| Lucifero ~Sapere Aude~ |
| | CITAZIONE Stavo rileggendo con più calma tutta la pappardella di citazioni fuori contesto con cui è iniziato questo post. Teodoro...su questa "pappardella" si basa la fede di milioni e milioni di cattolici. Avere un po' più rispetto per questa cosa non sarebbe male. Che poi siano realmente fuori contesto è una cosa ancora tutta da verificare. CITAZIONE qualcuno capisce più chiaramente di me cosa diavolo sta dicendo qui Agostino? Che forse Agostino abbia esplicitato meglio la sua posizione sull'argomento in questo brano? 29. 109. Il tempo frapposto tra la morte dell’uomo e la risurrezione finale trattiene le anime in dimore misteriose, a seconda che ciascuna abbia meritato quiete o afflizione, in rapporto a quel che ha ottenuto in sorte finché viveva nella carne.
29. 110. Non si deve nemmeno negare che le anime dei defunti ricevono sollievo dalla pietà dei propri cari che sono in vita, quando viene offerto per loro il sacrificio del Mediatore o si fanno elemosine nella Chiesa. Tutto questo però giova a quanti in vita hanno acquisito meriti che consentissero in seguito di ricavarne vantaggio. C’è infatti un tipo di condotta non cosí buono da non richiedere questi suffragi dopo la morte, né cosí cattivo da non ricavarne giovamento dopo la morte; ve n’è poi uno talmente buono da non richiederne e viceversa uno talmente cattivo da non potersene avvantaggiare, una volta lasciata questa vita. È in questa vita perciò che si acquista ogni merito, che consente a ciascuno di ricavarne sollievo o oppressione. Nessuno però s’illuda di guadagnarsi presso Dio, al momento della morte, quanto ha trascurato quaggiú. Quindi tutte le pratiche solitamente raccomandate dalla Chiesa a favore dei defunti non sono contrarie all’affermazione dell’Apostolo: Tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Dio, ciascuno per ricevere la ricompensa per quanto ha fatto finché era nel corpo, sia in bene che in male; anche il merito di potersi giovare di queste cose, infatti, ciascuno se l’è procurato finché viveva nel corpo. Ma non tutti se ne giovano: e perché mai, se non perché ciascuno ha condotto, finché era nel corpo, una vita diversa? Ora, dal momento che vengono offerti sia i sacrifici dell’altare sia di qualunque altra elemosina, essi rendono grazie per chi è veramente buono; intercedono per chi non è veramente buono; per chi poi è veramente cattivo, non potendo in alcun modo aiutare i morti, cercano in qualche modo di consolare i vivi. Per quanti poi se ne giovano, il giovamento comporta o la piena remissione o almeno la possibilità di una condanna piú tollerabile.Testo Latino: 29. 109. Tempus autem quod inter hominis mortem et ultimam resurrectionem interpositum est, animas abditis receptaculis continet, sicut unaquaeque digna est vel requie vel aerumna pro eo quod sortita est in carne dum viveret.
