Studi sul Cristianesimo Primitivo

Zaccaria figlio di Barachia

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Hard-Rain
view post Posted on 20/7/2009, 19:56     +1   -1




Il testo greco di Flavio Giuseppe, Ant. 18,8 usa la parola "limos" che significa generalmente "fame" e non si può stabilire se sia una fame causata da condizioni naturali o da fattori umani, come una guerra o un assedio. Io osservo che quando Flavio Giuseppe in Guerra Giudaica parla della "carestia" che si ebbe al tempo della guerra, in Gerusalemme, usa proprio la parola "fame" (cioè limos) e G. Vitucci traduce proprio con "fame", come in Ant. 18,8. Posso citare Bell. 1,27 "Darò un quadro distinto dei patimenti e delle sciagure sofferte dal popolo sia per la guerra, sia per le lotte interne, sia per la fame (limos) prima di cadere in prigionia." Oppure Bell. 4,137 "attirò così su di sé, oltre la guerra, anche la rissa e la fame (limos)." Anche Bell. 4,361 "Niger, morendo, invocò su di loro il castigo dei romani, la fame (limos) e la pestilenza, ecc." Ma sono tanti i passaggi in cui è usato "limos" che Vitucci appunto traduce con "fame", perchè quello è il senso corretto, lo stesso termine di cui in Ant. 18,8. Dunque non vi è alcuna contraddizione nel sostenere che la stessa carestia o fame di cui in Ant. 18,8 sia quella citata al tempo della rivolta del 66-74, almeno sul piano del termine greco utilizzato per descriverla. Non sta scritto da nessuna parte che "limos" debba per forza conseguire da una carestia "naturale". Può connotare una carestia naturale, come in Atti 11:27-30 e, nello stesso Flavio Giuseppe, come per il caso della citata carestia del tempo della regina Elena (denotata sempre tramite "limos", cfr. Ant. 20.51, 53, 101), ma non solo, come dimostra l'uso che ne fa ancora Flavio Giuseppe per la guerra del 66 e come segnala ogni vocabolario di greco antico.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 20/7/2009, 21:10     +1   -1




Quanto al tempio preda del fuoco, il testo dice: "mechri dh kai to hieron tou theou eneimato puri twn polemiwn" = "fino a quando, dunque, il tempio (hieron) di Dio rimase (dal verbo emmenw) nel fuoco degli avversari."

Comunque, questo riassunto di Ant. 18,8 mi sembra abbastanza vicino all'introduzione di Guerra Giudaica, penso in part. a Bell. 1,27-28. Di tempio e di fuoco o anche solo di conquista del tempio (un senso che mi pare proprio non conforme) si parla soltanto attorno al 70.
 
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view post Posted on 20/7/2009, 23:49     +1   -1

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Buonasera a tutti

sono ovviamente contento di vedere che la discussione si alimenta
niente carestia e molto fuoco (critico) ostile su questo forum
tutto molto stimolante

alcune riflessioni in ordine sparso, fra le tante che mi premono,

una necessaria precisazione a riguardo di quanto Hard Rain mi dice nel suo primo post

Citazione Hard Rain
CITAZIONE
Ma perchè Ant. 18,8 lo riferite al periodo immediatamente successivo al censimento? Per me è un chiaro riferimento a quello che succederà al tempo della guerra giudaica, dopo il 66. Infatti dice che il tempio fu preda delle fiamme, quando mai fu bruciato il santuario del tempio se non appunto nel 70, al tempo di Tito, dai Romani? La carestia non è che quella che scoppiò al tempo dell'assedio di Gerusalemme, di cui parla tante volte Flavio Giuseppe, cfr. l'episodio emblematico della madre che cucina il suo bambino. Flavio Giuseppe dice che per colpa del movimento di Giuda e dello zelotismo si arriverà alla rivolta del 70, al culmine di un periodo in cui si svilupparono i vari movimenti rivoluzionari. Quanto al periodo in cui governò Pilato, credo che si possa tranquillamente osservare con Tacito che in Giudea, "sotto Tiberio ci fu pace" (Hist., 5,10).

Io, personalmente non riferisco Ant 18.8 al periodo immediatamente successivo al censimento. Credo che lei si riferisca alla dichiarazione fatta in tal senso da Saulnier (ma manca una citazione diretta)
Proprio in merito a quella considerazione (che comunque non escluderei categoricamente) mi sono espresso argomentando:

CITAZIONE
A questo punto lei, nel chiedersi giustamente perché Flavio Giuseppe non ci offra una conclusione della vicenda di Giuda di Gamala cerca di utilizzare un passaggio molto importante, vale a dire Antichità Giudaiche XVIII, 8 (rivolta del censimento) che ci dice:

“Per colpa loro ribollirono sedizioni e si sparse molto sangue civile sia per i massacri reciproci che facevano i nazionalisti fanatici desiderosi di non cedere ai loro nemici, sia per la strage che facevano dei loro avversari. Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il tempio di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile”.

e mi sembra voler leggere questo passaggio ritenendo che gli eventi ivi narrati siano contestuali all' azione di Giuda di Gamala e Sadoc

a cui facevo seguire quanto segue

CITAZIONE
Congiuntamente a questa mia differente interpretazione, sono molto scettico sul fatto che il passaggio di Flavio Giuseppe citato vada interpretato nella maniera da lei proposta.

A me sembra infatti che Flavio Giuseppe che, come abbiamo gia constatato in altri momenti, ha questa strana struttura narrativa priva di un rigoroso ordine cronologico, caratterizzata spesso da salti in avanti o indietro rispetto al particolare evento che sta narrando (fatte salve tutte le possibili manipolazioni che molto probabilmente ha subito), voglia qui dirci qualcosa che, secondo me, finisce per avere un peso ancora maggiore della pur importante definizione della conclusione della vicenda puntuale di Giuda di Gamala e Sadoc;

E cioé che Flavio Giuseppe dica chiaramente con il passaggio

“Per colpa loro ribollirono sedizioni e si sparse molto sangue civile sia per i massacri reciproci che facevano i nazionalisti fanatici desiderosi di non cedere ai loro nemici, sia per la strage che facevano dei loro avversari. Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il tempio di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile”.

che MOLTI DEGLI EVENTI DI NATURA RIVOLUZIONARIA E SEDIZIOSA CHE DA QUEL MOMENTO EBBERO LUOGO IN PALESTINA, EBBERO UNA RADICE COMUNE, DIRETTA O INDIRETTA, NELL'AZIONE SPECIFICA DI GIUDA DI GAMALA AI TEMPI DEL CENSIMENTO. ED UNA AFFERMAZIONE COSI CHIARA ED INCONTREVERTIBILE TROVA PERFINO UNA SORTA DI VELATA CONFERMA NELLA VOLUTA E NON CASUALE MENZIONE NEL PASSAGGIO, DI DUE DEI MOMENTI PIU TOPICI STRETTAMENTE CONNESSI ALLA PERSONA DI GIUDA, VALE A DIRE LA MISCONOSCIUTA RIVOLTA CHE EBBE LUOGO NEL 46/48 AI TEMPI DELLA CARESTIA CAPEGGIATA DA DUE DEI SUOI FIGLI, GIACOMO E SIMONE, POI CROCIFISSI DA TIBERIO ALESSANDRO (NIPOTE DI FILONE), E IL PUNTO D'ARRIVO FINALE CON LA DISTRUZIONE DEL TEMPIO ORDINATA DA TITO (IL FUOCO OSTILE) AL CULMINE DI UNA GUERRA IN CUI UN ALTRO FIGLIO DI GIUDA, MENAHEM SI ERA PERFINO ELEVATO AL RANGO DI RE/MESSIA PRIMA DI ESSERE TRUCIDATO NELLE FAIDE INTERNE A GERUSALEMME ASSEDIATA;


Questa lettura mi sembra estremamente importante;
Chi é convinto che la cosiddetta "ipotesi zelota" abbia una sua oggettiva validità dovrebbe lavorare anche per individuare, laddove possibile, ulteriori elementi a sostegno di questo passaggio flaviano, che ripeto, a mio avviso é sconcertantemente illuminante;

Quindi sono sostanzialmente favorevole ad una interpretazione che veda i fatti narrati in Ant 18.8 come non riferiti al periodo immediatamente successivo al censimento
Ma il punto é proprio questo immediatamente
Fra la rivolta di Giuda e "quello che succederà al tempo della guerra giudaica, dopo il 66" intercorrono la bellezza di 60 anni
Ora stabilito che come ho gia detto nel mio precedente post, non vedo particolari problemi ad identificare l'episodio in cui "il tempio di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile” nell'ambito della rivolta domata da Vespasiano e suo figlio Tito, credo sussistano molti piu problemi ad identificare come lei fa la carestia come quella che scoppiò al tempo dell'assedio di Gerusalemme, di cui parla tante volte Flavio Giuseppe,

Ecco perche quando lei dice di Ant 18.8 "Per me è un chiaro riferimento a quello che succederà al tempo della guerra giudaica, dopo il 66" mi sento di dissentire.
Un possibile riferimento, forse. Un chiaro riferimento mi sembra oggettivamente un po esagerato (per quanto ovviamente capisco si tratti di un suo personale giudizio)
Vista infatti la presenza innegabile nel testo flaviano di un' altra carestia attestata dall' autore agli anni 46/48 praticamente contestuale alla esecuzione di due dei figli di Giuda di Gamala ordinata dal procuratore Tiberio Alessandro, non si puo non prendere in considerazione l'ipotesi alternativa che la carestia a cui Ant 18.8 si riferisce sia proprio quella sotto Claudio.

