Studi sul Cristianesimo Primitivo

Un atto irresponsabile.

« Older   Newer »
  Share  
peppetre
view post Posted on 3/9/2008, 14:35     +1   -1




Un atto irresponsabile
Ignazio Marino - La Repubblica
Era il 1968 quando un gruppo di studiosi si pose il problema di dare
una nuova definizione alla morte. Nella storia dell´uomo, infatti, la
fine della vita ha sempre coinciso con l´arresto del battito
cardiaco: ogni eroe degno di questo nome è morto perché il suo cuore
ha smesso di battere, la letteratura e le opere d´arte ne danno ampia
testimonianza così come i vecchi manuali di medicina.

Parliamo di pochi decenni orsono, quando in ospedale per accertare la
morte si utilizzava il tanatografo, uno strumento che per venti
minuti misurava l´effettiva assenza del battito cardiaco e che oggi
si può trovare solo in qualche museo di storia della medicina.
Con i primi interventi di cardiochirurgia e con l´invenzione della
circolazione extracorporea apparve chiaro che la funzione del cuore
poteva essere sostituita da un meccanismo artificiale: la persona
continuava a vivere senza che il cuore battesse nel torace, purché il
cervello continuasse a ricevere il sangue. Molti segnali erano stati
registrati dai medici e l´idea che il cervello svolgesse un ruolo
determinante per la vita degli esseri umani era già ben consolidata.

Partendo da questi presupposti, si sviluppò un dibattito che vide
riuniti ad Harvard non solo medici ma anche giuristi, filosofi,
esponenti delle religioni perché l´obiettivo era trovare una
definizione alla morte che tenesse in considerazione anche gli
aspetti etici e il contesto in un dato momento storico. Da Harvard in
poi la morte dell´individuo si certifica nel momento in cui sono
cessate tutte le funzioni vitali del cervello in maniera
irreversibile, quello che viene definito in linguaggio semplificato
encefalogramma piatto. Tale condizione viene affermata dai medici
dopo sei ore di osservazione dell´encefalo e soltanto dopo questi
accertamenti il paziente viene dichiarato clinicamente morto. Il suo
cuore continua a battere e i polmoni a respirare se collegati a
sofisticati apparecchi, ma il cervello è morto e con esso la persona.

La nuova definizione di morte non fu dunque, solo il frutto di un
confronto tra scienziati, fu soprattutto la prima dichiarazione di
bioetica condivisa che ebbe un impatto concreto in tutto il mondo. La
morte cerebrale fu infatti alla base dello sviluppo della medicina
dei trapianti come la conosciamo oggi; permise la donazione degli
organi e il prelievo da donatori a cuore battente. Ed è grazie a quel
lavoro che oggi nel mondo si eseguono decine di migliaia di trapianti
d´organo ogni anno e si salvano, grazie a questa terapia, tantissimi
pazienti altrimenti destinati a morte certa.

La morte dunque poggia la sua definizione su certezze scientifiche
che non hanno motivo di essere messe in discussione. Del resto, è
certo che se un medico nutrisse il benché minimo dubbio sulla morte
di un individuo non procederebbe mai al prelievo degli organi. Ma
alla certezza scientifica si aggiunge anche la certezza morale,
riconosciuta dalla Chiesa cattolica anche attraverso un evento del
tutto eccezionale. Nell´agosto del 2000, ebbi infatti la fortuna di
assistere al discorso pronunciato da Giovanni Paolo II in occasione
del Congresso mondiale della The Transplantation Society.

Fu un evento speciale dato che il pontefice, per la prima volta
decise di recarsi ad un congresso scientifico e di fronte a migliaia
di esperti di trapianti di tutti i paesi del mondo affermò
che "l´esperienza umana insegna che l´avvenuta morte di un individuo
produce inevitabilmente dei segni biologici, che si è imparato a
riconoscere in maniera sempre più approfondita e dettagliata.
I cosiddetti criteri di accertamento della morte, che la medicina
oggi utilizza, non sono pertanto da intendere come la percezione
tecnico-scientifica del momento puntuale della morte della persona,
ma come una modalità sicura, offerta dalla scienza, per rilevare i
segni biologici della già avvenuta morte della persona. (…)In questa
prospettiva, si può affermare che il recente criterio di accertamento
della morte, cioè la cessazione totale ed irreversibile di ogni
attività encefalica, se applicato scrupolosamente, non appare in
contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione
antropologica".

