo Primitivo

Datazione dei vangeli canonici

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view post Posted on 23/10/2017, 17:32     +1   -1
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Ammesso e non concesso che i vangeli canonici siano stati scritti tra il 70 ed il 100 d.c. (e quindi molto tempo dopo gli eventi narrati) come è possibile che non sia rimasta alcuna memoria, alcuna traccia degli autori dei vangeli nella letteratura subapostolica immediatamente posteriore al 100 d.c.?
A mio avviso, tra i vangeli e tale corpus letterario c'è una discontinuità eccessiva considerato il breve lasso di tempo intercorso secondo le attuali teorie ... gli autori dei Vangeli avrebbero dovuto essere ancora in vita attorno al 100 d.c., avrebbero fatto parte di qualche comunità cristiana mantenendosi in contatto con personaggi influenti (episcopi, presbiteri, etc...) che poi avrebbero diffuso in lungo ed in largo le loro opere (come di fatto avvenne nel II d.c.)... eppure non c'è traccia di tutto questo e questo mi sembra imbarazzante da spiegare. Come si spiega questa damnatio memoriae? Possibile che non si sia conservata la memoria di nessuno dei quattro evangelisti se non testimonianze molto incerte e confuse di Papia, etc...? Perchè poi abbiamo delle testimonianze così confuse? Come si spiega tutto ciò? Eppure non era intercorso molto tempo... stiamo parlando soltanto di dieci o vent'anni, non di un secolo.

Se invece i vangeli, come vuole la tradizioni, fossero stati scritti prima del 70 d.c., prima dunque delle guerre giudaiche, tutto a mio avviso avrebbe più senso... indubbiamente le guerre giudaiche
rappresentarono un fortissimo elemento di discontinuità da cui la damnatio memoriae e tutti questi misteri sugli autori dei vangeli. Poi, per carità, i vangeli potrebbero essere stati rielaborati in una fase successiva aggiungendo la profezia sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme e tanto altro ancora, nessuno dubita (salvo Socci forse ma non va nemmeno preso in considerazione) più sul fatto che i primi autori cristiani abbiano manipolato diversi testi per finalità apologetiche o teologiche o di altra natura.

Chiedo un parere ai foristi su questa delicata ed interessante questione.

Edited by feanor74 - 24/10/2017, 11:08
 
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Lorenzo M
view post Posted on 24/10/2017, 23:34     +1   -1




CITAZIONE
Ammesso e non concesso che i vangeli canonici siano stati scritti tra il 70 ed il 100 d.c. (e quindi molto tempo dopo gli eventi narrati) come è possibile che non sia rimasta alcuna memoria, alcuna traccia degli autori dei vangeli nella letteratura subapostolica immediatamente posteriore al 100 d.c.?

Non sono sicuro di aver compreso, ma credo di capire che tu supponi che se i vangeli fossero stati scritti tra il 70 ed il 100 se ne troverebbero più tracce nella letteratura immediatamente successiva, piuttosto che se fossero stati scritti in un periodo antecedente (quindi nel II secolo).
Innanzitutto, va detto che riferimenti ad essi ci sono. Ireneo di Lione, per esempio, nel suo "Contro le eresie", cita molti passi dei vangeli. Anche Giustino fa citazioni dei vangeli. Forse anche Ignazio, ma in questi giorni non posso uscire, quindi non posso esserne sicuro. Inoltre, devi considerare che anche 1Timoteo cita un passo di Luca (1Tim 5.18).
Per di più, più è vicina la data di composizione di un'opera al II secolo, e meno è verosimile, per lo meno in linea generale, ritrovarla citata in opere del II secolo. La composizione e diffusione di un'opera come i vangeli è un processo abbastanza lento e complesso, e che quindi richiede un notevole quantitativo di tempo per realizzarsi, specialmente per raggiungere qualcosa anche solo di simile alla nostra concezione di libri canonici ed apocrifi.

CITAZIONE
A mio avviso, tra i vangeli e tale corpus letterario c'è una discontinuità eccessiva considerato il breve lasso di tempo intercorso secondo le attuali teorie ... gli autori dei Vangeli avrebbero dovuto essere ancora in vita attorno al 100 d.c., avrebbero fatto parte di qualche comunità cristiana mantenendosi in contatto con personaggi influenti (episcopi, presbiteri, etc...) che poi avrebbero diffuso in lungo ed in largo le loro opere (come di fatto avvenne nel II d.c.)... eppure non c'è traccia di tutto questo e questo mi sembra imbarazzante da spiegare.

Non si ritiene, oggi, che gli autori dei vangeli fossero testimoni oculari degli eventi (Luca stesso, d'altronde, afferma di dover cercare dei testimoni oculari per compilare il suo vangelo, vd. Lc 1.2). Quindi, che fossero vivi nel 100 d. C. non sorprende.
Che poi fossero in contatto con "personaggi influenti" è un discorso da approfondire. Ogni comunità aveva episcopi, quindi non comprendo cosa intendi esattamente. Le tradizioni orali su Gesù circolavano ancora nel II secolo (Destro-Pesce, Carocci, 2014), quindi non bisogna avere eccessive pretese sulle fonti degli evangelisti: loro misero per iscritto delle tradizioni orali su Gesù. Bada bene, questo non è detto in riferimento all'affidabilità dei vangeli, ma semplicemente al fatto che ormai sembra chiaro che essi derivino da una trasmissione orale. Non capisco cosa sia difficile da spiegare, ad essere sincero.

CITAZIONE
Come si spiega questa damnatio memoriae? Possibile che non si sia conservata la memoria di nessuno dei quattro evangelisti se non testimonianze molto incerte e confuse di Papia, etc...? Perchè poi abbiamo delle testimonianze così confuse? Come si spiega tutto ciò? Eppure non era intercorso molto tempo... stiamo parlando soltanto di dieci o vent'anni, non di un secolo.

Diciamo che è vero fino a un certo punto che le menzioni dei vangeli fino al II secolo fossero "vaghe". Non solo i Padri succitati danno citazioni a volte anche abbastanza corpose, ma persino la Didaché cita enormi porzioni di quello che con buona probabilità è una versione del vangelo di Matteo! (Anche se ci possono essere obiezioni a quale sia lo stadio evolutivo di questo vangelo che la Didaché cita). Al massimo, un po' di confusione (ma nemmeno tanta, in fondo) si può ricercare nei titoli dati ai vangeli, a volte nominati in modo vago come "memorie degli apostoli" o "il vangelo": questo però è solo un elemento a favore dell'idea che i quattro evangelisti non abbiano scritto i quattro evangeli.

CITAZIONE
Se invece i vangeli, come vuole la tradizioni, fossero stati scritti prima del 70 d.c., prima dunque delle guerre giudaiche, tutto a mio avviso avrebbe più senso... indubbiamente le guerre giudaiche rappresentarono un fortissimo elemento di discontinuità da cui la damnatio memoriae e tutti questi misteri sugli autori dei vangeli.

