Studi sul Cristianesimo Primitivo

Un atto irresponsabile.

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*Rainboy*
view post Posted on 5/9/2008, 18:57     +1   -1




CITAZIONE
Rainboy, capisco la tua posizione da laico, però le cose non stanno proprio così
Senza scadere (da parte mia) in frasi fatte o stupidi e melensi sentimentalismi e poesie varie sul valore della vita e premesso che conosco benissimo il dramma che vive una povera donna che deve sottostare ad un evento così traumatico eìsia fisicamente che psichicamente e spiritualmente, cerco di mettermi dalla parte di chi un giornoi della sua vita, decisdde di fare il ginecologo. Questo avviene generalmente tra i 24 e i 26 anni, età molto giovane con scarsa esperienza della vita e ancor meno della professione e dei problemi ad essa legati (nel bene e nel male).
Quindi non possiamo dire che "uno fa il ginecologo e poi si tira indietro ecc..."
Questo ragazzo che sceglie la ginecologia è uno che l'ha scelta per motivazioni diverse che fare l'abortista (pratica orribile anche per coloro che la praticano in struttura pubblica e legalmente: ovvio che non fa piacere a nessuno). A parte i furfanti che della medicina hanno fatto mercato e per i quali il opaziente non conta nulla, mettiamoci nei panni di chi un giorno, da specialista, avendo desiderato curare la gente, operare i tumori dell'utero e, perdonatemi il luogo comune, "dare la vita", si ritrova invesce ad essere prorio letteralmente e fisicamenbte colui che la toglie. Conosco molti onesti colleghi che praticano gli aborti in ospedale, quando sono spontanei, terapeutici, in caso di gravi rischi della madre a portare avanti la gravidanza o nel caso di serie malformazioni congenite del feto, ma si rifiutano ad esempio di prqaticarlo ad una donna benestante, sana di corpoo e di mente, con un marito con il quale vive d'amore e d'accordo e che ha semplicemente avuto "un incidente di percorso" o la giovane donna che abortisce perché per motii di carriera non ha tempo ( vi assicuro che vi sonoi una marea di casi così, se non altro perché la mia ragazza è responsabile del servizio interruzioni di gracidanza in un ospedale pubblico).
Vi sono poi colleghi sinceramente incapaci di praticare questo gesto per una loro innata repulsione al gesto demolitivo e, nella fattispecie ne conosco alcuni che hanno una felice famiglia con 4-5 figli.
Voglio dire:
Il servizio IVG è un servizio di assistenza che dovrebbe funzionare, nel pubblico, è un servizio sociale. riconosco la necessità che questo avvenga proprio nel pubblico e in maniera umana e competente proprio per colpire gli abortisti mascalzoni in privato.
però non possiamo condannare chi in MANIERA ONESTA E VERAMENTE SINCERA, non se la sente di farlo. Ripeto non chi è obbiettore ad hoc per essere abortista a pagamento, ma chi veramente è obbiettore. Quelli che tra di noi hanno scelto la strada della medicina, parlo degli onesti, lo hanno fatto per ben altre motivazioni. L'aborto, quando non è terapeutico (includo nel terapeutico anche le motivazioni psicologiche e sociali. indigenza, violenza carnale, minore età, ecc) non può essere considerato un obbligo terapeutico per il medico che non se la sente.

Ti assicuro Nagev che non volevo esprimermi con superficialità, come forse un po' è apparso.
Il punto è che la mia posizione su come interpretare i fatti che esponi, è molto diversa.

Un lavoro, qualsiasi lavoro, comporta degli oneri che debbono essere soddisfatti, proprio per dare a quel lavoro la sua propria denominazione.
Un chirurgo militare ovviamente non sceglie la sua carriera per fare del male ai soldati che curerà sul campo di battaglia, anzi la sceglie perché vuole far loro del bene; ma non è un chirurgo degno di tale nome se non sa anche amputare. E' una pratica che fa parte della sua professione, che DEVE farne parte. Un chirurgo militare che si rifiuta a priori di effettuare una amputazione anche quando il paziente ne ha bisogno, semplicemente non è un chirurgo militare.

Allo stesso modo, se un futuro ginecologo esce da una facoltà di medicina moderna con la precisa intenzione di non fare mai per nessun motivo un IVG, pur sapendo di vivere in un paese che legittima il diritto di una donna di gestire la propria gravidanza sotto ogni aspetto, termine incluso, allora deve mettere in conto che non lavorerà mai in una struttura pubblica pagata con le tasche dei cittadini, perché gli italiani hanno votato per il riconoscimento di questi diritti, e pagano queste strutture perché in esse risiedano persone che possano garantirne tutte le applicazioni, ANCHE l'aborto.
Se questo neo-ginecologo non vuole sentirne parlare, vada a lavorare in una struttura privata in cui è prestabilito che non viene offerto questo tipo di servizio. Oppure non faccia il ginecologo. Ma mai, per nessun caso, si azzardi a lavorare nel pubblico e a farsi ASSUMERE e PAGARE per l'esercizio di un dovere che sa (e sapeva coscientemente fin dall'inizio) di non voler adempiere!