29. 110. Neque negandum est defunctorum animas pietate suorum viventium relevari, cum pro illis sacrificium Mediatoris offertur vel eleemosynae in Ecclesia fiunt. Sed eis haec prosunt qui cum viverent haec ut sibi postea possent prodesse meruerunt. Est enim quidam vivendi modus, nec tam bonus ut non requirat ista post mortem, nec tam malus ut ei non prosint ista post mortem; est vero talis in bono ut ista non requirat, et est rursus talis in malo ut nec his valeat cum ex hac vita transierit adiuvari. Quocirca hic omne meritum comparatur quo possit post hanc vitam relevari quispiam vel gravari. Nemo autem se speret quod hic neglexerit, cum obierit, apud Dominum promereri. Non igitur ista quae pro defunctis commendandis frequentat Ecclesia, illi apostolicae sunt adversa sententiae qua dictum est: Omnes enim adstabimus ante tribunal Christi ut referat unusquisque secundum ea quae per corpus gessit, sive bonum sive malum; quia etiam hoc meritum sibi quisque dum in corpore viveret comparavit, ut ei possint ista prodesse. Non enim omnibus prosunt. Et quare non omnibus prosunt, nisi propter differentiam vitae quam quisque gessit in corpore? Cum ergo sacrificia, sive altaris sive quarumcumque eleemosynarum, pro baptizatis defunctis omnibus offeruntur, pro valde bonis gratiarum actiones sunt; pro non valde bonis propitiationes sunt; pro valde malis etiam si nulla sunt adiumenta mortuorum; qualescumque vivorum consolationes sunt. Quibus autem prosunt, aut ad hoc prosunt ut sit plena remissio, aut certe ut tolerabilior fiat ipsa damnatio.Enchiridion de Fide, Spe et Charitate, Liber UnusPenso che qui Agostino sia ancora più esplicito: Noi ammettiamo che anche in questa vita, la quale dovrà finire, vi sono alcune pene purificatrici, non quelle da cui sono tribolati coloro, la cui vita con esse non diviene più onesta, ma al contrario più disonesta, ma sono purificatrici per coloro che, indotti da esse alla riflessione, si ravvedono. Tutte le altre pene, tanto temporanee che eterne, in relazione al modo con cui ognuno deve essere trattato dalla divina Provvidenza, sono applicate tanto per i peccati o passati o per quelli in cui trascorre la vita colui che ne è colpito, come per promuovere ed evidenziare le virtù mediante uomini ed angeli buoni e cattivi. Difatti anche se qualcuno subisce qualcosa di male per la cattiveria o l'errore di un altro, pecca certamente l'uomo che per ignoranza o malvagità commette un'azione cattiva contro l'altro, ma non pecca Dio che per un giusto e occulto giudizio permette che questo avvenga. Ma alcuni subiscono pene temporanee soltanto in questa vita, alcuni dopo la morte, altri prima e dopo, ma tuttavia prima dell'ultimo giudizio molto severo. Ora non tutti quelli che dopo la morte subiscono pene temporanee vanno alle pene eterne che si avranno dopo il giudizio finale. Abbiamo già premesso appunto che ad alcuni la colpa, che non viene condonata nel tempo, è condonata fuori del tempo, affinché non siano puniti con l'eterna condanna del mondo futuro. Testo Latino: Nos vero etiam in hac quidem mortali vita esse quasdam poenas purgatorias confitemur, non quibus affliguntur, quorum vita vel non inde fit melior vel potius inde fit peior; sed illis sunt purgatoriae, qui eis coherciti corriguntur. Ceterae omnes poenae, sive temporariae sive sempiternae, sicut unusquisque divina providentia tractandus est, inferuntur vel pro peccatis sive praeteritis sive in quibus adhuc vivit ille qui plectitur, vel pro exercendis declarandisque virtutibus per homines et angelos seu bonos seu malos. Nam etsi quisque mali aliquid alterius improbitate vel errore patiatur, peccat quidem homo, qui vel ignorantia vel iniustitia cuiquam mali aliquid facit; sed non peccat Deus, qui iusto, quamvis occulto, iudicio fieri sinit. Sed temporarias poenas alii in hac vita tantum, alii post mortem, alii et nunc et tunc, verum tamen ante iudicium illud severissimum novissimumque patiuntur. Non autem omnes veniunt in sempiternas poenas, quae post illud iudicium sunt futurae, qui post mortem sustinent temporales. Nam quibusdam, quod in isto non remittitur, remitti in futuro saeculo, id est, ne futuri saeculi aeterno supplicio puniantur, iam supra diximus.( De Civitate Dei contra Paganos Libri XXI,13) Ora, francamente, qualcuno mi spiega gentilmente quale è la differenza tra ciò che scrive Agostino qui e ciò che insegna il cattolicesimo sul Purgatorio in merito? Grazie e Saluti Edited by Lucifero ~Sapere Aude~ - 30/7/2011, 07:15
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