Studi sul Cristianesimo Primitivo

il Purgatorio, Quando è nato, come è nato

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view post Posted on 24/7/2012, 14:26     +1   -1
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CITAZIONE (Lucifero ~Sapere Aude~ @ 29/7/2011, 21:51) 
Ora, francamente, qualcuno mi spiega gentilmente quale è la differenza tra ciò che scrive Agostino qui e ciò che insegna il cattolicesimo sul Purgatorio in merito? Grazie e Saluti

Il primo brano non ha a che fare con il purgatorio, ma con il concetto di preghiera di intercessione per i defunti. Come già detto, dal momento che in Dio non esiste il tempo (o se preferisci è tutto un eterno presente) parlare del "quando" queste preghiere vengono fatte in relazione al tempo tra la morte e la risurrezione è banalmente un barbarismo teologico.

Il secondo brano invece sembra parlare, seppure in termini alquanto vaghi, di pene che vengono scontate (un concetto giuridico tipico della mentalità occidentale e del diritto romano) in questo o nell'altro mondo, ma che sono destinate a finire in vista della beatitudine futura. In questo c'è senz'altro una forte analogia con la dottrina cattolica del purgatorio.

Questo non deve stupire: sappiamo, infatti, che dopo l'oblio in cui la cultura (anche patristica) greca cadde dopo il VI secolo, in Occidente non rimase che Agostino, o peggio la rilettura che di lui fecero i cosiddetti teologi franchi, con tutte le radicalizzazioni dell'agostinismo che conosciamo e che tutt'oggi sono la base di alcune idee protestanti come quella calviniste, a solo titolo di esempio. Purtroppo confondere un solo autore con il pensiero della Chiesa tutta fu una vera catastrofe, le cui conseguenze paghiamo ancora.


 
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view post Posted on 24/7/2012, 19:01     +1   -1
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CITAZIONE
Il primo brano non ha a che fare con il purgatorio, ma con il concetto di preghiera di intercessione per i defunti. Come già detto, dal momento che in Dio non esiste il tempo (o se preferisci è tutto un eterno presente) parlare del "quando" queste preghiere vengono fatte in relazione al tempo tra la morte e la risurrezione è banalmente un barbarismo teologico.

La teologia cattolica può anche formulare il purgatorio senza parlare di durata. Se fosse un istante, come molti teologi affermano, allora le preghiere, proprio perché presso Dio tutto è eterno presente, verrebbero a beneficiare il defunto in quell'istante di purificazione raggiungendolo quale che sia l'epoca in cui vengano pronunciate. Sicché una preghiera da me pronunciata per l'anima di Agostino, verrebbe a raggiungere e beneficare Agostino nell'istante della sua purificazione.

Il purgatorio è dunque quell’istante in cui l’anima, a faccia a faccia con la perfezione divina, vede paragonata la propria imperfezione con la suprema bontà del creatore, e capisce quale sia stata la misura dei suoi peccati, facendo sì che questa sua contrizione davanti alla fiamma dell’Amore divino la purifichi. Formulata così la dottrina del purgatorio, cioè che esiste un istante di purificazione, e che in esso si viene raggiunti dalle preghiere di suffragio quale che sia il momento in cui vengano pronunciate, non vedo davvero quale sia la differenza con la dottrina della Chiesa ortodossa.
 
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a_ntv
view post Posted on 24/7/2012, 21:09     +1   -1




Per la posizione attuale della Chiesa Cattolica sul purgatorio, leggi i paragragi da 46 a 48 dell'encilica Spe Salvi di papa Benedetto XVI, che tra l'altro affronta anche la comparazione con l'Oriente- link

Estratto: ". È chiaro che la « durata » di questo bruciare che trasforma non la possiamo calcolare con le misure cronometriche di questo mondo. Il « momento » trasformatore di questo incontro sfugge al cronometraggio terreno – è tempo del cuore, tempo del « passaggio » alla comunione con Dio nel Corpo di Cristo "
 
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view post Posted on 24/7/2012, 22:04     +1   -1
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È chiaro che all'Oriente cristiano una formulazione "puntiforme" e attenuata dovrebbe essere accettabile. Ma non si può dimenticare che dalla sua nascita fino a Paolo VI le indulgenze si contavano in giorni, mesi e anni di purgatorio. Una barzelletta durata mille anni non si cancella con un'enciclica dal peso dogmatico dubbio.
 
