Studi sul Cristianesimo Primitivo

L'espulsione dei cristiani sotto Tiberio

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Saulnier
view post Posted on 28/9/2009, 23:40     +1   -1




cit a_ntv
CITAZIONE
Porpora è segno di regalità ben prima che segno messianico. Dalla sola presenza di porpora non possiamo dedurre che un testo è messianico (la prostituta di Ap 17 è vestita di porpora, ma certo non è il Messia...anzi secondo molti (Lupieri, Corsini ecc) è Gerusalemme, neppure Roma), servono altri indizi, che mi pare manchino.

Ma stiamo parlando di porpora inviata al Tempio di Gerusalemme!
Simone bar Giora si mostra nel Tempio con una tunica bianca e un mantello di porpora per presentarsi come re Messia.
Anche la veste regia di Menahem con la quale si recò a pregare nel Tempio poco prima della sua morte non doveva essere diversa (Guerre Giudaiche II, 444)
Il mantello di porpora che i romani fanno indossare a Gesù nel Vangelo naturalmente ha lo stesso significato.

cit a_ntv
CITAZIONE
Il terzo libro degli oracoli sibillini è molto probabilmente risalente alla metà del II sec AC (Vedi il Nickelsburg, Jewish Literature...II ed pag 194 ss). Esso è quindi del tutto precedente agli eventi di Gesù Cristo, e non può essere usato per sottolineare aspetti tipicamente (Gesù)-Cristiani.

A prescindere dalla datazione, i suoi versi erano d'attualità nel primo secolo, è sufficiente paragonare questi brani per rendersene conto.

Oracula, Sybillina Lib III (658-660)

E dall’Oriente Dio invierà un re che farà cessare sulla terra ogni guerra, alcuni ammazzandoli, altri vincolandoli con giuramento...e con oro e argento e ornamenti in porpora, il popolo di Dio Onnipotente ancora sarà arricchito...

Tacito, Historiae, V, 13

valeva per i più la convinzione profonda di quanto contenuto negli antichi scritti dei sacerdoti, che proprio in quel tempo l'Oriente avrebbe mostrato la sua forza e uomini venuti dalla Giudea si sarebbero impadroniti del mondo.

Giuseppe Flavio, Guerre Giudaiche VI, 312

Ma quello che maggiormente li incitò alla guerra fu un'ambigua profezia, ritrovata ugualmente nelle sacre scritture, secondo cui in quel tempo uno proveniente dal loro paese sarebbe diventato il dominatore del mondo.

CITAZIONE
(su questo forum si usa dare del tu? o meglio del lei? in questo caso mi scuso).

non preoccuparti, per me è lo stesso. :1069.gif:

 
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Saulnier
view post Posted on 23/10/2009, 21:18     +1   -1




Adversus Judaeos, XXXIX Amulonis (IX secolo) in Patrologia Latina di Migne (tomo CXVI)

Unde et eumdem Dominum nostrum Jesum Christum, ut auditoribus suis efficiant irremediabiliter odiosum, nuncupant eum sua lingua Ussum Hamizri. Quod dicitur Latine, Dissipator Aegyptius

...lo chiamano nella loro lingua Ussum Hamizri. Che in latino significa il Distruttore Egiziano.

L’autore della superstizione giudaico-egiziana, il cristo crocifisso da Ponzio Pilato, per i Giudei era dunque detto il Distruttore Egiziano.
 
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Saulnier
view post Posted on 19/12/2009, 22:03     +1   -1




All’inizio di questo thread avevo fatto l’ipotesi che ad occuparsi della repressione del movimento giudeo-cristiano a Roma ed in particolare della loro espulsione dall’Urbe, fosse stato Seiano, prefetto al pretorio dal 16 al 31 A.D. Seiano, il cui antisemitismo è, a mio parere, di matrice cristiano-zelota. Tale ipotesi si basava essenzialmente sul silenzio della Storia sulla vicenda e su due frasi superstiti desunte da Filone ed Eusebio.
In effetti, i libri di Filone che parlavano di questa persecuzione contro i Giudei di Roma sono andati perduti ma dal primo verso dell’ In Flaccum apprendiamo chi fu incaricato della persecuzione.