Attualmente c´è chi sostiene che la definizione di morte dovrebbe
essere rivista alla luce delle innovazioni tecnologiche che hanno
investito il mondo della medicina. Personalmente, credo che il modo
di definire la fine della vita sia corretto scientificamente ma
sostengo soprattutto che se qualcuno nutre dei dubbi li esponga nelle
sedi appropriate, portando alla conoscenza di tutti gli argomenti
scientifici a supporto di questa sua posizione.

In caso contrario, insinuare l´ipotesi che un individuo che fino ad
oggi viene definito morto, non lo è più, è un atto irresponsabile che
rischia di mettere in pericolo la possibilità di salvare centinaia di
migliaia di vite grazie alla donazione degli organi dopo la morte, un
atto generoso e dettato unicamente dal senso di solidarietà tra gli
esseri umani.


*L´autore è chirurgo e senatore del Pd
 
Top
view post Posted on 3/9/2008, 15:00     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


Igtnazio Marino non è un chirurgo qualunque, è un chirurgo con la C maiuscola.
Se non sbaglio fu lui che andò in conflitto con Marcelletti quando quest'ultimo volle separare le gemelline siamesi, affermando che era un intervento destinato a fallire ( come fu in pochissime ore)
E' un grande chirurgo delle vie biliari
 
Top
view post Posted on 3/9/2008, 15:48     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


La Sala Stampa Vaticana ha precisato che gli articoli dell'Osservatore Romano non hanno alcun valore magisteriale, e che dunque esprimono il parere di chi li scrive, sebbene questo parere sia sempre all'interno dell'ortodossia.
 
Top
*Rainboy*
view post Posted on 3/9/2008, 17:23     +1   -1




Questo è davvero rassicurante... insomma non è che sputare in faccia agli ultimi 40 anni di acquisizioni mediche sia un dovere per i cattolici, diciamo che è un extra che va bene per manifestare ortodossia.

Davvero, alle volte ho l'impressione che i giornalisti (giornalisti?) dell'Osservatore Romano non abbiano idea di cosa esce dalle loro penne.
Mah, sarà solo un'impressione.
 
Top
(Upuaut)
view post Posted on 4/9/2008, 12:59     +1   -1




E' semplicemente scandaloso che si voglia mettere in discussione la definizione di morte solo per giustificare posizioni del tutto ideologiche e del tutto inutili all'umanità.
Mi chiedo quanto debbano ancora durare questi attacchi nei confronti delle scienze mediche.
 
Top
view post Posted on 4/9/2008, 21:05     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Io sono un medico e uno che scrive per l'Osservatore Romano, non vedo nessun attacco alle scienze mediche in corso, solo un approccio etico a diversi problemi medici, incluso quello della morte. Ci sono tanti modi di approcciarsi alla medicina: alla cinese (facciamo tutto, frullati di embrione, si stacca la spina a caso, usiamo farmaci non testati etc.), alla vaticana (non facciamo nulla che vagamente potrebbe essere contro la nostra idea di natura) e un'infinità di vie mediane. Il punto a mio avviso è capire che ANCHE il Vaticano ha diritto di dire la sua, senza che si gridi all'"ingerenza" o all'"attacco alla medicina", perché si da il caso che in un paese libero ognuno possa dire il cavolo che vuole, non tutti tranne i preti, che piaccia o no al nostro N.D.S.P.C.
Cordialità,
 
Top
(Upuaut)
view post Posted on 4/9/2008, 23:23     +1   -1




Una cosa è limitarsi ad esprimere un'opinione etica, e tutt'altra cosa è modificare ad hoc la definizione scientificamente accetata di "morte" per poter poi imporre la propria visione etica a chicchessia spacciandola per verità scientifica e quindi incontestabile.
Questo, il nostro caro T.G., non l'ha ancora capito.

