Studi sul Cristianesimo Primitivo

Interpretazione di Marco 15:7, Barabba e il tumulto

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Hard-Rain
view post Posted on 24/10/2009, 09:42     +1   -1




Sempre per gettare luce sulla semantica di Mc. 15,7 e di quanto avevo detto poco sopra, consideriamo che la costruzione con incipit con verbo al singolare, seguita dalla menzione di più soggetti e il discorso a proseguire con i verbi al plurale, una sorta di schema Pindaricum + constructio ad sensum, è tipica del greco neotestamentario, particolarmente dei vangeli, dove abbiamo una tipica prosa narrativa. Si consideri per esempio: και ερχεται η μητηρ σου και οι αδελφοι αυτου και εξω στηκοντες (Mc. 3,31), la pericope inizia con il verbo singolare (ερχεται) che si riferisce a un soggetto singolare (η μητηρ σου) accomunato a un soggetto plurale (και οι αδελφοι αυτου) dopodichè sia il participio congiunto στηκοντες sia il verbo finito (reggente) απεστειλαν (un aor. ind. con tema in liquida) sono al plurale, il participio ovviamente si trova al nominativo plurale maschile ma riferisce tutti i soggetti precedentemente menzionati. E' chiaro dal contesto che la madre e i suoi fratelli vanno considerati come un unico soggetto in blocco, anche se il periodo inizia col verbo al singolare e dopo la citazione di tutti i soggetti l'autore prosegue al plurale. Vi sono anche altri passaggi, in Marco e nei restanti vangeli, che seguono questo schema.
 
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Metodio
icon1  view post Posted on 11/11/2009, 10:19     +1   -1




Io ricordo l'ARS GRAMMATICA di Dionisio Trace, che scrive,
ιβ' - (ιγ´)
ἀόριστον δέ ἐστι τὸ τῶι ἐρωτηματικῶι ἐναντίως λεγόμενον, οἷον ὅστις ὁποῖος ὁπόσος ὁπηλίκος.
http://www.hs-augsburg.de/~Harsch/graeca/C...io_tech.html#12
Dunque, ὅστις è pronome indeterminato, corrispondente al latino quisquis.
A questo punto ci viene in aiuto il PASSOW, Handwoerterbuch der Griechischen Sprache, voce ὅς IIBa, Indessen scheint doch in spaeterer Prosa ὅστις ohne unterschied von ὅς gebraucht werden zu seyn;
Siccome qui si tratta di Nuovo Testamento, prosa più tarda, direi che possiamo accogliere questa lezione del Passow e ritenere questo pronome, in questo caso, eguivalente al pronome relativo, del resto così ha tradotto S. Gerolamo, che, nella Vulgata, scrive, qui cum seditiosis erat victus, qui in seditione fecera(n)t homicidium.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/11/2009, 12:11     +1   -1




C'è il plurale οιτινες, in Mc. 15:7, ci faccia un riassunto, lei quindi lo considera riferito anche a Barabba (come io penso) oppure solo ai rivoltosi, accomunati a Barabba per mezzo di un sintagma comitativo (μετα + gen.vo)?

P.S. Non sempre nel NT οστις è equivalente a ος, così almeno segnalano alcune grammatiche di greco neotestamentario.

Molte grazie per il suo intervento.
 
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Metodio
icon1  view post Posted on 11/11/2009, 14:03     +1   -1




Riguardo al pronome ὅστις, ho riportato il nominativo singolare in luogo di tutta la declinazione del pronome, per brevità. Di questo pronome ce ne parla Apollonio Dyscolo ne la SINTASSI 306,20 (IV,6), passo cui Gustav Uhlig commenta, “neque magis ibi articuli nomen indere licet ὅς voci, ubi ei τις adiungitur. Nam si indefinito τις praeponitur ὅς, ipsum quoque indefinitam habet vim, quae prorsus contraria est articolorum natura.” Questo per il Greco classico.
Siccome qui trattiamo di un Greco alquanto tardo, questo pronome, come scrive il PASSOW, ha forza di relativo, come traduce S. Gerolamo.
Resta da vedere se questo pronome relativo, quindi esprimente un’anafora, si riferisce ai soli sediziosi od a Barabba insieme con questi sediziosi. Purtroppo qui devo piangere il fatto che la SINTASSI di Michele Sincello, edita a cura di Daniel Donnet dell’Academie Belgique, ed anche un altro libro analogo, è andata esaurita e non è più, ahimé, stata ristampata, così non la posso consultare. Di conseguenza mi riferirò anche questa volta ad Apollonio Dyscolo, il quale in SINTASSI I,143, introduce il concetto di κοινότητα (mettere in fattore comune), anche se riferito alla messa in comune di un verbo per mezzo d’una congiunzione copulativa. Io direi che qui Βαραββᾶς μετὰ τῶν στασιαστῶν sia proprio un mettere in comune, un fare di due concetti uno unico. Di conseguenza οἵτινες dovrebbe riferirsi ad ambedue, pensati come un tutto unico.
Ripeto che, purtroppo, si piange il fatto che non siano più acquistabili le opere di Michele Sincello e di un altro analogo autore, perciò questa è un po’, una mia supposizione.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/11/2009, 14:14     +1   -1