Siamo in un paese moralmente libero, ma la libertà non è da confondersi con il parassitarismo; e francamente sono del parere che un sistema demenziale come quello dell'"obiezione di coscienza" sia fatto apposta per andarseli a cercare, i parassiti.
 
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(Upuaut)
view post Posted on 5/9/2008, 19:19     +1   -1




CITAZIONE (nagev @ 5/9/2008, 11:38)
CITAZIONE
E che dire del problema dei medici obiettori che rendono dura la vita alle donne che vogliono attuare la IVG?

Quello che dici vale per i farabutti che fingono di essere obbiettori in ospedale, mentre fanno gli aborti in privato.

No: vale, in generale, per tutti coloro che si rifiutano di fare il loro mestiere.

CITAZIONE (nagev @ 5/9/2008, 11:38)
Non si può però condannare chi è convinto antiabortista e si rifiuti coerentemente di praticare aborti, quella è una scelta personale, (parlando ovviamente di gente onesta)

Nessuno condanna le scelte personali, ma è certamente da condannare il medico che non fa il medico.
Chi sceglie di non praticare aborti, si astenga dal fare il medico, per favore.

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L'ultima parte di questo messaggio è stata tagliata in quanto arrecava offesa alla professione dell'utente Nagev. La prossima volta non ci limiteremo a tagliare, ma attiveremo la procedura per il tuo ban temporaneo da questo forum. Quindi, sappiti regolare.

Frances


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Edited by Frances Admin - 5/9/2008, 21:21
 
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view post Posted on 5/9/2008, 19:29     +1   -1
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אריאל פינטור

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Per Rainboy

Si io personalmente posso condividere quanto sostieni, però:
1) Il paragone con l'amputazione non è sostenibile in quanto quel gesto è un gesto salvavita e anche se ci dispiace dobbiamo farlo ( capisco che il tuo comunque era un esempio non assolutto, ovviamente)
1) Il chirurgo militare è tutt'altra figura, in quanto "cura" il soldato ferito. Tra l'altro, se è obbiettore di coscienza, non sarà chirurgo militare, ma non ci va nemmeno, in guerra e anche in quel caso sarebbe un parassita.
3) Hai ragione pienamente che nel servizio pubblico chi paga gli stipendi è lo stato, cioè tutti noi, ma quest'onere che grava sui cittadini favorevoli all'aborto, grava anche su quelli che sono contro e che pagano poi i medici abortisti, non so se riesco a spiegarmi.

4) purtroppo il caso delle IVG è un po' sui generis in quanto investe il dominiodell'etica quindi dobbiamo fare uno sforzo per capire anche la posizione altrui (Guarda che è terribile introdurre una pinza in utero e demolire un feto e poi raschiare: a tre mesi è perfettamente formato, un bamboccio in miniatura.

Io se fossi ginecologo avrei serie dificoltà a decidermi, ma ti dico con assoluta sincerità che farei le IVG, pur essendo convinto antiabortista nei principi ideali. Lo farei non per le motivazioni che tu hai esposto, ma per una ragione molto più pratica ed umana: per colpire il mercato dei farabutti e per non consentire che una poveraccia che ha già il guaio serio di dover abortire, vada a rischiare la pelle in uno studio privato, senza assistenza, senza competenza (perché in genere costoro sono degli incompetentii falliti sul piano professionale, personaggi pessimi che in ospedale non sanno fare granché, che fanno denari a palate in questo modo rapido e soprattutto esentasse), senza condizioni di asepsi nè di assistenza anestesiologica adeguata.
Per non parlare delle abusive (esistono ancora nell'entroterra meridionale le "mammane", che adoperano il ferro da calza, con relative perforazioni d'utero, emorragie ecc.)
E dico "poveracce", perché le donne benestanti o acculturate hanno dove andare e dove trovare competenza, assistenza e sicurzza, oltre che confort logistico, magari all'estero, dove nessuno sa i fatti tuoi.
Però riesco a capire anche la posizione di chi è sinceramente obbiettore. sai, giudicare dal di fuori è più facile che starci dentro.

Edited by Frances Admin - 5/9/2008, 21:15
 
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*Rainboy*
view post Posted on 5/9/2008, 19:52     +1   -1




Siccome credo che tu abbia capito bene che cosa volevo dirti con la metafora del chirurgo militare, non farò apologia su questo esempio. E' servito allo scopo di spiegarmi.


