Per Hard
CITAZIONE
“Il problema è che le fonti che parlano di Paolo e Pietro assieme a Roma sono tutte tarde e storicamente poco attendibili.”
Definire Ireneo tardo è una cosa che mi stona alquanto vista la miseria delle fonti che ci sono sopravvissute. Comunque è da notare che l’associazione di Pietro e Paolo in riferimento a contesti romani è più antica di quella del solo Pietro. L’accoppiata “Pietro e Paolo” sarà canonica e scontata per noi nel XXI secolo, ma perché dovremmo trovarla in Ignazio e in Clemente se non perché Pietro è effettivamente legato alla comunità romana? Tra l’altro l’associazione di Pietro e Paolo in Ignazio, e nella lettera ai Romani, riguarda il martirio: “Io vi comando non come Pietro o Paolo. Quelli sono apostoli, io un condannato! Quelli sono
liberi, io sono ora uno schiavo!
Ma quando avrò patito, sarò libero liberto di Gesù e risorgerò in lui un essere libero! E adesso imparo ad essere in catene senza desideri”(Rm 4,3)
Come si vede la “libertà”, di Ignazio e di Pietro e Paolo, è collegata al martirio. Era proprio Cullmann a dire che, con tutti gli apostoli martirizzati, non si vede proprio perché, in relazione a Roma, ci sia quest’accoppiata, a quel tempo non canonica, se Pietro con Roma non avesse nulla a che fare. Cito ancora dalla monografia su Pietro di Gnilka:
“Ignazio cita Pietro e Paolo per il loro particolare rapporto con la comunità di Roma: il che significa che essi si recarono a Roma e vi sono morti. Questo rapporto abbastanza stretto con Roma può essere dedotto dall'osservazione statistica che su sette lettere di Ignazio solo in quella ai cristiani di Roma si fanno i nomi dei due apostoli. Come già detto solo in un'altra lettera, quella ai Cristiani di Efeso, viene ancora citato per nome un apostolo, precisamente Paolo – “voi siete coiniziati di Paolo”(Ef 12,2), sicuramente perché Ignazio sa che Paolo ha operato a Efeso. (…)
Nella Lettera ai Romani Ignazio parla del martirio che lo aspetta a Roma. Davanti agli occhi spirituali vede l'arena nella quale sarà maciullato dalle fiere: “Lasciatemi diventare cibo delle fiere mediante le quali mi è possibile giungere a Dio... Lusingate piuttosto le fiere, affinché diventino la mia tomba...” Queste parole precedono immediatamente la menzione di Pietro e Paolo. Qui egli gioca con le parole libero e schiavo: fino a questo momento si sente schiavo. Col martirio diventerà liberto di Gesù Cristo perché risorgerà uomo libero in lui. Quando descrive Pietro e Paolo come uomini che sono liberi, Ignazio si riferisce certamente al loro martirio con il quale anche loro hanno raggiunto la libertà definitiva
(anche perché dice di essere schiavo “finora”, ma dopo il martirio non lo sarà più N.d.R). Nella lettera ai cristiani di Efeso Ignazio dichiara esplicitamente di voler essere trovato a seguire le impronte di Paolo sul cammino che porta a Dio, cioè seguire l'apostolo nel martirio. Come la città di Efeso fu per Paolo un passaggio del suo cammino definitivo verso Dio, così sarà anche per lui, Ignazio, che nella traduzione da Antiochia a Roma passa in catene per Efeso.” (op. cit. pag 117)
Rileggiamo dunque il testo: "Sono frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo. Piuttosto accarezzate le fiere perché diventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo ed io morto non pesi su nessuno. Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo. Pregate il Signore per me perché con quei mezzi sia vittima per Dio. Non vi do ordini come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io un condannato; essi erano [b]liberi,[u]io finora uno schiavo[/u][/b]. Ma se soffro sarò affiancato in Gesù Cristo e risorgerò [b]libero[/b] in lui. Ora incatenato imparo a non desiderare nulla."
Ignazio è [i]finora[/i] uno schiavo, perché quando sarà martirizzato sarà libero, come Pietro e Paolo, morti martiri anch'essi e dunque liberi. Si parla dunque del loro martirio.
Anche nella IClemente, sempre in contesto di martirio, Pietro e Paolo sono ancora accoppiati come esempio di “rendere testimonianza” alla comunità.
Mi pare dunque che, sebbene non nei termini di una cooperazione nella predicazione, il loro accoppiamento sin ben precoce.
Per Teofrasto CITAZIONE
“Hard Rain che le fonti da sole ci permettono di dire poco sull'effettiva presenza e attività di Pietro a Roma”
Veramente Hard-Rain non ha espresso dubbi sull’effettiva presenza di Pietro a Roma, come nessuno del resto, qui si discute della sua attività, se mai fu in contemporanea con quella di Paolo.
CITAZIONE
“La 1 Pietro si dice scritta da "Babilonia", ma prima del 70 sembra improbabile che tale nome venisse attribuito a Roma.”
Perché? L’impero romano era l’oppressore di allora come lo era stata Babilonia ai tempi dell’esilio, è questo ciò su cui si fonda l’identificazione polemica. Ci si aspettava nel I secolo un giudizio imminente su Roma come asservitrice dei popoli. Si noti questo frammento dagli Oracoli Sibillini: “Giù dal cielo cadrà nei tremendi flutti salati una grande stella e brucerà il profondo mare e la stessa Babilonia e la terra italica a causa della quale moriranno molti santi e credenti degli ebrei” (Sib. 5,158-160)
Se è verissimo che sappiamo che il nome Babilonia=Roma è attestato in maniera considerevole solo dopo il 70, non vedo proprio in base a che presupposti storici tu possa considerarlo “improbabile” qualche decennio prima (sempre che tu ritenga petrina 1P, cosa che io non faccio)
CITAZIONE
“sembra improbabile”
Può certo non essere sicura al 100%, come nulla lo è del resto, ma quasi tutti i commentari, qui come nell’Apocalisse, la identificano con Roma, dunque da dove deriva la tua idea che sia “improbabile”?
CITAZIONE
“La tesi della presenza di Pietro a Roma, dunque, se non è esclusa dalle fonti antiche non è neppure confermata da esse”
La presenza di Pietro a Roma è confermata sin dal I secolo grazie all’Ascensio Isaiae e al fr. Rainer, nessuno ne dubita più infatti, che sono solo tasselli di un puzzle che trova conferme in Ignazio e Clemente.
CITAZIONE
“sì più che sulle fonti stesse ci si deve basare sull'accettazione della tradizione, non perché particolarmente fondata ma in quanto in prooposito non esistono altre tradizioni attestate”
Tutte le fonti antiche che parlano della morte di Pietro infatti l’associano a Roma, se non esistono altre tradizioni è perché banalmente non potrebbero esistere.
Ad maiora