Studi sul Cristianesimo Primitivo

Pietro e Paolo a Roma

« Older   Newer »
  Share  
Hard-Rain
view post Posted on 27/8/2008, 07:15     +1   -1




CITAZIONE
Non penso che il problema sia stabilire se Pietro fosse a Roma, cosa a mio avviso abbastanza certa, quanto semmai tutto ciò che su questo è stato costruito. Credo che una lettura di storici bipartisan come Raymond Brown (che illustra come i passi chiave per Pietro in Mt sono costruiti per il pubblico antiocheno di cui era il vescovo e non certo per legittimare un "primato" assoluto e universale) possa dare un valore aggiunto di non poco conto.
Cordialità,

A parte l'importante questione del primato di Pietro e della fondazione del papato, avevo aperto questo thread per cercare di capire se e quando Pietro e Paolo siamo mai stati attivi contemporanemante a Roma. Ireneo di Lione, una delle testimonianze più antiche sulla formazione di vangeli, fa dipendere da questo sia la composizione del proto vangelo ebraico di Matteo, sia quello di Marco. Il problema è che le fonti che parlano di Paolo e Pietro assieme a Roma sono tutte tarde e storicamente poco attendibili. Ma anche quelle più antiche che parlano del solo Pietro, intendiamoci, ci spingono comunque a postulare che si volesse nascondere la presenza di Pietro, ecc..., tutte supposizioni che potrebbero benissimo anche non essere vere, certo sarebbe tutto molto più limpido e cristiallino se gli Atti, Romani, l'Ascensione di Isaia e l'Apocalisse di Pietro fornissero date, nomi e circostanze esatte. Del resto anche tu ti sei espresso con questa specie di ossimoro dicendo che la cosa è "abbastanza certa", ma è certa o non è certa a tuo avviso? Perchè cambiano molte cose a seconda che lo sia ovvero non lo sia.
 
Top
view post Posted on 27/8/2008, 12:07     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Mi sembra certo alla luce della ricerca attuale che Pietro fu a Roma verso il finire della sua vita, ivi consacrò alcuni vescovi, e soffrì il martirio. Voler dire di più implica a mio avviso entrare in un terreno poco solido.
Cordialità,
 
Top
Teofrasto
view post Posted on 29/8/2008, 09:59     +1   -1




Concordo con Hard Rain che le fonti da sole ci permettono di dire poco sull'effettiva presenza e attività di Pietro a Roma. Le tre fonti più antiche sono ugualmente poco incisive:

1. La 1 Pietro si dice scritta da "Babilonia", ma prima del 70 sembra improbabile che tale nome venisse attribuito a Roma. Dunque dobbiamo pensare che non sia stata scritta da Pietro, ma dopo la sua morte da qualche suo discepolo che si trovava a Roma.

2. Clemente nella 1 Corinti accenna al martirio di Pietro e Paolo, ma se fornisce dei dettagli sulla morte di Paolo non è altrettanto preciso per Pietro, di fatto non dice neppure chiaramente che fosse morto a Roma

3. Ignazio è ugualmente impreciso nelle notizie che ci fornisce.

La tesi della presenza di Pietro a Roma, dunque, se non è esclusa dalle fonti antiche non è neppure confermata da esse. Così più che sulle fonti stesse ci si deve basare sull'accettazione della tradizione, non perché particolarmente fondata ma in quanto in prooposito non esistono altre tradizioni attestate, se dunque Pietro non è morto a Roma non sappiamo assolutamente nulla della sua fine. Cosa non impossibile, naturalmente, ma improbabile.

Saluti
 
Top
view post Posted on 29/8/2008, 17:57     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


Per Hard

CITAZIONE
“Il problema è che le fonti che parlano di Paolo e Pietro assieme a Roma sono tutte tarde e storicamente poco attendibili.”

