Studi sul Cristianesimo Primitivo

Pesce: "Gesù non voleva una nuova religione"

« Older   Newer »
  Share  
JohannesWeiss
view post Posted on 20/1/2010, 17:46     +1   -1




CITAZIONE (defréauville @ 20/1/2010, 13:16)
A mio avviso è impossibile scindere oltre un certo limite il Gesù storico dal Cristo della fede.

Ma da quale fede? Quella di Marco? Quella di Matteo? Di Q? Di Luca? Di Giovanni? Di Tommaso? Del Vangelo degli Ebrei? Del Vangelo di Pietro?
Il Gesù in cui crede Marco ha insegnato che tutti i cibi sono puri, il Gesù in cui crede Matteo assolutamente no. Il Gesù della tradizione matteana ha affermato che il regno non andava annunciato ai pagani (cfr. Mt 10,5), il Gesù (risorto) del redattore di Matteo ha comandato di farlo. Il Gesù in cui crede Marco è andato a farsi battezzare da Giovanni confessando i suoi peccati come tutti gli altri. Il Gesù in cui crede Matteo lo fa solo per adempiere ad ogni giustizia, mentre sarebbe lui a dover battezzare Giovanni. Luca e Giovanni poi sono talmente scandalizzati dal fatto che il Battista battezzi Gesù, che il primo cita en passant un battesimo senza battezzatore, il secondo lo omette del tutto.
Il Gesù storico è forse inscindibile da tutte queste visioni di fede contraddittorie?

CITAZIONE
Proprio sulla scorta di questa mia convinzione, non ritengo plausibile separare il messaggio pre-pasquale da quello post-pasquale.

Questa è una posizione che, paradossalmente, accomuna apologeti e scettici. Tu probabilmente la intendi nel senso che tutto ciò che è post-pasquale (anche la cristologia del vangelo di Giovanni???) era presente già nel Gesù pre-pasquale, mentre un super-scettico la intenderebbe nel senso che il Cristo della fede ha completamente sommerso il Gesù storico (che quindi non può più essere afferrato dallo storico).
Ma la posizione è la medesima e conduce al medesimo esito: l'abbandono della ricerca storica su Gesù.

CITAZIONE
Tutta la vita di Gesù, compresa la sua predicazione, è un miracolo di Dio e questo deve essere preso in considerazione dagli studiosi di oggi.

A me, in quanto credente, piace molto la frase "Tutta la vita di Gesù è un miracolo di Dio".
Ma in che senso tale affermazione dovrebbe essere presa in considerazione dallo storico? Dovrebbe forse assumere, alla base del proprio lavoro, l'esistenza di Dio e la miracolosità (e cosa vuol dire poi?) a-priori della vita di Gesù?

CITAZIONE
Chiudere Gesù in uno stereotipo moderno è pericoloso; abbiamo le testimonianze dettagliate di chi nel Cristo vedeva il Figlio di Dio e non possiamo pensare che i miracoli descritti in tutti i vangeli (canonici e non) siano frutto di allucinazioni collettivi col solo scopo di ottenere un Gesù storico.

E che cosa significa vedere in Gesù "il Figlio di Dio"? Il Messia (cfr. Mc 14,61) ? Oppure il Figlio unigenito che era nel seno del Padre (Gv 1,18) ?
E quanto ai miracoli, a Gesù ne fu attribuita una grandissima quantità, e molti storici riconoscono fondamento storico almeno agli esorcismi e alle guarigioni. Ma Gesù non era certo il solo operatore di miracoli che il mondo antico conosca, anzi!


CITAZIONE
Lo schema: Predicazione di Gesù ->Morte di Gesù-> Organizzazione della Chiesa,

prima di tutto dimostra di non aver compreso il contesto storico della venuta di Cristo e cioè una Palestina occupata che cercava soprattutto risposte politiche e che avrebbe completamente ignorato Gesù, uno dei tanti predicatori del tempo, se Egli non si fosse rivelato per quello che in realtà era.