Quindi, ribadisco e confermo con forza quanto ho detto nel mio post precedente (dato che è proprio il caso di farlo!), e riporto anche l'ultima parte dell'articolo di inizio topic, che non posso non condividere:

Attualmente c´è chi sostiene che la definizione di morte dovrebbe
essere rivista alla luce delle innovazioni tecnologiche che hanno
investito il mondo della medicina. Personalmente, credo che il modo
di definire la fine della vita sia corretto scientificamente ma
sostengo soprattutto che se qualcuno nutre dei dubbi li esponga nelle
sedi appropriate, portando alla conoscenza di tutti gli argomenti
scientifici a supporto di questa sua posizione
.

In caso contrario, insinuare l´ipotesi che un individuo che fino ad
oggi viene definito morto, non lo è più, è un atto irresponsabile che
rischia di mettere in pericolo la possibilità di salvare centinaia di
migliaia di vite grazie alla donazione degli organi dopo la morte, un
atto generoso e dettato unicamente dal senso di solidarietà tra gli
esseri umani.
 
Top
pcerini
view post Posted on 5/9/2008, 08:20     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 4/9/2008, 22:05)
Io sono un medico e uno che scrive per l'Osservatore Romano, non vedo nessun attacco alle scienze mediche in corso, solo un approccio etico a diversi problemi medici, incluso quello della morte. Ci sono tanti modi di approcciarsi alla medicina: alla cinese (facciamo tutto, frullati di embrione, si stacca la spina a caso, usiamo farmaci non testati etc.), alla vaticana (non facciamo nulla che vagamente potrebbe essere contro la nostra idea di natura) e un'infinità di vie mediane. Il punto a mio avviso è capire che ANCHE il Vaticano ha diritto di dire la sua, senza che si gridi all'"ingerenza" o all'"attacco alla medicina", perché si da il caso che in un paese libero ognuno possa dire il cavolo che vuole, non tutti tranne i preti, che piaccia o no al nostro N.D.S.P.C.
Cordialità,

"in un paese libero"

Paese "libero" il nostro?
:woot: :woot: :woot:

Certo,che bello, il nostro destino ormai e' nelle mani di gente senza scrupoli sia a livello politico che a livello istituzionale,che manipola e deforma di tutto,dall'informazione alla giustizia (De magistris docet) fino alle scelte tecnologiche (centrali nucleari,termovalorizzatori,etc.etc.).

"(facciamo tutto, frullati di embrione, si stacca la spina a caso, usiamo farmaci non testati etc.)"

Teodoro,le tue frasi sono solo banalizzazioni ,se vuoi discutere di questi argomenti sul serio devi farlo scrivendo cose serie,usando gli argomenti scientifici e i dibattici in corso nel campo della medicina,altrimenti non si capisce di cosa tu stia parlando ne' dal punto di vista scientifico,ne' da quello puramente bioetico.Ammetto che sono argomenti tosti e lunghi,ma se permetti messa cosi' come la scrivi tu,e' solo una banalizzazione.

"senza che si gridi all'"ingerenza"

Nessuna ingerenza nel campo della medicina come pure in quello della bioetica? Conosci le vicende legate al CNB? E che dire del problema dei medici obiettori che rendono dura la vita alle donne che vogliono attuare la IVG? E di quei farmacisti che non vogliono dispensare i farmaci antiabortivi costringendo talora alcune donne a ricorrere all'estero se non a Internet?
E che dire poi delle frequenti contaminazioni etiche che riguardano il campo della ricerca scientifico in merito alle cellule staminali?

:1221.gif: :1221.gif: :1221.gif:

Edited by pcerini - 5/9/2008, 09:38
 
Top
view post Posted on 5/9/2008, 10:38     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
E che dire del problema dei medici obiettori che rendono dura la vita alle donne che vogliono attuare la IVG?

Quello che dici vale per i farabutti che fingono di essere obbiettori in ospedale, mentre fanno gli aborti in privato.

