Studi sul Cristianesimo Primitivo

il Purgatorio, Quando è nato, come è nato

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PAS60
view post Posted on 7/7/2011, 21:30     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 7/7/2011, 15:03) 
Nel II millennio in occidente si affaccia viceversa un nuovo sistema secondo cui, a cascata:
- I sacramenti possono rimettere la colpa, ma esiste comunque una pena da scontare

A quanto ricordo, però, Teodoro, già nel primo millennio, qualora dopo una grave mancanza si volesse ritornare nella comunione ecclesiale, occorreva un percorso penitenziale severo, e non solo sentimentalmente!!
Cioè c'era una differenza tra il battesimo e il sacramento che reintegrava nella comunione successivamente, che era preceduto e poi, verso la fine del primo millennio, seguito da una serie di pratiche penitenziali, benché si dovesse pensare che essendoci pentimento, la colpa era già tolta e che comunque la reintegrazione della comunione non potesse dipendere soltanto delle pratiche penitenziali.

Buona notte!
 
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view post Posted on 12/7/2011, 16:41     +1   -1
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CITAZIONE (PAS60 @ 7/7/2011, 22:30) 
CITAZIONE (Teodoro Studita @ 7/7/2011, 15:03) 
Nel II millennio in occidente si affaccia viceversa un nuovo sistema secondo cui, a cascata:
- I sacramenti possono rimettere la colpa, ma esiste comunque una pena da scontare

A quanto ricordo, però, Teodoro, già nel primo millennio, qualora dopo una grave mancanza si volesse ritornare nella comunione ecclesiale, occorreva un percorso penitenziale severo, e non solo sentimentalmente!!
Cioè c'era una differenza tra il battesimo e il sacramento che reintegrava nella comunione successivamente, che era preceduto e poi, verso la fine del primo millennio, seguito da una serie di pratiche penitenziali, benché si dovesse pensare che essendoci pentimento, la colpa era già tolta e che comunque la reintegrazione della comunione non potesse dipendere soltanto delle pratiche penitenziali.

Ricordi benissimo, solo che non c'entra nulla con quanto dicevo, poiché anche la prassi penitenziale della fine del primo millennio era prima dell'assoluzione sacramentale. In altri termini prima dimostri il ravvedimento, poi ti reinserisco nella comunione ecclesiale. Ma questo non ha a che vedere col fatto che anche dopo l'assoluzione sacramentale rimanesse ancora una pena da espiare, anzi tutto lascerebbe pensare proprio il contrario (se si vuole vedere il percorso penitenziale come una espiazione della pena, ciò di cui non sarei affatto sicuro).
Dunque siamo da capo, di questa distinzione non c'è traccia nel primo millennio.
Del resto, vai a spiegare all'adultera o al buon ladrone che gli è stata rimessa la colpa ma non la pena... ^_^
 
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PAS60
view post Posted on 12/7/2011, 22:47     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 12/7/2011, 17:41) 
Ricordi benissimo, solo che non c'entra nulla con quanto dicevo, poiché anche la prassi penitenziale della fine del primo millennio era prima dell'assoluzione sacramentale. In altri termini prima dimostri il ravvedimento, poi ti reinserisco nella comunione ecclesiale. Ma questo non ha a che vedere col fatto che anche dopo l'assoluzione sacramentale rimanesse ancora una pena da espiare, anzi tutto lascerebbe pensare proprio il contrario (se si vuole vedere il percorso penitenziale come una espiazione della pena, ciò di cui non sarei affatto sicuro).

E' chiaro che devo dimostrare prima di essere in qualche modo convinto che avevo fatto male, ma questo non mi esime dal dover fare un percorso anche successivo all'assoluzione, o per prassi sacramentale stessa (io ricordavo che in Irlanda e non solo, già nell'VIII sec. veniva richiesta una prassi penitenziale successiva all'assoluzione della colpa) o perché vi è una conseguenza che scaturisce dall'impegno stesso e che conferma l'effettivo ravvedimento: ad esempio se Zaccheo dopo non avesse più ridato i beni ai taglieggati? o per vari motivi non li avesse potuti dare? E' chiaro che ci sono tante sfumature ed infatti non si può essere mai certi che sia necessario il Purgatorio dopo la morte o lucrare l'indulgenza, comunque è un problema di semplice evidenza.
Ciao da Pasquale.
 
