Però Rainboy, la domanda posta da Endju non vertevea sulla storicità degli eventi contemplati dai vangeli, quanto la storicità stessa di Gesù, che è alla base delle predicazione evangelica della chiesa primitiva.
La storicità di Gesù non può essere messa in discussione per due ragioni che si compenetrano a vicenda:
1) mettendo in discussione l'esistenza di Gesù che come dici tu ha ispirato la compilazione di tanti vangeli, di cui solo una parte ci è giunta, significa appoggiare un criterio storiografico molto soggettivo e inefficace, in quanto applicandolo alla lettera dovremo mettere in discussione l'esistenza di altri personaggi storici per i quali non esistono archivi fotografici e videoteche, ma solo documenti con tasso variabile di attendibilità. I vari Apollonio di Tiana (di cui in certi ambienti si dubita la storicità), Simon Mago e altri personaggi "autori di opere straordinarie" (citando il Testimonium Flavianum) sarebbero miseramente catalogati come personaggi mitici e li troveremo nei "miti greci e romani" anziché nei libri di storia. Attenzione poi a non confondere la storicità di un personaggio con l'autenticità dei documenti che parlano di lui e la storicità degli eventi che contemplano e delle opere che gli sono stati attribuite. Per la ricognizione di questi ultimi elementi esiste una poderosa metodologia, non perfetta, ma universale, condivisa e codificata, quindi accettata dai più.
La seconda ragione che a mio avviso esclude l'ipotesi della non storicità di Gesù è legata al contenuto del tuo punto 4).
CITAZIONE4) Soprattutto se gli oltre 50 storici contemporanei alla vita adulta di Cristo non ne fanno menzione (tranne uno mi pare, che cita una diceria su un tizio che faceva risorgere i morti... non vorrei sbagliarmi, l'ho letto una volta su Apo).
Ma questo è una "prova" che non regge, in quanto nel mondo greco-romano, agli storiografi di corte non interessava percorrere le vicende di un predicatore locale operante ai confini dell'impero romano. Che la Palestina fosse integrata nel sistema economico e politico dell'Impero è un fatto fuori discussione, ma dal punto di vista politico era una provincia incandescente. Agli storiografi romani non interessava affatto raccontare minuziosamente le gesta di personaggi ai margini del giudaismo ufficiale. Già non prendevano in considerazione le autorità giudaiche, figuriamoci un predicatore in vena di contestazione dell'autorità. In secondo luogo, anche quando gli storici romani accennano a personaggi locali, è un accenno dissacratorio, tendono sempre a denigrarli e trattarli da provinciali. Un cenno, un'osservazione, niente più. Se Simone bar Giora e Giovanni di Giscala furono presi in considerazione da Tacito è perché entrambi erano stati deportati a Roma come trofeo per la celebrazione delle vittoria romana sulla sconfitta Palestina. "Roma" era il centro del mondo, il resto era provincia.
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