E prendo atto, pur non condividendole, anche della possibilita supportata da Deicida e Dalla Teva che retrocedono la carestia di epoca Claudiana al biennio 35/36, nonche quella gia citata di Saulnier che ipotizza nella sua ricostruzione che questa carestia possa essere stata contestuale alla rivolta del censimento.

D'altra parte l'analisi che lei fa dell'uso del termine LIMOS é molto interessante
ma quando conclude dicendo

CITAZIONE
...Non sta scritto da nessuna parte che "limos" debba per forza conseguire da una carestia "naturale". Può connotare una carestia naturale, come in Atti 11:27-30 e, nello stesso Flavio Giuseppe, come per il caso della citata carestia del tempo della regina Elena (denotata sempre tramite "limos", cfr. Ant. 20.51, 53, 101), ma non solo, come dimostra l'uso che ne fa ancora Flavio Giuseppe per la guerra del 66 e come segnala ogni vocabolario di greco antico.

mi sembra di poter concludere che se l'uso del termine non sia assolutamente ostativo per la sua ipotesi di attestazione della carestia citata in Ant 18.8 al periodo 66/70, permetta pero di ritenere tecnicamente equivalentemente possibile (per la presenza della stesso termine greco) la sua attestazione al periodo della regina Elena

Ribadisco la mia personale sensazione che Ant 18.8 possa essere letto come una stringata ma acuta sintesi della escalation delle tensioni che fomentate ed inizializzate dall'insegnamento profondamente teocratico-nazionalista di Giuda/Sadok (degenerato in rivolta aperta) hanno tinteggiato a varie riprese e in varia misura i 60 anni che intercorrono per l'appunto fra il 6 ed il 66.

Quando lei dice
"Flavio Giuseppe dice che per colpa del movimento di Giuda e dello zelotismo si arriverà alla rivolta del 70, al culmine di un periodo in cui si svilupparono i vari movimenti rivoluzionari."

mi sembra voglia ribadire che a suo parere, Flavio Giuseppe intenda che per colpa del movimento di Giuda, che pero "muore" come movimento con la morte del suo autore (non produce quindi uno sviluppo ideologico strutturato e variamente operativo negli anni/decenni a seguire) e per colpa dello zelotismo (che pero lei vede nascere solo negli anni successivi al 66, si avra come conseguenza la rivolta del 70, al culmine di un periodo, (che lei restringe se capisco bene proprio agli anni immediatamente precedenti alla rivolta stessa) in cui si svilupparono i vari movimenti rivoluzionari.

Io per i motivi esposti sopra non condivido questa sua interpretazione

Mi sembra peraltro perfettamente chiaro che lei, in perfetta sintonia e coerenza con quanto affermato sia piu che propenso ad accettare la validita del "Sub Tiberio quies" tacitiano
dice infatti:

CITAZIONE
Quanto al periodo in cui governò Pilato, credo che si possa tranquillamente osservare con Tacito che in Giudea, "sotto Tiberio ci fu pace" (Hist., 5,10).

Ovviamente devo dissentire ancora, in parte per i motivi gia esposti nel mio post precedente, in parte per motivazioni che mi riservo di sviluppare in un prossimo futuro;
Mi permetto pero di osservare che a mio avviso non si possa cosi tranquillamente osservare con Tacito che in Giudea, "sotto Tiberio ci fu pace"
Si puo forse tranquillamente affermare che Tacito l'abbia scritto ma non vedo particolari motivi per attestare cosi tranquillamente CON tacito che le cose siano andate in questa maniera
Il problema a mio avviso é decisamente piu complesso

Lei a tal proposito conclude citando una mia considerazione che riporto per intero :

CITAZIONE
E mi permetto di citare anche un post di Frances di qualche mese fa che nel rispondere ad Elijah Six scriveva:

CITAZIONE
CITAZIONE Elijah Six
(Lo stesso Tacito riporta che sotto Tiberio [e di conseguenza anche sotto Pilato] la situazione era tranquilla). Questo parla più in favore di un Pilato pronto a dei compromessi per mantenere la situazione pacifica (con degli "brief incidents" [Schwartz]) che di un Pilato alla Filone (sanguinario, irrispettoso, crudele, ecc.).
"[W]e need not assume that the grounds for the friction were to found in the particular characteristics of Pilate's personality, policies, or administration. Rather, the friction was inherent in the very phenomenon of Roman rule in the land many Jews considered to be God's."
(Schwartz, ibidem, p. 399)

CITAZIONE FRANCES
Tacito dimostra di conoscere molto poco delle vicende di Pilato e della situazione della Palestina durante il regno di Tiberio. Poi stai citando inopportunamente Schwartz. Le tesi di costui le conosco molto bene.
Dovresti sapere che egli è uno dei pochi accademici che ancora sostiene la tesi Gesù-rivoluzionario, molto vicina alla tesi di Brandon. Ebbe modo di ribadire la sua posizione in un ‘intervista di S. Malka. Adesso ti rendo noto come egli vede Pilato:

“La mia posizione è che Pilato non si sia sbagliato, e nemmeno i discepoli di Gesù che hanno visto in lui i re dei Giudei […]. Come mai Pilato ha deciso di uccidere Gesù? Secondo la tradizione cristiana, si è trattato di un errore giudiziario. Pilato era un uomo debole, che non è stato in grado di resistere alle urla di quella folla orientale. E’ molto comodo per gli evangelisti" (Malka, S., Gesù riconsegnato agli Ebrei, Piemme, 2000, p. 149).

L'autore prosegue nell'esposizione della tesi che identifica Gesù con un "fuori legge" (dalla prospettiva romana).

Ho trovato di estremo interesse questa annotazione di Frances, che peraltro é molto pertinente alla questione del "Sub Tiberio quies" tacitiano, sul quale a mio avviso si é costruito con troppa fretta uno stereotipo storiografico che andrebbe assolutamente rianalizzato;
La riflessione di Frances, che io fondamentalmente condivido,
"Tacito dimostra di conoscere molto poco delle vicende di Pilato e della situazione della Palestina durante il regno di Tiberio"
da una spallata violenta a quello stereotipo.
Conto presto di poter tornare con un post specifico proprio su questa questione
della strana attestazione tacitiana che sto cercando di approfondire.

E lei conclude commentando:

CITAZIONE
QUOTE
da una spallata violenta a quello stereotipo

Adesso.... una spallata violenta perchè? Con tutto il rispetto e l'ammirazione che ho per la mia carissima amica Frances si tratta di una sua opinione, altri storici la pensano diversamente. Non vorrei che qui si prendesse quel che serve o è funzionale ad una determinata linea.... Noto infatti - non certo da parte di Frances che qui viene citata da altri - una singolare tendenza a bollare come "inaccurato" o "certamente interpolato" tutto quello che non quadra con certe teorie.

Poi, se Tacito conosceva molto o poco, allora gli altri cosa conoscevano? Ci si è mai interrogati sulla qualità delle altre fonti e delle loro divergenze, per esempio lo stesso Flavio Giuseppe rispetto alla storia ebraica narrata da altre fonti, come i trattati rabbinici?