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view post Posted on 14/7/2011, 17:06     +1   -1
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CITAZIONE (PAS60 @ 12/7/2011, 23:47) 
E' chiaro che devo dimostrare prima di essere in qualche modo convinto che avevo fatto male, ma questo non mi esime dal dover fare un percorso anche successivo all'assoluzione, o per prassi sacramentale stessa (io ricordavo che in Irlanda e non solo, già nell'VIII sec. veniva richiesta una prassi penitenziale successiva all'assoluzione della colpa)

Il problema è che il sacramento della penitenza/riconciliazione/confessione è un'invenzione assai tardiva, con degli sviluppi che in occidente sono più o meno i medesimi anche nelle aree laterali come quella insulare. Per grosse linee, comunque :

1) In origine dopo il battesimo non c'è più la possibilità di commettere un peccato grave e restare in comunione
2) In un secondo momento (il cui primo momento è individuabile già alla fine del III secolo) si comincia a valutare la possibilità di una riammissione per via extrasacramentale (i.e. tramite un ordine del vescovo e basta)
3) Poi la cosa viene strutturata e si costruisce un vero percorso penitenziale con vari ordines, scalati i quali il penitente viene riammesso con un rito sacramentale
4) Poi proprio in ambiente insulare nascono i libri penitenziali, in cui si cerca di stabilire un nesso tra peccato e opere di riparazione in maniera giuridica, fenomeno che viene prima assunto a Roma e poi totalmente rimodulato.
5) Allo scorcio del primo millennio, per accelerare la riammissione (i libri penitenziali servivano a questo in fondo) si consente che le opere di riparazione vengano in parte compiute dopo la riammissione, al contrario di quanto avveniva prima
5) Ancora più in là (abbiamo scavallato il mille) compare ciò di cui stiamo parlando, purgatorio, indulgenze, et coetera

La tua obiezione dunque si colloca tra il punto 4 e il 5, e già testimonia una fase tardiva dello sviluppo del sacramento, che già anticipa gli sviluppi futuri. Non è certo evocabile come Traditio, ma solo come uno sviluppo che di fatto rappresenta un'innovazione nella prassi fin lì seguita.

CITAZIONE
o perché vi è una conseguenza che scaturisce dall'impegno stesso e che conferma l'effettivo ravvedimento

Ma la cosa più evidente è che le eventuali opere si compiano prima della riammissione sacramentale, ciò che esattamente si faceva. Che poi il ravvedimento si possa giudicare da un'opera questo è tutto da dimostrarsi, ma soprattutto non ha a che fare con la storia del sacramento.

È possibile trovare nel dettaglio quanto ho qui (a memoria) riassunto in qualsiasi manuale di sacramentaria.
 
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view post Posted on 15/7/2011, 12:37     +1   -1
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L'evoluzione del sacramento della confessione sino all'attuale confessione auricolare non implica l'invenzione dal nulla di questo sacramento. Già dal principio abbiamo attestazioni di confessioni pubbliche davanti alla collettività (es Didache 4,14; 14,1) che, pur non essendo sacramento della confessione come lo intendiamo noi, sono tuttavia il suo antecedente storico.
 
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rocny_24
view post Posted on 18/7/2011, 15:11     +1   -1




CITAZIONE
Teodoro Studita
Ancora più in là (abbiamo scavallato il mille) compare ciò di cui stiamo parlando, purgatorio, indulgenze, et coetera

Scusa Teodoro,
leggendo questa discussione mi sembra che si sia andati un po' off-topic, facendosi forse trarre in trappola da questioni che stuzzicano le differenze confessionali, come il sacramento della Riconciliazione e l'uso delle offerte per ottenere indulgenza.
Siccome le domande iniziali di Lucifero mi interessavano vorrei che tornassimo sulla traccia, ovvero quando e come sia sorta l'idea del Purgatorio.

CITAZIONE
Lucifero
Salve, mi piacerebbe sapere come si è maturata all'interno della Chiesa Primitiva l'esistenza di uno stato ultraterreno intermedio tra il Paradiso e l'Inferno e perchè la Chiesa Orientale non ha mai accettato questa dottrina

Quali sono le date chiave nella nascita/sviluppo dell'idea di Purgatorio nel Cristianesimo?
Qualche riferimento bibliografico da suggerire a chi volesse approfondire l'argomento?