Per quanto la tradizione mostri coscienza, da parte degli autori, dell'evento della distruzione del Tempio, non sembra esserci alcun particolare segno di rottura traumatica talmente forte da gettare i vangeli nell'oblio per qualche tempo. E d'altronde, i vangeli non vengono citati (per lo meno come tali) fino al tardo I secolo (se la Didaché è dell'80-90 d. C.), quindi sembra assai pensabile che siano nati poco prima. Sinceramente, credo (ma non desidero essere così dogmatico sull'argomento) che queste siano delle costruzioni un po' troppo elaborate finalizzate per lo più a supportare una datazione alta dei vangeli. Per carità, io sono il primo aperto all'idea che siano più antichi*, ma secondo me questo è un ragionamento un po' complesso.

CITAZIONE
Poi, per carità, i vangeli potrebbero essere stati rielaborati in una fase successiva aggiungendo la profezia sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme e tanto altro ancora, nessuno dubita (salvo Socci forse ma non va nemmeno preso in considerazione) più sul fatto che i primi autori cristiani abbiano manipolato diversi testi per finalità apologetiche o teologiche o di altra natura.

Ma tutto questo si può supporre in riferimento alle tradizioni orali originate da Gesù e dalla prima cerchia di apostoli, senza chiamare in causa i vangeli scritti.

Questi i miei 2 cent. Dimmi che ne pensi.
LM.

_______
*D'altronde, siccome i vangeli sono il risultato di una raccolta di molte tradizioni orali, cosa intendiamo per "datazione"? Di cosa? Dell'anno in cui fu scritto il vangelo? Del decennio in cui sono nate queste tradizioni?
 
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view post Posted on 27/10/2017, 07:40     +1   -1
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No, non ci siamo proprio intesi.
Non intendevo parlare delle citazioni ai vangeli nel corpus letterario della letteratura subapostolica che, come tu hai fatto notare, sono abbondanti
e nemmeno di testimonianze oculari o tradizioni orali, etc... anzi sono d'accordo con te su tutto quello che hai detto in merito e non fai altro che
aumentare i miei sospetti.
Nel mio intervento intendevo riferirmi sostanzialmente agli autori dei vangeli, non ai testi dei vangeli...
Non capisco come mai a distanza di così poco tempo si siano perse le tracce degli autori, delle persone che hanno fisicamente scritto i vangeli...
insomma non sappiamo nulla di certo di nessuno degli autori dei vangeli.
Eppure se i vangeli sono stati scritti tra il 70 ed il 100 d.c. è probabile che gli autori dei vangeli fossero ancora in vita nel II d.c.... non dico tutti
ma almeno qualcuno.
Inoltre, la diffusione capillare di tali vangeli presuppone che gli autori dei vangeli fossero in contatto con altre persone, episcopi, etc...
per cui non comprendo come mai questi personaggi siano, per così dire, caduti nell'oblio in modo così marcato... perchè nessuno si ricorda
di loro? Dove sono finiti tutti quanti?
Nel II d.c. le numerose citazioni ai vangeli non menzionano gli autori ... abbiamo testimonianze molto vaghe e molto incerte (Papia, etc...)
come se gli autori dei vangeli fossero morti da parecchio tempo non solo da uno o due decenni.
In definitiva abbiamo, come tu stesso hai fatto notare, numerose citazioni ai vangeli ma nessun accenno o testimonianze molto incerte ed imprecise
sugli autori: si direbbe che i vangeli fossero in circolazione da molto più tempo di quanto immaginiamo, considerata la diffusione,
e che si fossero perse le tracce degli autori.
Stando così le cose, a mio avviso, l'unico evento che potrebbe aver causato questa damnatio memoriae, non dei vangeli ripeto,
ma degli autori, delle persone che materialmente scrissero i vangeli, potrebbe essere dato dalle guerre giudaiche ma questo significa
retrodatare i vangeli rispetto alle attuali datazioni. Per quanto riguarda le profezie sulla distruzione del Tempio,
queste si potrebbero essere posteriori.
 
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view post Posted on 27/10/2017, 10:29     +1   -1
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Credo che l'assenza di testimonianze sugli autori risieda proprio nella già menzionata ipotesi
CITAZIONE
La composizione e diffusione di un'opera come i vangeli è un processo abbastanza lento e complesso, e che quindi richiede un notevole quantitativo di tempo per realizzarsi, specialmente per raggiungere qualcosa anche solo di simile alla nostra concezione di libri canonici ed apocrifi.

. Pertanto non è da considerarsi una origine da singolo autore, ma da comunità che rientravano nella cerchia di fedeli forse successiva alla predicazione dell'evangelista di riferimento, morto qualche decina di anni prima, al fine di non perdere la memoria della testimonianza diretta dell'evangelista, che pertanto veniva ritenuto il vero autore originario. Inoltre l'esigenza dell' euanghèlion è di testimonianza della vita di Gesù e del suo insegnamento, non ha fini strettamente letterari come potrebbe averla una biografia. Questo atteggiamento è ben evidente nelle lettere proto-paoline (vedi la più antica 1Ts) in cui si evince lo spirito di testimonianza rivolto alla predicazione.
 
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Lorenzo M
view post Posted on 27/10/2017, 12:46     +1   -1




CITAZIONE
Non capisco come mai a distanza di così poco tempo si siano perse le tracce degli autori, delle persone che hanno fisicamente scritto i vangeli...
insomma non sappiamo nulla di certo di nessuno degli autori dei vangeli.
Eppure se i vangeli sono stati scritti tra il 70 ed il 100 d.c. è probabile che gli autori dei vangeli fossero ancora in vita nel II d.c.... non dico tutti
ma almeno qualcuno.

Il problema si fa ancora più difficile, tuttavia, se consideri il problema di come l'autore fosse visto in relazione ai vangeli. Oggigiorno, un autore è legato al suo libro, e d'altronde persino le raccolte antologiche spesso mostrano in bella vista il nome del loro autore. D'altro canto, non è possibile dire lo stesso per le opere dell'antichità. A maggior ragione se consideri che gli evangelisti non hanno "scritto un romanzo", ma hanno radunato informazioni precedenti, pur mantenendo una propria "identità letteraria e teologica". Era dunque necessario o quantomeno utile ricordarsi i nomi di questi "autori"? D'altronde erano solo autori fino a un certo punto. A questo, aggiungi che non sono le uniche opere anonime che ci sono pervenute dall'antichità: il Sul Sublime, molti testi del corpus ippocratico, insomma, moltissime opere dell'antichità sia classica che ellenistica sono arrivate anonime o sotto falsa attribuzione. Quanto più dei testi come i vangeli, siccome il Cristianesimo divenne religione lecita solo nel IV secolo. Noi non siamo fino in fondo coscienti dell'enorme giro che questi testi subirono, e chissà cosa si è perso in questi giri. Diciamo che l'anonimato di queste opere non deve sorprendere più di tanto.

CITAZIONE
Inoltre, la diffusione capillare di tali vangeli presuppone che gli autori dei vangeli fossero in contatto con altre persone, episcopi, etc...
per cui non comprendo come mai questi personaggi siano, per così dire, caduti nell'oblio in modo così marcato... perchè nessuno si ricorda
di loro? Dove sono finiti tutti quanti?

