Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mt. 1:25 - Maria vergine dopo la nascita di Gesù?

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Serveto
view post Posted on 13/10/2009, 17:23     +1   -1




CITAZIONE
A meno che, ovviamente, non si riesca a trovare una spiegazione plausibile alternativa sul motivo per cui Gesù venga chiamato "figlio di Maria" e non "figlio di Giuseppe"

Solo Marco usa l'espressione "figlio di Maria" mentre Luca e Giovanni in circostanze simili parlano di Gesù come "figlio di Giuseppe" e Matteo del "figlio del falegname". Per altro non mi pare che Marco faccia mai riferimento né a Giuseppe né al padre di Gesù in genere. Questo potrebbe far pensare che i giudei volessero sminuire Gesù facendo intendere: "non è anche figlio di quella povera donna vedova?".

Non mi pare dunque che la questione si possa risolvere con questo passo, dato che non si parla di Gesù come figlio di Maria e degli altri fratelli come dei figli di Giuseppe. Forse, trovandosi a Nazaret, poteva esserci confusione con altri Gesù che erano falegnami e dunque si specifica di chi era figlio, d'altronde la madre è sempre certa. Oppure, teologicamente, Marco vuol evitare ogni riferimento alla paternità umana di Gesù, presentandolo come "figlio di Dio" e "figlio di Maria".

Secondo il commentario a Marco di Santi Grasso (ed. San Paolo) nella tradizione giudaica indicava il figlio di una donna vedova o senza marito (1 Re 17,17) oppure poteva essere intesa anche come un'espressione offensiva.

Shalom


 
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Batyah
view post Posted on 13/10/2009, 17:59     +1   -1




CITAZIONE (a_ntv @ 17/9/2009, 18:58)
Infine una nota: gli esseni e i qumranici non erano assolutamente interessati allo sgozzare vitelli su vitelli nel cortile del tempio: per loro era del tutto inutile (se non dannoso). Loro puntavano ad entrare (misticamente) nel santo dei santi....

Il profetizzare la distruzione del Tempio era lo sport nazionale, all'epoca. Tuttavia sebbene alcune sette giudaiche di matrice essenica consideravano la classe sacerdotale al Tempio corrotta, si recavano al Santuario di Gerusalemme ugualmente per i sacrifici. Adesso sono di partenza, quando farò ritorno magari riporto parte di uno studio sull'argomento.


Shalom!
 
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Hard-Rain
view post Posted on 13/10/2009, 18:59     +1   -1




CITAZIONE
Adesso sono di partenza, quando farò ritorno magari riporto parte di uno studio sull'argomento.

Sarebbe un argomento di estrema importanza, per quanto mi concerne almeno. In passato ho lavorato a questo argomento e alla possibilità che la profezia gesuana sulla distruzione del tempio e di Gerusalemme potesse essere autentica nel senso non composta post eventum. Del resto anche grandi studiosi come Harnack ritenevano la profezia nata prima del 70, almeno nella versione di Marco.
 
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a_ntv
view post Posted on 13/10/2009, 22:25     +1   -1




CITAZIONE (Batyah @ 13/10/2009, 18:59)
Il profetizzare la distruzione del Tempio era lo sport nazionale, all'epoca. Tuttavia sebbene alcune sette giudaiche di matrice essenica consideravano la classe sacerdotale al Tempio corrotta, si recavano al Santuario di Gerusalemme ugualmente per i sacrifici. Adesso sono di partenza, quando farò ritorno magari riporto parte di uno studio sull'argomento.

Il punto è ovviamente quali sacrifici, e su quali altari.
E' necessario ovviamente distinguere tra i sacrifici fatti sull'altare esterno (l'animale veniva ucciso dall'ebreo maschio non sacerdote), e tra le oblazioni (pane e incenso) offerte dai sacerdoti nel "Santus" dove solo i sacerdoti (in numero minimo di due, Mt18:20?) entravano

Abbiamo qualche dato:
- il calendario essenico, così come descritto dal Libro dell'Astronomia, fissava le date delle feste in modo diverso da quelle del tempio: era perciò difficile che gli esseni offrissero i sacrifici alle feste degli altri ebrei.
- ovviamente però il sabato era sabato per tutti: esseni e non esseni : quindi i sacrifici del sabato potevano essere comuni
- il libro Libro dei Sogni (1Enoch 89:73) usa come sacrificio tipico per rappresentare il tempio l'offerta dei pani (che avveniva nel "sanctus"), che avveniva il sabato: è quindi tale sacrificio che veniva considerato -dagli esseni-, e non ad esempio l'olocausto, come il più importante.
- la letteratura apocalittica indica come sacerdoti coloro che "offrono incenso": ovvero l'atto tipico dei sacerdoti è l'offrire incenso (il che avveniva nel "sanctus")