“Dopo Seiano, Flaccus Avilius prese il suo posto nella politica di persecuzione contro i Giudei”

La faccenda è pienamente confermata anche da Eusebio (H.E. II, V, 7)

“Dapprima Filone dice che a Roma, sotto Tiberio, Seiano, che a quei tempi godeva di grande influenza presso l’imperatore, fece ogni sforzo per distruggere tutto il popolo giudaico”

Seiano dunque sarebbe potuto essere l’uomo di Tiberio che si occupò della persecuzione e verosimilmente dell’espulsione dei giudeo-crisiani da Roma.
Tuttavia, mi era colpevolmente sfuggita, una testimonianza assolutamente probante in merito.
Come ho avuto già modo di dire in altro thread

https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=44749097

dalle opere di autori cristiani, ed in particolare dai cronografi come Sulpicio Severo e Paolo Orosio, possiamo ricavare informazioni storiche preziosissime concernenti le origini del cristianesimo che altrimenti sarebbero andate irrimediabilmente perdute. Questo perché, seppure con fini apologetici e molto spesso travisando volontariamente la realtà storica in senso cristiano (come abbiamo già avuto modo di vedere altrove) questi autori disponevano ed utilizzavano delle opere (o porzioni di opere) di autori romani che sono succesivamente andate perdute.
Sentiamo Orosio:

Historiarum Adversum Paganos, Libro VII, 4

Quando Tiberio, con grande approvazione, propose al Senato che Cristo dovesse essere considerato un dio, il Senato si indignò perché la questione non gli era stata riferita precedentemente, in modo che potesse essere il primo, secondo costume, a deliberare sul riconoscimento di un nuovo culto. Il Senato quindi rifiutò di divinizzare Cristo ed emise un editto secondo il quale i cristiani dovessero essere banditi dalla città. Questo fu anche il motivo particolare per cui Seiano, il prefetto di Tiberio, fu inflessibile contro il riconoscimento di questa religione.

Tiberius cum suffragio magni fauoris rettulit ad senatum, ut Christus deus haberetur. senatus indignatione motus, cur non sibi prius secundum morem delatum esset, ut de suscipiendo cultu prius ipse decerneret, consecrationem Christi recusauit edictoque constituit, exterminandos esse urbe Christianos; praecipue cum et Seianus praefectus Tiberii suscipiendae religioni obstinatissime contradiceret.


Sulla vicenda relativa alla richiesta di deificazione di Cristo da parte di Tiberio, narrata da Orosio (dipendente da Tertulliano) si veda:

https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it...&st=15#lastpost

In questa sede ciò che mi preme sottolineare è il fatto che Orosio, sorprendentemente menzioni un affare non presente in nessun altra fonte che ci è pervenuta (a meno di non considerare la superstizione egiziano-giudaico citata da Tacito e Svetonio coincidente con la superstizione cristiana).
Un editto del Senato intimante l’espulsione dei cristiani dalla città di Roma, sotto Tiberio.
Non solo, dal brano riportato, Seiano (ucciso nel 31 d.C.) sembra evidentemente coinvolto nell’affare e, secondo Orosio, il prefetto fu apertamente schierato contro la religione cristiana in un periodo (prima del 31 d.C.) in cui teoricamente la presenza di cristiani a Roma (nel senso paolino del termine) risulta evidentemente impossibile.
Dal testo di Orosio sembra che questo editto di espulsione dei cristiani sia da collocarsi nell’anno 30 d.C.
Trattasi dello stesso editto menzionato da Tacito e Svetonio?
Le date non coincidono, tuttavia ritengo probabile che si tratti dello stesso episodio. Orosio ha riportato una vicenda narrata dagli storici romani, spostandola cronologicamente (appena oltre la data di morte del Cristo) in modo da rendere compatibile l’espulsione dei cristiani menzionata dagli storici romani con il credo ufficiale cristiano. Una espulsione dei cristiani da Roma antecedente la morte del Cristo (da Orosio fissata al 30 d.C) sarebbe stata evidentemente assurda, tuttavia il coinvolgimento di Seiano, morto nel 31 d.C., ha costretto Orosio in una forchetta temporale decisamente critica.
Meglio sarebbe stato non menzionare l'intera vicenda!
Dal testo di Orosio risulta infatti la presenza di comunità cristiane a Roma prima del 30 d.C.
E risulta pure che Seiano aveva in qualche modo perseguitato gli adepti della superstizione cristiana.
Com’è possibile?
Questo d’altronde è proprio uno dei maggiori argomenti opposti alla mia tesi in questo thread al quale ho risposto affermando che il cristianesimo al quale io intendo riferirmi non è quello paolino o quello che vediamo formarsi negli Atti degli Apostoli dopo la morte di Gesù, bensì quello che ritengo essere il nucleo primitivo della religione cristiana: il cristianesimo apocalittico. Il Messia dei Cristiani doveva liberare la Palestina, distruggere Roma e rendere il popolo eletto (Israele) maestro del mondo.
Come ha potuto Orosio lasciarsi sfuggire questa preziosa informazione, lui che pure gli Atti degli Apostoli doveva conoscerli molto bene?
Semplice, quando scriveva Orosio le opere degli storici romani erano integre.
Nel suo sforzo di adattare la Storia cristianizzandola, Orosio ha commesso un grave errore accendendo un riflettore su una vicenda già di per sé ricca di contraddizioni (abbondantemente messe in luce in questo thread) ed infatti poco oltre il monaco spagnolo si contraddice affermando:

