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Ecco quei mascalzoni dei "trinitari" che con le loro tesi tirano in ballo "questi poveri ebrei"...
Beh, scusami, ma, partecipando in diversi forum religiosi a discutere di trinità, dove gli utenti cattolici mi tirano fuori puntualmente l'argomentazione che Gesù si dichiarava Dio perchè gli orecchi dei giudei, accusandolo di bestemmia, intendevano bene cosa volesse dire il Cristo con i suoi discorsi, categorizzare questa argomentazione come credenza standard comune al patrimonio di fede trinitario diviene piuttosto spontaneo pensarlo.
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ti sfugge che il discorso sulla trinità non è una questione settaria bensì una riflessione teologica dall'ampio respiro storico e filosofico, e questo è il modo con cui va affrontata.
Ma perchè, solo perchè non ci è pervenuta una ricca documentazione in merito, credi che anche i settari non avessero a loro volta le loro evoluzioni, approfondimenti e riformulazioni teologiche? Mi sembra che sia l'ortodossia che le correnti settarie e sopratutto l'arianesimo, abbiano avuto i loro sviluppi, decandenze, revival, e cosi via, resta più che altro da capire chi sia realmente quello ortodosso e chi quello eretico rispetto all'originale messaggio cristiano.
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, Negev dice bene quando afferma: "Mi sembra chiaro che siamo in una fase nella quale la teologia cristocentrica è già consolidata e il vangelo giovanneo è scritto per comunità che già vedono Gesù come Dio", e ancora scrive bene quando indica il passo più preciso in tal senso "Io e il Padre siamo uno".
Certo che dice bene, ovviamente, finchè darà risposte che danno acqua al mulino esegetico trinitario, andranno sempre bene, non importa come e con quanto discernimento approfondite o argomentate
Ma, perchè invece, non leggere quel Giovanni 10:30 alla luce del significato che gli dà lo stesso Vangelo e più precisamente il capitolo 17?
Padre santo, conserva [i miei discepoli] nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato,
affinché siano uno, come noi. (Giovanni 17:11)
Accidenti...Gesù sta dicendo che gli apostoli devono essere tra di loro "
uno", esattamente come Gesù e il Padre sono uno? Approfondiamo:
che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te,
anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché
siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché
siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che
li ami come hai amato me. (Giovanni 17:21-23)
Veramente illuminante questa preghiera di Gesù...analizziamo:
1) Gli apostoli sono tra di loro "uno",
esattamente come quando Gesù disse di essere "uno" col Padre...E gli apostoli, che erano, uniti ontologicamente in un unico ente? Ma no ovviamente....avevano una
unità di intenti piuttosto. Confrontare questo passaggio con 1Cor 3:8 "
Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa"...dove viene utilizzato guarda caso la stessa identica parola greca per definire l'unità presente tra Cristo e il Padre in Gv 10:30...Ed anche qui, siamo in un contesto di unità di intenti simbolica...non di unità ontologica letterale...
2) E gli Apostoli sono "
dentro" il Padre e Gesù come Gesù ha dichiarato di essere "dentro" il Padre..e viceversa...E' interessante notare che questa argomentazione è sempre stata usata dai trinitari
"io sono nel Padre e il Padre è in me", per sostenere che Gesù e il Padre siano uniti dalla natura e siano la stessa cosa ontologicamente...beh, a meno che non vogliamo estendere una trinità composta pure dagli apostoli, non credo sia tanto fattibile questa interpretazione delle parole di Cristo....ma perfettamente coerenti se si ritorna di nuovo sul discorso dell
'unità di intenti menzionata prima...
3) Inoltre da notare anche che Gesù dice di dare agli apostoli la gloria,
allo stesso modo in cui Gesù la sua gloria l'ha ricevuta dal Padre...e che il Padre ama gli apostoli allo stesso modo in cui ama Gesù...dunque, questo sembra rafforzare ancora di più la convinzione che il legame che ha Gesù con il Padre non è nulla di esclusivo a lui in quanto Divinità, ma è un dono del Padre che viene dato
alla stessa identica maniera anche agli apostoli...
4) Da notare infine, come sottolinei che "tutti siano uno", affinchè il mondo lo riconosca che Gesù
sia stato mandato dal Padre...un chiaro segno di subordinazionismo ed umile obbedienza, come a dire; "
non consideratemi uguale a Dio, perchè io sono solo stato mandato da lui. Piuttosto io sono uno con lui e dentro di lui come anche voi lo sarete se crederete in me".