Qui mi permetto di fare dei commenti un po piu "piccati"

1) Il commento di Frances che mi sono permesso di citare fedelmente é assolutamente chiaro nei contenuti
2) il fatto che il suo contenuto sia un'opinione assolutamente personale di Frances mi sembra scontato e in quanto tale l'ho citato, consapevole che l'autrice sia assolutamente consapevole e padrona di quanto espresso
3) non intendevo quindi in nesssuna maniera "oggettivare" questo suo giudizio, non piu in ogni caso di quanto intendesse farlo lei nel momento in cui lo ha espresso, tanto piu che lo citavo proprio come interessante esempio di un punto di vista sul "sub tiberio quies" che pur essendo decisamente minoritario non per questo non ha motivi validi per esistere
4) la mia conseguente considerazione sul fatto che questo giudizio dia una una spallata violenta a quello stereotipo (storiografico) mi pare francamente non fuori posto, ma resta ovviamente una mia personale valutazione su quel giudizio e non implica assolutamente una personale e specifica adesione dell'autrice, la quale ha ovviamente il diritto di segnalarmi se ha trovato questa mia valutazione lesiva dei contenuti che ha ritenuto esprimere.
Nel qual caso non avrei alcun problema a riconoscerle, sia un normalissimo diritto di replica, sia qualora lo ritenesse opportuno una mia personale rettifica
5) Condividiamo a quanto pare la stima per Frances e per la sua indiscutibile preparazione. L'unica differenza in questo specifico caso é che io condivido una sua posizione mentre lei ne ha una diversa. Puo capitare, spesso capita l'inverso. Mi sembra assolutamente normale
6)Lei nota "una singolare tendenza a bollare come "inaccurato" o "certamente interpolato" tutto quello che non quadra con certe teorie.
Si tratta invece di una normalissima tendenza a ipotizzare (non bollare) che un certo numero di elementi possa essere sottoposto ad ulteriori verifiche al fine di valutare la plausibilità di conclusioni diverse da quelle (spesso parziali) raggiunte.
non ho assolutamente bollato in questo caso specifico il passaggio come "certamente interpolato" o "inaccurato"
Ho parlato soltanto di "strana attestazione tacitiana che sto cercando di approfondire
Lo stereotipo storiografico di cui parlo (e ripeto trattasi di una mia personale valutazione)' non lo associo ovviamente alle parole stesse di tacito quanto
all'uso che se ne é fatto che, sempre a mio personale avviso, ha potuto peccare di una certa superficialità o quantomeno di una insufficiente valutazione critica .
7) "Non vorrei che qui si prendesse quel che serve o è funzionale ad una determinata linea.... "
Ma mi perdoni, credo sia assolutamente lecito citare un giudizio altrui a esclusivo sostegno di un particolare e specifico elemento di discussione con la correttezza di chi non vuole ovviamente "trascinare" la persona citata nel piano piu generale delle proprie convinzioni
Non mi pare di aver minimamente inteso coinvolgere Frances e stravolgere il suo personale orientamento, citando un suo preciso ma specifico giudizio su un passaggio di Tacito.
Quindi nel rispetto delle diverse idee altrui non capisco cosa trova di male nell'utilizzare singoli elementi su cui ci puo essere convergenza di vedute
Non sempre delle visioni decisamente diverse debbono puntualmente scontrarsi. Ne converrà, confronto non é necessariamente scontro.
In ogni caso quando si segue una linea di ricerca con onestà intellettuale e con la giusta predisposizione a rimettere in gioco le proprie temporanee convinzioni trovo assolutamente normale appoggiare le proprie ipotesi a giudizi che oltre ad appartenere a persone decisamente preparate, hanno il notevole pregio di potersi incastonare bene nel proprio modello ipotetico.

Ribadisco per concludere le parole che avevo apposto all' inizio del mio precedente post

CITAZIONE
Prendo spunto da questa discussione aperta da Saulnier per proporre una serie di considerazioni personali che partendo dalla questione proposta finiscono per riabbracciare i molteplici temi connessi alla tanto controversa "ipotesi zelota" le cui peculiarità sono oggetto in questo splendido forum di interventi di grande interesse, soprattutto per merito di una presenza di voci eterogenee che permettono un confronto/scontro critico-logico assolutamente positivo.
Le tensioni che di tanto in tanto affiorano, sono, soprattutto dal momento in cui si riesce a contenerle in un atteggiamento civile ed intelligente, un "prezzo" piu che accettabile da pagare, laddove l'alternativa sarebbe, per ciascuna delle posizioni in campo, uno sterile e quindi improduttivo predicare a senso unico.

Ribadisco che le note personali che seguono non hanno alcuna pretesa di validita oggettiva e non costituiscono al fondo una visione originale dei fatti analizzati. Si tratta semplicemente di modesti tentativi di coniugare una propria ricerca alle stimolanti e quasi sempre (per me) istruttive argomentazioni presentate dagli utenti di questo forum.

Con immutata stima e cordialita
 
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Deicida
view post Posted on 21/7/2009, 02:16     +1   -1




Caro Hard,la ringrazio per il suo chiarimento riguardo lo specifico termine greco.

Sembra però che il sig. Jehoudda mi abbia anticipato;difatti se è vero che il termine “limos” possa riferirsi anche alla “fame” e non solo alla carestia causata da fattori naturali,ciò non esclude che lo stesso termine utilizzato in Ant. 18,8 non possa intendersi con “carestia dovuta a fattori naturali”.In tal senso rimangono entrambe valide le ipotesi:Flavio può aver parlato o della fame del 70 o della carestia in cui intervenne la regina Elena,(risalente a decine di anni prima).

Stavo rileggendo nel libro III di Ant. Giud. che Flavio accenna alla carestia;una carestia sicuramente dovuta a cause naturali e antecedente la guerra del 70:

Libro III:320 Così questa legislazione creduta giunta da Dio, fece sì che quest'eroe fosse elevato a un rango superiore alla sua natura; non solo, ma poco prima della nostra presente guerra, sotto l'imperatore dei Romani Claudio, e il nostro sommo sacerdote Ismaele, quando la nostra regione era stretta dalla carestia al punto che un assaron valeva quattro dracme,

Libro III:321 e quando per la festa degli Azzimi si portarono non meno di settanta cori di farina, il corrispondente di trentun medimni Siciliani o quarantun Attici, nessuno dei sacerdoti osò mangiarne neppure una pagnotta, nonostante la grande carestia che devastava la terra, per timore della legge e dell'ira con la quale Dio insegue ognora i crimini, anche se nascosti.

Ma qui Giuseppe sembra commettere un errore secondo le mie conoscenze.Difatti ammettendo che tale carestia avvenne contemporaneamente sotto Claudio e il sommo sacerdote Ismaele emerge una contraddizione:Claudio smise di essere imperatore nel 54 d.c. e Ismaele venne eletto nel 56 d.c.
I due non poterono dunque rivestire queste cariche nello stesso periodo.Errore di Giuseppe?
Non voglio postulare a priori un’interpolazione di qualche ignorante falsario,ma vale la pena soffermarsi su questo punto.

Quanto al Tempio:


CITAZIONE
Quanto al tempio preda del fuoco, il testo dice: "mechri dh kai to hieron tou theou eneimato puri twn polemiwn" = "fino a quando, dunque, il tempio (hieron) di Dio rimase (dal verbo emmenw) nel fuoco degli avversari."

Personalmente interpreto la frase riguardante “il fuoco ostile” come un attacco sferrato da banditi,non come un incendio ad opera dei romani;difatti tutto il passo 18,8 non fa che rimarcare le disgrazie riportate dai seguaci di Giuda(massacri,sedizioni,ecc.)…sembra naturale dunque, leggendo,pensare al Tempio in preda del fuoco ostile nazionalista-zelota e non in preda all’incendio romano del 70.
Non solo,ma rileggendo per intero:

“Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il santuario di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile.”

Quali lotte e razzie tra le città seguirono a questa carestia?Durante la guerra del 70 Flavio si volge a descrivere la rovina di Gerusalemme,proprio perché tutte le altre città erano già state assoggettate in precedenza (Gamala,Iotapata,ecc…).Mancava solo Gerusalemme asserragliata tra le mura,in preda alla fame e agli scontri tra capi-banditi.
La frase,dunque a mio avviso non può che riferirsi ad una carestia vera e propria (non causata dai romani e i banditi) che rese sfrenati i rivoluzionari;a causa di ciò seguirono lotte e razzie tra città che evidentemente non erano ancora sotto il giogo romano(probabili azioni dei Boanerghes che saccheggiavano)…Fu quindi in questa epoca (anni della carestia di Elena) in questo clima,in questa rivolta iniziata da Giuda e protrattasi fino al 70,che il Tempio divenne preda del fuoco ostile.