Definire Ireneo tardo è una cosa che mi stona alquanto vista la miseria delle fonti che ci sono sopravvissute. Comunque è da notare che l’associazione di Pietro e Paolo in riferimento a contesti romani è più antica di quella del solo Pietro. L’accoppiata “Pietro e Paolo” sarà canonica e scontata per noi nel XXI secolo, ma perché dovremmo trovarla in Ignazio e in Clemente se non perché Pietro è effettivamente legato alla comunità romana? Tra l’altro l’associazione di Pietro e Paolo in Ignazio, e nella lettera ai Romani, riguarda il martirio: “Io vi comando non come Pietro o Paolo. Quelli sono apostoli, io un condannato! Quelli sono liberi, io sono ora uno schiavo! Ma quando avrò patito, sarò libero liberto di Gesù e risorgerò in lui un essere libero! E adesso imparo ad essere in catene senza desideri”(Rm 4,3)
Come si vede la “libertà”, di Ignazio e di Pietro e Paolo, è collegata al martirio. Era proprio Cullmann a dire che, con tutti gli apostoli martirizzati, non si vede proprio perché, in relazione a Roma, ci sia quest’accoppiata, a quel tempo non canonica, se Pietro con Roma non avesse nulla a che fare. Cito ancora dalla monografia su Pietro di Gnilka:
“Ignazio cita Pietro e Paolo per il loro particolare rapporto con la comunità di Roma: il che significa che essi si recarono a Roma e vi sono morti. Questo rapporto abbastanza stretto con Roma può essere dedotto dall'osservazione statistica che su sette lettere di Ignazio solo in quella ai cristiani di Roma si fanno i nomi dei due apostoli. Come già detto solo in un'altra lettera, quella ai Cristiani di Efeso, viene ancora citato per nome un apostolo, precisamente Paolo – “voi siete coiniziati di Paolo”(Ef 12,2), sicuramente perché Ignazio sa che Paolo ha operato a Efeso. (…)
Nella Lettera ai Romani Ignazio parla del martirio che lo aspetta a Roma. Davanti agli occhi spirituali vede l'arena nella quale sarà maciullato dalle fiere: “Lasciatemi diventare cibo delle fiere mediante le quali mi è possibile giungere a Dio... Lusingate piuttosto le fiere, affinché diventino la mia tomba...” Queste parole precedono immediatamente la menzione di Pietro e Paolo. Qui egli gioca con le parole libero e schiavo: fino a questo momento si sente schiavo. Col martirio diventerà liberto di Gesù Cristo perché risorgerà uomo libero in lui. Quando descrive Pietro e Paolo come uomini che sono liberi, Ignazio si riferisce certamente al loro martirio con il quale anche loro hanno raggiunto la libertà definitiva (anche perché dice di essere schiavo “finora”, ma dopo il martirio non lo sarà più N.d.R). Nella lettera ai cristiani di Efeso Ignazio dichiara esplicitamente di voler essere trovato a seguire le impronte di Paolo sul cammino che porta a Dio, cioè seguire l'apostolo nel martirio. Come la città di Efeso fu per Paolo un passaggio del suo cammino definitivo verso Dio, così sarà anche per lui, Ignazio, che nella traduzione da Antiochia a Roma passa in catene per Efeso.” (op. cit. pag 117)

Rileggiamo dunque il testo: "Sono frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo. Piuttosto accarezzate le fiere perché diventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo ed io morto non pesi su nessuno. Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo. Pregate il Signore per me perché con quei mezzi sia vittima per Dio. Non vi do ordini come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io un condannato; essi erano [b]liberi,[u]io finora uno schiavo[/u][/b]. Ma se soffro sarò affiancato in Gesù Cristo e risorgerò [b]libero[/b] in lui. Ora incatenato imparo a non desiderare nulla."
Ignazio è [i]finora[/i] uno schiavo, perché quando sarà martirizzato sarà libero, come Pietro e Paolo, morti martiri anch'essi e dunque liberi. Si parla dunque del loro martirio.