CITAZIONE
3) Hai ragione pienamente che nel servizio pubblico chi paga gli stipendi è lo stato, cioè tutti noi, ma quest'onere che grava sui cittadini favorevoli all'aborto, grava anche su quelli che sono contro e che pagano poi i medici abortisti, non so se riesco a spiegarmi.

Certo ma la democrazia non è anarchia. Si rispettano le opinioni altrui e il diritto di espressione, ma al termine di un dibattito è prevista la prevalenza dell'applicazione di una idea sulle altre a seconda del numero dei sostenitori. Se si fa un referendum e la (larga) maggioranza degli italiani approva una data pratica come l'aborto, allora tutti gli italiani in quanto sono tenuti a dare sostegno economico al diritto universale di eseguire tale pratica, non perché sostengano la pratica in sé e tantomeno perché vi siano costretti loro stessi, bensì perché sono cittadini italiani che dovrebbero rispettare i principi della Costituzione, dello Stato in cui vivono e del metodo democratico usato per raggiungere la decisione in questione.
Poi sono liberi di pensarla diversamente e di proporre un referendum abrogativo se vogliono, ma è un'altra faccenda e non li esenta certo dal comportarsi come stabilito.
Altrimenti che facciamo? Anche alle elezioni Berlusconi ha vinto "solo" con il 54%, per il restante 46% cosa dovevamo fare, eleggere un secondo governo in carica visto che quelle persone (fra cui c'era anche il sottoscritto) non avevano intenzione di far amministrare le proprie tasse al Cavaliere?

CITAZIONE
4) purtroppo il caso delle IVG è un po' sui generis in quanto investe il dominiodell'etica quindi dobbiamo fare uno sforzo per capire anche la posizione altrui (Guarda che è terribile introdurre una pinza in utero e demolire un feto e poi raschiare: a tre mesi è perfettamente formato, un bamboccio in miniatura.

Sono d'accordo, è sui generis. Ma è sui generis solo perché noi abbiamo delle inibizioni psicologiche sull'argomento, non perché non esista la possibilità di riflettere e arrivare a trarre delle conclusioni ragionevoli.
Ciò che è giusto non coincide necessariamente con ciò che è piacevole, no? E ciò che è stomachevole non coincide per forza con ciò che è sbagliato.
Mi sembra che questo sia uno di questi casi, un'azione materialmente spiacevole che viene fatta per proteggere l'integrità psicofisica di una paziente. Non mi stupisco che tu venga a dirmi che è terribile demolire un feto: ma mi chiedo, non dovrebbe essere proprio questa considerazione a spingerti a considerare l'enorme ingiustizia di "esentare" a gratis da tale onere tutti coloro che ne fanno richiesta, lasciando a quei poveretti che credono nei diritti delle donne, l'ingrato compito di passare l'intera giornata lavorativa a raschiare uteri?

Se hai deciso che passerai la giornata a scappare dall'onere peggiore che possa capitarti nella tua professione, lasciandolo sulle spalle dei tuoi colleghi, allora il camice la mattina cosa te lo sei messo a fare? Per bellezza?

CITAZIONE
Lo farei non per le motivazioni che tu hai esposto, ma per una ragione molto più pratica ed umana: per colpire il mercato dei farabutti e per non consentire che una poveraccia che ha già il guaio serio di dover abortire, vada a rischiare la pelle in uno studio privato, senza assistenza, senza competenza (perché in genere costoro sono degli incompetentii falliti sul piano professionale, personaggi pessimi che in ospedale non sanno fare granché, che fanno denari a palate in questo modo rapido e soprattutto esentasse), senza condizioni di asepsi nè di assistenza anestesiologica adeguata.
Per non parlare delle abusive (esistono ancora nell'entroterra meridionale le "mammane", che adoperano il ferro da calza, con relative perforazioni d'utero, emorragie ecc.)

Su questo sono d'accordo al 110%. E' una piaga abominevole che va estirpata con ogni mezzo, e per fortuna che oggi è sensibilmente ridotta rispetto ad una volta.

Sento tanti imbecilli che additano i pro-choice come gente che "spregia" la vita umana, quando se c'è una cosa che essi rispettano e tutelano al di sopra di tutto il resto, è proprio la persona, che è qualcosa di PIU' della nuda vita biologica dell'homo sapiens.

Edited by *Rainboy* - 7/8/2009, 07:06
 
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(Upuaut)
view post Posted on 5/9/2008, 19:55     +1   -1




«La moratoria? Sull’obiezione»

«Una moratoria contro l’obiezione di coscienza dei medici alla legge 194». La normativa vigente sull’aborto non è intoccabile, per il ginecologo bolognese Carlo Flamigni, esponente del Comitato nazionale di bioetica. Anzi, andrebbe senz’altro modificata. Ma solo riguardo l’articolo 9, l’unico ormai obsoleto, attacca Flamigni: «Quando è stata varata la 194 l’obiezione di coscienza aveva un senso, ora non più».