E' quindi abbastanza facile capire come un gruppo di esseni deviati e irrispettosi delle osservanze, i cui membri si ritenevano tutti sacerdoti, fossero portati a non dare alcuna importanza ai sacrifici effettuati nel cortile (animali sgozzati da non-sacersoti), e puntare l'attenzione solo sui sacrifici che venivano portati nel "sanctus" solo da sacerdoti, ovvero il pane e l'incenso (oltre che ovviamente sul sommo sacerdote che entrava oltre il velo)

CITAZIONE (Hard-Rain @ 13/10/2009, 19:59)
Sarebbe un argomento di estrema importanza, per quanto mi concerne almeno. In passato ho lavorato a questo argomento e alla possibilità che la profezia gesuana sulla distruzione del tempio e di Gerusalemme potesse essere autentica nel senso non composta post eventum. Del resto anche grandi studiosi come Harnack ritenevano la profezia nata prima del 70, almeno nella versione di Marco.

Per capire cosa pensavano del tempio mi permetto di copiare qualche riga dall'Apocalisse di Abramo (70-150 DC, probabilmente 79-81 DC), da "Apocrifi dell'AT, vol 3 Paideia": cap 25: Dio che mostra ad Abramo il tempio come sarà.

CITAZIONE
E un altare di fronte ad esso [l'idolo della gelosia] e sopra i fanciulli immolati di fronte all'idolo....Egli disse: "ascolta Abramo! questo tempio, l'altare e le cose d'arte che hai visto sono la mia idea di sacerdozio del nome della mia gloria...e ogni sacrificio che io stabilirò mi sia fatto tra il mio popolo che verrà sulla terra.... E l'uomo che hai visto che immolava è colui che mi fa adirare e il sacrificio è l'uccisione di coloro che sono per me una testimonianza del giudizio finale all'inizio della creazione

In altre parole, il tempio del popolo di Abramo viene officiato da "colui che mi fa adirare" e i riti ivi compiuti sono come immolazione di fanciulli
 
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Elijah Six
view post Posted on 15/10/2009, 22:49     +1   -1




QUOTE (Hard-Rain @ 13/10/2009, 11:13)
fonti ebraiche

Sulle fonti ebraiche sarebbe interessante sapere da Abramo e co. se ci sono casi nel Talmud, ecc. dove un figlio orfano viene chiamato "figlio di sua madre". Se hai l'occasione, sarebbe bello se tu provassi a chiedere (non li vedo attivi da tempo nel forum ebraico, quindi è per questo che ti chiedo di chiedere magari per vie private, tu che sei più affiatato con loro di me).

QUOTE
Da verificare nel resto della letteratura greca contemporanea a Cristo e nei papiri o iscrizioni.

Sì, è qualcosa che andrebbe fatto, anche perché in ottica di quello che pensavano e recepivano i destinatari del Vangelo secondo Marco la questione potrebbe essere rilevante e determinante (più di quanto era usuale in ambito giudaico).

Qualcuno sa qualcosa al riguardo?

QUOTE
Serveto scrive
Solo Marco usa l'espressione "figlio di Maria"

Essendo di norma considerato come l'Evangelo più antico, fonte sia di Matteo e Luca, il fatto che Marco usi questa espressione è più significativo di quanto possa sembrare.

La domanda cosa ci stia dietro è in ogni caso da porsi (madri differenti, padri differenti, orfanità o questioni teologiche?).

Personalmente sono propenso a credere che Marco abbia usato questa espressione per indicare il fatto che Giuseppe fosse già morto*. Insomma, gli abitanti di Nazaret chiamano Gesù figlio di Maria perché è Maria a vivere ancora tra loro e non più Giuseppe (già morto).
E anche se a livello "ufficiale" uno continua ad essere considerato come "figlio di suo padre", a livello colloquiale l'espressione "figlio di Maria" mi sembra quella più logica e normale.
Io stesso sono orfano di padre e anche se a livello "ufficiale" sono e rimango figlio di mio padre, la gente che conosce mia madre mi considera e mi chiama a volte proprio figlio di mia madre: "Ah, sì, tu non sei mica il figlio di Maria**, che conosco e che abita in paese...".