Historiarum Adversum Paganos, Libro VII, 6

Nel settecentonovantacinquesimo anno dalla fondazione della Città, Tiberio Claudio, il quarto in successione da Augusto, salì al trono e rimase al potere per quattordici anni. All'inizio del suo regno, Pietro, l'apostolo del Signore Gesù Cristo, venne a Roma e insegnò con parola veritiera la religione che porta la salvezza per tutti i credenti e attestata da potenti miracoli. Da quel momento in poi cominciarono ad esserci cristiani a Roma.

Anno ab urbe condita DCCXCV Tiberius Claudius ab Augusto quartus regnum adeptus est mansitque in eo annis quattuordecim. exordio regni eius Petrus, apostolus Domini Iesu Christi, Romam uenit et salutarem cunctis credentibus fidem fideli uerbo docuit potentissimisque uirtutibus approbauit; atque exim Christiani Romae esse coeperunt


Dunque cominciarono ad esserci cristiani a Roma solo sotto Claudio, eppure questi furono espulsi sotto Tiberio prima del 31 d.C.
Di quali cristiani intendeva parlare Orosio (o meglio la sua fonte)?
Cristiani zeloti o cristiani paolini?
Come conciliare il tutto?

Non ti curar di lor ma guarda e passa.
 
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Saulnier
view post Posted on 22/12/2009, 21:36     +1   -1




Conviene paragonare il passaggio di Orosio su Seiano con quanto troviamo scritto nella Cronographia di Georgius Syncellus (IX secolo)

Historiarum Adversum Paganos, Libro VII, 4

At postquam passus est Dominus Christus atque a mortuis resurrexit et discipulos suos ad praedicandum dimisit, Pilatus, praeses Palaestinae provinciae, ad Tiberium imperatorem atque ad senatum rettulit de passione et resurrectione Christi consequentibusque virtutibus, quae vel per ipsum palam factae fuerant vel per discipulos ipsius in nomine eius fiebant, et de eo, quod certatim crescente plurimorum fide deus crederetur. Tiberius cum suffragio magni favoris rettulit ad senatum, ut Christus deus haberetur. Senatus indignatione motus, cur non sibi prius secundum morem delatum esset, ut de suscipiendo cultu prius ipse decerneret, consecrationem Christi recusavit edictoque constituit, exterminandos esse urbe Christianos; praecipue cum et Seianus praefectus Tiberii suscipiendae religioni obstinatissime contradiceret. Tiberius tamen edicto accusatoribus Christianorum mortem comminatus est


Cronographia, Georgius Syncellus (IX secolo)

Idem ipse Pilatus, quae de Christo et dogmatibus Christianis erant, ad Tiberium relatis, aliquem in eo fidei sensum excitavit. Tiberius de habenda in Christum fide cum senatu contulit, quam eo repudiante, quin immo crucis praeconium stultitiam decernente, ipse Christianorum persecutores morte plectendos lata sententia, ut Tertullianus refert, pronunciavit. Seianus Tiberii Caesaris praefectus de integro Iudaeorum generis exterminio eidem Caesari plura suggessit, rem totam enarrante Iudaeo cive Alexandrino libro de legatione sua secundo.


In Orosio apprendiamo che dopo il rifiuto da parte del senato di annoverare Cristo al rango degli dei ci fu un editto del Senato intimante l’espulsione dei cristiani dalla città di Roma. Apprendiamo inoltre che Seiano fu ostile alla religione cristiana e che all’editto del Senato (avvenuto prima del 31 d.C) ne fece seguito uno di Tiberio che minacciava di morte i persecutori dei cristiani.