Non si può però condannare chi è convinto antiabortista e si rifiuti coerentemente di praticare aborti, quella è una scelta personale, (parlando ovviamente di gente onesta)
Per fortuna non sono ginecologo, perché avrei seri problemi a decidere, tra la voce della mia ragione e quella del sentimento di fede
 
Top
pcerini
view post Posted on 5/9/2008, 11:25     +1   -1




Visto che in qualche modo si sfiora il problema dell'ingerenza,vorrei proporre questo articolo di Ezio Mauro:

da http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/c...tti-teocon.html

La Chiesa e i precetti dei teocon
di EZIO MAURO

C'E' PIU' di un segno dei tempi, per chi abbia voglia di leggerlo, nella piccola crisi tra l'Osservatore Romano e il Vaticano che si è consumata in questi giorni, attorno al tema cruciale degli ultimi istanti della vita umana.
I fatti sono chiari: il giornale della Santa Sede ha pubblicato un editoriale di Lucetta Scaraffia nel quale la storica - che fa parte del comitato nazionale di bioetica ed è vicepresidente dell'associazione Scienza e Vita - sosteneva che la morte cerebrale non può essere considerata la morte dell'essere umano, in quanto nuove ricerche "mettono in dubbio il fatto che la morte del cervello provochi la disintegrazione del corpo".

Poiché questa affermazione contraddice non soltanto le risultanze scientifiche comunemente accettate in ogni Paese moderno e la definizione di morte raggiunta quarant'anni fa ad Harvard da medici, giuristi ed esponenti delle religioni, ma la stessa dottrina ufficiale della Chiesa, abbiamo assistito ad un fatto inedito: per la prima volta nei 147 anni della sua storia l'Osservatore Romano è stato smentito dal portavoce del Papa, e il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della Salute, Cardinal Barragan, ha dovuto intervenire per spiegare che non c'è alcun mutamento nella linea della Chiesa: dopo sei ore di encefalogramma piatto, la dottrina cattolica accetta la dichiarazione di morte avvenuta e considera la donazione degli organi "un atto di grande carità verso il prossimo".

Fin qui la vicenda. Ma sarebbe sbagliato non riflettere su questo cortocircuito culturale e politico, sicuramente ridotto nelle sue dimensioni, e tuttavia fortemente simbolico per il significato e lo scenario in cui si compie. È probabilmente giunto il momento di dire che il grande ritorno della religione nel discorso pubblico e nello spazio politico (che fa parlare di una nuova stagione di post-secolarismo) non è avvenuto in Italia attraverso il "fatto" cristiano, e cioè il messaggio della rivelazione e del Credo, ma attraverso la precettistica e la dottrina sociale: nel presupposto che coincidano entrambe da un lato con la Verità (e dunque siano in grado di liberare potenziali di significato più profondi e duraturi delle verità laiche, tutte relative) e dall'altro con il diritto naturale, perché la Chiesa ha sempre sostenuto la sua competenza su tutta la legge morale, non solo quella evangelica ma anche quella naturale, in nome della connessione tra l'ordine della Creazione e l'ordine della Redenzione.

Il veicolo di questa riconquista è stato in realtà l'etica, cioè i precetti morali della Chiesa, trasformati quasi in una sovrastruttura della fede, capace di portare il cattolicesimo da religione delle persone a religione civile, come se le società democratiche non potessero ormai più bastare a se stesse per insufficienza di risorse morali, e dunque avessero bisogno di un supporto religioso alla stessa democrazia. In altri tempi e con altri significati, ma profeticamente, don Giussani aveva già parlato di "prevalenza dell'etica rispetto all'ontologia", con l'"avvenimento" cristiano messo in sottofondo. Il passo in più (proprio in questi ultimi anni, e più volte) è stato il tentativo di pretendere che la legge civile basasse la sua forza sulla coincidenza con la morale cattolica, con l'affermazione di fatto di una idea politica della religione cristiana, quasi un'ideologia, che non a caso è stata chiamata "cristianismo".

