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” E' oggetto di dibattito soltanto perché le religioni non accettano le moderne definizioni scientifiche, non perché esista una qualche forma di parità argomentativa fra laici e credenti”
No, la tua illusione sta nel credere che i credenti stiano da una parte e gli scienziati dall’altra. Ma quando mai? Il mondo è pieno di medici cattolici contrari all’aborto,
Il mondo è pieno di gente che mette da parte le proprie cognizioni scientifiche e ragiona per fede. Io vado a una facoltà di medicina Poly, e quasi metà dei miei amici e colleghi di studio, QUASI META' è membro di CL o suo forte simpatizzante. Tutta gente che se per sbaglio tocchi un argomento di bioetica ci litighi in modo furente, perché appena usciti da una lezione "dimenticano" ciò che hanno appreso e rispondono alle tue richieste di argomentazioni con principi di fede.
Stai tranquillo quindi, sei in buona compagnia.
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Come ripeto se tu ritieni che sia la coscienza a rendere persone, dovresti negare che persone in coma e handicappati psichici gravi siano persone
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Se non credi che l’embrione abbia diritti perché non ha coscienza, non puoi sostenere che neanche loro ne abbiano.
Una tua estrapolazione senza capo né coda. Comatosi e handicappati hanno delle funzioni danneggiate, non hanno affatto una linea piatta, e se l'avessero sì, non sarebbero più persone. Sarebbero morti, psichicamente parlando.
Ma bada bene: proprio per il fatto che le loro funzioni cerebrali sono danneggiate, de facto loro non hanno i tuoi stessi diritti e il tuo stesso status legale.
O forse tu daresti diritto di voto a un handicappato (mentale) grave? O il diritto di disporre dei suoi beni?
Loro sono già trattati come persone "meno persone" di te. Come è inevitabile che sia.
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Allora perché lo li ammazziamo tutti per liberare i letti degli ospedali e avere una gestione migliore dei soldi dei contribuenti?
Ma cosa hai mangiato oggi a pranzo?
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Come già detto per altre scuole la definizione di persona non dipende affatto da quello che una persona fa, dal fatto che abbia coscienza, o peggio ancora dal fatto che pianga e rida.
Fa o può fare.
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“E' solo che voi per dogma volete attribuire l'essenza di queste caratteristiche a un ente metafisico, l'anima”
Non c’entra nulla. Apri un manuale di bioetica scritto in prospettiva sostanzialista e potresti non trovare neppure la parola anima.
Ah ah ah! Vedi sotto.
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“La scienza dice, attenzione: i meccanismi responsabili di quelle manifestazioni non sono in chissà quale sbuffo di alito divino, sono nel cervello, e possiamo dimostrarvelo;”
Scusa ma dove la dottrina cattolica negherebbe che la mente sia un epifenomeno del cervello? Hai scambiato il diaulismo platonico-cartesiano con l’ilemorfismo aristotelico-tomista? Ti svelo un segreto da II anno di filosofia: l’anima non c’entra nulla con quella che ti chiami mente, in quanto è un principio performamante e non un insieme di funzioni. Cito da un manuale di bioetica recente: “E’ impensabile identificare la persona con il fascio delle sue operazioni, come vorrebbero concezioni funzionalistiche della persona: perché una molteplicità di operazioni, senza un principio che le origini ed insieme le trascenda, non potrebbe mai avere uno statuto individuale ed unitatario, ossia non potrebbe costituire una persona, né questa potrebbe riconoscere come sue tali operazioni. (…) L’identificazione del soggetto dell’azione con l’azione medesima significherebbe la risoluzione del soggetto nel processo dei suoi atti. Dunque, la persona è fondamento è fondamento e principio della proprie operazioni, essa consiste nella capacità delle operazioni. Distinguere tra persona e atti personali e dire che la persona è più dei suoi atti è la medesima è della medesima importanza per la bioetica, perché ciò conduce ad affermare che la persona è presente anche in assenza delle sue manifestazioni.” (Fabrizio Turoldo, bioetica e reciprocità, Roma, 2003, Città Nuova, pag. 122)
una molteplicità di operazioni, senza un principio che le origini ed insieme le trascenda, non potrebbe mai avere uno statuto individuale ed unitatario, ossia non potrebbe costituire una persona, né questa potrebbe riconoscere come sue tali operazioni.
= SERVE L'ANIMAO il "sostrato", o il "principio unitario", o quello che vuoi.
Sei monotono.