Georgius Syncellus ripercorre una trama storica identica a quella di Orosio, tuttavia egli dopo aver citato la fonte per quanto concerne la questione Cristo al Senato (Tertulliano) omette l’editto di espulsione dei cristiani ed inoltre secondo la sua fonte Seiano non fu ostile alla religione cristiana, bensì a quella giudaica tutta. Qual è la fonte di Georgius Syncellus?
Eusebio senza dubbio in H.E, II, 5,7

Filone riferisce in primo luogo che sotto Tiberio, Seiano, molto potente tra coloro che circondavano allora l’imperatore, faceva di tutto per distruggere l’intero popolo giudaico nella città di Roma. In Giudea d’altra parte, Pilato, sotto il quale ebbe luogo la passione del Salvatore, si permise al tempio di Gerusalemme, che esisteva ancora, delle cose vietate dalla legge giudaica e fomentò in tale maniera le più grandi rivolte.

Ma soprattutto ancora Eusebio nel Chronicon che c’è stato trasmesso in una traduzione latina da Gerolamo, dove leggiamo:

Seianus praefectus Tiberii qui apud eum plurimum poterat instantissime cohortatur, ut gentem Judaeorum deleat. Filo meminit in libro legationis secundo.

Seiano, il prefetto di Tiberio, che aveva una grande influenza su di lui, lo istigò affinchè la nazione giudaica fosse distrutta: Filone riferisce di quest’affare nel secondo libro della sua Ambasciata.


Le narrazioni di Eusebio ed Orosio si contraddicono?
Sicuramente sì per quanto riguarda la cronologia (Eusebio cade in un anacronismo collocando la vicenda di Seiano nel 34 d.C. ma anche quella di Orosio, viste la discordanza con Tacito e Svetonio è da prendere con le molle) ma non per quanto riguardo il fondo storico della questione.
I cristiani erano giudei estremisti. Seiano fu ostile alla setta cristiano-zelota, la cui eversione lo portò ad avere in odio la nazione giudaica tutta.
Qualsiasi dubbio sulla questione ce lo saremmo potuti levare andando a consultare il secondo libro della Legatio ad Gaium dove, secondo Eusebio, Filone narrava nel dettaglio dell’intera faccenda.
Nemmeno a dirlo, nella Legatio ad Gaium, per come ci è pervenuta, non c’è traccia alcuna dell’affare.
Buco storico.
Il caso (sic!) ancora una volta ci priva di un resoconto fondamentale.
 
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Saulnier
view post Posted on 15/1/2010, 21:38     +1   -1





Abbiamo visto che Orosio menziona un espulsione dei cristiani da Roma compresa tra la morte di Cristo (da lui fissata nell’anno 30 d.C.) e la morte di Seiano (31 d.C.). L’espulsione dei cristiani è menzionata anche da Gerolamo nella sua traduzione del Chronicon di Eusebio, dove in effetti ci dice:

Pilato de Christianorum dogmate ad Tiberium referente Tiberius retulit ad senatum, ut inter cetera sacra reciperetur. Verum cum ex consulto patrum Christianos eliminari Urbe placuisset, Tiberius per edictum accusatoribus Christianorum comminatus est mortem. Scribit Tertullianus in Apologetico.

Avendo Pilato riferito a Tiberio della dottrina dei Cristiani, questi la riferì al Senato in maniera tale che essa venisse accettata tra le altre religioni riconosciute. Invece, quando con un decreto dei padri si stabilì che i Cristiani fossero scacciati dalla città, Tiberio con un editto minacciò gli accusatori dei cristiani. Così scrive Tertulliano nel suo Apologeticum.

Questo passaggio di Gerolamo solleva alcune importanti questioni.

Il citato passaggio di Tertulliano è il seguente:

Apologeticum, V, II

Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introivit, adnuntiata sibi ex Syria Palaestina, quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant, detulit ad senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit, Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum.

Tiberio, sotto il cui regno il nome cristiano ha fatto la sua entrata nel secolo, sottopose al senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, fatti che avevano in quei luoghi rivelato la divinità del Cristo ed egli manifestò il suo parere favorevole. Il senato avendo lui stesso verificato questi fatti votò contro. Cesare persistette nel suo proposito e minacciò gli accusatori dei Cristiani.