Purtroppo chissà quanto abbiamo perso del materiale riguardante le chiese cristiane dei primi IV secoli, quindi, anche se qualche vescovo avesse scritto degli autori, le probabilità di aver perso tutte queste informazioni è assai ampia. Il problema è che qui si aggiunge un doppio oblio, cioè non solo quello degli autori diretti dei vangeli, ma anche di eventuali fonti che ne avrebbero parlato.

CITAZIONE
si direbbe che i vangeli fossero in circolazione da molto più tempo di quanto immaginiamo, considerata la diffusione,
e che si fossero perse le tracce degli autori.

Oppure, ipotesi cui puntavo io, è possibile che questi testi fossero noti in modo anonimo. A questo devi aggiungere che non tutti erano in grado di leggere e di scrivere, quindi almeno una buona parte dei cristiani se li ricordava per memoria e per averli sentiti leggere (come d'altronde succede oggi per tantissimi cristiani). Certo, questo non è il caso di un Ireneo o di un Giustino, però sai, non mi sorprenderei se venisse fuori che per secoli esistettero vari tipi di "vangelo di Marco", ciascuno con diversi dettagli o diversi aspetti -- pensa solo al vangelo di Marcione*!
Comunque, credo che Mattideg abbia dato già una risposta esauriente.

*Klinghardt ha scritto un interessante articolo a proposito qui: www.jstor.org/stable/25442581?seq=1#page_scan_tab_contents

CITAZIONE
Considera inoltre che la data del 70 è uno spartiacque: è impossibile che alcuni esponenti della chiesa protocristiana non siano stati eliminati dai Romani. Davvero si erano rifugiati a Pella? E questo poteva essere sufficiente per essere risparmiati dai Romani, che in quel momento non guardavano in faccia a nessuno e non potevano certo fare differenza tra amici cristiani e nemici ebrei.

Come si legge in Galati 2.11, lo stesso Pietro viaggiò fino ad Antiochia. Non mi sorprenderei se venisse fuori anche altri membri della chiesa di Gerusalemme fecero viaggi in giro per il Mediterraneo per predicare. Si ipotizza persino che la comunità di Roma sia nata per influenza degli ebrei provenienti dalla terra santa, anche se, ripeto, è un'ipotesi.
L'idea che si siano tutti rifugiati a Pella è a me nuova, ma comunque mi sembra inverosimile. D'altro canto, non nego che forse qualcuno è morto durante il 70, ma dire che di sicuro nessuno ne è sfuggito mi sembra leggermente esagerato. Com'è esagerato dire il contrario: solo, non possiamo saperlo.
 
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view post Posted on 27/10/2017, 13:59     +1   -1
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Premesso che quando ho parlato di autori, ne ho parlato sempre al plurale senza precisare se ogni vangelo avesse un singolo autore nel modo a cui siamo abituati oggi:
so bene che nell'antichità il concetto di autore era sicuramente diverso rispetto oggi ... questo è noto.
Se tuttavia supponiamo che nella redazione materiale dei vangeli siano state coinvolte diverse persone, supponiamo almeno due o tre persone per ogni vangelo,
arriviamo ad un totale di 12 persone circa: mi pare inverosimile che nel II d.c. nessuna di questa persone avesse lasciato una testimonianza evidente visto
che solitamente la datazione dei vangeli oscilla tra il 70 ed il 100 d.c. Nessuna di queste n persone era più viva per raccontare che cosa avesse fatto?
E' ragionevole poi supporre (come spesso si dice) che la memoria di questi autori, ammesso che nel II d.c. fossero tutti morti, si sia persa nel giro di qualche decennio?
Anche quando si dice che ogni vangelo sarebbe nato in seno ad una comunità di riferimento (ipotesi che va per la maggiore) resta comunque il fatto
che qualcuno lo deve avere scritto materialmente... tuttavia non vorrei sbagliarmi ma mi sembra che ogni vangelo sia contraddistinto da un certo stile
letterario per cui non so se è possibile affermare che sia il frutto di scribi diversi (si può dimostrare?)... ma supponiamo anche che sia così, che ogni vangelo
sia stato scritto in più tempi e da più persone - e personalmente sono convinto anch'io di questo - il numero delle persone coinvolte aumenta e di pari passo
anche la probabilità che di almeno qualcuno di questi autori dovesse rimanere traccia semplicemente per un discorso matematico, di calcolo delle probabilità.
Poi, è noto che di tante opere non sappiamo più nulla - verissimo - ma qui non sappiamo più nulla del processo redazionale di tutti e 4 i vangeli e non soltanto di uno solo.
Per carità, può darsi che si sia effettivamente persa la memoria di questi "n" autori materiali dei vangeli ma trovo piuttosto improbabile
quanto è successo se spostiamo la datazione alla fine del I d.c.
Come ha detto @Lorenzo, il problema è proprio in questo doppio oblio in relazione non soltanto ad un solo vangelo (che potrebbe anche essere accettabile
da un punto di vista statistico per le ragioni dette da @Lorenzo e da @Mattideg) ma a tutti e 4 (questo duplice oblio ha travolto tutti e 4 i vangeli).
Se invece si suppone una datazione più antica (prima del 70 d.c.) ed un numero limitato di autori, tutto dal punto di vista del mero calcolo probabilistico
risulterebbe più sensato, più probabile: di fatto la pur controversa documentazione storica a nostra disposizione va grosso modo in questa direzione
(lasciando stare la questione relativa agli autori, le fonti antiche parlano di una datazione vicina agli eventi, prima del 70 d.c.).

In sintesi, a voler essere chiaro fino in fondo, tenendo buone tutte e quanto le ragioni fino ad ora presentate che hanno cancellato la memoria degli n autori dei vangeli,
quale di questi scenari è più probabile?

A) datazione attorno al 40-60 d.c. e pochi autori
B) datazione attorno al 70-100 d.c. e tanti autori
C) datazione posteriore al 100 d.c. e tanti autori

Considerando che le prime testimonianze sugli autori risalgano al II d.c. e sono molto confuse, io credo che a livello di calcolo delle probabilità,
considerando che ci siamo dimenticati degli autori di tutti e 4 i vangeli e non solo di uno, è più probabile il primo scenario:
in questo caso le motivazioni elencate (lo scarso interesse nel ricordarsi degli autori, gli eventi storici, etc...) possono effettivamente aver
portato a questa situazione.

Che cosa dice questo Klinghardt in merito (riesco a leggere solo l'abstract dell'articolo poichè è a pagamento)?

Edited by feanor74 - 28/10/2017, 10:05
 
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view post Posted on 28/10/2017, 10:18     +1   -1
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Se tuttavia supponiamo che nella redazione materiale dei vangeli siano state coinvolte diverse persone, supponiamo almeno due o tre persone per ogni vangelo,
arriviamo ad un totale di 12 persone circa: mi pare inverosimile che nel II d.c. nessuna di questa persone avesse lasciato una testimonianza evidente visto
che solitamente la datazione dei vangeli oscilla tra il 70 ed il 100 d.c. Nessuna di queste n persone era più viva per raccontare che cosa avesse fatto?