Nel passo stesso in Marco non sembra che l'espressione "Gesù figlio di Maria" sia un'espressione "ufficiale", ma più di tipo colloquiale.
Quindi di per sé non sarebbe nemmeno necessario una "conferma" da parte di altre fonti su questo modo di esprimersi appunto colloquiale.

* Questa è anche la tesi privilegiata nell'opera ecumenica (cattolici e protestanti assieme) scritta su Maria a cura di Raymond Brown, "Mary in the New Testament", 1978
** Il terzo nome di mia madre è proprio Maria. :D
 
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Serveto
view post Posted on 16/10/2009, 07:32     +1   -1




Caro Elija,

CITAZIONE
Sulle fonti ebraiche sarebbe interessante sapere da Abramo e co. se ci sono casi nel Talmud, ecc. dove un figlio orfano viene chiamato "figlio di sua madre"

Ad esempio in 1Re 17,17. Ma questo non risolve comunque molto, perché si poteva usare "figlio della madre" anche per distinguerlo da quello di un'altra madre oppure, certe volte, dove il padre non era ebreo.

Il fatto è che in Marco non si dice che gli altri figlio sono di Giuseppe, di cui non si fa alcuna menzione, dunque non si fa nessuna distinzione tra la discendenza materna di Gesù e quella dei suoi fratelli e sorelle.

CITAZIONE
Insomma, gli abitanti di Nazaret chiamano Gesù figlio di Maria perché è Maria a vivere ancora tra loro e non più Giuseppe (già morto).

Anche io sono propenso a credere questo, dato che non si parla mai del padre di Gesù. Questa, per altro, è anche la spiegazione data dal Kittel:

"If in Mk. 6:3 (but not the par.) the inhabitants of Nazareth call Him the son of Mary and list His brothers by name, this brings out the very natural character of the description; Joseph had obviously died early"

Shalom
 
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Spener
view post Posted on 16/10/2009, 12:45     +1   -1




Quello che non riesco proprio a capire è perchè Maria non avrebbe dovuto/voluto avere altri figli. Se qualcuno fosse così gentile da spiegarmelo, gli sarei molto grato.

 
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a_ntv
view post Posted on 16/10/2009, 18:22     +1   -1




CITAZIONE (Elijah Six @ 15/10/2009, 23:49)
....

Nel passo stesso in Marco non sembra che l'espressione "Gesù figlio di Maria" sia un'espressione "ufficiale", ma più di tipo colloquiale.
Quindi di per sé non sarebbe nemmeno necessario una "conferma" da parte di altre fonti su questo modo di esprimersi appunto colloquiale.

L'espressione "Gesù figlio di Maria" mi ricorda "Gesù Cristo, della stirpe di David, figlio di Maria, che realmente nacque, mangiò e bevve" che troviamo nella lettera ai Tralliani IX,1 di S. Ignazio (prima del 107-110)

E' evidente l'intento teologico di tale affermazione: combattere il docetismo e tutte le cristologie "troppo alte". E tra i docetisti, seguendo Norelli, possiamo mettere anche il gruppo che ha generato l'Ascensione di Isaia, dove peraltro Gesù non viene partorito da Maria. L'assenza di tale espressione dagli altri vangeli, spinge verso la probabilità che essa sia un'aggiunta.

Come ho già detto in post precedenti, le frasi che ritraggono i "fratelli di Cristo" (e in cui si trova anche l'espressione qui analizzata) mi paiono riflettere tensioni tra vari gruppi cristiani della fine del I secolo.

Quanto alle espressioni "ufficiali" o "colloquiali", è mio parere che, se tale espressione fosse realmente originaria e quindi legata ad un argomentare di tipo semitico, non sia possibile fare tale distinzione in quanto l'argomentare semitico procede per immagini, e non ha senso distinguere in immagini "ufficiali" o "colloquiali".
 
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Elijah Six
view post Posted on 17/10/2009, 09:37     +1   -1




QUOTE (a_ntv @ 16/10/2009, 19:22)
un'aggiunta

Interessante tesi, sicuramente da tenere in considerazione.