È d’accordo con il documento dell’Ordine dei medici?
Certamente, finalmente un ragionamento basato sul buon senso. La legge 194 ha funzionato discretamente, malgrado gli obiettori di coscienza che hanno creato un problema serio: ha diminuito gli aborti e praticamente eliminato quelli clandestini.

Quindi la 194 non si tocca.
No, invece andrebbe modificata. Eliminando l’obiezione di coscienza.

Si spieghi meglio.
Quando venne scritta la legge 194, l’obiezione di coscienza era necessaria perché nei reparti di ginecologia lavoravano da tempo molti medici cattolici che non erano pronti ad accettare, secondo la loro morale, la pratica degli aborti. Ma oggi quando un medico sceglie, negli ospedali pubblici, i reparti di ginecologia sa che entra in un luogo dove si difende la salute della donna. E lo si fa anche interrompendo le gravidanze quando queste rappresentano un rischio per la salute, nel senso ampio imposto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il problema è che oggi c’è un enorme numero di medici obiettori e in gran parte dei casi la scelta non è dettata dalla convinzione personale ma dalla convenienza o dal pragmatismo. Questo grande numero ha fatto sì che le gravidanze vengano interrotte con un ritardo sempre maggiore e mettendo sempre più in pericolo la salute della donna. Non si può andare avanti così: vanno presi subito dei provvedimenti.

Come? Non si può mica costringere un medico a praticare aborti.
No, ma si può costringerli ad andare a fare un altro mestiere. Io non metterei mai un medico Testimone di Geova a fare trasfusioni, e lui non lo chiederebbe mai. Quindi non vedo perché non si possa pretendere da chi lavora nei reparti di ginecologia di occuparsi della salute della donna a 360 gradi e non solo fino ad un determinato punto. Se poi il medico dovesse cambiare idea solo successivamente, sarà lui stesso a dover chiedere di lasciare l’ospedale per occuparsi di altro, o di essere trasferito in altri reparti. Mi sembra che sia davvero arrivato il momento di chiederlo. Fino ad ora non avevo mai sollevato il problema perché mi sembrava ci fosse una pacificazione apparente che meritava di essere, per il momento, rispettata. Davanti a un’aggressione che è diventata una crociata, non vedo perché ci si debba trattenere ancora. In tempi di crociate ci si difende come si può, e questo mi sembra un modo giusto: mettere in evidenza quello che veramente non funziona della 194. Tutto il resto funziona benissimo e va lasciato com’è.

E per l’obiezione di coscienza usata a sproposito contro la pillola del giorno dopo?
In Italia è riconosciuta l’obiezione solo per il servizio militare, per la vivisezione, per la legge 40 e per la 194. Non certo per gli anticoncezionali. Oltretutto è appena stato pubblicato un bellissimo lavoro degli scienziati del Karolinska Institutet di Stoccolma che dimostra che la “pillola del giorno dopo” non inibisce l’impianto. E ora ci si aspetterebbero le scuse dei cattolici. Quando fu varata la legge 194 chiesi che i medici obiettori di coscienza usassero il tempo non dedicato alle interruzioni di gravidanza, alla prevenzione degli aborti, a andare nelle scuole per fare educazione sessuale e ragionare sui concetti filosofici e sociali della prevenzione. Mi sembra che siano moralmente impegnati a farlo. Per questo io propongo una moratoria sull’obiezione di coscienza.

Un’altra moratoria? Ma che vuol dire?
Non lo so, perché non so cosa vuol dire fare una moratoria. Ma tant’è: si faccia una moratoria.

---

Sono in perfetta sintonia col Prof. Flamigni.


 
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view post Posted on 6/9/2008, 01:55     +1   -1
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Quell'articolo parte dall'irritante presupposto che un ginecologo si occupi solo della salute della donna, e non, come un qualunque medico, della salute dei pazienti in generale. Pe un medico obiettore il bambino in grembo alla donna è una persona esattamente come la madre, e dunque quel medico sceglie di occuparsi della ginecologia senza commettere quello che per lui è un omicidio. Non si può pretendere che il criterio per stabilire chi sia un buon ginecologo sia la pratica o meno dell'aborto, come se questo fosse il perno attorno a cui ruota tutta la disciplina. Si può essere assunti in una struttura pubblica come ginegologi perché si è un mago della chirurgia prenatale, o perché ci si è specializzati nelle malattie infettive del feto, o chissà che altro, non vedo proprio in base a cosa si debba valutare cosa un ginecologo può fare per il pubblico in base al fatto che esegua o meno aborti, è pura follia. Che lo stato legalizzi l'aborto è cosa diversa dal definire che cos'è un ginecologo.
 