Innanzi tutto è un problema che ha poco senso all'origine, visto che non chiarisce i termini. A leggerlo sembra un risotto fra il paradigma scientifico e quello filosofico. Se per "operazioni" lui intende l'utilizzo di facoltà cerebrali, il problema che lui si pone presuppone per forza alla base una premessa scientifica: cioè che sul piano neurologico esista un qualche distacco o discontinuità nelle varie attività della mente, distacco che non esiste. Il cervello non si spegne MAI, è un flusso continuo di elaborazione dei dati, a tutti i livelli e in tutte le aree; il fatto che magari la nostra coscienza avverta solo a tratti questo processo, e ancor più a tratti ne manifesti esteriorimente l'attività, è solo un limite funzionale della medesima.
Poi il resto non è chiaro, perché l'autore resta sul vago e rifiuta di definire il problema. Il "principio che origini le operazioni" che lui contesta essere assolutamente necessario, in realtà è semplicemente la continuazione delle operazioni precedenti; visto che da quando siamo nati, anzi da molto prima, una dopo l'altra tutte le nostre attività cerebrali hanno iniziato a poco a poco ad attivarsi, a processare imput sensoriali e cognitivi, E DA ALLORA NON HANNO MAI SMESSO DI FUNZIONARE.
Una banalità assurda.
Infine l'autore sembra anche avanzare l'idea che questo fantomatico principio organizzatore sia qualcosa di esterno alle attività cerebrali medesime; è paradossale: siccome immagina (a torto) che le attività siano temporanee, deve lui stesso postulare che ci sia un qualche organizzatore sempre presente che le usa!
Ironico... una versione laica dell'anima. Lui non dice che cosa sia o se debba essere materialmente percettibile, si accontenta di riecheggiare argomenti teologici dicendo che è un principio che "trascende" le facoltà dell'individuo. Peccato che questo "organizzatore" per come lui lo intende non esista: non soltanto perché non lo si è mai visto, ma soprattutto perché il sistema funziona in modo tale da non richiederlo!
Io non so dove volesse arrivare, in ogni caso è vero che la nostra coscienza può definirsi come una funzione "organizzatrice" in certi aspetti, ma è stato verificato ormai da decenni che l'auto-osservazione delle proprie operazioni da parte delle funzioni coscienti è a sua volta un epifenomeno cerebrale soggetto alle stesse regole di tutte le operazioni in esame, e viene a dipendere dall'attività computazionale dell'organo e dal recirpoco scambio di informazioni con tutte le altre aree, esattamente come ogni altra facoltà.
Trovo quindi un po' patetico che ci sia ancora gente che vorrebbe far credere che un individuo sia un insieme di facoltà cerebrali "tenute insieme" da un collante filosofico dal nome imprecisato (Anima? Sostrato? Pinco palla?). Mi ricorda molto quello che il tuo compare MauriF diceva paragonando ingenuamente l'attività cerebrale a "i tasti schiacciati da un pianista". E' una visione che poteva tenere il campo cinquant'anni fa, oggi siamo un po' progrediti.
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Vale a dire che non si può ridurre l’individuo e il soggetto ad un fascio di sensazioni come faceva Hume, altrimenti non ci sarebbe più contiguità tra un secondo e l’altro. Se non c’è un soggetto di riferimento non si può dire a rigore che i singoli stati di autocoscienza che si susseguono riguardino sempre lo stesso sé.
Vedi sopra. E impara una buona volta a non invadere con un approccio filosofico il campo scientifico, perché quando si viene ai ferri corti, è quest'ultimo ad essere il proverbiale vaso di ferro.
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“Tutto dipende da quanto è religioso il paese.”
O, per contro, di quanto sia penetrato il consumismo e la religione del “io voglio”.
Ah, ecco. Voler essere liberi di disporre del proprio corpo adesso è una religione, ed è pure collegata al consumismo.
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“Altra clamorosa cantonata tipica per chi discute di cosa sia una persona senza sapere un'acca delle sue basi neurologiche.
In molte aree conscie e inconscie, il cervello è addirittura PIU' attivo nel sonno di quanto non lo sia in stato di veglia.”
Ora, non ci vuole una laurea per sapere che esiste il sogno e che anche di notte il cervelo è attivo, quindi forse avresti dovuto immaginare che stavo dicendo ben altro. Io ho parlato di coscienza, quest’argomentazione si usa normalmente nei dibattiti bioetica, per il motivo dello sopra elencati.
Mi sta bene. I "motivi sopra elencati" però fanno acqua da tutte le parti.
Edited by *Rainboy* - 4/6/2009, 15:47