Pace e Bene
 
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view post Posted on 18/7/2011, 18:45     +1   -1
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CITAZIONE
Qualche riferimento bibliografico da suggerire a chi volesse approfondire l'argomento?

Purtroppo nel mondo accademico il testo base è ancora considerato J. Le Goff, La nascita del Purgatorio...
Il celeberrimo storico, medievista, è però a digiuno completo di patristica, e sopratutto pare non capire che i concetti non nascono quando si inventano le parole per definirli. Sicché converrà leggere insieme qualcos'altro, ad esempio quest'articolo, che mi fu consigliato tempo fa:
Maria Pia Ciccarese, La nascita del purgatorio, in Annali di storia dell'esegesi 17/1 (2000) pp. 133-150.
 
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rocny_24
view post Posted on 19/7/2011, 10:32     +1   -1




Grazie Polymetis. Mi sono accorto che le risposte di Teodoro in realtà davano già una descrizione degli "antefatti" nell'ambito del cristianesimo del primo millennio, mentre se il concetto di Purgatorio è stato definito dopo il 1000 si esce dagli scopi di questo forum. Già il fatto che si tratti dell'epoca storica del secondo millennio inquadra l'idea del Purgatorio in un ambito ben diverso. Mi pareva buona cosa chiudere il cerchio e con questi tuoi riferimenti penso che i visitatori del forum possano trovare la chiusura.
Grazie ancora buona giornata
 
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view post Posted on 26/7/2011, 15:53     +1   -1
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Stavo rileggendo con più calma tutta la pappardella di citazioni fuori contesto con cui è iniziato questo post. Buona parte di queste (almeno la metà) sono riferimenti alle preghiere per la sorte dei defunti, cui abbiamo dato già una risposta che non chiama in causa il Purgatorio: Dio conosce le preghiere prima che esse vengono fatte, e dunque esse sono già incluse nel giudizio (che pure già conosce!) che darà al tempo opportuno al defunto.
Più interessanti invece alcuni brani che possono far immaginare il purgatorio propriamente detto. Riporto uno dei frammenti di Agostino, completo del suo contesto e in traduzione italiana, così che si possa capire bene di cosa parla. Nel primo paragrafo sta facendo l'esegesi del famoso passo "come attraverso un fuoco" (1Cor 3,13-15), ma qui Agostino non si sogna nemmeno di parlare di questo fuoco come di quelo del Purgatorio (alla Giovanni XXII, per intenderci). Ecco qua:

CITAZIONE
68. Ma poiché queste testimonianze apostoliche, assolutamente esplicite ed evidenti, non possono essere false, tutto quel che è stato detto in modo oscuro a proposito di quanti edificano sopra il fondamento che è Cristo non con oro, argento e pietre preziose, ma con legno, fieno e paglia (di essi è stato detto che attraversando il fuoco si salveranno, poiché sarà il valore del fondamento a non farli perire), si deve intendere in modo da non contraddire questi testi cosí espliciti. Ora legno e fieno e paglia possono essere intesi in modo non arbitrario come una forma di passione per le cose del mondo, per quanto lecitamente accordate, tale che riesce impossibile perderle senza che l’anima ne provi dolore. Quando perciò è un dolore di questo genere che brucia, se Cristo occupa nel cuore il posto di un fondamento, in modo che, in altri termini, niente gli venga anteposto e l’uomo, bruciato da tale dolore, preferisca privarsi di queste cose tanto amate piuttosto che di Cristo, allora egli, attraversando il fuoco, si salva. Se al contrario, nel tempo della tentazione, ha preferito il possesso di queste realtà temporali e mondane a Cristo, allora non lo ha avuto come fondamento, mantenendo quelle cose al primo posto, mentre in un edificio niente precede le fondamenta. Il fuoco di cui in quel passo ha parlato l’Apostolo si deve intendere come ciò attraverso cui passano entrambi, cioè chi costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose e chi con legno, fieno, paglia. E dopo aver detto questo, egli ha aggiunto: Il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera costruita da qualcuno resisterà, costui ne avrà la ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, egli ne subirà le conseguenze: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. Dunque il fuoco proverà l’opera di entrambi, non di uno dei due soltanto. La prova della tribolazione è una specie di fuoco e altrove se ne parla esplicitamente: La fornace saggia gli oggetti del vasaio e la prova della tribolazione gli uomini giusti. Quel fuoco realizza temporaneamente in questa vita quel che l’Apostolo ha detto a proposito di due credenti, uno dei quali pensa alle cose di Dio, come possa piacere a Dio, edifica cioè sopra il fondamento che è Cristo con oro, argento, pietre preziose, mentre l’altro pensa alle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, cioè edifica sopra il medesimo fondamento con legno, fieno, paglia. L’opera dell’uno non finisce bruciata, poiché non ha amato cose la cui perdita potrebbe tormentarlo. Finisce bruciata invece l’opera dell’altro, poiché non è indolore la perdita delle cose possedute con amore; eppure visto che costui, posto dinanzi all’alternativa, preferirebbe privarsi di quelle cose piuttosto che di Cristo e che il timore di perderle non gli fa abbandonare Cristo, benché la perdita non sia indolore, questi senz’altro si salva, però come attraverso il fuoco, perché il dolore delle cose perdute e che aveva amato lo brucia, senza però atterrarlo e distruggerlo, difeso com’è dalla solidità incorruttibile del fondamento.