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*Rainboy*
view post Posted on 6/9/2008, 10:45     +1   -1




CITAZIONE
Pe un medico obiettore il bambino in grembo alla donna è una persona esattamente come la madre, e dunque quel medico sceglie di occuparsi della ginecologia senza commettere quello che per lui è un omicidio.

Siccome questo Stato non condivide questa interpretazione morale e ritiene lecito l'aborto, quel ginecologo vada a lavorare in una struttura privata, e non si faccia pagare per un lavoro del quale non adempie appieno i servizi.

CITAZIONE
Si può essere assunti in una struttura pubblica come ginegologi perché si è un mago della chirurgia prenatale, o perché ci si è specializzati nelle malattie infettive del feto, o chissà che altro, non vedo proprio in base a cosa si debba valutare cosa un ginecologo può fare per il pubblico in base al fatto che esegua o meno aborti

Il tuo ragionamento è sciocco a prescindere, visto che apparentemente non sai che un "mago della chirurgia prenatale" è perfettamente capace di eseguire aborti (essendo questi una forma di chirurgia prenatale), mentre una fantomatica specializzazione in "malattie infettive del feto" non esenta certo dall'avere le competenze di base per effettuare un raschiamento in utero, a meno che tu non stia parlando di un medico specialista in malattie infettive, che non è un ginecologo ambulatoriale e non c'entra niente con il discorso.

Detto ciò, comunque abbiamo oltre il 90% dei ginecologi nella sanità pubblica che si dichiarano obiettori. Che dirti Poly, si vede che l'Italia è piena di "maghi della chirurgia prenatale"... :rolleyes:
 
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view post Posted on 6/9/2008, 11:12     +1   -1
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"Siccome questo Stato non condivide questa interpretazione morale e ritiene lecito l'aborto"

Veramente lo stato tutela questa scelta con l'obiezione di coscienza. Tra l'altro quando è stato votato questo referendum era chiaro che nessuno sarebbe stato costretto a praticare un aborto, quindi questo è un cambiamento delle carte in tavola. Conosco gente che, pur essendo d'accordo col diritto della donna di abortire, e dunque ha votato sì, l'ha fatto rassicurato comunque dal fatto che lui stesso avrebbe potuto non eseguire mai tale pratica. Insomma: accettare che avvenga quello che per lui è un omicidio è già tanto e francamente discutibile, l'obbligo a rendersi complici è tutt'altro piano.
Ripeto che comunque non è questo il punto, il punto è perché mai essere un buon ginecologo, e dunque avere i soldi dei contribuenti, debba coincidere con l'essere un medico abortistista, come se il valore di un uomo per la scienza medica e la salute dei cittadini si misurasse du di questo.

CITAZIONE
Il tuo ragionamento è sciocco a prescindere, visto che apparentemente non sai che un "mago della chirurgia prenatale" è perfettamente capace di eseguire aborti (essendo questi una forma di chirurgia prenatale

Ma cosa c'entra? Io non ho detto che un mago della chirurgia prenatale non sa eseguire aborti, ma che il valore di un medico, che per l'appunto può essere un mago della chirurgia prenatale, non può essere valutato in base al suo voler o meno praticare l'aborto. Se io posso servire lo stato in mille modi, perché sono un bravo ginecologo, si priverebbe il cittadino di questa ricchezza, se qualcuno che eccelle in altri campi della ginecologia fosse costretto a non fare il ginecologo perché è obiettore.

"Detto ciò, comunque abbiamo oltre il 90% dei ginecologi nella sanità pubblica che si dichiarano obiettori."

E ti dice qualcosa questo? Forse che un ginecologo vede cosa c'è nell'utero di una donna ed ha ben più consapevolezza degli svogliati cittadini che hanno votato quel referendum?
 
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*Rainboy*
view post Posted on 6/9/2008, 11:34     +1   -1




CITAZIONE
Veramente lo stato tutela questa scelta con l'obiezione di coscienza.

Questa misura era intesa soltanto per ammorbidire il colpo a tutte quelle schiere di ginecologi cattolici che esistevano trent'anni fa e che erano realmente entrati nella professione senza l'idea di dover praticare aborti.
Lo stato ha commesso l'errore legislativo di prolungare questo diritto di transizione anche alle nuove generazioni di ginecologi, che ne hanno abusato fino a rendere impossibile la tutela del diritto sancito dal referendum, ma ricordati che nessuna "obiezione di coscienza" ha la priorità sulla garanzia di un diritto che lo stato riconosce come fondamentale (rientra del diritto di autodeterminazione sancito dalla Costituzione) alle cittadine italiane.
Il problema legislativo è proprio il fatto che se si accettasse la situazione d'emergenza che esiste in Italia su questa tutela, coerentemente con le nostre priorità legali e con la legge sull'aborto si dovrebbe per forza eliminare l'obiezione di coscienza, e allora la tua amata Chiesa scatenerebbe un putiferio politico.
Quindi la classe dirigente preferisce chiudere occhi e orecchie e fare finta che il problema non esista. Non importa se nel frattempo ritorna la piaga dell'aborto clanestino, delle mammane e (per chi ha i soldi) dell'emigrazione in Spagna per l'esercizio di un diritto che dovrebbe essere garantito PER LEGGE anche in Italia.


