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CITAZIONE "remesso che non ho letto opere di Donini, comunque sia mi risulta che, a prescindere dalla sua attività politica sia stato uno studioso accademico che ha ricoperto per molto tempo ruoli molto alti nelle università italiane dei decenni passati" All'epoca c'era una guerra ideologica molto chiara, e il marxismo era una specie di setta, che innervava gli storici dell'economia, i sociologi, i filosofi, e chiunque altro si definisse marxista. Una setta con un'ortodossia per giunta. E' difficile per noi cogliere il senso e l'ardore di queste contrapposizione ideologiche, ma all'epoca ci si divideva le cattedre tra sette avverse (ad es. tot in quota a storici della Democrazia Cristiana, e tot in quota a storici comunisti), ed era questo il modo per avere un pluralismo. Essere non schierati, non pagava affatto in termini di carriera accademica. L'unica introduzione non ideologica alla storia delle religioni di quegli anni è quella, che consiglio tutt'ora, del Brelich, che era ateo, ma almeno evitava di parlare di "rivolte proletarie" e sciocchezze simili per definire l'ascesa del cristianesimo. CITAZIONE "Tra parentesi, questo è un esempio di una domanda che non ha senso porre agli storici," Per l'appunto, la domanda non ha senso, eppure è stata posta. Comunque sia ho l'impressione che fosse un corso pre-masticato, cioè no di quei corsi per principianti assoluti, dove devi spiegare ogni singolo aspetto perché la gente non ha una preparazione previa. I corsi universitari negli States sono spesso così: non esiste il corrispettivo del liceo classico, e i corsi su materie storiche ed antichistiche che si tengono nelle loro scuole superiori sono di infimo livello, cosicché la gente si ritrova all'università senza un minimo di metodo storico. Il risultato sono questi corsi per ebeti, che purtroppo prendono sempre più piede anche nei nostri atenei italiani a causa del declino nella serietà degli insegnanti nelle nostre scuole superiori. Professori che ad es. tengono un corso di filosofia del diritto davanti ad un pubblico di studenti che non hanno mai letto Cicerone, Tucidide, Isocrate, potranno mai dire qualcosa di approfondito? O si tratterà invece di corsi pre-masticati, di omogeneizzati per gente senza cultura? Io personalmente credo che negli studi umanistici si stia assistendo ad un declino, un declino causato dall'imperialismo linguistico anglosassone. Gli storici americani ed inglesi sono i più citati ed i più influenti non perché siano i migliori, ma perché tutti li leggono essendo in inglese. Il problema di questo mondo è che, come dicevo, non hanno studi umanistici già al liceo, e dunque francamente le loro pubblicazioni cosiddette universitarie a me mediamente fanno ridere, e le ritengo appropriate per lo più a studenti di quarta ginnasio (con l'avvertenza che io all'epoca studiavo cose ben più serie). Ben altro clima si respirava quando la filologia era in mano ai tedeschi, che hanno un curriculum antichistico liceale con greco e latino, e dunque all'epoca nelle università si poteva parlare di cose serie, senza temere di avere davanti un pubblico demente come quello uscito dalle scuole superiori americane. Se penso alla ricerca biblica tedesca dei decenni passati, e la confronto con l'imperialismo americano di quest'epoca mi viene da piangere. Torniamo al tedesco! Ovviamente non voglio essere uno zelota, gli studiosi seri ci sono anche negli USA. Ma se ci pensate bene, quelli che filtrano fino a noi, i nomi noti intendo, sono solo delle decine. A monte invece c'è una sterminata schiera di gente, che insegna nei diecimila piccoli college sparsi per tutto il territorio USA, di livello mediocre per studenti mediocri. L'unica cosa positiva degli studi contemporanei americani è che, conoscendo gli studi precedenti, anche tedeschi, possono basarsi sulla loro ricchezza, e sull'acribia che c'era allora. Sono dunque studi più evoluti, ma solo perché vengono dopo cronologicamente e possono contare sulle ricerche fatte in passato per ampliarle. Questi continuatori sono però nani sulle spalle di giganti. Io personalmente trovo addirittura più stimolante leggermi le opere pubblicate in latino negli anni '30, e vedere che profonda conoscenza delle fonti c'era, piuttosto che i pastrocchi degli studiosi americani moderni. CITAZIONE "Non conosco queste concezioni dello stato intermedio delle anime negli scritti giudaici del tempo " Per chi volesse approfondire: -G.W.E. Nickelsburg, Resurrection, Immortality and Eternal Life in Intertestamental Judaism, Harvard University, Cambridge (Mass.) 1972; -J.S. Park Conceptions of Afterlife in Jewish Inscription, Mohr, Tubingen, 2000. -M Gilbert, Immortalité? Resurrection? Faut-il choisir?", in a cura di Ph. Abadie e J.-P. Lemonon, "Le judaïsme à l'aube de l'ère chrétienne, Cerf, Paris, 2001. -Pieter W. Van Der Horst, Ancient Jewish Epitaphs: an Introductory Survey of a Millennium of Jewish Funerary Epigraphy (300 BCE–700 CE), Kampen: Kok Pharos, 1991. , CITAZIONE ma sbaglio o peraltro da questa visione di contrapposizione tra concezioni di anima greca e quella di resurrezione giudaica traspare una vecchia e ormai superata concezione di opposizione tra ellenismo e giudaismo che pensavo quasi nessuno studioso sostenesse ormai più?" Ogni tanto salta ancora fuori, causa la grande influenza degli "evangelici", e dei vari protestantesimi, che vedono nel connubio tra filosofia greca e giudaismo l'albero della Chiesa Cattolica, e dunque non perdono tempo a ribadire il loro illusorio progetto di un ritorno alla genuina visione delle Scritture pre-filosofia greca patristica, come se le Scritture in se stesse fossero un atollo esente da influssi ellenistici! I TdG sono particolarmente fissati con questa contrapposizione. Ad maiora Edited by Polymetis - 20/8/2012, 16:40 |