Scusami ma non riesco a capire perché cerchi degli autori che non sono autori ma redattori di una tradizione che attribuisce gli scritti a testimoni diretti di un evento e che quindi riconosce questi ultimi come "autori di una testimonianza" e per di più che lo fa per un fine esegetico da tramandare e non biografico. E' come se chi trasmette per iscritto la bibbia oggi si firmasse come autore, al massimo avrai l'indicazione oggi dei traduttori e dei redattori delle note.
 
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view post Posted on 28/10/2017, 10:43     +1   -1
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CITAZIONE (Mattideg @ 28/10/2017, 11:18) 
CITAZIONE
Se tuttavia supponiamo che nella redazione materiale dei vangeli siano state coinvolte diverse persone, supponiamo almeno due o tre persone per ogni vangelo,
arriviamo ad un totale di 12 persone circa: mi pare inverosimile che nel II d.c. nessuna di questa persone avesse lasciato una testimonianza evidente visto
che solitamente la datazione dei vangeli oscilla tra il 70 ed il 100 d.c. Nessuna di queste n persone era più viva per raccontare che cosa avesse fatto?

Scusami ma non riesco a capire perché cerchi degli autori che non sono autori ma redattori di una tradizione che attribuisce gli scritti a testimoni diretti di un evento e che quindi riconosce questi ultimi come "autori di una testimonianza" e per di più che lo fa per un fine esegetico da tramandare e non biografico. E' come se chi trasmette per iscritto la bibbia oggi si firmasse come autore, al massimo avrai l'indicazione oggi dei traduttori e dei redattori delle note.

Premesso che non è così semplice qualificare come redattore o come autore chi ha scritto i vangeli (e non è lo scopo della discussione per cui ritorniamo IT)
ma il problema non cambia: non sappiamo nemmeno il nome dei redattori di nessuno dei quattro vangeli.

Hai detto bene poi in merito alla Bibbia.... oggi al massimo avremmo l'indicazione dei traduttori e dei redattori ma qualcosa avremmo:
di questi n redattori, autori (qualifichiamoli come vogliamo ... non importa, la natura del problema non cambia) dei vangeli si è conservata
una testimonianza molto confusa e molto scarna, il che a mio avviso si spiega in modo più probabile supponendo che la redazione dei vangeli sia avvenuta
prima di quanto noi pensiamo e supponendo che questi n individui non fossero poi così numerosi. La documentazione storica più antica,
per quanto sia molto controversa, in effetti va maggiormente in questa direzione... di fatto questo ragionamento sembra convalidare
il dato che emerge dalla tradizione della Chiesa.

Se ti rileggi il mio intervento io poi non sono entrato nel merito del genere letterario perchè questo non ha nessuna influenza sul problema in questione
(se le finalità degli autori/redattori dei vangeli fossero state diverse, sarebbe stato più probabile ricordarsi di loro? E perchè?).
Quando parlo poi di testimonianza, non mi riferisco ai testimoni oculari degli eventi della vita di Gesù (non è di questo che si parla)...
mi riferisco sempre al ricordo di questi autori/redattori dei vangeli e a chi entrò in contatto con loro.
Tutta la mia attenzione è sugli autori/redattori... non si parla nè di generi letterari, nè di Gesù, etc...
Io infatti sono d'accordo su tutto quello che hai detto.

Edited by feanor74 - 28/10/2017, 12:19
 
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view post Posted on 28/10/2017, 12:08     +1   -1
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Tralasciando per il momento i vari ragionamenti pro e contro una datazione tarda dei vangeli, suggerirei di elencare i documenti in cui si parla esplicitamente degli autori dei vangeli analizzandoli criticamente.
Io ho trovato questi passaggi molto interessanti ma sicuramente ce ne sono altri. Ciascuno dia il proprio contributo in tal senso prima di formulare ipotesi o controbattere.

«Matteo, infatti, pubblicò presso gli Ebrei, nella loro lingua, una versione scritta del suo vangelo, mentre Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondavano la chiesa. Dopo la loro dipartita, Marco, discepolo e interprete di Pietro, ci trasmise anche lui, per iscritto, ciò che Pietro predicava. Luca invece, essendo collaboratore di Paolo, trasmise in un libro il vangelo che quest’ultimo predicava. In seguito anche Giovanni, il discepolo del Signore, colui che aveva appoggiato il capo sul suo petto, pubblicò il suo vangelo, e questo avvenne mentre si trovava ad Efeso, in Asia» (Ireneo di Lione, Adv. Haer., III, 1, 1).

«Clemente… riguardo all’ordine dei vangeli, riporta un’antica tradizione dei padri, secondo la quale – come dice egli stesso – furono composti prima quei vangeli che espongono le genealogie…» (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., 6, 14).

“Il Verbo autore dell’Universo, che è seduto sopra i cherubini e che tutto regge, una volta manifestato agli uomini, ci ha dato il vangelo quadriforme, vangelo che è mantenuto, ciò nonostante, da un solo Spirito” (Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3,2,8-9)

“La Chiesa ha quattro vangeli, gli eretici moltissimi, fra essi uno che è stato scritto secondo gli egizi, altri secondo i dodici apostoli. Basilide si azzardò a scrivere un vangelo e metterlo sotto il suo nome (...). Conosco un certo vangelo che si chiama secondo Tommaso e secondo Mattia; e leggiamo molti altri” (Origene, Hom. I in Luc, PG 13,1802)

[3]Non esiterò ad aggiungere alle mie interpretazioni anche ciò che sono venuto a sapere un tempo dai presbiteri, e che ricordo bene, sicuro che hanno detto il vero. Perché io non mi sono divertito, come la maggior parte, ad ascoltare chi parla tanto, ma chi insegna il vero; non chi cita comandamenti di altri, ma chi nomina quelli dati alla fede dal Signore e provenienti dalla verità stessa.[4] E se da qualche parte veniva qualcuno che era stato seguace dei presbiteri, io lo interrogavo sulle loro parole, su ciò che dissero Andrea e Pietro e Filippo e Tommaso e Giacomo e Giovanni e Matteo e altri dei discepoli del Signore, e su ciò che ancora dicevano Aristione e il presbitero Giovanni, discepoli del Signore. Non credevo, infatti, che le notizie dei libri mi sarebbero state utili quanto quelle che mi venivano da una voce viva e ferma. (Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, 3.39.3-4)

Edited by Giosia - 29/10/2017, 09:17
 
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view post Posted on 29/10/2017, 09:29     +1   -1
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Habitué

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Per quanto riguarda la datazione dei Vangeli, oltre ad analizzare i documenti storici, etc... che si riferiscono alla redazione degli stessi, è importare ricercare all'interno dei testi riferimento a luoghi, avvenimenti, etc... che rimandano in modo inequivocabile ad un ben preciso momento storico.
Indubbiamente la profezia sulla distruzione del Tempio non depone a favore di una datazione precedente al 70 e.v. salvo dimostrare che sia avvenuta una manipolazione dei testi successiva come sostengono, se non ho capito male, Lorenzo e Feanor74 visto che considerano i vangeli più antichi rispetto alle attuali datazioni. Mi pare che Bart Ehrman ritiene possibile in qualche libro, che però non ho letto, che i vangeli possano aver subito manipolazioni successive di questo tipo ma mi domando se siano considerazioni sufficientemente fondate.
Per quanto riguarda l'oblio sugli autori, ritenendo valide e plausibili le spiegazioni offerte, personalmente ritengo che gli autori/redattori fossero molto pochi, persone di fiducia, molto autorevoli all'interno delle comunità di riferimento, quindi con buone competenze scribali e con una buona conoscenza delle scritture (leviti?) (sono requisiti necessari per spiegare la successiva diffusione dei vangeli e l'importanza ad essi riconosciuta) e che i vangeli siano stati scritti immediatamente dopo il 70 e.v. basandosi su tradizioni orali e forse su qualche raccolta di dialoghi (fonte Q salvo considerare Q come una particolare tradizione orale visto che, in una prima fase, si dava maggiore importanza alle testimonianze orali rispetto ai testi scritti). Una datazione troppo tarda con troppe persone coinvolte in tale operazione redazionale mi pare oggettivamente poco probabile: su questo sono d'accordo. Spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno con questo intervento.