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Subito dopo questo passo, l'evangelista ci spiega anche perché si cerca di lapidare Gesù (Gv 9, 33): "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".
Carissimo
, mi spiace contraddirti , ma non è affatto
subito dopo come ti piacerebbe credere che fosse, ma passano già ben due capitoli (e per la cronaca siamo già al decimo e nemmeno al nono come riporti), e sopratutto, in un diverso contesto, già slegato e passato ormai dalla diatriba su Abramo e di chi sono figli i farisei. I farisei infatti, non accusano e vogliono lapidare Gesù in quel contesto perchè ha detto di essere "Io Sono", ma perchè avrebbe pronunciato le famose parole "Io e il Padre siamo uno". Ma i farisei hanno forse capito cosa intendesse dire Gesù con quelle parole? Ma ovviamente no, ed ecco infatti che Gesù non solo ha una pronta risposta da replicargli contro, ma l'agiografo ha pure la cura di dirci nei particolari che significato avesse quell'essere "
uno", già nel capitolo 17 dello stesso Vangelo.
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nella prospettiva di Giovanni il farsi uguale Dio porterebbe alla lapidazione
Questa, come abbiamo visto, è finora e per ora, quello di farsi uguale a Dio è solo la prospettiva dei farisei.
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Riguardo alle "contraddizioni" correttamente evidenziate da Lucifero, le affermazioni apparentemente contrastanti non si annullano l'una con l'altra, altrimenti dovremmo concludere che l'evangelista avesse le idee confuse.
Talità, se non si annullano l'un l'altra, vai a discutere tu con i cattolici e gli ortodossi che si scervellano da due millenni, avendosi pure scomunicato l'un l'altro, su come interpretare le parole di Gesù in merito allo spirito santo che in un verso sembra dire una cosa, in un altro verso sembra dirne un'altra. Per non parlare poi delle polemiche ariane che hanno trovato il loro tesoro di argomentazioni in modo da scatenare il famoso concilio niceno, proprio e sopratutto in questo vangelo. Ma poi, si, l'evangelista potrebbe anche avere le idee confuse. Da un punto di vista filologico, perch escluderlo a priori? Certo, però che se partiamo con la base e il presupposto da terzo protestantesimo americano che ogni singolo scritto del Nuovo Testamento è inerrante e immacolatamente immune da ogni sorta di errore, allora tiro avanti le mani!
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Per Giovanni, il Figlio è il logos incarnato. Ma cosa vuol dire? Cosa comporta il farsi carne? Esiste una soluzione di continuità all'interno della natura del logos nel momento in cui si manifesta nella carne?
Poteva Giovanni, o gli altri evangelisti prime di lui, avere una risposta a tale quesito (o anche solo porselo)?
E' interessante notare come Giovanni sebbene dica che il Logos si è incarnato, non dica invece nulla di come sia avvenuta questa incarnazione, cioè mancano gli episodi dell'infanzia di Cristo che dovrebbero chiarire la modalità nel quale l'incarnazione sarebbe avvenuta. Sebbene Giovanni potesse intenzionalmente evitare di menzionare questi eventi, perchè già narrati nei sinottici che conosceva, bisogna riconoscere che molti cristiani interpretarono in maniera docetica la venuta di Gesù che giunge misteriosamente "
dal cielo". Comunque Giovanni sembra non preoccuparsi di che cosa volesse dire assumere una natura divina od umana per Cristo al momento dell'incarnazione e prima. L'incarnazione la pone sotto il punto di vista utilitaristico dei credenti, ovvero Gesù si è incarnato affinchè i cristiani ricevessero la vita eterna tramite il suo sacrificio. Non a caso nel prologo della sua prima lettera, ricalca il prologo giovanneo, chiamando Gesù proprio come "Logos della Vita". L'incarnazione, è in funzione teologica a favore del credente, ma non credo si ponesse il problema di quali implicazioni avrebbe avuto per lui, la sua natura. Questo è un problema di cui si occuperà esplicitamente Paolo di Tarso ai Filippesi.
Saluti
Edited by Lucifero ~Sapere Aude~ - 28/2/2011, 14:43