Anche nella IClemente, sempre in contesto di martirio, Pietro e Paolo sono ancora accoppiati come esempio di “rendere testimonianza” alla comunità.
Mi pare dunque che, sebbene non nei termini di una cooperazione nella predicazione, il loro accoppiamento sin ben precoce.

Per Teofrasto
CITAZIONE
“Hard Rain che le fonti da sole ci permettono di dire poco sull'effettiva presenza e attività di Pietro a Roma”

Veramente Hard-Rain non ha espresso dubbi sull’effettiva presenza di Pietro a Roma, come nessuno del resto, qui si discute della sua attività, se mai fu in contemporanea con quella di Paolo.

CITAZIONE
“La 1 Pietro si dice scritta da "Babilonia", ma prima del 70 sembra improbabile che tale nome venisse attribuito a Roma.”

Perché? L’impero romano era l’oppressore di allora come lo era stata Babilonia ai tempi dell’esilio, è questo ciò su cui si fonda l’identificazione polemica. Ci si aspettava nel I secolo un giudizio imminente su Roma come asservitrice dei popoli. Si noti questo frammento dagli Oracoli Sibillini: “Giù dal cielo cadrà nei tremendi flutti salati una grande stella e brucerà il profondo mare e la stessa Babilonia e la terra italica a causa della quale moriranno molti santi e credenti degli ebrei” (Sib. 5,158-160)
Se è verissimo che sappiamo che il nome Babilonia=Roma è attestato in maniera considerevole solo dopo il 70, non vedo proprio in base a che presupposti storici tu possa considerarlo “improbabile” qualche decennio prima (sempre che tu ritenga petrina 1P, cosa che io non faccio)
CITAZIONE
“sembra improbabile”

Può certo non essere sicura al 100%, come nulla lo è del resto, ma quasi tutti i commentari, qui come nell’Apocalisse, la identificano con Roma, dunque da dove deriva la tua idea che sia “improbabile”?

CITAZIONE
“La tesi della presenza di Pietro a Roma, dunque, se non è esclusa dalle fonti antiche non è neppure confermata da esse”

La presenza di Pietro a Roma è confermata sin dal I secolo grazie all’Ascensio Isaiae e al fr. Rainer, nessuno ne dubita più infatti, che sono solo tasselli di un puzzle che trova conferme in Ignazio e Clemente.
CITAZIONE
“sì più che sulle fonti stesse ci si deve basare sull'accettazione della tradizione, non perché particolarmente fondata ma in quanto in prooposito non esistono altre tradizioni attestate”

Tutte le fonti antiche che parlano della morte di Pietro infatti l’associano a Roma, se non esistono altre tradizioni è perché banalmente non potrebbero esistere.

Ad maiora
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 29/8/2008, 19:43     +1   -1




CITAZIONE
La presenza di Pietro a Roma è confermata sin dal I secolo grazie all’Ascensio Isaiae e al fr. Rainer, nessuno ne dubita più infatti, che sono solo tasselli di un puzzle che trova conferme in Ignazio e Clemente.

Poly, io ho qualche perplessità sul frammento Rainer. L'apocalisse di Pietro è un testo non canonico, quel genere di letteratura può crescere come i funghi d'autunno e avere chissà quali sviluppi, cfr. la recensione di Akhmim con il testo etiopico. Il frammento Rainer è del V secolo, se uno fosse "cattivo" potrebbe avanzare delle perplessità. Siamo certi che esista tutto questo "consensus" attorno a quel documento? Che dice Gnilka in proposito?