CITAZIONE
Ma cosa c'entra? Io non ho detto che un mago della chirurgia prenatale non sa eseguire aborti, ma che il valore di un medico, che per l'appunto può essere un mago della chirurgia prenatale, non può essere valutato in base al suo voler o meno praticare l'aborto.

Eccome se può. Tu proponi la cosa come se fosse possibile per un ginecologo "barattare" una propria straordinaria competenza in un certo ambito con il suo desiderio di non voler fare una certa altra pratica basilare che è richiesta dal suo lavoro.
Le cose non funzionano così per nessun lavoro, lo sai benissimo, e a maggior ragione qui. Nel pubblico, anche la pratica abortiva è richiesta e deve quindi essere coperta. Se il ginecologo non intende coprirla, benissimo, vada a fare il "mago della chirurgia prenatale" da un'altra parte e lasci il posto ad un collega che non ha simili inibizioni.

Edited by *Rainboy* - 6/9/2008, 13:36
 
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view post Posted on 6/9/2008, 11:47     +1   -1
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אריאל פינטור

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L'ultima parte di questo messaggio è stata tagliata in quanto arrecava offesa alla professione dell'utente Nagev. La prossima volta non ci limiteremo a tagliare, ma attiveremo la procedura per il tuo ban temporaneo da questo forum. Quindi, sappiti regolare.

Frances

Questa affermazione l'ho già letta in circostanze analoghe, ma non ci sarà una prossima volta.

Poiché Frances, a giusta ragione, ha anche cancellato la mia risposta agli insulti immotivati, (preciso che questa volta non sono caduto nel tranello di rispondere per le rime) ha anche cancellato la frase finale con la quale salutavo gli amici e le persone perbene di questo forum dei quali, peraltro, potrò leggere gli interventi in altra sede, senza tema di essere insultato solo per aver esposto il mio pensiero.

Rinnovo quindi i saluti, ma non credo che la mia presenza qui sia gradita o opportuna. Vi auguro buon lavoro e buona permanenza e ringrazio coloro che hanno avuto la pazienza di rispondere alle mie domande e di tollerare qualche idiozia da me affermata.
Ernesto Pintore
 
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Frances Admin
view post Posted on 6/9/2008, 11:56     +1   -1




Da un inchiesta condotta dallo staff del programma televisivo “Annozero” è emerso l’agghiacciante situazione delle pratiche abortive nelle strutture pubbliche della Regione Lombardia. Addirittura durante il ciclo settimanale la disponibilità di medici abortisti si riduce a una unità. Evidentemente un solo medico disposto a praticare interruzione volontarie della gravidanza non basta per coprire le domande dell’utenza. Così si è parlato anche del caso di una giovane donna, istruita, precaria, abbandonata dal proprio uomo, che si era rivolta a una struttura pubblica per interrompere la gravidanza. Questa ragazza era stata inserita in lista di attesa, chilometrica, e gli è stato imposto un inter da girone infernale, fatto di consultori, sedute dal psicologo, e via dicendo. Come è andata a finire la sua vicenda? Ebbene, giunta al terzo mese di gravidanza, non è riuscita ad ottenere il via libera per l’agognato aborto, perché nessun medico era disponibile a praticarlo. Un diritto, il cui retroterra poggia nella libertà di autodeterminazione dell’individuo, sancito dalla carta costituzionale, ha sempre la precedenza su “diritti di rango inferiore”, nella cui classe rientra anche l’obbiezione di coscienza”. È compito dello Stato attuare questa precedenza. Lo stato deve altersì garantire le prestazioni sanitarie tutelate dalla Costituzione e nessun ostacolo dovrebbe frapporsi alla loro erogazione.
Sta di fatto che nella Regione Lombardia, così come in altre regioni italiane, il diritto all’aborto è annullato da altri diritti che, sul piano giuridico, sono di grado inferiore. Lo stesso avviene per il rilascio di farmaci contraccettivi quali la pillola del giorno dopo, per non parlare della pillola abortiva, che per ottenerla un utente dovrebbe attraversare mari e monti.
Il vero problema comunque è lo spezzettamento della legislazione che regola l’accesso dei personale specializzato alla professione medica, diverso in ogni regione. Per esempio, nella Regione Lombarida, la sanità pubblica è praticamente gestita da comitati di affaristi, tra cui il presidente della Regione Formigoni, noto ciellino, che ha collocato a capo delle ASL e degli ospedali altrettanti noti personaggi ciellini. Questi ultimi, a loro volta, sceglieranno il loro staff medico, composto da altrettanti ciellini. Lo spirito di solidarietà della categoria dei medici è molto solido e l’ideologia, un potente collante.
 