L'etica cristiana, la precettistica morale della Chiesa, sono dunque diventati in senso largo strumenti di azione politica, dando forma al disegno del Cardinal Ruini, quando sei anni fa vedeva il cristianesimo come seconda "natura" italiana, che proprio per questo può nella visione di sua Eminenza essere trasgredito solo da leggi in qualche modo contro natura, e perciò contestabili alla radice: senza più la distinzione classica tra la legge del creatore e la legge delle creature che è alla base della laicità di ogni Stato moderno.

Questa ideologizzazione morale del cristianesimo, dove la norma e il precetto parlano più del Credo e del Vangelo, ha recintato negli anni di potere del Cardinal Ruini un perimetro nuovo e vasto, inglobando gli atei devoti e la nuova destra paganizzante italiana: a cui la Chiesa ha fornito un deposito di tradizione profonda altrimenti inesistente e addirittura un fondamento di pensiero forte che la prassi vagamente idolatra del berlusconismo non era in grado di elaborare. Era la cornice di una moderna-antica cultura conservatrice per la post-modernità, ben oltre i confini del mondo democristiano ormai inabissato. Di più: era l'ipotesi di un Dio italiano che cammina nel Paese "naturalmente cristiano", che non aveva mai conosciuto una via nazionale al cattolicesimo.

Il ruinismo e la destra non hanno avuto bisogno di unioni pubbliche. Marciavano in parallelo, e la politica poteva permettersi di ignorare sia i comandamenti che la trascendenza accettando lo scambio concreto e terreno sui cinque punti indicati dal Cardinal Sodano nel suo personalissimo esame di maturità ai leader italiani: la vita, la famiglia, la gioventù, la scuola, la solidarietà. Il punto d'incontro è appunto l'etica dei precetti, l'idea che la legge morale della Chiesa tradotta in norma possa creare un'identità collettiva, superando l'idea del parlamento come luogo dove le leggi si fanno con l'unica regola della maggioranza, e ogni verità è relativa e parziale. Ma un altro punto d'intesa, che discende dall'accettazione di quella precettistica come regola naturale e civile, non soltanto religiosa, è il rifiuto comune della moderna religione europea del politicamente corretto, dell'adorazione "pagana" dei diritti, delle élite dell'Europa e della globalizzazione, del vecchio cuore socialdemocratico del Novecento, peraltro già in crisi per conto suo.

Oggi, in qualche modo, si rompono due anelli di questo mondo che tiene insieme vecchio e nuovo. Con Ruini è finita anche l'autonomia del ruinismo, questo potere disarmato ma costituente e fondativo di un'identità cristiano-conservatrice nazionale. Non soltanto la Cei ha cambiato il suo registro, insieme con la leadership. Ma soprattutto, la Segreteria di Stato ha ripreso in mano il rapporto con le istituzioni e con la politica italiana, restituendo l'Episcopato al suo compito tradizionale. Il sistema di relazioni con il mondo politico, l'elaborazione culturale della presenza cattolica nel nostro Paese - il "Dio italiano" - viene dunque riassorbito dal Vaticano, dove c'è oggi un Segretario di Stato, che con ogni evidenza non intende rilasciare deleghe.

Nemmeno - o forse sarebbe il caso di dire soprattutto - di tipo culturale, sul confine tra l'etica e la politica. Il richiamo all'Osservatore Romano lo conferma con chiarezza. L'etica è stata in questi anni un territorio di scorribanda, dove senza nemmeno mai pronunciare il nome di Dio la precettistica della Chiesa è stata usata come pretesto di lotta politica, via via estremizzandola oltre il limite: perché esiste pure un limite tra teologia e ideologia, tra dottrina e politica. Nell'ateo devoto, dopo aver incassato per anni la comoda devozione, la Chiesa riscopre l'ateo. Dunque, ancora una volta, vale il motto dell'Osservatore Romano: "Non praevalebunt". Ma forse oggi è lecito chiedersi:
chi?

(5 settembre 2008)


 
Top
*Rainboy*
view post Posted on 5/9/2008, 12:09     +1   -1




CITAZIONE (nagev @ 5/9/2008, 11:38)
CITAZIONE
E che dire del problema dei medici obiettori che rendono dura la vita alle donne che vogliono attuare la IVG?