Comunque ti concedo, prima che tu venga a rimarcarmelo, che l'apocalisse di Pietro è citata nel frammento muratoriano che in teoria va fatto risalire (come composizione, beninteso) alla fine del II secolo, sempre che sia proprio quella l'apocalisse di nostro interesse, come ritengo, dal momento che quella gnostica credo sia proprio da escludere. Il frammento muratoriano non dice che l'apocalisse di Pietro sia proprio canonica, il giudizio è incerto, apocalypses etiam Iohannis, et Petri, tantum recipimus, quam quidam ex nostris legi in ecclesia nolunt.

CITAZIONE
Definire Ireneo tardo è una cosa che mi stona alquanto vista la miseria delle fonti che ci sono sopravvissute.

A me non stona per nulla, in quanto abbiamo gli Atti degli Apostoli e molte lettere di Paolo o della comunità cristiana antica, dove sono nominati spostamenti di personaggi e citate decine di nomi, anche di gente semisconosciuta, eppure si fa così fatica a capire qualcosa di questo Pietro e dell'origine della comunità romana. Può darsi, ma è una mia ipotesi, che il silenzio di questi documenti sia motivato dalla preoccupazione di voler celare questi spostamenti di Pietro, dopotutto la datazione "interna" degli Atti sarebbe molto alta, per non parlare delle epistole paoline. Ma siamo, appunto, a livello di ipotesi di lavoro, se per ogni cosa che non è espressamente dichiarata tiriamo fuori ipotesi di questa natura, è chiaro che ci semplifichiamo la vita di storici.

Ho quindi una seconda domanda. La 1 Corinzi di Clemente parla anche di esilio di Paolo. Secondo la tua personale opinione, ritieni che Paolo sia stato esiliato in seguito al processo a Roma (se mai lo subì)? Sono attendibili le voci che lo vogliono in Spagna? Poi sarà ritornato a Roma dove subì il martirio nel 67. Tu pensi a un martirio senza l'esilio verso il 64 oppure a un periodo di permanenza in Spagna di Paolo e successivo rientro a Roma?

Allora già che ci sono butto anche lì la terza domanda. Adv. Haer. 3.1.1 come lo leggi? Alla lettera dovrebbe essere inteso nel senso che mentre Paolo e Pietro a Roma fondavano la Chiesa, Matteo scriveva il vangelo ebraico, quindi siamo dopo il 60, se dovevano essere entrambi a Roma (Paolo non ci va prima del viaggio del tempo di Festo). E per Marco che diciamo? Dopo la loro morte o dopo la loro partenza? Nota che Ireneo usa exodos. Quindi Marco scrisse dopo il 64 o 67? E come si concilia questo con le altre fonti (tra cui Clemente di Alessandria) che vogliono che Marco abbia fatto approvare il vangelo a Pietro, che dunque era vivo? Exodos lo interpretiamo dunque come "esodo", partenza verso un altro luogo e non "morte"? Qual è la tua opinione? Grazie per la consulenza!

Edited by Hard-Rain - 29/8/2008, 21:01
 
Top
view post Posted on 30/8/2008, 10:53     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


“l frammento Rainer è del V secolo”

Scusa ma dove l’hai letto? Sia Cullmann che Gnilka lo datano al primo secolo.

“Che dice Gnilka in proposito?”

Guarda che ho già riportato cosa dice Gnilka del fr. Rainer. Comunque sulla datazione di questa tradizione scrive “gli anni novanta del I secolo, cioè trent’anni gli eventi”(pag. 116)
Il testo critico cui rimanda è C. Wessely, Les plus anciens monuments du Christianisme, écrite sur papyrus II, PO 18/3 (Paris 1924) 482 s.

« Può darsi, ma è una mia ipotesi, che il silenzio di questi documenti sia motivato dalla preoccupazione di voler celare questi spostamenti di Pietro”

Pietro in effetti sparisce dopo che viene dato come latitante perché evaso di galera. Ma in questo caso dovremmo porre la stesura degli Atti prima della sua morte.