L'Ipponate cambia però repentinamente registro. Prima leggiamo

CITAZIONE
69. Che qualcosa del genere avvenga anche dopo questa vita non è incredibile, e ci si può domandare se le cose stiano in questi termini, e se è possibile o meno scoprire che alcuni credenti, attraverso un fuoco purificatore, si salvino in un tempo piú o meno lungo, a seconda che il loro amore per i beni effimeri sia stato piú o meno grande; tuttavia non saranno come coloro che non possederanno il regno di Dio, se dopo un’adeguata penitenza non vengono loro rimessi i medesimi crimini. Ho parlato di una penitenza adeguata, perché non siano infruttuosi nelle loro elemosine, alle quali la Scrittura divina ha attribuito tanta importanza, che il Signore proclama di ascrivere unicamente il loro frutto a chi sederà alla sua destra e unicamente la loro sterilità a chi sederà alla sua sinistra, quando agli uni dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno, mentre agli altri: Andate nel fuoco eterno.

Il discorso non mi è per niente chiaro. All'inizio si propone di indagare se questa salvezza "come attraverso un fuoco" sia possibile "dopo questa vita", poi parla di elemosine e di penitenze adeguate, il che sembra rimandare viceversa a una cornice assai terrena.
Si potrebbe vedere il testo latino, specialmente se la sua trasmissione è esente da corruttele, ma intanto qualcuno capisce più chiaramente di me cosa diavolo sta dicendo qui Agostino?
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 29/7/2011, 20:51     +1   -1




CITAZIONE
Stavo rileggendo con più calma tutta la pappardella di citazioni fuori contesto con cui è iniziato questo post.

Teodoro...su questa "pappardella" si basa la fede di milioni e milioni di cattolici. Avere un po' più rispetto per questa cosa non sarebbe male. Che poi siano realmente fuori contesto è una cosa ancora tutta da verificare.

CITAZIONE
qualcuno capisce più chiaramente di me cosa diavolo sta dicendo qui Agostino?

Che forse Agostino abbia esplicitato meglio la sua posizione sull'argomento in questo brano?

29. 109. Il tempo frapposto tra la morte dell’uomo e la risurrezione finale trattiene le anime in dimore misteriose, a seconda che ciascuna abbia meritato quiete o afflizione, in rapporto a quel che ha ottenuto in sorte finché viveva nella carne.

29. 110. Non si deve nemmeno negare che le anime dei defunti ricevono sollievo dalla pietà dei propri cari che sono in vita, quando viene offerto per loro il sacrificio del Mediatore o si fanno elemosine nella Chiesa. Tutto questo però giova a quanti in vita hanno acquisito meriti che consentissero in seguito di ricavarne vantaggio. C’è infatti un tipo di condotta non cosí buono da non richiedere questi suffragi dopo la morte, né cosí cattivo da non ricavarne giovamento dopo la morte; ve n’è poi uno talmente buono da non richiederne e viceversa uno talmente cattivo da non potersene avvantaggiare, una volta lasciata questa vita. È in questa vita perciò che si acquista ogni merito, che consente a ciascuno di ricavarne sollievo o oppressione. Nessuno però s’illuda di guadagnarsi presso Dio, al momento della morte, quanto ha trascurato quaggiú. Quindi tutte le pratiche solitamente raccomandate dalla Chiesa a favore dei defunti non sono contrarie all’affermazione dell’Apostolo: Tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Dio, ciascuno per ricevere la ricompensa per quanto ha fatto finché era nel corpo, sia in bene che in male; anche il merito di potersi giovare di queste cose, infatti, ciascuno se l’è procurato finché viveva nel corpo. Ma non tutti se ne giovano: e perché mai, se non perché ciascuno ha condotto, finché era nel corpo, una vita diversa? Ora, dal momento che vengono offerti sia i sacrifici dell’altare sia di qualunque altra elemosina, essi rendono grazie per chi è veramente buono; intercedono per chi non è veramente buono; per chi poi è veramente cattivo, non potendo in alcun modo aiutare i morti, cercano in qualche modo di consolare i vivi. Per quanti poi se ne giovano, il giovamento comporta o la piena remissione o almeno la possibilità di una condanna piú tollerabile.