Quello che dici vale per i farabutti che fingono di essere obbiettori in ospedale, mentre fanno gli aborti in privato.

Non si può però condannare chi è convinto antiabortista e si rifiuti coerentemente di praticare aborti, quella è una scelta personale, (parlando ovviamente di gente onesta)
Per fortuna non sono ginecologo, perché avrei seri problemi a decidere, tra la voce della mia ragione e quella del sentimento di fede

Io lo trovo assurdo in ogni caso. Perché vai a fare il ginecologo in una struttura pubblica, se non sei disposto a fornire un servizio essenziale a cui lo stato ti vincola e che la tua professione richiede?

Edited by *Rainboy* - 5/9/2008, 14:42
 
Top
Gnostica
view post Posted on 5/9/2008, 12:48     +1   -1




Nagev ha scritto:

CITAZIONE
Quello che dici vale per i farabutti che fingono di essere obbiettori in ospedale, mentre fanno gli aborti in privato.

Non si può però condannare chi è convinto antiabortista e si rifiuti coerentemente di praticare aborti, quella è una scelta personale, (parlando ovviamente di gente onesta)
Per fortuna non sono ginecologo, perché avrei seri problemi a decidere, tra la voce della mia ragione e quella del sentimento di fede

Niente da eccepire su quanto hai scritto, Nagev! Però, voglio esprimere una considerazone aggiuntiva. Gli antiabortisti solo tali perché sostengono che praticare una interruzione di gravidanza equivale a praticare un omicidio volontario. Coerenza imporrebbe che gli stessi antiabortisti, a prescindere da condizione sociale, professione e livello culturale, si dichiarassero contro tutte le forme di omicidio volontario. Non sto qui a fare l'elenco degli omicidi volontari pratica da sedicenti "amanti della vita", sarebbe troppo chilometrico. Basta fare l'esempio dei cappellani militari che bendicono i soldati in partenza per la guerra o, ancora, dei politici il cui unico passatempo è sciorinare slogan antiabortisti per poi strafregarsene delle morti bianche sul lavoro.
Tutto ciò sta diventando sempre più inammissibile! Sono profodamente disgustata da questi comportamenti scizofrenici. Preferisco, e rispetto di più, chi si dichiara a favore dell'aborto di chi strumentalmente lo condanna allo scopo di occultare alla massa i veri omicidi che vengono praticati nell'indifferenza totale.

Gnostica
 
Top
pcerini
view post Posted on 5/9/2008, 13:06     +1   -1




Il professore di diritto Paolo Becchi , universita' di Genova, afferma che "la morte cerebrale è un’invenzione creata ad hoc a fini trapiantistici" e che "bisogna trovare una giustificazione etica ai trapianti. La giustificazione non è dire che quelle persone sono morte"...

In qualche altro punto afferma anche : " Com’è possibile che si difenda l’embrione e non si difenda una persona che ha 37 gradi di temperatura corporea, che è rosea in volto, calda al tatto "

(Personalmente mi domando come si possano equiparare due situazioni cosi' diverse,quella dell'embrione e quella di morte cerebrale)

fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=287641



 
Top
*Rainboy*
view post Posted on 5/9/2008, 13:41     +1   -1




Adoro quando i professori di diritto si mettono a discutere di questioni neurologiche... :lol: :lol: :lol:
 
Top
view post Posted on 5/9/2008, 18:30     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
Io lo trovo assurdo in ogni caso. Perché vai a fare il ginecologo in una struttura pubblica, se non sei disposto a fornire un servizio essenziale a cui lo stato ti vincola e che la tua professione richiede?