“Alla lettera dovrebbe essere inteso nel senso che mentre Paolo e Pietro a Roma fondavano la Chiesa, Matteo scriveva il vangelo ebraico,”

Come già detto themelioo nel NT ha anche il senso di rinforzare la struttura di qualcosa (es 1Pt 5,10). Pietro e Paolo sono le due colonne della Chiesa di Roma, anche se alcuni vi avevano già portato la predicazione.
Quanto alla presenta contemporaneità tra Pietro e Paolo tu stesso hai già citato l’opinione di Carmignac, dicendo che il testo vuole semplicemente indicare che se da una parte il Vangelo fu predicato a Roma a voce, dall’altra Marco lo stese per iscritto, oppure, volendo mettere l’accento sulla conservazione del testo che benché a Roma sia stato predicato a voce, a Gerusalemme Marco l’ha messo per iscritto.
SI può poi mantenere l’indicazione temporale non dicendo che Pietro e Paolo predicatono insieme a Roma bensì che, nell’arco di tempo in cui Pietro e Paolo predicarono a Roma(ma quel “e” va letto come un vel in logica), Matteo scrisse il suo Vangelo. Ciò nel periodo in cui o Pietro o Paolo stavano a Roma, cioè l’insieme di quei due periodi, senza che per forza combacino, Matteo avrebbe scritto il Vangelo.

“E per Marco che diciamo? Dopo la loro morte o dopo la loro partenza?”

Carmignac sosteneva, anche significasse morte, non voleva dire che Marco scrisse il Vangelo dopo la morte dei due. Infatti “riguardo a Marco, Ireneo cambia spontaneamente il tempo dei verbi e sostituirgli gli aoristi del contesto con un perfetto: grazie a lui la predicazione di Pietro e Paolo ci è stata trasmessa (paradedoke) dopo la loro morte: non è dopo la loro morte che il vangelo di Marco è stato composto, ma è dopo la loro morte che egli ha prolungato il loro insegnamento”(La nascita dei Vangeli Sinottici, 67)
A questo punto, dire che l’abbia approvato, come ci dice Clemente, non ci cambia in nulla il quadro.

Edited by Polymetis - 30/8/2008, 12:59
 
Top
Frances Admin
view post Posted on 30/8/2008, 11:07     +1   -1




Il "Frammento Fayyum" è stato datato da tutti i paleografi più accreditati tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. Cullmann e Gnilka non sono paleografi, perciò il loro parere è nettamente fuori luogo. La datazione proposta da Wessely è stata revisionata da Kraus e Nicklas e oggi, tutti i manuali di introduzione agli apocrifi seguono la datazione corrente. Ulteriori ragguagli, paleografici e testuali, li ho riassunti in questo articolo del mio sito:

https://digilander.libero.it/Frances.or/Man...%20G%202325.pdf
 
Top
view post Posted on 30/8/2008, 11:56     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


CITAZIONE
Il "Frammento Fayyum" è stato datato da tutti i paleografi più accreditati tra la fine del III e l'inizio del IV secolo

Ho dato una scorsa veloce ai versetti che riporti nel pdf. Sono la trascrizione dell'intero papiro? Perché se è così non ho trovato il testo su Pietro che riporta Gnilka. STiamo parlando dello stesso frammento?
Se la risposta è sì, grazie per l'aggiornamento sulla datazione.

Ciao
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 30/8/2008, 12:18     +1   -1




CITAZIONE
Guarda che ho già riportato cosa dice Gnilka del fr. Rainer.

Sì, questo l'ho letto, ma la mia domanda verteva sulla datazione del documento oggetto di discussione.

CITAZIONE
Scusa ma dove l’hai letto? Sia Cullmann che Gnilka lo datano al primo secolo.

Sè, il I secolo.... Se avessimo un pezzo di documento cristiano del I secolo avrei suonato tante di quelle trombe (o campane?) nel mio sito!

Forse Gnilka e gli altri vogliono dire che il testo dell'Apocalisse potrebbe risalire alla fine del I secolo e già su questo ci sarebbe da discutere sul piano filologico.