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view post Posted on 6/9/2008, 12:15     +1   -1
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Sono d'accordo con voi che, sul piano della liceità, si debba garantire a chi vuole abortire di poterlo fare, ma non credo affatto che questo debba essere eseguito a scapito di un altro diretto fondamentale, cioè l'obiezione di coscienza, sono due cose non trattabili per nessuno dei due poli.
Né credo che il diritto all'aborto abbia a che fare con la libertà di autodeterminazione: non c'è nulla di più insensato della frase: "l'utero è mio e me lo gestisco io", l'utero sarà pure loro, ma quello che c'è dentro no, ed è questo che sfugge, ed è il motivo per cui un medico può ritenere del tutto inaccettabile diventare un abortista.
Né come ripeto ritengo che l'essere un abortista, che è un qualcosa che va contro la vocazione primaria della medicina, cioè mai procurare danno, possa essere considerato qualcosa parte integrante ed imprescindibile non solo della medicina, ma finanche della ginecologia. Non si può costringere una persona che ha il sogno di fare il ginecologo perché è innamorato della vita a praticare quella che per lui è una barbarie. Neppure Ippocrate, il padre della medicina, che nel suo celebre giuramente vieta l'aborto, potrebbe fare il medico in base agli squallidi criteri di questo Prof. Flamigni. QUi non si tratta di barattare competenze con astensioni da pratiche mortifere, si tratta del fatto che la ginecologia non è la pratica degli aborti (come dimostra il tasso di astenuti), né si può ritenere dunque che sia coessenziale a tale pratica medica l'attuare un aborto. Inoltre anche oggi, proprio grazie al fatto che in Italia esiste l'obiezione di coscienza, una schiara di medici può essersi iscritta a ginecologia sapendo che non le sarebbe mai stata richiesta una pratica come l'aborto, dunque questi medici sono già stati assunti a delle precise condizioni.
 
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*Rainboy*
view post Posted on 6/9/2008, 12:57     +1   -1




CITAZIONE
Né credo che il diritto all'aborto abbia a che fare con la libertà di autodeterminazione: non c'è nulla di più insensato della frase: "l'utero è mio e me lo gestisco io", l'utero sarà pure loro, ma quello che c'è dentro no, ed è questo che sfugge

Ti rendi conto della natura sofistica di questa affermazione, vero? "Quello che c'è dentro all'utero" è dipendente al 100% dal contributo materno.
La madre ha tutto il diritto di non voler proseguire questa relazione, soprattutto se è iniziata contro la sua volontà. Si possono fare altri ragionamenti che integrano e limitano questo diritto quando la forma di vita passa ad uno stato senziente, ma la scelta di creare o meno i presupposti di questa nascita sarà sempre della madre, e non può essere diversamente in uno stato di individui liberi.

CITAZIONE
Né come ripeto ritengo che l'essere un abortista, che è un qualcosa che va contro la vocazione primaria della medicina, cioè mai procurare danno, possa essere considerato qualcosa parte integrante ed imprescindibile non solo della medicina, ma finanche della ginecologia.

La vocazione primaria della medicina è curare e guarire un paziente, non è affatto "non fare danno". La medicina è molto realistica e si scontra spessissimo con la necessità di porre su un piatto della bilancia i costi e sull'altro i benefici, e decidere cosa debba essere fatto per ottenere il bene maggiore a costo del male minore.
La quantità di pratiche mediche mirate al bene del paziente ma che di fatto gli causano danni è immensa, dai più banali interventi chirurgici alle amputazioni, dalle chemioterapie alla medicina d'urgenza. Perfino gli antibiotici rientrano in questa categoria.
Le questioni etiche dell'aborto ovviamente lo rendono peculiare, ma questa opzione medica sottostà alla legge della bilancia come ogni altra scelta terapeutica. Partire dall'idea che qualcosa non faccia parte della pratica medica solo perché "procura danno" è una visione totalmente errata, sia nel presente che nel passato. Sono passati duemilacinquecento anni dal giuramento di Ippocrate, Polymetis, è bene che ti aggiorni.