Testo Latino:

29. 109. Tempus autem quod inter hominis mortem et ultimam resurrectionem interpositum est, animas abditis receptaculis continet, sicut unaquaeque digna est vel requie vel aerumna pro eo quod sortita est in carne dum viveret.

29. 110. Neque negandum est defunctorum animas pietate suorum viventium relevari, cum pro illis sacrificium Mediatoris offertur vel eleemosynae in Ecclesia fiunt. Sed eis haec prosunt qui cum viverent haec ut sibi postea possent prodesse meruerunt. Est enim quidam vivendi modus, nec tam bonus ut non requirat ista post mortem, nec tam malus ut ei non prosint ista post mortem; est vero talis in bono ut ista non requirat, et est rursus talis in malo ut nec his valeat cum ex hac vita transierit adiuvari. Quocirca hic omne meritum comparatur quo possit post hanc vitam relevari quispiam vel gravari. Nemo autem se speret quod hic neglexerit, cum obierit, apud Dominum promereri. Non igitur ista quae pro defunctis commendandis frequentat Ecclesia, illi apostolicae sunt adversa sententiae qua dictum est: Omnes enim adstabimus ante tribunal Christi ut referat unusquisque secundum ea quae per corpus gessit, sive bonum sive malum; quia etiam hoc meritum sibi quisque dum in corpore viveret comparavit, ut ei possint ista prodesse. Non enim omnibus prosunt. Et quare non omnibus prosunt, nisi propter differentiam vitae quam quisque gessit in corpore? Cum ergo sacrificia, sive altaris sive quarumcumque eleemosynarum, pro baptizatis defunctis omnibus offeruntur, pro valde bonis gratiarum actiones sunt; pro non valde bonis propitiationes sunt; pro valde malis etiam si nulla sunt adiumenta mortuorum; qualescumque vivorum consolationes sunt. Quibus autem prosunt, aut ad hoc prosunt ut sit plena remissio, aut certe ut tolerabilior fiat ipsa damnatio.


Enchiridion de Fide, Spe et Charitate, Liber Unus

Penso che qui Agostino sia ancora più esplicito:

Noi ammettiamo che anche in questa vita, la quale dovrà finire, vi sono alcune pene purificatrici, non quelle da cui sono tribolati coloro, la cui vita con esse non diviene più onesta, ma al contrario più disonesta, ma sono purificatrici per coloro che, indotti da esse alla riflessione, si ravvedono. Tutte le altre pene, tanto temporanee che eterne, in relazione al modo con cui ognuno deve essere trattato dalla divina Provvidenza, sono applicate tanto per i peccati o passati o per quelli in cui trascorre la vita colui che ne è colpito, come per promuovere ed evidenziare le virtù mediante uomini ed angeli buoni e cattivi. Difatti anche se qualcuno subisce qualcosa di male per la cattiveria o l'errore di un altro, pecca certamente l'uomo che per ignoranza o malvagità commette un'azione cattiva contro l'altro, ma non pecca Dio che per un giusto e occulto giudizio permette che questo avvenga. Ma alcuni subiscono pene temporanee soltanto in questa vita, alcuni dopo la morte, altri prima e dopo, ma tuttavia prima dell'ultimo giudizio molto severo. Ora non tutti quelli che dopo la morte subiscono pene temporanee vanno alle pene eterne che si avranno dopo il giudizio finale. Abbiamo già premesso appunto che ad alcuni la colpa, che non viene condonata nel tempo, è condonata fuori del tempo, affinché non siano puniti con l'eterna condanna del mondo futuro.