E se invece il messaggio di Gesù, lungi dall'avere come oggetto se stesso, verteva proprio su un evento dalle implicazioni anche politiche (vedi la venuta del regno di Dio) ?
 
Top
defréauville
view post Posted on 22/1/2010, 00:26     +1   -1




CITAZIONE (JohannesWeiss @ 20/1/2010, 17:46)
Ma da quale fede? Quella di Marco? Quella di Matteo? Di Q? Di Luca? Di Giovanni? Di Tommaso? Del Vangelo degli Ebrei? Del Vangelo di Pietro?

Beh c'è una linea univoca nei vangeli (almeno in quelli canonici). Potremmo dire la fede nella Resurrezione e nella salvezza eterna di Cristo.

CITAZIONE
Questa è una posizione che, paradossalmente, accomuna apologeti e scettici.

Apologeta lo sono probabilmente, però non credo che questo termine debba avere necessariamente una valenza negativa.

CITAZIONE
Tutta la vita di Gesù, compresa la sua predicazione, è un miracolo di Dio e questo deve essere preso in considerazione dagli studiosi di oggi.

A questo hai risposto bene tu dopo: molti miracoli di Gesù sono ritenuti storici dagli studiosi che si accingono a studiare il Gesù storico. Forse questa è la via da seguire.

Edited by defréauville - 24/1/2010, 01:11
 
Top
view post Posted on 22/1/2010, 07:05     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
Grazie a Gesù l'uomo ottiene il Libero Arbitrio, premio della Nuova Alleanza con Dio, resosi uomo che, patendo sofferenze umane e quindi rendendosi conto delle nostre tribolazioni, ha pagato per i nostri peccati.

Tutte queste riflessioni, anche se molto generali e incomplete, sono già sufficienti a farmi ritenere parzialmente errata la frase di Pesce.

Io ritengo che Gesù non intendesse fondare una nuova religione, ma riformare il credo giudaico e in questo ritengo che Egli volesse fondare una nuova religione, nuova nel senso di rinnovata.

Il libero arbitrio è nato con l'uono.
Mi sembra che già in Genesi l'uomo ha facoltà di decidere liberamente se mangiare dall'albero della conoscenza oppure rispettare il comandamento.
D-O aveva bisogno di "rendersi conto" delle tribolazioni e delle deblezze umane? e che razza di D.O sarebbe stato? meno intelligente e sapiente di Zeus e di Apollo? D-O Signore e padrone assoluto del mondo necessitava di incarnarsi per "capire"? E a chi doveva pagare? a Se Stesso?

Lo hai detto tu: Fondò una comunità di giudei "riformati", non il cristianemo, tutt'al più il Gesuanesimo.
E in che cosa avrebbe riformato il "credo giudaico"? A parte un'osservazione sul sabato (che nemmeno tutti gli Ebrei osservano perfettamente), che cosa avrebbe riformato, se in Matteo afferma: "Non uno iud della legge passerà..." e " Questi precetti non annullano quelli...." e ancora "I farisei siedono sulla cattedra di Mosè..."? E se voleva riformare il Giudaismo, perché osservava tutte le feste, si recava a Gerusalemme nella festività più importante, andava in Sinagoga a leggere la Torah e parlava nel Tempio? (queste cose non erano alla portata di chiunque)

Allora sono una nuova religione anche i Giudei riformati e i conservativi ( che sono dei riformati che si chiamano così per distinguersi dagli ortodossi e dai precedenti) di oggi e le decine di movimenti differenti in seno all'ebraismo: Chassidim, Chabad, Masortì, Haridim ecc.?
E se era una nuova religione, perché la comunità capeggiata da Giacomo il Giusto frequentava il Tempio di Gerusalemme ?
Il movimnento Gesuano diventò nuova religione quando Gesù fu divinizzato, molti anni dopo. Tutto ciò che era nella predicazione del Nazareno era perfettamente compatibile con l'Ebraismo. Diventò inaccettabile, per il Monoteismo ebraico assoluto, l'idea di un uomo-D-O. La frattura avvenne in quel momento. Qualsiasi affermazione del Nazareno è perfettamente ebraica, per il resto.