Edited by Giosia - 29/10/2017, 10:22
 
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Lorenzo M
view post Posted on 30/10/2017, 01:29     +1   -1




CITAZIONE
Mi pare che Bart Ehrman ritiene possibile in qualche libro, che però non ho letto, che i vangeli possano aver subito manipolazioni successive di questo tipo ma mi domando se siano considerazioni sufficientemente fondate.

Come ipotesi è plausibile, il punto è: cosa definiamo, per dire, "Vangelo di Luca"? Mi spiego, è chiaro che Luca prese da materiale preesistente, ed è altrettanto chiaro che queste tradizioni preesistenti furono plasmate dai tempi e luoghi (Sitz im Leben) in cui furono trasmesse. È altrettanto chiaro, però, che esse si riconducono spesso ad un nucleo storico. E in più, c'è il problema del passaggio dallo scritto al testo. Se prendiamo la frase di Ehrman in riferimento ai vangeli scritti che abbiamo noi (lasciando da parte le discussioni di natura filologica sulle varianti testuali), trovo difficile credere che qualcuno abbia in un secondo momento messo le mani in quei punti per modificarli. Se però intendiamo fonti scritte/orali precedenti che, nel percorrere la loro strada fino al vangelo di Luca, si sono plasmate secondo le contingenze (un po' come una palla di neve che rotolando prende altra neve), a me sembra possibilissimo.

CITAZIONE
Una datazione troppo tarda con troppe persone coinvolte in tale operazione redazionale mi pare oggettivamente poco probabile: su questo sono d'accordo.

Non si parla di una "redazione di platea": qualcuno fisicamente avrà scritto il vangelo di Marco, ovviamente. Però, chi o quanti siano stati a contribuire alla formazione del materiale precedente è impossibile conoscerlo. Per il resto, mi allineo, eccetto per alcuni dettagli, a Mattideg.

CITAZIONE
Dei quattro vangeli canonici dubitare che uno sia stato scritto da Luca sarebbe inspiegabile, anche perché lo stesso autore ha scritto gli Atti.

E l'uno e l'altro sono infatti ritenuti non di Luca. Che l'autore abbia scelto di narrare in prima persona gli eventi di Atti, pur non essendovi stato presente, non sembra affatto qualcosa di insolito o di impossibile.

CITAZIONE
Luca esprime al 100% la teologia paolina

Al contrario, è stato osservato come molti dei discorsi degli Atti degli Apostoli si discostino in modo sorprendente dalla teologia "paolina", sia nei suoi aspetti cristologici, sia nei suoi aspetti soteriologici. Vedi in merito K. L. Anderson, ‘But God Raised Him from the Dead’: The Theology of Jesus’ Resurrection in Luke-Acts (Eugene: Wipf & Stock Publishers, 2006) e S. J. Kistemaker, “The Speeches in Acts”, Criswell Theological Review 5/1 (1990) 31—41.

CITAZIONE
L'Ur-Matheus doveva contenere solo i detti di Gesù, incorniciati dentro la tesi petrina della resurrezione e della parusia imminente.

L'idea di un Ur-Matthäus che non prenda in considerazione Marco nell'immagine è assai azzardata. Lo stesso Goodacre non la presenta con certezza.

CITAZIONE
Non aveva senso produrre una biografia come quella marciana, perché le biografie si fanno pensando a un passato remoto, privo di conseguenze sul presente (e quello è stato scritto dopo 30-40 anni dai fatti).

Questo è inesatto. Quando Svetonio scrisse i Dodici Cesari, l'ultimo imperatore di cui parlò fu Domiziano. Siccome costui morì nel 96, e siccome i Dodici Cesari furono scritti intorno al 119, questa biografia rientra nell'arco dei 30-40 anni. Dire che una biografia fosse necessaria solo per personaggi morti da tempo è inesatto.

CITAZIONE
Questi detti possono essere equiparati alla fonte Q. La parte iniziale del vangelo matteano, relativa alla nascita di Gesù, proviene da un'altra fonte, di tipo ellenistico-orientale, probabilmente elaborata in territorio egizio, perché troppo simile ad altri racconti pagani di eroi mitologici del Medioriente e persino del mondo indo-buddistico.

Sinceramente, non comprendo a quali figure tu faccia riferimento.

CITAZIONE
Questa parte matteana, scritta in greco, è stata scopiazzata e riscritta da Luca, che forse aveva anche collegamenti con la tradizione giovannea, perché mostra uno spiccato interesse per Maria.

Non si può essere così sicuri del fatto che Luca abbia copiato da Matteo, siccome dà una spiegazione ermeneutica completamente differente della nascita verginale.

CITAZIONE
I fatti di Gesù, riportati da Matteo e anche da Luca, son tutti presi da Marco (che ha “inventato” il vangelo), da cui dipendono per il 90-95% (forse sarebbe meglio dire dall'Ur-Markus, poiché quello greco che ci è arrivato è pieno di interpolazioni). Semmai ci si può chiedere: perché di tanti vangeli che c'erano Matteo e Luca copiarono proprio da quello marciano? Probabilmente perché sapevano che dietro Marco c'era Pietro, fonte autorevole per eccellenza, l'ideatore n. 1 delle due tesi della resurrezione e della parusia imminente.

Sebbene buona parte del materiale di Matteo e Luca sia proveniente da Marco, non si può parlare di cifre così esorbitanti. Inoltre, siamo sicuri che Matteo e Luca dipendano da un Marco greco.
L'idea che Matteo e Luca abbiano usato Marco perché dietro di esso c'era Pietro è di per sé insostenibile, e lascia un altro dettaglio: se scelsero Marco, perché poi usarono anche il materiale di Q ed il materiale indipendente? C'era Pietro dietro anche a quelli?

CITAZIONE
Solo quando venne fuori il IV vangelo ci si accorse che i fatti erano stati narrati da Marco (e copiati dagli autori di Matteo e da Luca) in maniera distorta: di qui l'esigenza di mettere a tacere Giovanni e di manipolare il suo vangelo in maniera radicale. Quando lo fecero, erano già morti tutti gli evangelisti e tutti gli apostoli. Nessuno poté impedire questa manipolazione, nessuno fu in grado di contestarla. Dopo il 70 la teologia paolina aveva stravinto.

