Dunque, provo a riprendere le fila del discorso.
L’analisi era partita da una citazione dell’erudito Calmet il quale sosteneva più di tre secoli fa che in tre passaggi citati di tre opere diverse di Flavio Giuseppe era questione di una fortezza chiamata Magdala presso Gamala.
E’ un dato di fatto che Magdala non è presente nelle tre edizioni critiche consultate da Frances (io stesso mi ero preso la briga di verificare quella di Niese) dove al contrario risulta presente sempre Gamala.
Questo ci deve portare a concludere che Calmet abbia inventato tutti e tre questi passaggi?
Io ritengo di no, ed in effetti cercando tra le antiche traduzioni delle opere flaviane, uno almeno di questi passaggi risulta confermato.
Nella traduzione latina dell’opera flaviana proposta da Gelesius (1566) in Vita, 24 è questione proprio di un Magdala castellum. La versione di Gelesius viene confermata dalle traduzioni di Arnauld d’Andilly e Roger L’Estrange i quali hanno utilizzato manoscritti greci e dunque non hanno utilizzato come fonte diretta Gelesius.
Analizziamo questa traduzione:
“Il re Agrippa, nel frattempo, mandò Equus Modius con una considerevole armata a prendere il castello di Magdala. Egli non era in condizione di assediarlo ma tutto ciò che poteva fare era porre guardie lungo le strade e così bloccare Gamala”Frances ha rilevato come ogni volta che è questione di “Gamala to frourion” dal contesto è possibile evincere che si sta parlando della “cittadella fortificata” di Gamala e non di una specifica fortezza.
E su questo si può essere d’accordo. Ma è così anche in questo caso? Se in greco avessimo trovato (come pare Andilly e l’Estrange) nel passo in questione ‘Magdala to frourion’ è più lecito tradurre “fortezza di Magdala” oppure “cittadella di Magdala”? E in base a quale criterio metodologico?
Calmet Andilly e L’Estrange hanno optato per la prima soluzione e il lessico militare utilizzato da Giuseppe Flavio non può confutarli in questo senso in quanto abbiamo visto che lo storico giudeo utilizza “frourion” anche per indicare la Torre Antonia a Gerusalemme certamente non una cittadella fortificata.
Altra questione riguarda la posizione geografica di questa presunta fortezza chiamata Magdala e Calmet anche in questo caso si dimostra giustamente cauto nel parlare di “una fortezza chiamata Magdala, presso Gamala” in quanto dal testo di Vita, 24 può evincersi solamente che tale fortezza era situata nelle vicinanze di Gamala e non necessariamente all’interno della città.
Cosa dire degli altri passaggi citati da Calmet? Purtroppo nulla in quanto la menzione Magdala non è più presente e non possiamo sapere in quale contesto essa fosse nominata ( e se lo era davvero).
cit. Frances
CITAZIONE
Sulla questione dei manoscritti dell'abate Calmet, dal momento che pur avendo io consultato tre apparati critici (Niese, Thackeray, Vitucci), non risulta nessuna variante testuale per "Gamala-Magdala" nei passi del testo indicati, non escludo che dette varianti siano frutto di manomissione scribale di conio recente. Del resto, è sempre stata preoccupazione degli scribi cercare riferimenti storici e geografici per la vicenda gesuana. Nel nostro caso è ipotizzabile che l'assonanza tra "Gamala" e "Magdala" o errori ortografici nel vorlage abbiano indotto gli scribi a coniare una collocazione geografica per "Maria di Magdala". Sta di fatto che tutti e tre gli apparati critici da me consultati sono molto scrupolosi nel riportare le varianti testuali di carattere geografico. Sembra strano che ai redattori sia sfuggita una variante simile se fosse stata veramente importante o se la lezione corretta non fosse stata in grado di spiegare l'origine delle altre varianti secondo uno dei noti principi metodologici della critica testuale. Io credo che l'origine della variante "Magdala", qualora davvero esista in qualche manoscritto, sia talmente banale, che eventualmente i redattori non hanno considerato di inserirla in apparato critico. In ogni caso, fino a quando non verranno citati i manoscritti dove è contenuta, dobbiamo dubitare della sua esistenza. Inoltre, trattandosi di una variante probabilmente generatasi per assonanza, è necessario che oltre ai manoscritti vengano citati i brani in lingua originale dove risiede e, possibilmente, scattate fotografie delle pagine dei manoscritti.
E’ la sua opinione, la rispetto ma continuo a pensarla diversamente.
Non credo che Calmet abbia inventato le tre citazioni anche se non posso evidentemente dimostrarlo.
Io credo che quando si trova una ‘lacuna’ anche nel senso di ‘mancanza’ questa vada indagata a fondo sempre con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione e soprattutto senza preconcetti.
Questo atteggiamento la ha portata, a mio modo di vedere, a commettere un errore metodologico grossolano nel dibattuto caso di “Eleazar ben Dinai” dove in sostanza si è comportata come ha fatto il copista dell’opera rimaneggiata: ha trovato una lacuna (ed un etc) e ha deciso di ignorarli ricucendo due parti di testo originariamente separati fra loro e ottenendo come risultato l’invenzione del personaggio mitologico Eleazar figlio di Giuseppe. Analizzando la vicenda nel suo insieme (storici + letteratura cristiana antica) il risultato che si ottiene è molto diverso e ben più inquietante per i denigratori dell’ipotesi zelota.
Non mi permetto di dare lezioni a nessuno e non ho nessuna intenzione di denigrare né lei né nessun altro. Mi limito a dire quello che penso fino a quando il dibattito resta costruttivo.
Non ho nessun problema neppure a dirle che ammiro i suoi lavori come pure quelli di Hard Rain (il quale può darmi dell’analfabeta e insultarmi nel modo che preferisce senza per questo cambiare di una virgola questo dato), in quanto pur non condividendone spesso le conclusioni, mi hanno portato ad effettuare degli approfondimenti su varie questioni che altrimenti non avrei mai affrontato.
E per questo vi sono grato.
Condivido la metodologia accademica e sono un sostenitore dell’ipotesi Gesù-zelota.
Che le due cose non siano conciliabili andatelo a dire al prof Filipponi (mi permetto di consigliare a tutti una attenta lettura dei suoi lavori, tanto importante in virtù proprio dell’approccio da lui utilizzato)
L’ipotesi zelota va confutata con i fatti e non con la derisione.
Saulnier
P.S. per mancanza di tempo non posso rispondere ad altri eventuali insulti, non si offenda nessuno per questo.