Come detto in altro topic l’opera di Tacito ci è stata trasmessa (parzialmente) grazie a due manoscritti complementari : il Mediceus Prior e il Mediceus Secundus che hanno fatto da archetipi unici per tutti gli altri.
Significa che tutti i manoscritti di Tacito in nostro possesso derivano da un manoscritto unico già abbondantemente rimaneggiato e risalente al IX secolo (nel caso del Mediceus Prior). Alla luce di questa evidenza, parlare di lezioni differenti in diverse tradizioni testuali ha poco significato.
Quando è stata praticata la lacuna in Tacito?
Alla fine del III secolo l’opera di Tacito era ancora completa, quando salì al potere Tacito Augusto (275 A.D.) egli si diceva un parente dell’illustre storico e per evitare la perdita delle sue opere ordinò di effettuarne ogni anno dieci copie e di depositarle nelle biblioteche.
(Scriptores Historiae Augustae, Flavius Vopiscus, Tacito X)
Cornelium Tacitum, scriptorem historiae Augustae, quod parentem suum eundem diceret, in omnibus bibliothecis conlocari iussit; ne lectorum incuria deperiret, librum per annos singulos decies scribi publicitus in evicosarchis iussit et in bibliothecis poni.Gerolamo (IV secolo) nel Commentario su Zaccaria (III, 14) ci dice che Tacito aveva riportato in trenta libri la vita dei Cesari dalla morte di Augusto fino a Domiziano (morto nel 96 A.D.).
Sembra logico dunque supporre che ancora al IV secolo i manoscritti di Tacito fossero completi.
La mano che ha praticato la cesura nel manoscritto archetipo ha dunque operato in un monastero tra il IV e il IX secolo (datazione Mediceus Prior).
Per quali motivi gli Annales sono stati tagliati in quel punto?
I padri della Chiesa fissavano nel 29 A.D. la crocifissione di Cristo (sotto il consolato dei due Gemini) come testimoniano tra gli altri Origene (Contra Celsum, IV, 22) Lattanzio (De mortibus persecutorum) ed Agostino (De civitate dei, XVIII, 54).
Extremis temporibus Tiberii Caesaris, ut scriptum legimus, dominus noster Iesus Christus a Iudaeis cruciatus est post diem decimum Kalendas Apriles duobus Geminis consulibus.Nel 29 A.D. abbiamo visto iniziare la lacuna in Tacito e Velleius Paterculus.
Appare interessante allora analizzare quanto secondo Tertulliano (II-III secolo) sarebbe avvenuto a Roma dopo la morte del Cristo, in Apologeticum, V, II ci dice:
Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introivit, adnuntiata sibi ex Syria Palaestina, quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant, detulit ad senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit, Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum. Tiberio, sotto il cui regno il nome cristiano ha fatto la sua entrata nel secolo, sottopose al senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, fatti che avevano in quei luoghi rivelato la divinità del Cristo ed egli manifestò il suo parere favorevole. Il senato avendo lui stesso verificato questi fatti votò contro. Cesare persistette nel suo proposito e minacciò gli accusatori dei CristianiSecondo Tertulliano dunque (ripreso anche da Oroso, Eusebio e Gerolamo) in quel periodo si sarebbe discusso in senato sulla possibilità per i Romani di accettare tra gli dei il Cristo.
La questione viene ripresa e sviluppata con dettagli anche dall’interpolatore della Storia della Città di Vienna sotto i dodici Cesari di Trebonius Rufinus (citato da Plinio in una delle sue lettere)
L’opera tradotta dal latino (secondo un unico manoscritto mutilato e non pervenuto) in francese da Mermet è on line qui:
http://books.google.it/books?id=h1APAAAAQA...page&q=&f=falsevi possiamo leggere (Libro VI, 7)
“Inoltre si dice che Tiberio propose al senato di ammettere il Cristo al rango degli dei, ma, l’affare essendo stato esaminato con cura, si rimase convinti che sarebbe stato pericoloso ammettere un culto la cui base era una uguaglianza assoluta tra gli uomini. D’altronde pareva sconveniente deificare un individuo punito con il supplizio degli schiavi, con il consenso di un procuratore romano”Il copista che ha operato il taglio negli Annales, non ha avuto la sfacciataggine di inserire una tale baggianata nell’opera dello storico romano, tuttavia ha avuto cura, tra una lacuna ed un'altra, di lasciare una frase sibillina
[lacuna] Quattuor et quadraginta orationes super ea re habitae, ex quis ob metum paucae, plures adsuetudine [lacuna][lacuna] Furono pronunciati ben quarantaquattro discorsi sull'argomento, di cui pochi dettati da serie preoccupazioni e i più dall'abitudine all'adulazione [lacuna]La frase, con ogni probabilità appartenente al Tacito originale, così estrapolata dal suo contesto poteva lasciare credere che i discorsi in questione, riguardassero proprio la faccenda discussa al senato concernente la divinità del Cristo, dando credito in questo modo alla ridicola storia di Tertulliano.
Tuttavia io non credo che Tertulliano abbia inventato di sana pianta tutta la faccenda.
Molto probabile che il fatto storico, sul quale è stata ricamata questa menzogna cristiana, fu un rapporto di Pilato a Tiberio riguardante gli avvenimenti di Palestina e gli exploit del cristo zelota. Rapporto a cui fece seguito un dibattimento in senato, con Seiano (il cui antisemitismo è di matrice cristiano-zelota) come protagonista. Tacito e Paterculus ne parlavano ma la solerzia dei copisti ci ha sottratto due anni di Storia.
Le lacune di Tacito e Velleius Paterculus ci hanno privato di resoconti che avrebbero potuto gettare un po’ di luce sulle oscure origini del cristianesimo, nondimeno io penso che bisogna andare avanti perché chi falsifica inevitabilmente lascia tracce. Naturalmente non sempre è possibile tentare una attendibile ricostruzione storica (non in questo caso almeno), ma è un po’ come lavorare ad un grande puzzle in cui tutti i pezzi finiscono per incastrarsi alla perfezione (ne mancherà forse qualcuno alla fine ma l’importante è che l’immagine sotto riesca a distinguersi con sufficiente chiarezza)
Saulnier