Giovanni dipese da altre tradizioni, era indirizzato ad un'altra comunità, comunicava un altro messaggio.
 
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Lorenzo M
view post Posted on 30/10/2017, 12:59     +1   -1




CITAZIONE
Il Canone Muratoriano (fine del II sec. d.C.), dice che Luca ha scritto il terzo vangelo (a partire dalle vicende del Battista), che era un medico, che fu compagno di viaggio di Paolo di Tarso (probabilmente fino a Roma), e che non ha mai conosciuto Gesù di persona, quindi non è stato testimone oculare di nessuno dei fatti che racconta.
Il Prologo antimarcionita (anch'esso del II sec.) aggiunge soltanto ch'egli era siriano di Antiochia, aveva letto i vangeli di Marco (scritto in Italia), e di Matteo (scritto in Giudea), rimase celibe e morì a 84 anni a Tebe, in Beozia (o in Bitinia, secondo Gerolamo, il quale sostiene anche che le sue ossa furono trasportate nel IV sec. a Costantinopoli).

Queste informazioni sono di sicuro interessanti, ma purtroppo nella fine del II secolo ci troviamo già troppo in là. Se è per questo, alcuni accenni a Luca si trovano anche prima, però mi sembra difficile poter credere così facilmente in una tradizione del II secolo su Luca.

CITAZIONE
Il vangelo lo scrisse nella greca Acaia (e forse in Beozia), dopo la morte di Paolo, rivolgendosi esplicitamente ai cristiani di origine pagana, per cui si può presumere sia stato largamente ispirato dallo stesso Paolo, come vuole peraltro il teologo Origene (Paolo arrivò ad Antiochia nel 44).

Non è detto che Paolo fosse l'unico che aveva a cuore la cristianizzazione dei pagani. Di sicuro era uno dei più attivi predicatori, siccome convertì molte città del mediterraneo, ma dire che lui fosse l'unico mi pare difficile, tanto più se si considera che c'erano alcuni che andavano a dire ai pagani che dovevano seguire la legge ebraica.

CITAZIONE
Alcuni pensano che il testo sia stato scritto dopo il 93, cioè dopo che Giuseppe Flavio pubblicò le sue “Antichità giudaiche”, che Luca doveva aver letto.

Personalmente, la ritengo una datazione troppo tarda.

CITAZIONE
Quando scrisse gli Atti degli apostoli, che rappresentano una prosecuzione cronologica del vangelo, i motivi teologici fondamentali erano già presenti nel suo vangelo. Il testo lo concluse probabilmente a Roma: la cosa strana è che in esso non viene citata neanche una delle lettere di Paolo.

Le lettere di Paolo non erano manuali di teologia; se Luca non fa menzione dei vari problemi che spinsero Paolo a scrivere quelle lettere, tanto meno aveva motivo di menzionare le lettere stesse.

CITAZIONE
Luca si pone come un teologo-politico che vuol fare un'opera di storia, rivolta a un pubblico sufficientemente colto, in quanto il suo greco è abbastanza raffinato. Che si rivolga a dei cristiani di origine ellenica è dimostrato dal fatto ch'egli è molto interessato all'universalismo del messaggio cristiano, visto in chiave spiritualistica, sulla scia della teologia paolina, della quale però non tratta i temi del rapporto tra fede e opere o tra legge e vangelo, né della giustificazione mediante la fede e neppure della circoncisione, forse perché considerati troppo ebraici.

Sostanzialmente, affermi che Luca parla di teologia paolina, tralasciando però quei tratti della teologia paolina che sono propri della teologia paolina. Secondo me, suona un po' come l'unicorno invisibile e rosa.

CITAZIONE
Oggi molti esegeti pensano che Luca avesse sottomano anche il vangelo matteano: p.es. l'idea di una genealogia di Gesù la prende da questo vangelo, ma siccome Luca si rivolge a un lettore di origine pagana, la fa partire da Adamo.

Personalmente, da quando ho letto l'articolo di Klinghardt, mi sto ricredendo sulla teoria delle due fonti, e mi avvicino più all'idea che Luca abbia usato Matteo. Tuttavia, per ora rimango dell'idea che esistesse Q.

CITAZIONE
Infatti non può essere considerato casuale che il culto del dio Mithra abbia così tante affinità con quello cristiano: la nascita del redentore del mondo è posta al 25 dicembre, in una grotta, coi pastori come primi adoratori, ed è venerato la domenica (di cui restano tracce nei nomi Sunday e Sonntag).

Per quanto l'affinità col 25 dicembre esista (ma, d'altronde, pare sia arrivata per altre vie), rimane difficile capire che cosa i mitraisti credessero davvero. Quello che oggi abbiamo sono i mitrei, le statue, e qualche voce che circolava al tempo ed è finita in qualche autore antico. Purtroppo, questo culto misterico rimane un mistero, per noi. Dire quindi che avessero un dio nato in una grotta e venerato dai pastori è un po' ampliare le fonti che effettivamente abbiamo: è vero che il mitreo era una grotta, per esempio, ma se anche solo pensi al mito di Platone e a come il neo-platonismo abbia influenzato i culti misterici quando arrivarono in occidente, non è difficile credere che la grotta avesse simbologie ben diverse. Idem la storia della nascita: noi abbiamo statue di questo Mitra che esce da una roccia, e crediamo che questa sia la storia della sua nascita, ma di più non possiamo dire.
Riguardo ai Sunday e Sonntag (a cui, se vogliamo, si aggiunge il Sunnandæg del vecchio inglese, il Sunnadæg nordumbriano, l'olandese zontag, ecc.) è vero che derivano dalla traduzione germanica del Dies Soli. Tuttavia, di nuovo, non siamo sicuri che venerassero di domenica; in più, la tradizione sulla domenica per la resurrezione di Gesù è attestata ben presto nella letteratura cristiana (già in Marco). Tuttavia, lascio aperta la possibilità che la domenica abbia subito una storia analoga a quella del 25 dicembre.

CITAZIONE
Il culto è strutturato sulla base di sacramenti assai simili a quelli cristiani: battesimo, cresima, eucaristia (con tanto di rito dell'ultima cena), estrema unzione...; caratterizzato da una teologia identica a quella paolina: rivelazione divina, immortalità dell'anima, resurrezione dei corpi, giudizio finale universale...

Non abbiamo alcuna informazione attendibile riguardante questi culti. In più, credo che sia molto difficile credere che il Mitraismo - o qualsiasi culto misterico - credesse in una resurrezione dei corpi nel senso letterale dell'espressione.