Ma se devo comparare quanto dici con quanto dicono ad esempio gli studiosi Jane Schaberg (femminista) e Gerd Lüdemann (ateo), trovo più convincente la tesi di questi ultimi due - nonostante io non condivida affatto quanto da loro espresso -, che la tesi di una presunta aggiunta successiva (la quale ha creato problemi e perplessità - si pensi ad esempio alle accuse del giudeo di Celso sulla nascita di Gesù).

La mia distinzione tra "ufficiale" e "colloquiale" andrebbe ovviamente verificata (sulla plausibilità), era comunque un tentativo di scavalcare la tesi di Lüdemann, il quale sostiene che dietro a Marco 6:3 non può starci in alcun caso un riferimento all'orfanità di Gesù, alla luce del fatto che mancano testimonianze scritte al riguardo (dove un figlio orfano viene chiamato figlio di sua madre).
 
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Serveto
view post Posted on 17/10/2009, 11:27     +1   -1




Caro a_ntv,

CITAZIONE
L'assenza di tale espressione dagli altri vangeli, spinge verso la probabilità che essa sia un'aggiunta

Francamente quella di una corruzione anti-docetista mi pare una tesi piuttosto difficile da sostenere, perché è tutto il vangelo che non cita mai l'esistenza di un padre di Gesù, il che renderebbe del tutto coerente con questo passo con il testo senza dover immaginare corruzioni o aggiunte in senso anti-docetista, aggiunte che per altro non potrebbero essere che relativamente tarde e dovrebbero aver dato origine alameno a qualche variante testuale. A mio avviso se ci sono ragioni teologiche sono da ricercare nel testo di Marco in sé, e non in qualche successiva aggiunta o corruzione, che non troviamo negli altri vangeli.

Anche le varianti testuali mi sembrano contro questa tesi, visto che alcuni mss di Marco cercano di adeguarsi agli altri vangeli leggendo "figlio del carpentiere" piuttosto che il contrario.

Per Elijah,

CITAZIONE
alla luce del fatto che mancano testimonianze scritte al riguardo (dove un figlio orfano viene chiamato figlio di sua madre)

In 1 Re 17,17 l'orfano è detto "figlio della donna".

CITAZIONE
il quale sostiene che dietro a Marco 6:3 non può starci in alcun caso un riferimento all'orfanità di Gesù

Il Kittel mi pare che non sia sulla stessa lunghezza d'onda di Lüdemann, sostenendo invece l'orfanità di Gesù sulla base dell'assenza di ogni riferimento a Giuseppe in tutto il vangelo.

Shalom

Edited by Serveto - 17/10/2009, 13:56
 
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Elijah Six
view post Posted on 17/10/2009, 19:56     +1   -1




QUOTE (Serveto @ 17/10/2009, 12:27)
In 1 Re 17,17 l'orfano è detto "figlio della donna".

Ciao Serveto,
lo so, solo che Lüdemann non considera questo passo adeguato (se ha ragione è ovviamente da vedere).

"Die Nennung nach der Mutter erfolgt... nicht, wenn der Vater gestorben ist: 1Kön 17:17 ist kein Gegenbeispiel, da die Nennung nach der Mutter dadurch bedingt ist, dass der Vater ein Heide ist.
Auch Lk 7:12 ("der einzige Sohn meiner Mutter") ist keine Gegenistanz, denn diese Bemerkung ist dadurch bedingt, dass die Frau, eine Witwe, auf die Hilfe ihres Sohnes angewiesen war."
(Gerd Lüdemann, "Jungfrauengeburt?", Radius, Stuttgart, 1997, p. 59)

Il passo nel libro dei Re lo considera inadeguato perché secondo lui il padre in questione era un pagano (se è così bisognerebbe verificare), quindi l'espressione "figlio di sua madre" è dovuto a questo e non alla orfanità.

Mentre il passo in Luca (la vedova di Nain) lo considera inadeguato perché secondo lui la madre dipendeva da suo figlio. (Qui mi sembra che si arrampichi un po' sugli specchi, onestamente parlando).

QUOTE
Il Kittel mi pare che non sia sulla stessa lunghezza d'onda di Lüdemann

Lüdemann è ovviamente una pecora nera. Su questo tema mi pare che difenda una causa persa.