CITAZIONE
Comunque, questo riassunto di Ant. 18,8 mi sembra abbastanza vicino all'introduzione di Guerra Giudaica, penso in part. a Bell. 1,27-28. Di tempio e di fuoco o anche solo di conquista del tempio (un senso che mi pare proprio non conforme) si parla soltanto attorno al 70.

Se Flavio non parla di conquiste del tempio prima del 70 non significa che originalmente non ne parlò:difatti è bene ricordare che nonostante Gesù entri a Gerusalemme acclamato come Re di Israele dal popolo che stende tappeti a terra e grida Osanna,e dopo tale azione vada a purificare il tempio,in tutto ciò non c’è traccia nelle opere del sacerdote ebreo,che come minimo ne avrebbe dovuto parlare.Nel falso Testimonium infatti Flavio parla della morte di Gesù dicendo:

“…E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce…”

Senza dirci nulla riguardo alle accuse che venivano mosse al nazareno.Possibile?Credibile che Flavio,non abbia accennato alle imprese di tale persona che entra come re e purifica il Tempio,cacciando i mercanti?Io non ci credo.
E credo invece che Giuseppe ne parlò,così come parlò della fine di Giuda Galileo e di tante altre cose opportunamente censurate.

Tanti saluti.
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 21/7/2009, 07:32     +1   -1




CITAZIONE
Sig. Deicida
Quali lotte e razzie tra le città seguirono a questa carestia?Durante la guerra del 70 Flavio si volge a descrivere la rovina di Gerusalemme,proprio perché tutte le altre città erano già state assoggettate in precedenza (Gamala,Iotapata,ecc…).Mancava solo Gerusalemme asserragliata tra le mura,in preda alla fame e agli scontri tra capi-banditi.

Mi scusi se mi permetto di dirLe che pure io, in precedenza avevo sposato e sostenuto la sua tesi in questo punto, ma ora son molto più propenso nel ritenere che dal censimento alla fine degli anni 60 (ad eccezione della guerrriciola tra Areta e Antipa) non si possa parlare di guerre vere e proprie ma solo di ribellioni, sommosse cioè violente manifestazioni popolari provocate, alimentate da istigazioni di qualcuno. E tra questi qualcuno, anche se non in modo esclusivo (pensiamo al Giovanni Battista), certamente ci furono a pieno titolo, Giuda il galaunita il suo aiutante Saddoc, e sicuramente tutti i figli del primo.

La rivolta che più ci interessa è che è stata censurata nel libro XVIII di Antichità, come giustamente Lei sostiene, è quella degli anni 35/36 d.c., sicuramente caratterizzata da una carestia, (e dall'aiuto della regina Elena), in cui il tempo fu profanato, cioè occupato da ribelli (persone che non accettavano e volevano cambiare l'ordine costituito, motivando il tutto con giustificazioni religiose, intersecavano il politico con il religioso e viceversa).

Questa rivolta quasi insignificante dal punto di vista delle sue conseguenze politiche, diventò importantissima dal punto religioso perchè il suo attore principale come giustamente sosteneva il Sig. jehoudda (che ringrazio vivamente per i suoi luminosi interventi) che riporto una parte:

CITAZIONE
Sig. jehoudda
Ed é forse questo uno dei maggiori successi di coloro i quali con geniale sagacia hanno "inventato/costruito" la storia di un uomo/dio di inaudita potenza riuscendo a ribaltare le logiche della storia e trasformando un uomo come noi, inserito in una realta ovviamente piu grande di lui, in una singolarita spazio-temporale che ha finito nell' arco di qualche secolo per scalare l'impervia strada che dall'immanenza porta alla trascendenza, dalla storia alla meta-storia.

fu trasformato successivamente, niente di meno nel Figlio di Dio, dico bene figlio di Dio.

In questa rivolta, il tempio non fu distrutto ma solo "profanato" che comportò la digressione che risulta alquanto ingarbugliata e pasticciata, forse per interventi censori successivi.

Con l'occupazione del Tempio in quei giorni prossimi alla Pasqua, i rivoltosi, si impossessarono della sacra veste rossa con i suoi paramenti che per gli Ebrei rappresentava il potere.
Alla morte di Erode il Grande, il Regno di Palestina fu abolito e il territorio ripartito in due tetrarchie e una etnarchia. Sia la sacra veste che la corona furono depositate nella fortezza Antonia, in Gerusalemme, sotto la custodia del Comandante della guarnigione militare romana, il quale permetteva ai tesorieri del Tempio di prelevare solo la veste, prima della ricorrenza delle festività ebraiche annuali, affinché, dopo la purificazione, potesse indossarla il Sommo Sacerdote. Il giorno successivo alla festa doveva essere restituita all'autorità romana. (Ant. XV 403/409).(Quindi durante i giorni dell'occupazione la sacra veste poteva non trovarsi nella fortezza Antonia ma bensì nel tempio, o altre varie ipotesi).
Questa era la prassi che, garantita da rigide consegne militari, si protrasse sino al 36 d.C., quando, Lucio Vitellio, Legato di Siria sotto Tiberio, destituì Pilato, detassò i prodotti agricoli, cambiò il Sommo Pontefice e concesse, appunto, la "digressione", causata dalla triste esperienza,
"Questa digressione è stata occasionata dalla triste esperienza che si ebbe dopo" (Ant. XV 403/409). Ma ... quale "triste esperienza" si ebbe dopo? E perché fu la causa della "digressione"?: in "Antichità" non troviamo la spiegazione perchè ... verrà censurata. (Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli - Emilio Salsi pag. 163)


I censori non volevano che si sapesse dell'occupazione del tempio da parte di Giovanni di Gamala e i suoi seguaci.
Giovanni di Gamala figlio di Giuda il Galileo, molti anni prima del suo fratello minore, riuscì a fare la stessa cosa, cioè sottrarre la veste sacra ai suoi custodi e ad indossarla. Ecco la triste esperienza, causa della digressione.


Tale conferma la possiamo ricavare anche dai vangeli canonici:


«… Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono addosso tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: ..Salve, re dei Giudei!’” sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo…». Mt 27, 27-30

e ".. dopo aver intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo, e cominciarono a salutarlo.- «salve re dei giudei!» ... e gli percotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, mettendosi in ginocchio, si prostravano davanti a lui. " Mc., 15:19

I soldati lo schermivano con le parole " Salve re dei giudei" non con le parole "salve Figlio di Dio"
Il manto scarlato, la corona di spine, la canna, sono simboli beffardi riguardanti il potere dei re dei giudei di questo mondo, non di un figlio di Dio dell'altro mondo.
Gli sputi, il mettersi davanti in ginocchio dei soldati, e poi le successive crudeltà, rivelano il comportamento di rabbia, di astio, di rivalsa, di persone, che in precedenza avevano da costui subito un torto, e non l'esecuzione di un ordine superiore, verso una persona che si era proclamata pacificamente figlio di Dio e che aveva fatto solo un gran bene al proprio prossimo e perfino a qualche loro compagno (Il centurione Mat. 8,5)

Tale analisi, conferma in modo chiaro, che l'accusa del reato, fu quella romana di lesa maestà e insurrezione, e non quella proposta nei vangeli canonici, ebraica di blasfemia, cioè essersi dichiarato figlio di Dio.


per maggiori approfondimenti:

http://www.storiacristianesimo.it/attacco%20al%20tempio.htm

invece per conferma di quanto detto, lo scritto di Filone Alessandrino:

http://www.storiacristianesimo.it/rivolta%...sù%20Cristo.htm



Un caro saluto a tutti.




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Deicida
view post Posted on 21/7/2009, 11:09     +1   -1




CITAZIONE
Giovanni Dalla Teva: Mi scusi se mi permetto di dirLe che pure io, in precedenza avevo sposato e sostenuto la sua tesi in questo punto, ma ora son molto più propenso nel ritenere che dal censimento alla fine degli anni 60 (ad eccezione della guerrriciola tra Areta e Antipa) non si possa parlare di guerre vere e proprie ma solo di ribellioni, sommosse cioè violente manifestazioni popolari provocate, alimentate da istigazioni di qualcuno.