Edited by Negev - 22/1/2010, 07:20
 
Top
defréauville
view post Posted on 22/1/2010, 13:29     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 22/1/2010, 07:05)
Il movimento Gesuano diventò nuova religione quando Gesù fu divinizzato, molti anni dopo. Tutto ciò che era nella predicazione del Nazareno era perfettamente compatibile con l'Ebraismo. Diventò inaccettabile, per il Monoteismo ebraico assoluto, l'idea di un uomo-Dio. La frattura avvenne in quel momento. Qualsiasi affermazione del Nazareno è perfettamente ebraica, per il resto.

Quindi: "Andate, ammaestrate e battezzate tutte le genti", "Chi ha visto me, ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me", "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me", "E io altresì ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa", "E disse loro: "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura, "Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato", "Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio",
"E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l'accompagnavano" etc.

Sarebbero tutte invenzioni posticce e non rispecchierebbero il volere di Gesù?
 
Top
view post Posted on 22/1/2010, 19:58     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
Sarebbero tutte invenzioni posticce e non rispecchierebbero il volere di Gesù?

E'una interpretazione. Ognuno legge le cose in modo differente.
io ho detto che osservava la Torah e la insegnava, osservava le feste religiose, andò in pellegrinaggio a Gerusalemme, leggeva in Sinagoga e parlava nel Tempio: dunque era un Ebreo osservante

CITAZIONE
"Andate, ammaestrate e battezzate tutte le genti" "Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato",

Cioè insegnate loro la Torah e fate fare loro il bagno rituale (mikve: il battesimo è un uso preso dalla tradizione ebraica)

CITAZIONE
tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa"

Sul termine Kefa che si scrive allo stesso modo di kippa (il copricapo ebraico che testimonia la sottomissione a Dio) molti di questo forum sarebbero felici di intavolare un'ampia discussione sul significato ipoteticamente zelota . Tu sei la mia kippa, il mio copricapo, allora come oggi anche simbolo rivoluzionario di contrapposizione ad un certo potere (in quel caso quello romano)

CITAZIONE
io sono nel Padre e il Padre è in me"

Parole di un Pio Ebreo che sente Dio Padre dentro di sé e che è, nell'etica e nell'amore per il prossimo "nel Padre", come il Padre desidera


 
Top
PAS60
view post Posted on 22/1/2010, 20:19     +1   -1




WEISS: citazione del 20/10/2009:
CITAZIONE
Ed ovviamente vedo questa svolta da Pasqua in poi come autentica rivelazione di Dio, e non come distorsione o tradimento (sebbene sul piano storico questa fase non corrisponda ai pensieri e alle intenzioni di Gesù).

Scusa Johannes, ma non ho capito cosa significhi questa autentica rivelazione che sul piano storico non corrisponde ai pensieri di Gesù; se per piacere approfondisci un po' per farmi capire.
Ancora, ecco quanto scriveva il Rabbino Neusner in un articolo del 2007 sul Jerusalem Post, commentando il suo libro divenuto famoso 'A Rabbi talks with Jesus' :"Abbiamo spesso evitato di portare allo scoperto i punti di sostanziale differenza tra noi...Egli (Gesù) pretese di riformare e portare a compimento: 'Vi è stato detto... ma io vi dico...' E invece noi teniamo fermo, e io l'ho sostenuto nel mio libro, che la Torah è stata ed è perfetta e non è bisognosa di ulteriori compimenti ..." A quanto capisco anche in affermazioni storiche di Gesù, a parte la stessa pretesa di essere Dio (Gv 10,33) che era considerata la bestemmia insopportabile e quindi da far "strappare le vesti", c'è una rottura con giudaismo come era inteso allora!
Pasquale
 
Top
view post Posted on 22/1/2010, 21:31     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
'Vi è stato detto... ma io vi dico...'