E' precisamente quello che intendo io e che mi sono sforzato di verificare in altri autori e nello stesso NT. Sono pienamente d'accordo con quanto da lei detto. Anche l'uso del verbo plurale dopo οιτινες è semplicemente una constructio ad sensum diffusissima nel NT e negli autori extra biblici. Anche nello stesso Marco l'introduzione al verbo singolare e la ripresa al verbo plurale dopo un sintagma comitativo è tipica e usata altre volte (ad es. proprio l'altro giorno ne ho trovata una in Epitteto anche se i soggetti non erano accomunati da μετα ma da και). D'altra parte se avesse voluto riferirisi ai soli rivoltosi avrebbe avuto a disposizione tantissimi "dispositivi" sintattici, anche in considerazione che sono espressi tramite un participio sostantivato e non da un arido sostantivo. Io ritengo che l'interpretazione di Girolamo nella "vulgata" sia perfettamente adeguata, lecita e persino ovvia se uno ha un minimo di esperienza di greco antico e di autori. Se lei ci segnala anche ulteriori elementi dedotti da gramatiche antiche, le siamo particolarmente grati.

Ora, le vorrei far notare come questo argomento è stato utilizzato da qualcuno, prego legga se ha tempo la seguente pagina e prenda visione di quanto sostiene l'autore:

http://www.etanali.it/mar_morto/files/analisi_processo.htm
 
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Metodio
icon1  view post Posted on 11/11/2009, 15:53     +1   -1




Direi che alle argomentazioni di Donnini si può opporre, almeno per quanto riguarda Luca 23,19, la seguente, per me inoppugnabile, considerazione, vediamo il testo, del Vangelo, proprio dall’edizione di A. Merk,
τὸν Βαραββᾶν· ὅστις ἦν διὰ στάσιν τινὰ γενομένην ἐν τῇ πόλει καὶ φόνον βληθεὶς ἐν τῇ φυλακῇ. (Lc. 23,18s) (Barabba, che che era stato gettato in prigione a causa di una ribellione avvenuta in città ed a causa di un omicidio.)
Questa traduzione è basata su AUSFUEHRLICHE GRAMMATIK DER GRIECHISCHEN SPRACHE, aut. R. Kuehner, B. Gerth II,I, §451,1, b) Oder die Praeposition wird nur vor das erste Substantiv gesetz, bei dem oder den folgenden aber weggelassen, wenn die begriffe zu einer Einheit zusammengefasst, zu einem Ganzen verbunden warden sollen, moegen die Begriffe gleichartig oder verschiedenartig sein. Riporto alcuni esempi da questa grammatica, λόγους ποιεῖσθαι περὶ τοῦ δικαίου καὶ ἀρετῆς ; Sen. Hell. I,1,3 ἀπό τε τῶν νεῶν καὶ τῆς γῆς ; V,2,11 προσήγαγον αὐτοὺς πρὸς τε τὴν ἐκκλησίαν καὶ τοὺς συμμάχους .
Come si vede chiaramente, non è necessario ripetere la preposizione davanti ad ogni nome cui essa si riferisce, ragione per cui Barabba è stato gettato in carcere anche a causa di un omicidio.
Mi pare che qui si chiuda la discussione.

 
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pcerini
view post Posted on 11/11/2009, 16:15     +1   -1




Vorrei chiedere la cortesia che le frasi in tedesco venissero tradotte in italiano.



 
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Metodio
icon1  view post Posted on 11/11/2009, 16:43     +1   -1




Eccola;
"oppure la preposizione viene posta solamente davanti al primo sostantivo, presso il quale o presso i seguenti, spesso, essa viene omessa, quando i concetti devono venir raccolti in un'unità, in un tutto connesso, i concetti possono essere o della medesima specie o di specie diverse."
Devo ammettere che si tratta di "heavy going German", datato 1898.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/11/2009, 16:50     +1   -1




E' abbastanza risaputo che non sempre viene ripetuta la preposizione. Ne parlano un po' tutte le grammatiche.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 14/11/2009, 23:43     +1   -1




Leggendo, ho trovato una frase interessante in Arr. Epic., Διατρ., 1,6,32. La riporto nell'originale greco:

η τι οιει οτι ο Ηρακλης αν απεβη, ει μη λεων τοιουτος εγενετο και υδρα και ελαφος και συς και αδικοι τινες ανθρωποι και θηριωδεις, ους εκεινος εξηλαυνεν και εκαθαιρεν;

La frase è una interrogativa diretta, nella quale compare la struttura del periodo ipotetico della irrealtà, con l'apodosi (αν απεβη) a precedere la protasi (ει μη ... εγενετο).