Caro Giovanni,nemmeno io sostengo che ci furono guerre pesanti prima del 70;tuttavia dopo la morte di Erode si risvegliano tendenze rivoluzionarie,e una fortè volontà di passare alle azioni concrete.
Io penso che Ant. Giud. 18,8 parlando di massacri e sedizioni,si riferisca a tutto il periodo che va dal censimento alla guerra del 70.
Difatti:

" Libro XVIII:8 Costoro hanno gettato il seme..."

Non si getta un seme per vederlo fiorire dopo 60 anni,ma bensì significa un costante atteggiamento ribelle per tutti gli anni a venire.
Che io sappia,non ci furono alcuna lotte e razzie tra le città,dopo una carestia avvenuta negli anni 70...Ant. 18,8 si riferisce da altra epoca.
Ovviamente opinioni personali.

Un caro saluto.
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 21/7/2009, 12:52     +1   -1




CITAZIONE
Sig. Deicida

" Libro XVIII:8 Costoro hanno gettato il seme..."

Non si getta un seme per vederlo fiorire dopo 60 anni,ma bensì significa un costante atteggiamento ribelle per tutti gli anni a venire.

Lei ha perfettamente ragione e niente altro che ragione,

perchè le sommosse sono state il motivo di vita di Giuda il Galileo prima, e dei suoi figli dopo per riprendersi il regno dei giudei, che a loro avviso, gli spettava di diritto in quanto ultimi discendenti degli Asmonei.


Non avendo questi un esercito regolare o una ricchezza tale da poterlo organizzare tra i mercenari, utilizzarono l'aspetto religioso per avere numerosi discepoli/combattenti a titolo gratuito, esattamente come successe ai loro lontani parenti, cioè i primi Maccabei.

Ecco spiegata la caratteristica, di predicatore, emersa dal vangelo di Tommaso/Teuda del Giovanni di Gamala il futuro Gesù Nazareno.


Quindi il seme gettato dal Giuda il Galileo, è come dice e sostiene Lei, ha dato i sui frutti immediatamente e costantemente;che hanno avuto secondo giuseppe Flavio, il massimo della tragicità nella guerra giudaica.



Lei Sig. Deicida è diventato un esperto della Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio, e quindi accetti queste mie osservazioni, solamente come valenza discorsiva.

Ebbene esaminando il libro XVIII, 4 di Antichità giudaiche:

"Ma un certo Giuda, un Gaulanita della città chiamata Gamala, che aveva avuto l’aiuto di Saddoc, un fariseo, si gettò nel partito della ribellione, gridando che questo censimento ad altro non mirava che a mettere in totale servitù, e invitava la nazione a fare un tentativo di indipendenza."

questo è il seme gettato.


" Insistevano che in caso di successo, i Giudei avrebbero posto le fondamenta della prosperità; e qualora, invece, faffissero nella loro conquista, avrebbero guadagnato onore e rinomanza per la loro nobile aspirazione e la Divinità, d’altra parte, sarebbe stata il migliore aiuto e ne avrebbe favorito l’impresa fino al successo, tanto più se fermamente resisteranno con l’adesione dd cuore e non indietreggeranno di fronte allo spargimento di sangue che potrà essere necessario

questo è il mescolamento politico religiso, più volte sottolineato anche da Giuseppe Flavio che oltre ad essere loro parente era anche loro avversario, in quanto appartenente a quella classe politica, cui i rivoltosi volevano togliere il potere.

E siccome la gente di buon grado accoglieva questi appelli, la congiura per l’astensione faceva seri progressi, e in tal modo questi uomini diffusero il seme di ogni genere di calamità che afflissero co tanto la nazione al punto che non vi sono parole atte a esprimerlo."

Reclutamento dei discepoli/combattenti/religiosi, sempre, senza sosta, continue sommosse

Giovanni il Galileo, il futuro Gesù Cristo figlio di Dio dei Cristiani crocifisso nel 36 circa " riportato dai Vangeli"
Giuda o Teuda o Didimo Giuda Tommaso,(sempre la stessa persona) Decapitato nel 45 "riportato da Giuseppe Flavio"Ant. Giud. XX, 5.1 -97-99"
Giacomo, crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio Ant. Giud. 20. 5.2-102
Simone, crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio" Ant. Giud. 20. 5.2-102"
Giuseppe, fu ucciso durante la guerra giudaica nel 66 d.c. Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17".



Quando le guerre sono scoppiate e si trovano al limite da sfuggire a ogni controllo, quando gli amici, con i quali era possibile alleviare le sofferenze, se ne sono andati, quando le scorrerie sono fatte da orde di briganti e vengono assassinate persone di grande stima, si pensa che ciò avvenga per mantenere il bene comune, ma proprio in quei casi la verità è che si tratta di vantaggi privati.

Qui, richiama la vera e propria guerra giudaica.

Costoro hanno gettato il seme dal quale sorse la lotta tra le fazioni, massacri di concittadini tra i più ragguardevoli personaggi col pretesto del riordino delle cose pubbliche, ma in fondo con la speranza di un privato guadagno.

Qui ormai sono altri che raccolgono il seme gettato dagli asmonei, e precisamente il Giovanni di Giscala e il Simone Bar Ghiora.


" Per colpa loro ribollirono sedizioni e si sparse molto sangue civile sia per i massacri reciproci che facevano i nazionalisti fanatici desiderosi di non cedere ai loro nemici, sia per la strage che facevano dei loro avversari"

continua la descizione della situazione di fatto venutasi a creare

" Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il santuario di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile."

In questo caso Giuseppe Flavio dimostra di non essere coerente con il suo scritto di Guerra giudaica, in base a questa dovrebbe aver scritto " seguirono lotte e razzie tra le città, venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente, a tal punto che il santuario di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile."

Un caro e grande saluto con profonda ammirazione per il suo entusiasmo nella ricerca.
 
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Deicida
view post Posted on 21/7/2009, 14:33     +1   -1




CITAZIONE
Lei Sig. Deicida è diventato un esperto della Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio, e quindi accetti queste mie osservazioni, solamente come valenza discorsiva.

La ringrazio,ma davvero modesta è la mia conoscenza pensando soprattutto al fatto che devo accontentarmi di leggere dal testo in italiano e non dal greco.
Io cerco solamente di mettere in moto il cervello più che posso utilizzando il buon senso per chiarirne le questioni.

Fino a questo punto:

CITAZIONE
Qui ormai sono altri che raccolgono il seme gettato dagli asmonei, e precisamente il Giovanni di Giscala e il Simone Bar Ghiora.


" Per colpa loro ribollirono sedizioni e si sparse molto sangue civile sia per i massacri reciproci che facevano i nazionalisti fanatici desiderosi di non cedere ai loro nemici, sia per la strage che facevano dei loro avversari"

Io mi sento di condividere la sua analisi.

Il successivo passo però,non è di così facile risoluzione;è vero,sembrerebbe che Flavio scrivendo "venne poi" voglia riferirsi ad avvenimenti successivi quelli appena descritti.
Ma non è sempre così,infatti molte volte Flavio balza nel futuro,oppure torna indietro nel passato,insomma la sua scrittura non è sempre lineare,quindi non per forza quello che è scritto dopo segue cronologicamente.
In questo caso:

"Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il santuario di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile."

E' una frase che inizia dopo un'altra conclusa con un punto(segno grammaticale):

"...sia per la strage che facevano dei loro avversari.(punto)"

Quindi Giuseppe,potrebbe benissimo aver parlato,come sostiene lei,partendo da Giuda per arrivare alla guerra del 70,ma;concluso il breve riassunto che si spalma su 60 anni di storia,sarebbe poi tornato nel "presente narrativo" per scrivere le seguenti parole:

"Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il santuario di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile."

Cioè,il "presente narrativo" evidentemente è il tempo della rivolta del censimento,quindi il "venne poi" si riferisce in un tempo successivo il 6 d.c. in cui una carestia rese gli zeloti sfrenati e il tempio subì un attacco da parte loro("fuoco ostile").

Ma di particolare attenzione è appunto questa frase,che riscrivo a costo di diventare noioso e ripetitivo:

"Venne poi la carestia che li rese sfrenati in modo travolgente; seguirono lotte e razzie tra le città a tal punto che il santuario di Dio, in questa rivolta divenne preda del fuoco ostile."