Egò dè lego umin"
La particella "dè" è tradotta con "ma" mentre il suo significato è "peraltro", "oltre a questo".
"ma" si traduce con "allà".
"ma io vi dico" è del tutto errato e pone una connotazione di contrapposizione che non c'è.
Il senso era: "Vi sono stati dati dei comandamenti ed in più di quello io vi dico di fare ancor di più, ancor meglio"
 
Top
view post Posted on 23/1/2010, 01:19     +1   -1
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Member
Posts:
8,427
Reputation:
0
Location:
Gotham

Status:


cit da negev

Sul termine Kefa che si scrive allo stesso modo di kippa (il copricapo ebraico che testimonia la sottomissione a Dio) molti di questo forum sarebbero felici di intavolare un'ampia discussione sul significato ipoteticamente zelota . Tu sei la mia kippa, il mio copricapo, allora come oggi anche simbolo rivoluzionario di contrapposizione ad un certo potere (in quel caso quello romano)



zio ot

Sìiiiiiiiiii ??????? :B): Ciao neg,

Matteo XVI 17,18

ne parlammo qui :

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=31040471

e qui un magnifico midrash di Abramo , dove se ne parla a pag 8 /!0.

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Antr...20parte%201.pdf

Da approfonidire anche il Kippa riferito alla cima delle palme , ovvero ai rami di palma con le quali i Maccabei celebrarono la vittoria.

Non vi viene in mente la Domenica delle Palme ? Il Popolo di Israel che saluta il Mashìa liberatore dal giogo romano ?

E' lo studioso americano Farmer a indicare i rami di palma come simbolo dei partigiani ombattenti contro Roma proprio in ricordo dei Maccabei , tesi accolta anche da Brandon.

www.commentarymagazine.com/viewarti...ben-farmer-2564

zeloti, iscarioti,mujaidin,tupamaros, chiamateli come volete : partigiani contro un popolo oppressore.



ZIO OT :mf_bookread.gif:
 
Top
operanuova
view post Posted on 23/1/2010, 15:36     +1   -1




CITAZIONE (barionu @ 23/1/2010, 01:19)
Non vi viene in mente la Domenica delle Palme ? Il Popolo di Israel che saluta il Mashìa liberatore dal giogo romano ?

E' lo studioso americano Farmer a indicare i rami di palma come simbolo dei partigiani ombattenti contro Roma proprio in ricordo dei Maccabei , tesi accolta anche da Brandon.
ZIO OT :mf_bookread.gif:

Per quanto concerne le mie evocazioni, caro zio Ot, certo che mi viene in mente il popolo di Israel che saluta il Messia liberatore. C'è però da capire, dagli stessi testi, se quel Messia intendeva un'identica liberazione :lol: .
Per quanto concerne l'iconologia della palma, correttamente tratta dal symbolarium dei Maccabei, la collegò Farmer all'Apocalisse 7.9 (Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'agnello, avvolti in vesti candide e portavano palme nella mani")?
Per quanto mi riguarda, essendo storicamente accertata la "vittoria dei romani", la palma io preferisco trarla dal salmo 91 e dal tempio di Salomone: simbolo del giusto e del sapiente che sempre la spuntano, quindi, non del supposto partigiano sconfitto.

Edited by operanuova - 23/1/2010, 16:09
 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 23/1/2010, 17:46     +1   -1




CITAZIONE (PAS60 @ 22/1/2010, 20:19)
Scusa Johannes, ma non ho capito cosa significhi questa autentica rivelazione che sul piano storico non corrisponde ai pensieri di Gesù; se per piacere approfondisci un po' per farmi capire.