Da cui risulta che l’opera di Tertulliano che aveva in mano Gerolamo era evidentemente diversa da quella di cui disponiamo oggi, nella quale in effetti non vi è alcuna menzione dell’espulsione dei cristiani sotto Tiberio (nessun riferimento neppure nella versione armena del Chronicon di Eusebio). Gerolamo sembra nella sua cronaca confondere due avvenimenti avvenuti in periodi differenti ovvero:
1) l’espulsione dei cristiani dalla città di Roma, favorita da Seiano (secondo Orosio) e dunque anteriore al 31 d.C. (morte di Seiano),
2) il resoconto di Pilato a Tiberio sui fatti avvenuti in Palestina che ebbero come conseguenza la crocifissione del Nazareno avvenuta nel 36 d.C. e di conseguenza posteriore a questa data.

In effetti, tanto la versione latina (Gerolamo) del Chronicon di Eusebio che quella armena (che menziona i consoli di quell’anno) concordano nel collocare cronologicamente la relazione di Pilato a Tiberio sul Cristo, nell’anno 36 d.C.
Senza insistere sulla reale natura di questa relazione di Pilato resta il fatto che da ciò risulta che Pilato avrebbe aspettato anni dalla morte del Cristo prima di inviare questa relazione (tre anni se si fissa come da convenzione oggi la morte del cristo nel 33 d.C. e addirittura sette anni se la si fissa nel 29 d.C. come hanno fatto i primi padri della Chiesa!).

L’erudito ecclesiastico Lenain de Tillemont scriveva a tal proposito:

La cronaca di Eusebio mette la relazione che Pilato inviò a Roma sulla morte e resurrezione di J.C., sotto i Consoli dell’anno 36...Ma è poco probabile che egli (Pilato) abbia atteso fino all’anno 36 per informare l’Imperatore di una cosa che tanto clamore aveva suscitato nell’anno 33 e che era quantomeno conosciuta a tutta la Palestina grazie alla morte di Stefano.

A meno che la morte del Cristo non sia avvenuta nel 36 d.C. (vedi a tal proposito https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=39882682)
A questo punto vale la pena riportare un frammento del Contra Galilaios dell’imperatore Giuliano che che si trova nella confutazione di Cirillo (contra Iulianum 6,212).

Questo Gesù che voi pregate, o Galilei, fu un suddito di Cesare! Se voi rifiutate di convenirne io ve lo proverò presto, anche adesso.

Nemmeno a dirlo, Cirillo si è ben guardato di trasmetterci anche la dimostrazione che portava Giuliano (da cui risulta che Giuliano diceva il vero...), tuttavia vale la pena domandarsi cosa abbia voluto dire con ciò l’imperatore.
Cosa voleva dimostrare Giuliano ai Galilei che pretendevano al IV secolo di adorare come un Dio un certo Gesù, carpentiere di professione residente in una cittadina della Galilea chiamata Nazareth, crocifisso secondo i Padri della Chiesa nel 29 o 30 d.C.?
Cosa voleva dirci esattamente Giuliano dichiarando il Nazareno (Giuliano non menziona mai Nazareth nella sua opera) suddito di Cesare?
Per l’imperatore Giuliano chi fu realmente l’uomo Gesù, detto il Nazareno ?

Giuliano nel passaggio (provvidenzialmente censurato) da Cirillo dimostrava che il luogo d’origine di Gesù era Gamla, in Gaulanitide e che la sua crocifissione era da collocarsi nel 36 d.C.
Infatti con la Nazareth odierna, il Cristo sarebbe stato un suddito di Erode Antipa (tetrarca della Galilea fino al 39 d.C.).
Al contrario i Giudei di Gamla, che erano stati sudditi di Filippo il tetrarca divennero, dopo la sua morte, avvenuta nel 34 d.C. sudditi di Roma.
Tiberio infatti stabilì (Ant.Giud. XVIII) che le regioni amministrate da Filippo passassero dopo la sua morte sotto il controllo diretto di Vitellio, legato di Siria.
Giudeo di Gamla, crocifisso nel 36 d.C. il Cristo morì da suddito di Cesare.
Tale era la convinzione di Giuliano che si era proposto di esporre a tutti le ragioni che lo avevano convinto “che la macchinazione dei Galilei è una umana menzogna messa su con capziosità.” (contra Iulianum 2,39).