Testo Latino:

Nos vero etiam in hac quidem mortali vita esse quasdam poenas purgatorias confitemur, non quibus affliguntur, quorum vita vel non inde fit melior vel potius inde fit peior; sed illis sunt purgatoriae, qui eis coherciti corriguntur. Ceterae omnes poenae, sive temporariae sive sempiternae, sicut unusquisque divina providentia tractandus est, inferuntur vel pro peccatis sive praeteritis sive in quibus adhuc vivit ille qui plectitur, vel pro exercendis declarandisque virtutibus per homines et angelos seu bonos seu malos. Nam etsi quisque mali aliquid alterius improbitate vel errore patiatur, peccat quidem homo, qui vel ignorantia vel iniustitia cuiquam mali aliquid facit; sed non peccat Deus, qui iusto, quamvis occulto, iudicio fieri sinit. Sed temporarias poenas alii in hac vita tantum, alii post mortem, alii et nunc et tunc, verum tamen ante iudicium illud severissimum novissimumque patiuntur. Non autem omnes veniunt in sempiternas poenas, quae post illud iudicium sunt futurae, qui post mortem sustinent temporales. Nam quibusdam, quod in isto non remittitur, remitti in futuro saeculo, id est, ne futuri saeculi aeterno supplicio puniantur, iam supra diximus.


(De Civitate Dei contra Paganos Libri XXI,13)



Ora, francamente, qualcuno mi spiega gentilmente quale è la differenza tra ciò che scrive Agostino qui e ciò che insegna il cattolicesimo sul Purgatorio in merito? Grazie e Saluti

Edited by Lucifero ~Sapere Aude~ - 30/7/2011, 07:15
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 24/8/2011, 15:41     +1   -1




Allora è passato tipo qualche mese e vedo che Teo non ha più dato un parere su quanto ho riportato di Agostino....devo dedurre che dunque sostenga l'esistenza del Purgatorio?
 
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view post Posted on 24/8/2011, 18:33     +1   -1
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QUOTE (Lucifero ~Sapere Aude~ @ 24/8/2011, 16:41) 
Allora è passato tipo qualche mese e vedo che Teo non ha più dato un parere su quanto ho riportato di Agostino....devo dedurre che dunque sostenga l'esistenza del Purgatorio?

Non credo che dal fatto che uno non risponda tu possa dedurre alcunché :lol:

Ciao,
Talità
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 24/8/2011, 18:54     +1   -1




Un proverbio dice....chi tace, acconsente ^_^
 
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view post Posted on 24/8/2011, 19:50     +1   -1
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Allora è passato tipo qualche mese e vedo che Teo non ha più dato un parere su quanto ho riportato di Agostino....devo dedurre che dunque sostenga l'esistenza del Purgatorio?

Forse puoi dedurre invece che Teo non è obbligato a rispondere ad una discussione, né si dovrebbe trarre alcuna conseguenza da ciò, perché tra il lavoro e lo studio il tempo che gli resta per scrivere sul forum è ridotto ad un lumicino.
La tua ansia di confrontarti con Teo non implica che egli abbia altrettanta ansia o necessità di confrontarsi con te. Ognuno nella sua vita ha delle priorità, e se stasera Teo vuole mettersi a trascrivere un messale greco del XII sec. che deve pubblicare, cosa ti fa pensare che sia obbligato a risponderti o a dedicarti del tempo?
Non è mai possibile sapere perché qualcuno non risponde ad una discussione, e di solito è perché c'è ben altro da fare, motivo per cui fossi in te io non trarrei nessuna indebita inferenza.

Ad maiora
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 24/8/2011, 21:37     +1   -1




Poly, ma perchè te la prendi cosi' tanto? Che va perfino a tuo favore il fatto che non risponde, perchè la discussione cosi' com'è finita, è evidentemente a favore dell'esistenza del Purgatorio.
Volevo semplicemente invitarlo a spronarlo a continuare il topic, se poi non ne ha tempo o non ne ha voglia Amen. Io però ci ho provato. Magari se n'era semplicemente dimenticato. Oppure non risponde proprio perchè forse non ha nulla da dire in merito ad Agostino. Chi lo sa? finchè non interviene un suo parere diretto si può solo congetturare in merito....
 
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56 replies since 4/7/2011, 18:14   2683 views
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