LM
 
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view post Posted on 31/10/2017, 11:45     +1   -1
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Habitué

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Io credo che, per evitare di andare fuori tema e per meglio comprendere il problema della datazione dei vangeli, sia necessario
fissare dei paletti, delle date collegate a luoghi ed eventi sulle quali ragionare, giustificabili sulla base di documenti storici, etc...:
- 30-33 e.v. - Gerusalemme - morte di Gesù
- 66-70 e.v. - territorio di Israele - prima guerra giudaica
- 115-117 e.v. - città della diaspora (Giudea, Cirenaica, Cipro ed Egitto) - seconda guerra giudaica
- 132-135 e.v. - Giudea - terza guerra giudaica
- 130 e.v. - Egitto - Papiro 52 documento più antico del Nuovo Testamento, frammento del Vangelo di Giovanni (greco)
- 130 e.v. - Turchia - Papia di Ierapoli (citazioni tratte da Eusebio di Cesarea su composizione, autori dei Vangeli)

« Marco, interprete di Pietro, riferì con precisione, ma disordinatamente, quanto ricordava dei detti e delle azioni compiute dal Signore. Non lo aveva infatti ascoltato di persona, e non era stato suo discepolo, ma, come ho detto, di Pietro; questi insegnava secondo le necessità, senza fare ordine nei detti del Signore. In nulla sbagliò perciò Marco nel riportarne alcuni come li ricordava. Di una sola cosa infatti si preoccupava, di non tralasciare alcunché di ciò che aveva ascoltato e di non riferire nulla di falso, »
(Papia, citato in Eusebio, Storia ecclesiastica, libro III, capitolo 39,15, Vol. I, p. 191)

« Matteo ordinò i detti del Signore nella lingua ebraica, e ciascuno li ha tradotti come poteva. »
(Papia, citato in Eusebio, Storia ecclesiastica, libro III, capitolo 39,16, Vol. I, p. 191))

- 140 e.v. - Roma - Vangelo di Marcione (rielaborazione del Vangelo di Luca)
- 150-160 e.v. - Roma - 268 citazioni ai Vangeli di Giustino
- 170 e.v. - Lione - 1038 citazioni ai Vangeli di Ireneo di Lione
- 170 e.v. - ? - Canone Muratoriano (la più antica lista dei libri del Nuovo testamento)
- 190-200 e.v. - Alessandria d'Egitto - 1017 citazioni ai Vangeli di Clemente Alessadrino
- 185-254 e.v. - Alessandria d'Egitto, Cesarea Marittima - 9231 citazioni ai Vangeli di Origene
- 197-230 e.v. - Roma - 3822 citazioni ai Vangeli di Tertulliano
- 200-230 - Roma - 754 citazioni ai Vangeli di Ippolito
- 200 e.v. - Egitto - Papiro 66 contiene quasi tutto il Vangelo di Giovanni (primi 14 capitoli e parti degli altri 7)
- 250 e.v. - Egitto - Papiro 45 contiene testi del Nuovo Testamento, è il più antico manoscritto che contiene tutti e 4 i vangeli
- 300-340 - Cesarea Marittima - 3258 citazioni ai Vangeli di Eusebio di Cesarea

La maggioranza degli studiosi colloca la redazione dei Vangeli tra il 50 ed il 90 e.v.

Edited by Giosia - 31/10/2017, 15:07
 
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Lorenzo M
view post Posted on 31/10/2017, 15:30     +1   -1




CITAZIONE
In genere le biografie si scrivono sui morti, in quanto non ha senso farle sui vivi, altrimenti avrebbero a priori le caratteristiche dell'incompletezza, che difficilmente un autore potrebbe sopportare, a meno che non si tratti di un'autobiografia, come p.es. quella agostiniana.
Quando gli evangelisti hanno iniziato a scriverle, davano per scontato che non ci sarebbe stata alcuna parusia imminente del Cristo, per cui non aveva senso limitarsi alla narrazione orale, alle lettere estemporanee (quelle paoline e cattoliche) o alla scrittura dei detti (fonte Q).

L'idea che la resa scritta di una biografia di Gesù sia conseguenza del "ritardo" della parusia è parzialmente plausibile. Tuttavia, non credo sia possibile affermare che sia il motivo principale.

CITAZIONE
Certo, ci possiamo chiedere perché, p.es., uno come Paolo, continuamente a contatto col mondo pagano, non abbia prodotto alcuna biografia di Gesù.

Se, come dici tu, i vangeli erano il risultato della mancata parusia (anche se mi sembra un'idea un po' troppo esagerata), è ovvio che uno come Paolo non ne avrebbe mai scritto.

CITAZIONE
Quando invece rinunciò a questa idea, rinviandola al giudizio universale, non ebbe né modo né tempo per scrivere una biografia di Gesù.

Nulla ci dice che Paolo si sia ricreduto.
 
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Lorenzo M
view post Posted on 31/10/2017, 16:46     +1   -1




Concordo con Giosia sul fatto che dobbiamo ritornare sui nostri passi, ed anzi lo ringrazio dei dati forniti.
Dobbiamo innanzitutto chiarirci su alcuni aspetti metodologici a mio parere fondamentali.

(1) Definizione della materia. Dobbiamo definire innanzitutto che cosa stiamo cercando. Come si sa, i vangeli hanno seguito una storia di formazione che, per quanto sia chiaramente culminata in un momento in cui furono messi per iscritto in quella che definiremo la loro "forma finale", tuttavia è passata attraverso decenni in cui è stata plasmata dalle circostanze. Un primo ostacolo, dunque, è che, così come in un manoscritto del XV secolo si può trovare un testo del 60 d. C., all'interno di un testo del 60 d. C. è possibile trovare materiale del 30 d. C. Ciò ci deve rendere cauti riguardo al comprendere i meccanismi e gli strumenti di datazione. Se infatti troviamo, per esempio, in Marco una tradizione che si può datare al 40 d. C., questo non significa che l'intero Marco è databile a soli dieci anni dopo la morte e resurrezione di Gesù. Un esempio di questo è la tradizione che si trova in Giov 1.26-7 // Att 13.25: è molto probabile che questa tradizione sia assai antica, però questo non significa che Giovanni è del 45 d. C. Bisogna quindi essere coscienti che, nel datare i vangeli, non parliamo di un romanzo scritto di getto, ma della culminazione, in forma scritta, di un processo di trasmissione scritta ed orale che è passato attraverso un arco cronologico e geografico.

(2) Identificazioni del materiale. Dobbiamo peraltro essere quanto più scevri di preconcetti. Un esempio fra tutti mi viene in mente, ed è quello sulle predizioni della distruzione del tempio. Secondo un ragionamento abbastanza diffuso, il fatto che Gesù abbia predetto una distruzione del tempio poco prima del 70 è difficile da credere, e quindi vangeli che ne danno molti elementi descrittivi devono essere stati redatti dopo il 70. Tuttavia, non solo un detto del genere è attestato largamente, dando chiara evidenza di essere stato un detto "imbarazzante" (vd. Marco 14.58 par.; 15.29, Giov 2.19-21, Att 6.14), ma è un errore metodologico partire dal presupposto che Gesù sicuramente non avrebbe potuto anticipare la distruzione del tempio. Perciò, in questo caso, un'analisi di tratti di profezia "ex eventu" potrà essere limitata solo a quegli ambiti che siamo sicuri essere frutto del lavoro redazionale dell'evangelista.