Quindi la carestia li rese sfrenati;le razzie vennero eseguite dai rivoluzionari sfrenati...e queste razzie crebbero a tal punto da arrivare a Gerusalemme fino al Tempio.
Questa è la mia interpretazione,ovviamente criticabilissima;ci tengo a sottolineare che non assumo presupposti dogmatici e che lo scambio di idee e visioni differenti è necessario per far luce su determinate questioni.

L'ultimo aspetto,il termine utilizzato da Flavio:

"...in questa rivolta..."

Quale rivolta dunque?
A mio parere si possono intendere 3 punti di vista:

-la rivolta del censimento (Giuda dunque attaccò il Tempio)

-la rivolta intesa in senso generale,cioè spalmata su un arco di tempo ampio (dal 6,al 70 d.c.) e che sfociò nella carestia che li rese sfrenati (Gesù entra a Gerusalemme e purifica il Tempio,che è ciò che sostengo) per poi continuare fino al 73 con Eleazar.

-la rivolta negli anni 70 (?)...Metto il punto di domanda perchè a quale rivolta si sarebbe riferito Flavio negli anni 70?

La ringrazio per i suoi sempre lucidi interventi.
Con stima la saluto.





 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 21/7/2009, 16:21     +1   -1




CITAZIONE
Sig. Deicida

L'ultimo aspetto,il termine utilizzato da Flavio:

"...in questa rivolta..."

Quale rivolta dunque?
A mio parere si possono intendere 3 punti di vista:

-la rivolta del censimento (Giuda dunque attaccò il Tempio)

-la rivolta intesa in senso generale,cioè spalmata su un arco di tempo ampio (dal 6,al 70 d.c.) e che sfociò nella carestia che li rese sfrenati (Gesù entra a Gerusalemme e purifica il Tempio,che è ciò che sostengo) per poi continuare fino al 73 con Eleazar.

-la rivolta negli anni 70 (?)...Metto il punto di domanda perchè a quale rivolta si sarebbe riferito Flavio negli anni 70?

Sig. Decida Lei è bravissimo, proprio così di rivolte ce ne furono parecchie.

Quella del 36 con Giovanni di Gamala fu caraterizzata dalla digressione.


Con l'occupazione del Tempio in quei giorni prossimi alla Pasqua, i rivoltosi, si impossessarono della sacra veste rossa con i suoi paramenti che per gli Ebrei rappresentava il potere.
Alla morte di Erode il Grande, il Regno di Palestina fu abolito e il territorio ripartito in due tetrarchie e una etnarchia. Sia la sacra veste che la corona furono depositate nella fortezza Antonia, in Gerusalemme, sotto la custodia del Comandante della guarnigione militare romana, il quale permetteva ai tesorieri del Tempio di prelevare solo la veste, prima della ricorrenza delle festività ebraiche annuali, affinché, dopo la purificazione, potesse indossarla il Sommo Sacerdote. Il giorno successivo alla festa doveva essere restituita all'autorità romana. (Ant. XV 403/409).(Quindi durante i giorni dell'occupazione la sacra veste poteva non trovarsi nella fortezza Antonia ma bensì nel tempio, o altre varie ipotesi).
Questa era la prassi che, garantita da rigide consegne militari, si protrasse sino al 36 d.C., quando, Lucio Vitellio, Legato di Siria sotto Tiberio, destituì Pilato, detassò i prodotti agricoli, cambiò il Sommo Pontefice e concesse, appunto, la "digressione", causata dalla triste esperienza,
"Questa digressione è stata occasionata dalla triste esperienza che si ebbe dopo" (Ant. XV 403/409). Ma ... quale "triste esperienza" si ebbe dopo? E perché fu la causa della "digressione"?: in "Antichità" non troviamo la spiegazione perchè ... verrà censurata. (Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli - Emilio Salsi pag. 163) I censori non volevano che si sapesse dell'occupazione del tempio da parte di Giovanni di Gamala e i suoi seguaci.

Se va a vedere Antichità Giudaiche XV, 407/8 c'è confusione, hanno scambiato Vitelio con Cassio Longino.

Un caro saluto

www.storiacristianesimo.it

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Deicida
view post Posted on 21/7/2009, 18:33     +1   -1




Caro Giovanni mi chiedevo cosa ne pensava di quanto ho scritto qualche post fa:

CITAZIONE
Stavo rileggendo nel libro III di Ant. Giud. che Flavio accenna alla carestia;una carestia sicuramente dovuta a cause naturali e antecedente la guerra del 70:

Libro III:320 Così questa legislazione creduta giunta da Dio, fece sì che quest'eroe fosse elevato a un rango superiore alla sua natura; non solo, ma poco prima della nostra presente guerra, sotto l'imperatore dei Romani Claudio, e il nostro sommo sacerdote Ismaele, quando la nostra regione era stretta dalla carestia al punto che un assaron valeva quattro dracme,

Libro III:321 e quando per la festa degli Azzimi si portarono non meno di settanta cori di farina, il corrispondente di trentun medimni Siciliani o quarantun Attici, nessuno dei sacerdoti osò mangiarne neppure una pagnotta, nonostante la grande carestia che devastava la terra, per timore della legge e dell'ira con la quale Dio insegue ognora i crimini, anche se nascosti.

Ma qui Giuseppe sembra commettere un errore secondo le mie conoscenze.Difatti ammettendo che tale carestia avvenne contemporaneamente sotto Claudio e il sommo sacerdote Ismaele emerge una contraddizione:Claudio smise di essere imperatore nel 54 d.c. e Ismaele venne eletto nel 56 d.c.
I due non poterono dunque rivestire queste cariche nello stesso periodo.Errore di Giuseppe?
Non voglio postulare a priori un’interpolazione di qualche ignorante falsario,ma vale la pena soffermarsi su questo punto.

Un caro saluto.

 
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view post Posted on 21/7/2009, 22:01     +1   -1

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CITAZIONE DALLA TEVA
Giovanni Dalla Teva: Mi scusi se mi permetto di dirLe che pure io, in precedenza avevo sposato e sostenuto la sua tesi in questo punto, ma ora son molto più propenso nel ritenere che dal censimento alla fine degli anni 60 (ad eccezione della guerrriciola tra Areta e Antipa) non si possa parlare di guerre vere e proprie ma solo di ribellioni, sommosse cioè violente manifestazioni popolari provocate, alimentate da istigazioni di qualcuno.

CITAZIONE DEICIDA
Caro Giovanni,nemmeno io sostengo che ci furono guerre pesanti prima del 70;tuttavia dopo la morte di Erode si risvegliano tendenze rivoluzionarie,e una fortè volontà di passare alle azioni concrete.
Io penso che Ant. Giud. 18,8 parlando di massacri e sedizioni,si riferisca a tutto il periodo che va dal censimento alla guerra del 70.
Difatti:

" Libro XVIII:8 Costoro hanno gettato il seme..."

Non si getta un seme per vederlo fiorire dopo 60 anni,ma bensì significa un costante atteggiamento ribelle per tutti gli anni a venire.
Che io sappia,non ci furono alcuna lotte e razzie tra le città,dopo una carestia avvenuta negli anni 70...Ant. 18,8 si riferisce da altra epoca.
Ovviamente opinioni personali.
Un caro saluto.