Penso che sarebbe alquanto forzato sostenere che tutto quello che abbiamo in Paolo, nel vangelo di Giovanni e in altri scritti neotestamentari, corrisponde ai pensieri del Gesù storico.
Possiamo dubitare che, se per ipotesi avesse potuto leggerlo, Gesù avrebbe riconosciuto il suo messaggio e la sua figura nel vangelo di Giovanni. Eppure per i cristiani il vangelo di Giovanni è imprescindibile.
La rivelazione "fondante" (accolgo la terminologia del teologo Gerald O'Collins che distingue tra "rivelazione fondante" e "rivelazione dipendente" che si estende a tutta la storia della chiesa e s'intreccia con quella del mondo intero) non può essere assolutamente fatta coincidere con il Gesù storico, bensì abbraccia l'intero "evento-Cristo" comprendente una serie di "risposte" - anche abbastanza diverse tra loro - che i cristiani delle prime generazioni diedero a partire dall'impulso della figura e del messaggio del Gesù storico.
Reputo una pretesa teologica massimalista e non necessaria (oltre che non sostenibile) quella secondo cui tutti i grandi sviluppi avvenuti nelle chiese del primo secolo, debbano essere contenuti in nuce nel Gesù storico.

CITAZIONE
Ancora, ecco quanto scriveva il Rabbino Neusner in un articolo del 2007 sul Jerusalem Post, commentando il suo libro divenuto famoso 'A Rabbi talks with Jesus' :"Abbiamo spesso evitato di portare allo scoperto i punti di sostanziale differenza tra noi...Egli (Gesù) pretese di riformare e portare a compimento: 'Vi è stato detto... ma io vi dico...' E invece noi teniamo fermo, e io l'ho sostenuto nel mio libro, che la Torah è stata ed è perfetta e non è bisognosa di ulteriori compimenti ..." A quanto capisco anche in affermazioni storiche di Gesù, a parte la stessa pretesa di essere Dio (Gv 10,33) che era considerata la bestemmia insopportabile e quindi da far "strappare le vesti", c'è una rottura con giudaismo come era inteso allora!

Io lascerei qui perdere quel che dice Neusner, anche perché il suo libro non si pone affatto nella prospettiva del Gesù storico.

A differenza di quanto pensa Negev, a me pare (ma non faccio testo) che δέ possa anche essere tradotto con "ma" (magari un "ma" meno forte e che non implica contrapposizione ...ma lasciamo che sia Hard-Rain a illuminarci)... in ogni caso sono perfettamente d'accordo con lui che le cosiddette "antitesi" non possono essere lette come affermazioni di rottura o di contrasto. La chiave ermeneutica la fornisce lo stesso Matteo che fa precedere le "antitesi" dalle affermazioni di Mt 5,17-20 (Gesù non abolisce ma compie, non cadrà uno iota, non vanno sciolti nemmeno i minimi comandamenti della Torah).
Del resto è possibile che proprio a Matteo o alla sua tradizione, e non a Gesù, si debba la formulazione "avete udito...ma io vi dico" (sottolineo: la formulazione, non i contenuti, che anzi hanno tutti buona probabilità di storicità).
Un vero e prorio contrasto con la Torah mi sembra ravvisabile solamente nella antitesi sul divorzio (cfr. Mc 10,2-12). In Marco 10,5 Gesù argomenta che il ripudio fu concesso da Mosè "per la durezza del vostro cuore", ma che in principio non fu così, per cui in questo caso la tensione potrebbe essere risolta collocando l'insegnamento di Gesù in prospettiva escatologica, secondo la classica idea secondo cui l'Endzeit ripristina l'Urzeit.
Comunque stiano le cose, non penso proprio che si possa sostenere che Gesù ruppe con il giudaismo sulla base di questa sua particolare halakhà matrimoniale oppure del fatto che in un'occasione invitò un candidato-seguace a disobbedire al precetto di seppellire il proprio padre.

Io sono del parere che una certa "rottura" (concetto diverso da quello di "competizione", "contrasto", "conflitto") cominciò solo dopo il 70 (e si consumò - ma non per tutti i rami del cristianesimo - con il II sec.), in parallelo ad un processo di profonda trasformazione e normalizzazione in corso sull'altro "versante".
 