Saulnier
 
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a_ntv
view post Posted on 16/1/2010, 10:27     +1   -1




CITAZIONE (Saulnier @ 15/1/2010, 21:38)
Giuliano nel passaggio (provvidenzialmente censurato) da Cirillo dimostrava che il luogo d’origine di Gesù era Gamla, in Gaulanitide e che la sua crocifissione era da collocarsi nel 36 d.C.
Infatti con la Nazareth odierna, il Cristo sarebbe stato un suddito di Erode Antipa (tetrarca della Galilea fino al 39 d.C.).
Al contrario i Giudei di Gamla, che erano stati sudditi di Filippo il tetrarca divennero, dopo la sua morte, avvenuta nel 34 d.C. sudditi di Roma.
Tiberio infatti stabilì (Ant.Giud. XVIII) che le regioni amministrate da Filippo passassero dopo la sua morte sotto il controllo diretto di Vitellio, legato di Siria.
Giudeo di Gamla, crocifisso nel 36 d.C. il Cristo morì da suddito di Cesare.
Tale era la convinzione di Giuliano che si era proposto di esporre a tutti le ragioni che lo avevano convinto “che la macchinazione dei Galilei è una umana menzogna messa su con capziosità.” (contra Iulianum 2,39).

Ma... Giuliano scrive oltre trecento anni dopo i fatti, e non mi pare probabile che fosse in grado di ricostruire i pochi mesi tra il 34 e il 36, sempre che Gesù sia morto nel 36, il che è improbabile, e neppure le differenze di pochi kilometri. E sopratutto è implausibile che solo Giuliano fosse a conoscenza della vera origine di Gesù, il tutto 330 anni dopo i fatti.
Peraltro "suddito di Cesare" può indicare chiunque pagava un tributo a Cesare, e quindi anche Erode Antipa e i galilei.

La frase "suddito di Cesare" va invece intesa secondo la mentalità dell'epoca: il rispetto maggiore andava per le tradizioni più antiche: sottolineare che comunque Gesù era parte dell'impero romano voleva dire che l'impero romano era moralmente superiore a Gesù.
 
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Saulnier
view post Posted on 16/1/2010, 12:31     +1   -1




CITAZIONE
Ma... Giuliano scrive oltre trecento anni dopo i fatti, e non mi pare probabile che fosse in grado di ricostruire i pochi mesi tra il 34 e il 36, sempre che Gesù sia morto nel 36, il che è improbabile, e neppure le differenze di pochi kilometri. E sopratutto è implausibile che solo Giuliano fosse a conoscenza della vera origine di Gesù, il tutto 330 anni dopo i fatti.

I ‘pochi mesi’ tra il 34 ed il 36 sono fondamentali perché il Cristo da suddito di Filippo il tetrarca diventava suddito di Vitellio, legato di Siria e quindi direttamente soggetto a Roma.
Giuliano conosceva la vera origine di Gesù grazie ad uno studio approfondito sull’argomento (come risulta dalla sua corrispondenza). Ai suoi tempi e con i suoi mezzi tale ricerca era ancora possibile, ma Giuliano non era certo l’unico a sapere la verità. L’opera di Giuliano (Contra Galilaios) non ci è stata trasmessa, come pure quella di Celso, di Ierocle, etc.

CITAZIONE
Peraltro "suddito di Cesare" può indicare chiunque pagava un tributo a Cesare, e quindi anche Erode Antipa e i galilei.

La frase "suddito di Cesare" va invece intesa secondo la mentalità dell'epoca: il rispetto maggiore andava per le tradizioni più antiche: sottolineare che comunque Gesù era parte dell'impero romano voleva dire che l'impero romano era moralmente superiore a Gesù.

Se così fosse, perché mai i Galilei avrebbero dovuto rifiutare di convenire che Gesù fosse un suddito di Cesare?
Giuliano dice:

Questo Gesù che voi pregate, o Galilei, fu un suddito di Cesare! Se voi rifiutate di convenirne io ve lo proverò presto, anche adesso.

In cosa consisteva la dimostrazione di Giuliano? Nel prendere i Vangeli e leggere che Gesù risiedeva a Nazareth? E se così fosse perché Cirillo non ci avrebbe trasmesso questa dimostrazione?
 
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81 replies since 21/9/2009, 23:53   3481 views
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