Approfitto dell' occasione per ringraziare in modo particolare Giovanni Dalla Teva e Deicida che con la loro abituale passione hanno arricchito la discussione con una nuova serie di interessantissime riflessioni

Che sto ovviamente cercando di mettere a profitto

sono particolarmente d'accordo con quanto espresso da Deicida (peraltro Giovanni sostiene praticamente riflessione equivalente)
si tratta della ipotesi che illustravo nei post appena precedenti e che trovo decisamente plausibile e compatibile con il quadro narrativo flaviano
Ma ripeto, necessitano ulteriori verifiche e approfondimenti a supporto
Per quanto mi riguarda plausibilita e compatibilita non costituiscono assolutamente verita storica oggettiva;
E sono certo che questo ovvio principio sia da voi condiviso

Uno dei punti che mi sembrano fondamentali in questo quadro, data la innegabile frammentarietà delle fonti, é senz'altro il passaggio riguardante i due figli di Giuda giustiziati da Tiberio Alessandro
E' un vero peccato che non siano pervenute notizie piu dettagliate di un episodio che, in relazione all' ipotesi che condividiamo, costituisce a mio avviso un punto cruciale per vari motivi:

1) si piazza cronologicamente in un "tempo di mezzo" rispetto alla rivolta del censimento e la rivolta del 66, caratterizzando in maniera forte un periodo che al di la del "sub tiberio quies" tacitiano comunque antecedente, non viene normalmente considerato particolarmente toccato da fenomeni insurrezionali organizzati

2) il fatto che protagonisti di una plausibile rivolta siano proprio due dei figli di Giuda mi sembra chiaro indizio di una sorta di continuità ideologico/operativa di tipo familiare amplificata peraltro, a differenza dei comuni briganti del tempo, da una specifica pretesa regale molto probabilmente legata a precisi motivi dinastici (regalita asmonea)

3) se il punto precedente ha validita bisogna prendere atto che la citata continuita porterebbe ad una azione dei figli preparata e covata nei lunghi anni (piu di quaranta) intercorsi dalla morte del padre
Non sarebbe plausibile pensare che questi due figli si disinteressino della tragica fine del padre per quasi quaranta anni per poi di colpo ricordarsene ed imitarne le scelte facendosi crocifiggere.
Al contrario si puo ipotizzare che essi abbiano vissuto questi quaranta anni in una costante tensione verso la realizzazione del sogno teocratico/nazionalista/regale gia appartenuto al padre (e probabilmente al nonno)

4) questa tensione quarantennale deve certamente averli portati a vivere con estrema partecipazione tutte le vicende piu "politiche" occorse in questi quaranta anni, sia da spettatori interessati sia da eventuali protagonisti

5) non si puo ad esempio pensare che essi siano rimasti neutri ed inerti negli anni della prefettura di Ponzio Pilato che come Flavio Giuseppe ci racconta hanno sicuramente visto delle situazioni di grande tensione a Gerusalemme;
Penso ovviamente in modo particolare alla controversa vicenda gesuana e alla contestuale rivolta in città legata a Barabba
Ma non solo. La vicenda del samaritano massacrato da Ponzio Pilato,la rivolta sotto Caligola, la vicenda di Theuda, sono eventi che non possono aver lasciato indifferenti i figli di Giuda

6) la laconicità del passaggio che flavio dedica loro, che a mio avviso suggerisce una precisa volontà dell' autore di non dare troppe informazioni sui due pur non potendo egli esimersi dal citarli;
e se non si é potuto/voluto esimere dal farlo, consegue con discreto grado di verosimiglianza che i due si erano resi protagonisti di un' azione di grande rilevanza ed ovviamente considerata criminale dai romani (l'elemento della crocifissione parla da solo...)

7) il provato perdurare di questa linea di continuita nella persona dell' altro figlio (o nipote) di Giuda, Menahem, che poco più di venti anni dopo, riuscirà seppur per brevissimo tempo a realizzare le pretese regali del padre (o nonno)

A margine di questi elementi desidero fare una riflessione piu personale che in buona parte mi é stata suggerita dalla lettura di alcune delle interessantissime argomentazioni del prof Filipponi

Immaginando che l' aspirazione regale su base dinastica della famiglia di Giuda di Gamala avesse un forte fondamento storico, riconosciuto come tale da una parte della popolazione, sarebbe logico pensare che si trattasse di una familia di un certo rango sociale e che sussistesse fra essa e l' aristocrazia erodiana (fondamentalmente spalleggiata dai sadducei del Tempio e praticamente sorretta dal padrone romano) una enorme ed atavica tensione mai sopita e pronta ad esplodere in qualsiasi momento.
Ora si puo immaginare che questa situazione abbia indotto spesso, quando le condizioni lo permettevano, una parte ad aggredire l'altra;
Leggendo le ricche note del professore mi é parso di capire che il ricchissimo padre di Tiberio Alessandro, albarca di Alessandria e fratello di Filone, fosse uno dei maggiori esponenti di un sistema finanziario molto potente nel bacino del mediterraneo, al punto da risultare anche finanziatore dell'impero romano;
Mi pare singolare l'evenienza che proprio suo figlio Tiberio Alessandro, apostata della religione ebraica, riceva incarico di procuratore romano e inviato in Giudea sia il protagonista della cattura e della crocifissione di due componenti della famiglia asmonea con dichiarate aspirazioni regali.
quanto sappiamo di questa potentissima struttura finanziaria di matrice ebraico/erodiana aristocratica che strettamente connessa con l'impero romano pare avesse grande voce in capitolo nelle vicende politiche transnazionali di quel periodo?
E puo effettivamente esserci stato un legame fra essa e l' azione prodotta dalla famiglia di giuda o piu in generale con l' ensemble delle spinte irredentiste palestinesi anti-erodiane, anti-romane ed anti-sadducee del tempo?

Sarebbe credo molto interessante condurre una ricerca piu approfondita anche in questa direzione.

Resta in ogni caso, a mio avviso, confermata l' estrema importanza della misconosciuta vicenda legata a Giacomo e Simone, figli di Giuda di Gamala e
conseguentemente la necessita di ricercare il massimo numero di elementi in grado di riportarne alla luce la reale consistenza storica.

Ringrazio ancora per l'attenzione
cordialissimi saluti



 
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Saulnier
view post Posted on 22/7/2009, 08:31     +1   -1




L’opinione del professor Filipponi su Tacito (Jehoshua o Iesous, pag.32)

“Tacito nel tracciare il profilo storico del popolo giudaico mostra la sua ostilità verso quel popolo, considerato come teterrimo ma anche la sua scarsa conoscenza.
Infatti non conosce quasi niente della storia giudaica fino all’avvento di Pompeo e mutile sono anche le sue notizie in epoca romana: evidenzia comunque una sicurezza espositiva e precisione di dati (anche se incappa in errori vistosi, come quello di Drusilla), solo per gli avvenimenti degli ultimi decenni: sembra sicuro che Tacito usi per il quinquennio della guerra i resoconti e i commenti di Vespasiano Tito e Domiziano, e forse anche la Storia Giudaica di Giuseppe Flavio.
Il capitolo nono parla della storia giudaica, a cominciare da Pompeo che conquistò Gerusalemme ed entrò, unico laico, nel tempio.
Tacito parla di uno stato di tranquillità sotto Tiberio ed accenna ai fatti successi sotto Caligola: non ci sono cenni su Seiano e la persecuzione contro i Giudei, mostrata da Filone (In Flaccum e Legatio ad Gaium) non riportata da Giuseppe Flavio.
Tacito, però conosce i governatori di Giudea Gessio Floro e ancora meglio Cestio Gallo, responsabile della guerra giudaica.”


Nemmeno a dirlo, per mille altri storici “sub Tiberio quies”.
Ringrazio tutti per gli interessanti approfondimenti sul passo di Ant.Giud XVIII,8.
Nondimeno resto convinto, sulla base del testo flaviano, che questa rivolta sia proprio la rivolta del censimento e che tanto la carestia quanto il fuoco nel tempio (hieron) siano da riferirsi a questo periodo storico e non ad uno successivo.

Saulnier
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 22/7/2009, 10:11     +1   -1




CITAZIONE
Sig. Deicida
Stavo rileggendo nel libro III di Ant. Giud. che Flavio accenna alla carestia;una carestia sicuramente dovuta a cause naturali e antecedente la guerra del 70:

Libro III:320 Così questa legislazione creduta giunta da Dio, fece sì che quest'eroe fosse elevato a un rango superiore alla sua natura; non solo, ma poco prima della nostra presente guerra, sotto l'imperatore dei Romani Claudio, e il nostro sommo sacerdote Ismaele, quando la nostra regione era stretta dalla carestia al punto che un assaron valeva quattro dracme,

Libro III:321 e quando per la festa degli Azzimi si portarono non meno di settanta cori di farina, il corrispondente di trentun medimni Siciliani o quarantun Attici, nessuno dei sacerdoti osò mangiarne neppure una pagnotta, nonostante la grande carestia che devastava la terra, per timore della legge e dell'ira con la quale Dio insegue ognora i crimini, anche se nascosti.

Ma qui Giuseppe sembra commettere un errore secondo le mie conoscenze.Difatti ammettendo che tale carestia avvenne contemporaneamente sotto Claudio e il sommo sacerdote Ismaele emerge una contraddizione:Claudio smise di essere imperatore nel 54 d.c. e Ismaele venne eletto nel 56 d.c.
I due non poterono dunque rivestire queste cariche nello stesso periodo.Errore di Giuseppe?
Non voglio postulare a priori un’interpolazione di qualche ignorante falsario,ma vale la pena soffermarsi su questo punto.