Edited by Elijah Six - 17/10/2009, 23:47
 
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Hard-Rain
view post Posted on 17/10/2009, 22:48     +1   -1




CITAZIONE
Il passo nel libro dei Re lo considera inadeguato perché secondo lui il padre in questione era un pagano (se è così bisognerebbe verificare), quindi l'espressione "figlio di sua madre" è dovuto a questo e non alla orfanità.

Se così allora temo che non sia accettabile neppure una ricerca tra i papiri, cioè nella documentazione privata, sostanzialmente riporta materiale di "pagani", eventuali espressioni sarebbero da scartare.

Ovviamente la legge del levirato non sarebbe applicabile nel caso di una ipotetica Maria vedova, in quanto avrebbe avuto un figlio (almeno), Gesù, quindi nessun eventuale fratello del defunto Giuseppe avrebbe avuto l'obbligo di sposarla.
 
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Elijah Six
view post Posted on 17/10/2009, 23:34     +1   -1




QUOTE (Hard-Rain @ 17/10/2009, 23:48)
QUOTE
Il passo nel libro dei Re lo considera inadeguato perché secondo lui il padre in questione era un pagano (se è così bisognerebbe verificare), quindi l'espressione "figlio di sua madre" è dovuto a questo e non alla orfanità.

Se così allora temo che non sia accettabile neppure una ricerca tra i papiri, cioè nella documentazione privata, sostanzialmente riporta materiale di "pagani", eventuali espressioni sarebbero da scartare.

Ciao Hard,
credo che Lüdemann intendesse dire che la moglie era ebrea mentre il marito pagano (da cosa lo deduca non lo so), se no la sua argomentazione mi pare debole.

Tutti sanno che il Vangelo secondo Marco è stato scritto probabilmente per pagano-cristiani e che Marco quindi scrive in quest'ottica. Ciò significa che se l'espressione "figlio di sua madre" sta ad indicare in ambito pagano l'orfanità di padre del figlio, quando Marco usa l'espressione "figlio di Maria" è per dire (e far capire) che Gesù era orfano di padre. Questo è quanto le persone che leggevano il suo Vangelo capivano e che Marco probabilmente voleva che capissero (uguale se in ambito giudaico tale espressione non poteva eventualmente significare l'orfanità di padre, anche se mi parebbe strano se tra i pagani una simile espressione c'era - sempre che ci fosse - mentre tra gli ebrei no, e soprattutto che Marco non l'abbia fatta notare questa differenza, lui che era attento a queste cose). Non avrebbe senso credere il contrario, cioè che Marco abbia usato questa espressione per dire qualcosa d'altro che i suoi lettori non avrebbero potuto capire.
Insomma, mi pare che trovare (altre) conferme in ambito pagano sarebbe utile e pertinente.

Edited by Elijah Six - 18/10/2009, 00:54
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/10/2009, 07:13     +1   -1




CITAZIONE
Non avrebbe senso credere il contrario, cioè che Marco abbia usato questa espressione per dire qualcosa d'altro che i suoi lettori non avrebbero potuto capire.

Eh, parliamone, perchè anche in Marco ci sono espressioni come per esempio ο υιος του νυμφωνος (lett. "il figlio della tenda nuziale", per indicare un semplice invitato a un banchetto di nozze, un amico dello sposo o della sposa) che non sono greche e non hanno alcun riscontro nella letteratura greca del periodo [1]. Certamente una espressione come ο υιος του νυμφωνος doveva sembrare strana e bizzarra a dei lettori "pagani", come risulta a noi ancora oggi, eppure l'autore di tale vangelo l'ha usata e non l'hanno corretta neppure Matteo e Luca (i passi si trovano in Mc. 2,19 // Mt. 9,15 // Lc. 5:34). Può darsi che questo logion gesuano sia stato dedotto dai tre autori da una fonte più antica e riportato fedelmente.

Guardando nelle opere di Flavio Giuseppe, noto comunque che alcune volte usa l'espressione "figlio di X" con X = donna in contesti dove si potrebbe creare confusione, per esempio nel caso della famiglia di Erode o altri sovrani che ebbero più mogli nella loro vita. Così parla di Antipatro figlio di Salome o dello stesso Erode figlio di Mariamne affinchè sia chiara la successione genalogica, essendo scontato il padre. La stessa cosa è valida anche in ambiente romano, per esempio Flavio Giuseppe cita Tiberio (l'imperatore) figlio di Giulia.