Rainboy, capisco la tua posizione da laico, però le cose non stanno proprio così
Senza scadere (da parte mia) in frasi fatte o stupidi e melensi sentimentalismi e poesie varie sul valore della vita e premesso che conosco benissimo il dramma che vive una povera donna che deve sottostare ad un evento così traumatico eìsia fisicamente che psichicamente e spiritualmente, cerco di mettermi dalla parte di chi un giornoi della sua vita, decisdde di fare il ginecologo. Questo avviene generalmente tra i 24 e i 26 anni, età molto giovane con scarsa esperienza della vita e ancor meno della professione e dei problemi ad essa legati (nel bene e nel male).
Quindi non possiamo dire che "uno fa il ginecologo e poi si tira indietro ecc..."
Questo ragazzo che sceglie la ginecologia è uno che l'ha scelta per motivazioni diverse che fare l'abortista (pratica orribile anche per coloro che la praticano in struttura pubblica e legalmente: ovvio che non fa piacere a nessuno). A parte i furfanti che della medicina hanno fatto mercato e per i quali il opaziente non conta nulla, mettiamoci nei panni di chi un giorno, da specialista, avendo desiderato curare la gente, operare i tumori dell'utero e, perdonatemi il luogo comune, "dare la vita", si ritrova invesce ad essere prorio letteralmente e fisicamenbte colui che la toglie. Conosco molti onesti colleghi che praticano gli aborti in ospedale, quando sono spontanei, terapeutici, in caso di gravi rischi della madre a portare avanti la gravidanza o nel caso di serie malformazioni congenite del feto, ma si rifiutano ad esempio di prqaticarlo ad una donna benestante, sana di corpoo e di mente, con un marito con il quale vive d'amore e d'accordo e che ha semplicemente avuto "un incidente di percorso" o la giovane donna che abortisce perché per motii di carriera non ha tempo ( vi assicuro che vi sonoi una marea di casi così, se non altro perché la mia ragazza è responsabile del servizio interruzioni di gracidanza in un ospedale pubblico).
Vi sono poi colleghi sinceramente incapaci di praticare questo gesto per una loro innata repulsione al gesto demolitivo e, nella fattispecie ne conosco alcuni che hanno una felice famiglia con 4-5 figli.
Voglio dire:
Il servizio IVG è un servizio di assistenza che dovrebbe funzionare, nel pubblico, è un servizio sociale. riconosco la necessità che questo avvenga proprio nel pubblico e in maniera umana e competente proprio per colpire gli abortisti mascalzoni in privato.
però non possiamo condannare chi in MANIERA ONESTA E VERAMENTE SINCERA, non se la sente di farlo. Ripeto non chi è obbiettore ad hoc per essere abortista a pagamento, ma chi veramente è obbiettore. Quelli che tra di noi hanno scelto la strada della medicina, parlo degli onesti, lo hanno fatto per ben altre motivazioni. L'aborto, quando non è terapeutico (includo nel terapeutico anche le motivazioni psicologiche e sociali. indigenza, violenza carnale, minore età, ecc) non può essere considerato un obbligo terapeutico per il medico che non se la sente.

CITAZIONE
Gli antiabortisti solo tali perché sostengono che praticare una interruzione di gravidanza equivale a praticare un omicidio volontario. Coerenza imporrebbe che gli stessi antiabortisti, a prescindere da condizione sociale, professione e livello culturale, si dichiarassero contro tutte le forme di omicidio volontario.

Gnostica, ma non si può estendere così il discorso. chiaro che un medico che abbia un minimo di morale sarà contro l'omicidio volontario o la pena di morte.
Noi vorremmo curare e non uccidere.

CITAZIONE
Tentatore
Gruppo: Utente
Messaggi: 819


Stato: Online: ultima azione eseguita alle ore 18:44, 17 minuti fa



Adoro quando i professori di diritto si mettono a discutere di questioni neurologiche... :lol: :lol: :lol:

E ti meravigli?
anche io in sala operatoria parlo sempre di Diritto costituzionale .
Scherzi a parte, chi afferma queste cose veramente dovrebbe essere mandato in terza elementare, ma previo esame di ammissione.
Quando becchi sarà in lista d'attesa per un trapianto di cuore e dopo due anni non si trova un donatore compatibile, cambierà idea ed enuncerà un'altra teoria. Te lo posso garantire
 
Top
66 replies since 3/9/2008, 14:35   762 views
  Share