Una traduzione di massima, molto letterale, potrebbe essere:

O rispetto a cosa si ritiene che Eracle (= Ercole) sarebbe divenuto, se un tale leone non ci fosse stato e l’idra e la cerva e il cinghiale e certi uomini ingiusti e brutali, che quello (Ercole) scacciò via e purificò?

Nella protasi della frase condizionale, abbiamo una allusione alle dodici fatiche di Ercole, le quali sono proprio, nell'ordine: (1) il leone Nemeo; (2) l’idra di Lerna; (3) la cerva di Cerinea; (4) il cinghiale d’Erimanto; ecc…. L’ultimo elemento si riferisce forse all’uccisione di Laomedonte e altri, dopo le dodici fatiche, sarebbero gli "uomini ingiusti e brutali".

Quello che è interessante è che l'introduzione del primo elemento, il "leone", avviene con il verbo al singolare (εγενετο), dopodichè seguono gli altri elementi, tutti accomunati da και. Anche in Mc. 10,17 il verbo al singolare introduce Barabba, dopodichè sono menzionati i rivoltosi e dopo il pronome relativo la frase prosegue con i verbi al plurale (schema pindaricum + constructio ad sensum).

Abbiamo poi, nella parte conclusiva della protasi, il relativo plurale ους, dopo la menzione, da parte dell'autore, di più elementi (leone, idra, cerva, cinghiale e uomini ingiusti). A chi si riferisce il pronome relativo ους? Soltanto agli uomini "ingiusti e brutali" oppure a tutti i mostri affrontati da Ercole e citati nella frase, ivi compresi anche gli uomini ingiusti e brutali?

L'ipotesi che in questo caso il relativo (semplice) ους si riferisca proprio a tutti gli elementi menzionati e accomunati da και mi sembra avvalorata dai verbi usati a chiudere la relativa introdotta da ους. Il primo verbo, l'aoristo ind.vo εξηλαυνεν, ha senso di "condurre via", "espellere", "scacciare", potrebbe applicarsi soltanto agli uomini (Ercole ne scacciò via in seguito a battaglie, occupandone i territori, secondo il mito), oppure in senso generico al fatto che tutti i mostri furono scacciati, nel senso che furono uccisi o distrutti.

Ma il secondo verbo conclusivo, εκαθαιρεν, è un verbo di purificazione, usato all'attivo, cioè Ercole purifica qualcosa, non si purifica lui stesso o viene purificato. Sappiamo dal mito che egli stesso si sottopose a rituali di purificazione in seguito ad errori da lui commessi. Però sappiamo che Eracle nella sesta fatica si occupò proprio della purificazione delle stalle di Augia.

Così Epitteto potrebbe effettivamente aver fatto riferimento alla purificazione delle stalle di Augia da parte di Eracle, un episodio dove non scaccia o distrugge un mostro ma compie appunto questo lavoro di purificazione e pulizia, una fatica che infatti secondo lo stesso mito gli fu contestata. Dunque ους in questo caso, pur essendo un relativo semplice, potrebbe avere un senso molto generale e niente affatto riferirsi soltano all'ultimo mebro dei soggetti accomunati da και. Esso riassumerebbe tutto quanto detto in precedenza e persino l'episodio delle stalle di Augia, che non è direttamente menzionato da Epitteto ma è evidentemente presupposto in quanto noto ai suoi lettori del tempo.

Per le fatiche di Eracle (= Ercole), http://it.wikipedia.org/wiki/Eracle

La traduzione inglese di W.A. Oldfather rende: "if there had not been a lion like the one which encountered, and a hydra, and a stag, and a boar, and wicked and brutal men, whom he made it his business to drive out and clear away?" (Epictetus, The Discourses as reported by Arrian, The Manual, and Fragments, Loeb Classical Library, vol. I, pag. 46 dell'edizione del 1956 con testo greco e traduzione in inglese). Il testo greco riportato in quest'opera piazza una "virgola" prima di ους e nella traduzione inglese prima di whom.