Questa carestia non fu generale, ma riguardò in modo particolare i sacerdoti più bisognosi, privati delle decime loro spettanti, da parte dei Pontefici. (Ant. Giud. Librro XVIII (rettifica successiva su avviso del Sig Deicida, libro XX, 181 e richiamata anche 207)

Ci furono due sommi sacerdoti di nome Ismaele e entrambi figli di un padre dallo stesso nome Fabi.

Il primo esercitò sotto Tiberio, il secondo penso a cavallo tra gli imperatori Claudio e Nerone. Io conosco con una certa precisione la sua destituzione da parte di Agrippa II nel 61 circa, non la sua nomina sempre da parte di Agrippa II, quindi dal 53 in poi, ogni data diventa possibile.

Un caro saluto.

Edited by Giovanni Dalla Teva - 22/7/2009, 13:06
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 22/7/2009, 10:36     +1   -1




CITAZIONE
Sig. Saumier
Nondimeno resto convinto, sulla base del testo flaviano, che questa rivolta sia proprio la rivolta del censimento e che tanto la carestia quanto il fuoco nel tempio (hieron) siano da riferirsi a questo periodo storico e non ad uno successivo.

Allora intende, quella avvenuta sotto il sommo sacerdote, al suo secondo mandato ( già il primo lo perse perchè sospettato di parteggiare per i ribelli sotto Archelao), Jozar figlio di Boeto. Questo sommo sacerdote ne 7d.c. perse il suo posto perchè sopraffatto da una sedizione popolare. Antichità giudaiche libro XVIII 26.



un caro saluto
 
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Giovanni Dalla Teva
view post Posted on 22/7/2009, 11:51     +1   -1




CITAZIONE
Sig.jehoudda
sono particolarmente d'accordo con quanto espresso da Deicida (peraltro Giovanni sostiene praticamente riflessione equivalente)
si tratta della ipotesi che illustravo nei post appena precedenti e che trovo decisamente plausibile e compatibile con il quadro narrativo flaviano

Sono contento di tale affermazione.

CITAZIONE
Sig.jehoudda
Ma ripeto, necessitano ulteriori verifiche e approfondimenti a supporto

La buona volontà e il proposito come vede non ci mancano.

CITAZIONE
Sig.jehoudda
Per quanto mi riguarda plausibilita e compatibilita non costituiscono assolutamente verita storica oggettiva;
E sono certo che questo ovvio principio sia da voi condiviso

se qualcuno non avesse falsificato e fantasticato non ci sarebbero problemi di plausibilità e compatibilià. Su via, stiamo parlando della volontà del Divino che in teoria per il suo amore nei nostri confronti, ha sacrificato il suo unico Figlio, impossibile in quanto essere Divino onnipotente, con tanto amore, che abbia avuto bisogno di falsificazioni, interpolazioni e contraddizioni storiche e di altre varie tipologie per comunicarci la sua buona novella.

CITAZIONE
Sig.jehoudda
6) la laconicità del passaggio che flavio dedica loro, che a mio avviso suggerisce una precisa volontà dell' autore di non dare troppe informazioni sui due pur non potendo egli esimersi dal citarli;
e se non si é potuto/voluto esimere dal farlo, consegue con discreto grado di verosimiglianza che i due si erano resi protagonisti di un' azione di grande rilevanza ed ovviamente considerata criminale dai romani (l'elemento della crocifissione parla da solo...)

Ecco cosa Dice il loro nipote Eleazar, quindi della stessa famiglia, prima di morire: Da Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio, libro VII, 332 e seguenti.

" Le fiamme che si protendevano contro i nemici non si sono rivoltate da sole contro il muro costruito da noi, ma ciò è avvenuto a causa dello sdegno divino per le molte scelleratezze che nel nostro cieco furore abbiamo osato commettere a danno dei nostri connazionali. "

Ora "per le molte scelleratezze che nel nostro cieco furore abbiamo osato commettere a danno dei nostri connazionali;

sono collegate all'operare dei componenti della propria famiglia e clan (che non era niente affatto ristretto, se solo a Masada erano quasi mille) che era quella di Giuda il Galileo e dei suoi figli.


Ciò conferma la loro mission, descritta in Antichità Giudaiche sempre da Giuseppe Flavio libroXVIII, 23 "Ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni, permettere che la vendetta si scagli contro parenti e amici, purchè possano evitare di chiamare un uomo padrone".

e che giustamente sappiamo che Giuda il Galileo negli anni del censimento di Quirino aveva conquistato un potere tale da " aspirava a cose sempre più grandi, la sua ambizione era ormai gli onori reali" (Giuseppe Flavio- Antichità giudaiche - libro XVII ,272).

CITAZIONE
Sig.jehoudda
il provato perdurare di questa linea di continuita nella persona dell' altro figlio (o nipote) di Giuda, Menahem, che poco più di venti anni dopo, riuscirà seppur per brevissimo tempo a realizzare le pretese regali del padre (o nonno)

Gli scritti di Giuseppe Flavio e indirettamente il titolo della croce, confermano il perdurare di questa linea di continuità di tutti i figli (o nipote) di Giuda il Galileo

CITAZIONE
Sig.jehoudda
Immaginando che l' aspirazione regale su base dinastica della famiglia di Giuda di Gamala avesse un forte fondamento storico, riconosciuto come tale da una parte della popolazione, sarebbe logico pensare che si trattasse di una familia di un certo rango sociale

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Come vede concorda con la mia analisi.

Ora dai vangeli sappiamo dell'esistenza di un uomo, ricco, potente appartenente ad una famiglia potente che faceva parte del Sinedrio, ed esattmente un discepolo segreto, un ebreo di alto rango (Lc 23,50), ricco (Mt 27,57), e onorevole (Mc 15,34) e che si chiamava Giuseppe e veniva da Arimatea. Una città come Gamala che stranamente, come Gamala si sono perso le tracce. Il Sig. Hard Rain dirà: potrebbe essere e giù tre e quattro nomi, ma questo dimostra solo che non c'è sicurezza.

E poi Giuseppe che vive a Arimatea, quasi sicuramente con tutta la sua famiglia viene a farsi il proprio sepolcro a Gerusalemme!!! (Vangelo Mt 27,57.59) Possibile ma moltro strano.

Inoltre c'è ancora della confusione, per il vangelo di Luca, Giuseppe di Arimatea era "membro del sinedrio, uomo giusto e buono, che non si era associato alla loro deliberazione ed alla loro azione" quidi ufficilamente, senza alcun timore l'opposto di quello che dice il Vangelo di Giovanni "ma segreto per paura dei giudei".

Osservando bene, sempre per il vangelo di Luca, Giuseppe di Arimatea era "membro del sinedrio, uomo giusto e buono, che non si era associato alla loro deliberazione ed alla loro azione"
invece per Matteo 27,1 "Quando si fece, giorno, tutti i sommi sacerdoti e anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire", e altrettanto Marco 14,64 "tutti lo giudicarono reo di morte" l'opposto, qui una posizione esclude l'altra.

Di questo Giuseppe, gli evangelisti sembrano concordare solo sul nome della città di provenienza Arimatea, infatti non potevano dire che era di Gamala e che suo padre era Giuda il Galileo.

Ecco, il vero nome di Menahem figlio di Giuda il Galileo era Giuseppe.

CITAZIONE
Sig.jehoudda
Immaginando che l' aspirazione regale su base dinastica della famiglia di Giuda di Gamala avesse un forte fondamento storico, riconosciuto come tale da una parte della popolazione, sarebbe logico pensare che si trattasse di una familia di un certo rango sociale e che sussistesse fra essa e l' aristocrazia erodiana (fondamentalmente spalleggiata dai sadducei del Tempio e praticamente sorretta dal padrone romano) una enorme ed atavica tensione mai sopita e pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

Ma certo si figuri, Giuseppe Flavio risulta essere il nipote del sommo sacerdote Caifa, dico che il papà Mattia di Giuseppe Flavio era il figlio di Caifa. La scoperta è opera del Sig. Emilio Salsi.


www.storiacristianesimo.it


un caro saluto
 
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47 replies since 20/6/2009, 15:57   1421 views
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