CITAZIONE
QUi non si tratta di barattare competenze con astensioni da pratiche mortifere, si tratta del fatto che la ginecologia non è la pratica degli aborti (come dimostra il tasso di astenuti)

Cosa sia la ginecologia è argomento di cui perdonami ma non sai un gran ché, però hai sollevato un punto degno di nota: il vergognoso tasso di astenuti (concepibile solo in Italia) dimostra quanto sia conveniente ai fini dell'avanzamento di carriera delegare ai propri colleghi una propria responsabilità per dedicare il tempo alle pratiche d'elité, anziché a queste operazioni di routine. Su Apo abbiamo una splendida intervista in materia, forse Kelly riuscirà a recuperartela. Ma ci arrivi lo stesso, penso, a capire come funziona il meccanismo.

Edited by *Rainboy* - 6/9/2008, 14:13
 
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view post Posted on 6/9/2008, 13:53     +1   -1
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“Ti rendi conto della natura sofistica di questa affermazione, vero? "Quello che c'è dentro all'utero" è dipendente al 100% dal contributo materno.”

No, il sofismo è il tuo, che vedi un’implicazione inesistente tra il dipendere da qualcosa e il non essere persone. Se è per questo un bambino appena nato dipende ancora dalla madre, che può lasciarlo morire da fame, esattamene come dipende dalla madre a sei mesi di gravidanza, ma neppure il quel caso è consentito ucciderlo. Tu ad esempio dipendi dall’ambiente in cui sei inserito, il pianeta terra è il tuo utero, ti nutre e ti fa respirare, ecc.

CITAZIONE
“La madre ha tutto il diritto di non voler proseguire questa relazione,”

A mio parere può anche tagliarsi un braccio se le parole, finché decide solo del suo corpo può fare come le è più comodo, ma nel caso di una gravidanza non c’è più in gioco solo il suo corpo.
CITAZIONE
“Si possono fare altri ragionamenti che integrano e limitano questo diritto quando la forma di vita passa ad uno stato senziente”

Scusa ma in base a che cosa l’essere esseri umani dipende dal fatto di essere senzienti? Con questo criterio un handicappato psichico grave o una persona in coma irreversibile non sono esseri umani. Ci dev’essere un sostrato, indipendentemente dalle funzioni cognitive, che garantisce che si è sempre e comunque in presenza di un essere umano, altrimenti non si possono garantire diritti per tutti.

CITAZIONE
“La vocazione primaria della medicina è curare e guarire un paziente”

E questo deve passare per ucciderne un altro?

CITAZIONE
“non è affatto "non fare danno" .”

L’essenza della medicina sta codificata nel giuramento di Ippocrate: “mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un' iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto.”
Come si vede l’eutanasia e l’aborto, entrambi figli della cultura della morte attuale, vanno contro la primaria vocazione con cui nacque la medicina.

CITAZIONE
“La quantità di pratiche mediche mirate al bene del paziente ma che di fatto gli causano danni è immensa”

In questo caso “non far danno” non significa “non curare con mezzi invasivi”, ma “non far danno fine a sé stesso”.

CITAZIONE
“Cosa sia la ginecologia è argomento di cui perdonami ma non sai un gran ché,”

Credo che parli per me quella percentuale, a cui voi fate un processo alle intenzioni.

CITAZIONE
“il vergognoso tasso di astenuti (concepibile solo in Italia)”

Forse perché grazie al cielo abbiamo ancora un’anima cristiana.

CITAZIONE
“Ma ci arrivi lo stesso, penso, a capire come funziona il meccanismo.”

Il fatto che si possa essere obiettori per puro comodo non è una ragione per abolire l’obiezione di coscienza tout court, esattamente come nessun abuso di qualcosa è un criterio per abolire qualcosa nel suo uso ordinario. Voi volete estirpare le erbacce insieme al grano.
 
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pcerini
view post Posted on 6/9/2008, 15:08     +1   -1




Polymetis:

l'utero sarà pure loro, ma quello che c'è dentro no, ed è questo che sfugge

Questo per caso riflette una tua presa di posizione in merito al dibattito sullo statuto dell'embrione?

Neppure Ippocrate, il padre della medicina, che nel suo celebre giuramente vieta l'aborto, potrebbe fare il medico in base agli squallidi criteri di questo Prof. Flamigni

Questa e' una affermazione fuori luogo , perche' definirlo squallido mi darebbe diritto di definire altrettanto tali alcuni personaggi del mondo della medicina che fanno parte per esempio di certo associazionismo cattolico come per esempio "Scienza e Vita" oppure "Movimento per la Vita".

Come a dire,le accuse si possono rimbalzare da un campo all'altro,ragion per cui,sarebbe meglio esporre le tesi della controparte (Flamigni) e dichiarare apertamente su cosa non si e' d'accordo e discuterne ampiamente.

Per criticare le tesi di Flamigni bisogna prima conoscerne le basi sulle quali si muove.

Edited by pcerini - 6/9/2008, 16:38
 
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