Il frammento Rainer in sè come oggetto archeologico è datato al V secolo dopo Cristo in J.N. Bremmer, I. Czachesz, The Apocalypse of Peter, Peeters Publishers, 2003, ISBN 9042913754, 9789042913752. Io sto parlando del P.Vindob.G. 39756.

CITAZIONE
Ho dato una scorsa veloce ai versetti che riporti nel pdf. Sono la trascrizione dell'intero papiro? Perché se è così non ho trovato il testo su Pietro che riporta Gnilka. STiamo parlando dello stesso frammento?
Se la risposta è sì, grazie per l'aggiornamento sulla datazione.

Penso di no, il Rainer è addirittura ancora più recente, quello di Francis è un altro oggetto (P.Vindob.G. 2325) che alcuni mettono in relazione con il vangelo apocrifo di Pietro (Akhmim) sebbene non sia ovvio e infatti Francis qui parla del vangelo di Marco (canonico) ed esprime dei dubbi e formula varie ipotesi, quello di nostro interesse è il P.Vindob.G. 39756.


Shalom.

Edited by Hard-Rain - 30/8/2008, 17:54
 
Top
Frances Admin
view post Posted on 30/8/2008, 12:30     +1   -1




CITAZIONE
Ho dato una scorsa veloce ai versetti che riporti nel pdf. Sono la trascrizione dell'intero papiro? Perché se è così non ho trovato il testo su Pietro che riporta Gnilka. STiamo parlando dello stesso frammento?
Se la risposta è sì, grazie per l'aggiornamento sulla datazione.

Hai ragione, non avevo capito che stavate discorrendo dell'Apocalisse di Pietro. La confusione è nata dal fatto che entrambi i frammenti di papiro sono chiamati "Frammento Rainer", per il fatto che appartengono alla collezione dei Papiri Rainer di Vienna.
Come ha appena scritto Hard Rain, Bremmer ha datato il frammento Rainer dell'Apocalisse di Pietro al V secolo, mentre Wessely - che lo identificò, sbagliando, come testo degli Atti di Pietro - lo datò al III-IV. Il testo dell'Apocalisse è certamente anteriore a Clemente Alessandrino, che ne cita una porzione.
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 30/8/2008, 12:45     +1   -1




CITAZIONE
Il testo dell'Apocalisse è certamente anteriore a Clemente Alessandrino, che ne cita una porzione.

In aggiunta, come dicevo, è citata come testo quasi canonico nel frammento di Muratori, vedi post di cui sopra. Ma ciò non toglie che il Rainer sia databile al V secolo, in un oggetto così delicato come l'Apocalisse di Pietro io non mi sento di escludere che ci siano state delle modifiche o delle espansioni, del resto il testo di Akhmim ha lezioni diverse dalla versione etiopica, a parte quella menzione nel frammento di Muratori (dove peraltro il testo non è equiparato ai vangeli, agli atti, ecc...) la canonicità - e quindi certe garanzie anche di trasmissione del testo e sua conservazione - non è mai stata decretata. E difatti se volessimo fare la filologia dell'apocalisse greca di Pietro cosa abbiamo in mano? Un pugno di mosche o quasi.

Shalom
 
Top
view post Posted on 30/8/2008, 17:27     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


"Sè, il I secolo.... Se avessimo un pezzo di documento cristiano del I secolo avrei suonato tante di quelle trombe (o campane?) nel mio sito!"