Edited by Hard-Rain - 15/11/2009, 09:03
 
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Hard-Rain
view post Posted on 17/11/2009, 19:47     +1   -1




Mi sono consultato con il gestore del sito http://www.epitteto.it/ che ha intrapreso l'opera di traduzione degli scritti del filosofo. Mi ha confermato l'interpretazione secondo cui il relativo semplice plurale ους in Dial. 1,6,32 va riferito a tutti gli elementi precedenti, cioè, essenzialmente, a tutte le fatiche di Eracle/Ercole. Così abbiamo un esempio nella letteratura pagana di uso addirittura di un relativo semplice plurale riferito a più elementi (di cui l'ultimo plurale). Ve l'ho segnalato in quanto mi ci sono imbattuto per caso appunto nel leggere Epitteto. Stante anche tutti i problemi di concordanza (sillessi) io credo che chi usa volutamente un relativo plurale in queste condizioni "precarie", volontariamente si espone ad una ambiguità di fondo e quasi sempre intende riferirsi a tutto quanto precedentemente menzionato, sapendo benissimo che si genera una tale confusione. La lingua greca, del resto, avrebbe vari "dispositivi" grammaticali alternativi per eliminare alla radice ogni dubbio. Ovviamente Marco e chi scriveva li conosceva benissimo. Non si vede per quale motivo non li abbia usati. L'ipotesi più verosimile è appunto che Marco volesse intendere sia Barabba che i rivoltosi, nel suo Mc. 15,7.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 1/8/2011, 14:59     +1   -1




Si noti questa frase di Arriano (Anabasi 1,29):

καὶ τότε ἐν Μακεδονίᾳ ξὺν τοῖς δισχιλίοις δεδεμένοι ἦσαν = (lett.) "e in quel momento si trovavano imprigionati insieme con i duemila."

Arriano sta parlando dei mercenari ateniesi che nel corso della battaglia del Granico avevano combattuto contro Alessandro ed erano stati catturati e inviati ai lavori forzati in Macedonia. In questa frase, la cui struttura è molto simile a quella di Mc. 15,7 (ην δε ο λεγομενος Βαραββας μετα των στασιαστων δεδεμενος) un gruppo di persone si trova "insieme con" altre persone in prigione. Come nel caso del verso marciano, sarebbe del tutto irrilevante specificare che i mercenari ateniesi erano imprigionati con altre persone, se non fosse perchè avevano combattuto assieme. In effetti nel caso di Arriano i "duemila" non sono un riferimento sconosciuto perchè nel libro 1, cap. 16 dove appunto Arriano riporta il bilancio della battaglia del Granico, è scritto che i Macedoni catturarono, oltre ai mercenari ateniesi, anche duemila persiani (che sono quelli cui allude in questo passaggio). Mc. 15,7 e questa frase di Arriano sono molto simili (il sintagma comitativo in Arriano è espresso con συν + dat.vo mentre invece in Mc. con μετα + gen.vo), come Arriano ha fatto un riferimento a persone che si trovano in prigione per le stesse circostanze, è ragionevole che con una frase e un contesto del genere anche Marco alluda a persone che avevano combattuto per la stessa causa e nelle stesse circostanze.

Edited by Hard-Rain - 1/8/2011, 20:16
 
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Hard-Rain
view post Posted on 20/12/2011, 09:38     +1   -1




Portiamo anche questo esempio di uso del relativo-indefinito plurale:

ὅτι σημεῖα οὐκ ἔστι κατὰ τὴν ὁδὸν οὔτε που ὄρος οὔτε δένδρον οὔτε γήλοφοι βέβαιοι ἀνεστηκότες, οἷστισιν οἱ ὁδῖται τεκμαίροιντο ἂν τὴν πορείαν (Arriano, Anabasi 3,3,4).

Premessa: l'argomento è il vento del sud che in quel luogo in cui si trovava Alessandro col suo esercito in marcia spesso sollevava la sabbia del deserto che ricopriva la strada, così i viaggiatori si perdevano in mezzo al deserto:

"perchè non ci sono segnali lungo la strada, nè un monte intorno, nè si elevano un albero nè colline (come riferimenti) sicuri, per mezzo dei quali i viaggiatori potrebbero dedurre il percorso." (questa è la traduzione letterale della frase di cui sopra).

A me pare proprio dal contesto che il relativo plurale (dativo) οιστισιν qui non lo si debba intendere riferito solo al plurale γήλοφοι βέβαιοι ma a tutti gli elementi menzionati precedentemente i quali aiuterebbero, se presenti, a orientarsi in mezzo al deserto anche senza la strada, cioè: "segnali", "monti", "alberi" e "colline". Almeno mi si conceda che si riferisca a "monti", "alberi" e "colline" e non soltanto all'ultimo elemento menzionato in ordine sintattico di frase (cioè "colline").
 
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27 replies since 31/1/2008, 20:40   995 views
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