Top
view post Posted on 23/1/2010, 23:36     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
A differenza di quanto pensa Negev,

Non secondo me.
Poiché i miei ricordi di greco sono vecchi di 35 anni, quando scrissi in merito all'ebraicità di Gesù chiesi il Parere di Frances che mi rispose:

"In Mt 5:22 (o a Mt 5:28, 5:32, 5:34, 5:39, 5:44 et passim), essendo “δὲ” una congiunzione coordinante o avversativa, sarà il contesto e la presenza di altre congiunzioni che ci farà decidere se tradurla o meno. Nel NT la congiunzione “δὲ” assume spesso valore avversativo. Ma si tratta di una opposizione che assume diverse gradazioni. Non possedendo “δὲ” una valenza intrinseca, sarà il contenuto della frase precedente a determinarne il senso nella frase dove compare. Il criterio di applicazione è il seguente: se il contenuto della frase dove compare “δὲ” è in contrasto con il contenuto della frase precedente, allora “δὲ” assume valenza avversativa. Questo criterio comunque non deve essere applicato con rigidità. In ogni caso, vi sono vari gradi di avversione insiti nella particella “δὲ”, mentre la congiunzione “ἀλλά” è sempre avversativa e il tipo di avversione è totale.
Quando “δὲ” assume una valenza avversativa debole o media, diventa complicato tradurla in italiano. Per molti di questi passi matteani io tradurrei in questo modo:
“(e), d'altra parte …”
resa che stilisticamente non è molto elegante, ma almeno ci consente di graduare il valore avversativo medio-debole di “δὲ”.
"

Posso aggiungere che questo tipo di espressione linguistica “Fu detto … ed io vi dico ….”, non era affatto una novità ma corrisponde ad un criterio didattico antico della tradizione rabbinica, che trova ampi riscontri nel Talmud: “Wa ani’ omer lachem …” che non rappresenta mai una contrapposizione, ma la spiegazione dell’affermazione precedente, secondo la legittima interpretazione dell’oratore, grazie alla versatile caratteristica dell’ebraico non vocalizzato, che consente infinite interpretazioni, sempre tutte giuste.
Il modello d’insegnamento di Gesù è conforme quindi, alla tradizione viva nella sua epoca, della dialettica cara alle Scuole, diverse ma univoche, di Hillel e di Shammai che fiorirono in quel tempo e lasciarono una traccia profonda nella cultura del Popolo d’Israel.
 
Top
defréauville
view post Posted on 24/1/2010, 00:57     +1   -1




Concordo con la traduzione di "dè" come congiunzione avversativa medio-debole; la mia sensazione è dovuta soprattutto a Mc 12,29-31:

"Gesù rispose: Il primo è: Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Il secondo è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi".

Dalla risposta di Gesù è comprensibile che Egli voleva aggiungere e non rinnegare. La frase però che lascia intravedere in Marco il disegno del Cristo di completare e chiarire l'antica rivelazione è tre versetti dopo:

"Tuttavia Gesù, vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: Tu non sei lontano dal regno di Dio".

 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 24/1/2010, 01:15     +1   -1




La resa avversativa "debole" è quella più appropriata, potremmo anche tradurre con "fu detto ... però io vi dico", certamente l'antitesi è meno forte risp. al caso in cui fosse presente αλλα. Mi spiego meglio. Nel caso di Mt. 5:21-22 abbiamo due proposizioni: "Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere; e: Chiunque ucciderà sarà sottoposto al giudizio. Ma (δε in greco) io vi dico che chiunque si adira contro al suo fratello, senza cagione, sarà sottoposto al giudizio". Con la particella δε Gesù non rinnega tout court quanto precedentemente detto, semmai lo integra, lo amplia, lo espande e lo radicalizza. E' ovvio che per Gesù non si deve come minimo uccidere ma non solo si deve ottemperare a questo fondamentale comandamento, ma (= δε) non bisogna neppure semplicemente adirarsi contro il fratello. In una antitesi totale Gesù avrebbe cancellato la prima frase, rinnegandola totalmente, per sostituirla con la seconda, come ad es. in Mt. 5:15 che si basa su αλλα, cioè la lampada nessuno la mette sotto il moggio, ma (= αλλα) sopra il lampadario, cioè va messa lì.
 