(3) Dati interni ed esterni. Dobbiamo poi essere capaci di osservare i dati interni e quelli esterni, pur dovendo applicare buona cautela. Per esempio, "correzioni" di apocalitticismo possono essere segno di un passare del tempo; ciò nondimeno, bisogna pure ricordare che anche il presupposto che la comunità cristiana originaria fosse talmente apocalittica da non ammettere "ammorbidimenti" di un'imminente fine è un preconcetto che andrebbe innanzitutto dimostrato. Così come in filologia, infatti, non è detto che un documento più antico di un altro sia necessariamente testimone di una tradizione più antica. Per quel che riguarda i dati esterni, dobbiamo prendere in considerazione la datazione, le fonti, e il contenuto delle nostre informazioni. Frammenti come quello di Papia, per esempio, per quanto interessanti, sono talmente vaghi che richiedono una straordinaria cautela quando li si usa come fonti per datare i vangeli.

Detto questo, alcune osservazioni sui vangeli.

(A) Dati preliminari. Come Giosia ha ben ricordato, per datare i vangeli abbiamo una finestra di tempo che va più o meno dal 30 d. C. al 120-30, decennio cui appartiene il P52. Una datazione (per lo meno per Giovanni) di questi vangeli, dunque, dovrà rientrare in quest'arco.

(B) La lingua dei Sinottici e la loro datazione. Papia riferisce che Matteo compose il suo vangelo "nella lingua degli ebrei", cioè in aramaico o in ebraico. Tuttavia, ammettendo che il Matteo di cui Papia parla è lo stesso che abbiamo noi, si pongono alcuni problemi. Innanzitutto, il primo problema che si pone è il rapporto di Matteo con Marco e Luca. Infatti, è chiaro che, se Marco fu fonte di Matteo e Luca, allora i tre devono essere stati scritti in greco: l'alternativa infatti sarebbe che i tre siano stati scritti in ebraico, e che la loro traduzione sia avvenuta avendo sotto gli occhi tutti e tre i sinottici. Una tale traduzione non può aver avuto luogo così presto, nella storia del Cristianesimo, e sembra quindi da escludere. L'unico scenario possibile, dunque, in cui Matteo sia stato scritto in ebraico, è quello in cui Matteo è fonte sia di Marco che di Luca. Tuttavia, è notevole come Marco presenti un'assenza di tantissimo materiale ritrovato invece in Matteo: le beatitudini, il Padre Nostro, alcune parabole, ecc. Inoltre, alcuni paralleli matteani sembrano essere più facilmente spiegabili come "correzioni", "emendamenti" o "ammorbidimenti" di passi marciani "imbarazzanti", e non vice versa:

Marco 6.5-6 // Matt 13.58
Marco 3.21 // assente in Matt
Marco 10.35 // Matt 20.20

Esempio fra tutti è il dialogo tra Gesù e Giovanni il Battista (Matt 3.14-5). Sappiamo che il battesimo nel Giordano fu un evento "imbarazzante" per molti cristiani dell'antichità: perché Marco avrebbe dovuto omettere un dialogo così teologicamente importante?
Le possibilità che Marco sia frutto di Matteo sono dunque povere, e ciò ci induce alla conclusione che Matteo usò Marco come fonte, e non vice versa. Questo, come detto all'inizio, implica che Matteo fu scritto in greco, e che non possiamo capire di cosa parlasse Papia nel suo famoso frammento. Arrivando alla datazione di Matteo, possiamo essere certi che essa è successiva a Marco, se egli usò quest'ultimo come fonte. Allo stesso modo si può dire di Luca. Quest'ultimo, tuttavia, contiene molti elementi redazionali riguardanti la distruzione di Gerusalemme (vd. p. es. 21.20-24), il che può portare a datarlo a dopo il 70. Va inoltre osservato come Luca abbia interesse nel mostrare la conciliabilità della vita dei Romani (e, in generale, del Mediterraneo ellenistico) con la vita cristiana, nel rispetto della legge (esemplare di questo è Att 25.8), il che potrebbe riferirsi ad uno stadio già abbastanza avanzato della Cristianità. Questo però non si può dire con certezza, siccome si parte dal presupposto, infondato, che è sicuro che movimenti di apertura alla vita romana da parte dei Cristiani non esistessero nel periodo più antico. Tuttavia, questa serie di elementi può portare a datare Luca tra il 70 e il 90 d. C. Matteo non dev'essere troppo differente, nella datazione: tuttavia, esso contiene meno riferimenti di Luca alla distruzione del tempio, e potrebbe essere di un lustro più antico.
Per quel che concerne Marco, c'è più dubbio. Non ci sono dubbi che Marco contenga riferimenti alla distruzione del tempio; tuttavia, essi sono così vaghi che non si può scorgere buona traccia di redazione posteriore al 70. Tuttavia, il forte accento sulla persecuzione, sul martirio, e sulla glorificazione tramite la sofferenza, può far credere che il vangelo sia stato scritto in un periodo di persecuzione. Se accettiamo che questo testo sia stato scritto a Roma, allora la persecuzione neroniana può essere il periodo più plausibile, portando la datazione alla metà degli anni 60. Se invece collochiamo Marco in Palestina, dobbiamo piuttosto credere di riferire questi richiami alla prima guerra giudaica, datando il testo intorno al 66-70.
Possiamo dunque affermare che, in linea di massima, Marco sia stato scritto intorno al 60-70 d. C., e Matteo e Luca lo seguirono intorno al 70-90 d. C.

(C) Giovanni. Giovanni è un caso a parte. Di sicuro, è noto come lui sia, contrariamente ai sinottici, con uno slancio decisamente meno apocalittico. Questo è forse un segno di un tempo più recente; ciò nonostante, non si può negare che è possibile che esso sia piuttosto esponente di un'altra faccia del Cristianesimo antico. Alcuni tratti vanno però considerati. Innanzitutto, un appello alla testimonianza di un apostolo, nel secondo finale (Giov 21.24), potrebbe essere segno di un richiamo all'autorità mnemonica di un testimone oculare, richiamo solo accennato in Luca (1.2) ed assente negli altri sinottici, e quindi, forse, di una narrazione che sta perdendo la sua vividità. Altra cosa da considerare è il rapporto tra Giovanni ed i sinottici. È stato infatti proposto sia che Giovanni fosse dipendente, sia che fosse indipendente. C'è poi chi sostiene una dipendenza "indiretta", cioè che Giovanni scrisse il suo vangelo avendo in mente i sinottici, senza direttamente copiare da essi. Personalmente, ritengo che una totale indipendenza dai sinottici sia improbabile, siccome alcune tradizioni (come le tradizioni sul Battista) sembrano mostrare "contaminazioni" della tradizione sinottica (su questo ho finalmente scritto un articolo, speriamo che qualcuno me lo pubblichi! :blink: ). A questo devi aggiungere il ritrovamento di P52. Se un papiro del 110-130 d. C. è stato ritrovato ad Alessandria, in Egitto, questo significa che di sicuro Giovanni non è del 120. Ci vuole infatti un pochino di tempo (specialmente se si parla di un testo, il vangelo, che al tempo non era diffusissimo, e specialmente se parliamo di un sistema di trasmissione dei testi quale era quello antico), per far arrivare, dalla Palestina (dove probabilmente il vangelo fu scritto), fino in Egitto, questo testo. Sommando il tutto, dunque, possiamo credere che Giovanni appartenga intorno al 90-100 d. C., e sia stato scritto anch'esso in greco.

LM.
 
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20 replies since 23/10/2017, 17:32   1118 views
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