Mi chiedo poi una cosa: se Maria fosse stata ripudiata da Giuseppe a causa della nascita sospettosa di Gesù (Spirito Santo o meno), come sarebbe stato considerato il povero bambino con sua madre, non riconosciuto dal padre?

NOTE.

[1] Come confermatomi tempo fa anche da Frances_Admin che fu così gentile da cercare, dietro mia istanza, questa espressione nel TLG (Thesaurus Linguae Graecae), un database progettato e gestito dall'Università della California che contiene tutta la letteratura greca nota (da Omero al 1453 d.C.) in formato elettronico, in modo che sia possibile eseguire delle ricerche informatiche.

Edited by Hard-Rain - 18/10/2009, 22:58
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/10/2009, 09:27     +1   -1




Ho eseguito una ricerca molto rapida, quindi largamente imprecisa e da affinare, nell'APIS (Advanced Papyrological Information System), un database contenente molti papiri dal III secolo a.C. in poi, si tratta di materiale documentario, ricevute, lettere private, conti, registri anagrafici. Il sito in cui effettuare le ricerche è il seguente:

http://www.columbia.edu/cu/lweb/projects/d...al/apis/search/

Ho cercato nel campo "search of all fields" le occorrenze di "same mother" e "same father" facendo attenzione a quando sono elencati dei nomi di persone con la parola "fratello" o "sorella".

Ho notato che l'espressione "same father" non compare praticamente mai. Questo significa che non vi sono casi, nel database, in cui parlando di due persone che sono tra di loro fratelli o sorelle, si sia sentita l'esigenza di precisare formalmente che il padre è lo stesso. Pare ovvio che se X è fratello di Y, il padre, almeno lui, debba essere lo stesso. Vi è tuttavia una eccezione, si tratta del michigan.apis.3077, un papiro del tempo di Claudio (la data è certa perchè è scritta nel documento), dove l'autore del testo, lo scrivente, si rivolge a sua sorella chiamandola αδελφη [1] dopodichè nel documento (riguarda una eredità, un documento legale) dal testo si dovrebbe capire che questa donna è figlia di un padre diverso da quello dello scrivente, sebbene la madre sia la stessa.

Invece esistono casi documentati in cui all'espressione X fratello di Y è fatta seguire una precisazione del tipo "con la stessa madre", cioè si precisa che entrambi hanno la madre in comune, come se non fosse ovvio: forse in quelle famiglie esistevano dei fratelli, sempre chiamati αδελφοι, nati da madri diverse che però avevano (questi fratelli) lo stesso padre per cui si rendeva necessaria questa precisazione. I casi sono quelli dei papiri: michigan.apis.2991 (II sec. d.C.), michigan.apis.1438 (154 d.C.), michigan.apis.3638 (172-173 d.C.).

Altro aspetto interessante è che questi casi si riscontrano solo dalla metà del I secolo d.C. in poi, nelle datazioni dei papiri. Per venire al quesito di Elijah, noto che negli elenchi a volte vi sono casi di persone "senza padre" (padre ignoto? Oppure morto? Il testo inglese tradotto rende con "fatherless" o "without father") però non si dice mai, in questi casi, "figlio di sua madre X", solo si precisa accanto al nome, "his mother X".

La ricerca, comunque, come dicevo, è largamente approssimata e insufficiente: direi che Elijah o chi vuole può sbizzarrirsi a cercare con l'APIS quel che gli serve e farsi un'idea, almeno limitatamente a quel database di papiri, che comunque contiene molto materiale. Si tenga comunque conto che sono documenti o lettere, non opere letterarie. Quasi sempre l'estrema precisione nel definire i rapporti genealogici è motivata dal fatto che si tratta di eredità, di conti, registrazioni anagrafiche, testamenti, ecc..., dove non si dovevano commettere degli errori.

NOTE.

[1] L'immagine ad alta definizione del papiro è questa: http://quod.lib.umich.edu/cgi/i/image/geti...F&quality=large Mi pare che proprio la prima parola a sinistra, estremamente danneggiata, sia quella corrispondente ad αδελφη, le tracce del phi e dell'eta finale mi sembrano abbastanza evidenti (la costruzione sicuramente era al dativo singolare e lo iota finale sottoscritto tipico della prima declinazione greca per il dativo singolare non veniva scritto come usanza in quel periodo), dopo questa parola subito a destra si sono conservate tracce del nome della donna, Τ]αμαρω[ν.

Edited by Hard-Rain - 18/10/2009, 22:53
 
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