Top
operanuova
view post Posted on 24/1/2010, 12:21     +1   -1




CITAZIONE (JohannesWeiss @ 23/1/2010, 17:46)
...Un vero e prorio contrasto con la Torah mi sembra ravvisabile solamente nella antitesi sul divorzio (cfr. Mc 10,2-12). In Marco 10,5 Gesù argomenta che il ripudio fu concesso da Mosè "per la durezza del vostro cuore", ma che in principio non fu così, per cui in questo caso la tensione potrebbe essere risolta collocando l'insegnamento di Gesù in prospettiva escatologica, secondo la classica idea secondo cui l'Endzeit ripristina l'Urzeit.
Comunque stiano le cose, non penso proprio che si possa sostenere che Gesù ruppe con il giudaismo sulla base di questa sua particolare halakhà matrimoniale oppure del fatto che in un'occasione invitò un candidato-seguace a disobbedire al precetto di seppellire il proprio padre.

Non sono esperto in questioni dottrinarie ebraiche e, quindi, mi farà piacere leggere sulla questione opinioni più autorevoli. A "sensazione", però, mi pare che una rottura non lieve ci sia sulla questione del sabato, dove trovo opposizione tra Es 16,25-26; Es 31,13-16; lev 23,3 (ed altri) con Mt 12,1 in cui la diatriba con i farisei - fissata dalla citazione "Misericordia io voglio e non sacrificio" - può segnare una grande differenza.
 
Top
view post Posted on 24/1/2010, 12:40     +1   -1
Avatar

אריאל פינטור

Group:
Member
Posts:
7,755
Reputation:
-9
Location:
Italia

Status:


CITAZIONE
Non sono esperto in questioni dottrinarie ebraiche e, quindi, mi farà piacere leggere sulla questione opinioni più autorevoli. A "sensazione", però, mi pare che una rottura non lieve ci sia sulla questione del sabato, dove trovo opposizione tra Es 16,25-26; Es 31,13-16; lev 23,3 (ed altri) con Mt 12,1 in cui la diatriba con i farisei - fissata dalla citazione "Misericordia io voglio e non sacrificio" - può segnare una grande differenza.

Sì, è vero, la questione della raccolta delle spighe nel giorno di sabato rappresenta una rottura o meglio, la sua risposta sembra una rottura.
E' una situazione piuttosto strana, perché in effetti Gesù l'Halachà la conosceva bene (il diritto ebraico) e non è Lui a raccogliere le spighe, gesto formalmente proibito, ma sono i discepoli. Appare quindi molto strano che difenda questo gesto e, soprattutto che lo difenda portando a motivo il comportamento del re David a proposito dei pani del Tempio.
Infatti la Torah, non solo consente di infrangere il Sabato in caso di pericolo di vita, ma addirittura obbliga a farlo, se è in gioco la vita umana. Il contrario sarebbe un peccato ancora più grave dell'infrazione dello Shabbat. Nel caso di David era una questione di sopravvivenza innanzi tutto ed era un altro tipo di in frazione, cioè il mangiare pani destinati al sacerdote, non era un'infrazione dello Shabbat. nel caso delle spighe non vi era pericolo di vita né questione di sopravvivenza.
Quersta situazione è l'unica dei Vangeli in cui si riscontra una violazione della Torah., per giunta non sua personale, ma di chi lo segue.

Per il resto, ad un'analisi dei vangeli, alla luce dei semitismi, della tradizione ebraica e della storia stessa del Nazareno, vi è sempre il tentativo non di contrapposizione, ma di elevare "una siepe intorno alla Torah, come i Maestri insegnavano. Cioè non solo rispettare i precetti ma fare addirittura meglio e evitare anche l'occasione del peccato
A proposito del divorzio, nulla vieta che un Rabbi abbia una sua interpretazione. Gesù dà una spiegazione del perchè, secondo lui la Legge consenta il divorzio ed esprime il suo parere ma ne consente comunque l'applicazione per il caso più grave che è quello dell'adulterio, sottolineando che lo strumento del divorzio non deve essere applicato per capriccio o per ragioni superabili o poco gravi, ma per un motivo estremamente serio
 
Top
97 replies since 18/1/2010, 13:26   3267 views
  Share