No, scusa, non ci siamo capiti. Io non ti ho detto quello che Gnilka pensa della datazione del papiri, ma del testo in essi contenuto. Scrive infatti: "In questa medesima decade rientra la composizione della Prima Lettera di Clemente, della piccola apocalisse contenuta nell'Acensione di Isaia, dell'Apocalisse di Giovanni e certamente anche del testo contenuto nel fr. Rainer"(pag. 116). Con nota in calce che rimanda a: “E. Peterson, Das Martyrium des hl. Petrus nach der Petrus-Apokalypse, in Frühkirche, Judentum und Gnosis, Roma ecc. 1959, pag. 91“
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 30/8/2008, 17:34     +1   -1




Sul testo sono d'accordo ed è possibile. La sua menzione nel frammento di Muratori conferisce ad esso una certa autorità. Purtroppo permangono i vari problemi testuali. Comunque, ripercorrendo le tappe di tutto questo lungo dibattito, ti ringrazio per avermi segnalato quelle fonti, in primis l'ascensione di Isaia e poi il frammento Rainer.

Shalom.
 
Top
Teofrasto
view post Posted on 31/8/2008, 23:49     +1   -1




Caro Polymetis,

CITAZIONE
Se è verissimo che sappiamo che il nome Babilonia=Roma è attestato in maniera considerevole solo dopo il 70, non vedo proprio in base a che presupposti storici tu possa considerarlo “improbabile” qualche decennio prima (sempre che tu ritenga petrina 1P, cosa che io non faccio)

Neppure io ritengo la 1P petrina, tra le altre cose proprio perché l'attestazione Babilonia=Roma è molto labile in ambiente giudaico-cristiano prima del 70, la troviamo infatti solo in Apocalisse alla fine del secolo e dopo le persecuzioni contri i cristiani, e tutto lascia supporre che sia stata scritta da qualche discepolo di Pietro vissuto a Roma dopo tale data. Il Wikenhauser se non di Pietro la data verso il 110

CITAZIONE
quasi tutti i commentari, qui come nell’Apocalisse, la identificano con Roma, dunque da dove deriva la tua idea che sia “improbabile”?

Dal fatto che per Pietro si arriva a quella deduzione solo per via della tradizione che lo voleva a Roma e per la mancanza di valide alternative al luogo della morte, altrimenti nulla impedisce che si parli di Babilonia in senso simbolico (non un luogo letterale ma una condizione di cattività spirituale) o della Babilonia mesopotamica, sede di una delle maggiori comunità giudaiche dell'antichità, o la più piccola in Egitto. Sempre il Wikenhauser dice che benché i contemporanei qui considerino Babilonia come Roma è assai improbabile che gli scrittori giudei e cristiani siano arrivati a questa definizione prima del 70 in maniera indipendente gli uni dagli altri. Per il Wikenhauser questo sarebbe addirittura il termine post quem per datare la lettera.

CITAZIONE
La presenza di Pietro a Roma è confermata sin dal I secolo grazie all’Ascensio Isaiae e al fr. Rainer, nessuno ne dubita più infatti, che sono solo tasselli di un puzzle che trova conferme in Ignazio e Clemente

L'Ascensio Isaiae mi pare che non citi neppure il nome di Pietro. Lo stesso Gnilka dice "non si parla esplicitamente della morte violenta di Pietro" e così anche Ignazio e Clemente non danno che tasselli, che possiamo anche comporre come la tradizione successiva ci ha insegnato, arricchendo di dettagli con il passare del tempo, ma che lasciano il quadro assai incompleto. Su questo mi sento il linea con Hard Rain.

Saluti

Edited by Teofrasto - 1/9/2008, 01:03
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 1/9/2008, 00:03     +1   -1




CITAZIONE
della Babilonia mesopotamica, sede di una delle maggiori comunità giudaiche dell'antichità.

Esisteva anche una città egiziana che veniva chiamata Babilonia d'Egitto. Ne parlano Strabone 17, 30 e Giuseppe Flavio, Ant. 11,15,1. Pare vi fosse una guarnigione militare giudea mentre nel V secolo esisteva ancora una Chiesa con un vescovo. Geograficamente oggi è stata assorbita dal Cairo.

 
Top
48 replies since 20/8/2008, 22:41   2665 views
  Share