CITAZIONE (Hard-Rain @ 14/9/2009, 21:15)
Sarebbe tutto molto interessante, peccato però che Gesù stesso quasi rifiuti quei fratelli, inoltre personaggi importanti come Pietro non sono affatto chiamati fratelli. Come si spiegherebbe tutto questo? Poi, in generale, come ho scritto altrove, sono piuttosto scettico sull'uso di simboli, immagini particolari e sofisticate, in testi veramente "poveri" come il vangelo di Marco, "poveri" sul piano letterario. Come ho detto altrove, si possono estrarre dei "simboli" anche dalle lettere della mia povera nonna nata nel 1910 che non superò mai la terza elementare: ma quali sofisticati simboli poteva mai avere in mente quando scriveva, data la sua scarsa cultura e il suo modo di esprimersi essenziale, semplice e quasi rozzo? Non dimentichiamo mai la tipologia del testo che stiamo leggendo.
Concordo che quelle che hai elencato sono le principali obbiezioni.
Il rifiuto di Gesù non è probabilmente un detto autentico, ma è stato messo in bocca a Gesù nella seconda metà del primo secolo, come critica verso il gruppo di Giacomo da parte degli altri gruppi. Attaccavano Giacomo (o il suo gruppo), ma non potevano anche attaccare Pietro, il quale peraltro lasciò presto Gerusalemme (e c'è chi sospetta che la causa di tale fuga furono attriti con Giacomo).
L'episodio è presente in tutti e tre i sinottici (e in Tommaso), ma con durezze diverse: meno duro in Tommaso e Marco, molto duro in Matteo. E il Vangelo di Matteo si rivolgeva proprio a ebrei o simpatizzanti che potevano essere più esposti alla dottrina dei "fratelli".
Dal punto di vista letterario poi possiamo fare qualche considerazione:
- il ritenersi "fratelli", come titolo, era un'auto-denominazione. Marco semplicemente riporta tale titolo non lo inventa. Tale modo di chiamare/chiamarsi di certi cristiani era probabilmente noto a tutti -a nche a chi come Marco non condivideva tale impostazione. Non è quindi necessario pensare che Marco/Luca/Matteo lavorino deliberatamente con un immaginario peraltro sicuramente non noto ai loro lettori gentili.
- quanto ai simboli in testi letterariamente "poveri", non possiamo arrivare alla tua conclusione: prendi ad esempio l'apocalisse: essa ha sicuramente un lessico assai semplice e limitato.....
- non stiamo poi parlando di una lettura allegorica (quale quelle di Origene), ma di un semplice livello analogico. L'immaginario richiesto è tutto sommato semplice e ripetitivo.
Peraltro basta che sfogli il bel volume di E. Testa "il simbolismo dei giudei-cristiani" (sulle iscrizioni archeologiche ritrovate in Palestina) ti rendi conto di quanto utilizzato fosse il simbolismo: ad ogni livello e per ogni classe sociale