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view post Posted on 25/7/2012, 07:20     +1   -1
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Oggi di mesi, giorni ed anni non parla più nessuno, e dunque do questa impostazione come sepolta. Era certamente l'impostazione data nel passato al problema (basta vedere Dante), ma il problema è un altro, e cioè se sia mai stata dogma, quand'era in voga. Se non è mai stata dogma, non c'è nulla da cancellare. Occorrerebbe rileggersi i decreti tridentini per vedere come viene impostato il purgatorio e vedere se è compatibile con quello che dice oggi la Spe Salvi...
 
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view post Posted on 25/7/2012, 11:56     +1   -1
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Se non ricordo male, Trento non dice cosa sia il purgatorio, ma solo che esiste, rimandando a non meglio precisati "antichi concili" (risate multiple... ma quali?!). Su questa storia penso di essere più LeGoffiano di Le Goff.
 
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a_ntv
view post Posted on 25/7/2012, 13:22     +1   -1




Bastano piccoli spostamenti del cursore sulla barra "lettura letterale - lettura allegorica" per far assumere allo stesso verso o frase significati e implicazioni ben differenti.

PS l'elenco cattolico dei concili ecumenici (e la relativa definizione) è uno sviluppo del xvii secolo, perlato neppure fissato come dogma
 
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view post Posted on 2/8/2012, 21:13     +1   -1
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Un piccolo addendum prima di partire. Sul DENZ il primo accenno al purgatorio c'è al #838, nella lettera di Innocenzo IV al vescovo di Frascati, dal significativo titolo "Ritus et doctrinae Graecis inculcandae", in cui si dice che "d'ora in poi" questo locum purgationis sarà chiamato Purgatorio, ripresa più o meno direttamente nella Professione di fede da imporre ai greci dopo il Concilio di Lione, con altrettanto significativo titolo "Additio specialis contra errores Orientalium" (DENZ #855 scc.).

Ora, conosco benissimo il gioco delle tre carte secondo cui di ogni cosa che non piace si può dire (meglio si crede di poter dire) che tanto non ha peso dogmatico, quindi non provo neanche a impelagarmi in questa storia. Ciò che vedo, tuttavia, è che questa dottrina spunta dal nulla alla metà del XIII secolo, un cazzotto nello stomaco per la Tradizione. Personalmente non posso che essere d'accordo con Le Goff quando vede nel Purgatorio uno strumento di potere politico per la vendita delle indulgenze e dunque una forma d'esercizio dell'assolutismo papale dell'era post-gregoriana. Non vedo teologia, salvo quella posticcia per cercare di giustificare i disastri e gli arbìtri di un passato del quale oggi ci si vergogna.
 
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Paolo Agostino Bonaventura
view post Posted on 15/8/2012, 06:21     +1   -1




Approfitto vigliaccamente :1160.gif: :1160.gif: del vuoto di Ferragosto per inviare il mio primo messaggio.

Ho letto con molta attenzione e molto interesse tutte le parti di questa discussione. Mi ha però colpito che, prima di iniziare, non si sia definito con esattezza di che cosa si stia discutendo.

Ecco da dove si è partiti:

CITAZIONE
Mi piacerebbe sapere come si è maturata all'interno della Chiesa Primitiva l'esistenza di uno stato ultraterreno intermedio tra il Paradiso e l'Inferno e perchè la Chiesa Orientale non ha mai accettato questa dottrina cosi' come definita dogmaticamente dai Concili Ecumenici Cattolici.

Qual è la dottrina cattolica sul purgatorio? Bisogna cercarla nelle definizioni dei Concili (ecumenici per i latini) di Lione II del 1274, di Firenze del 1439 (due tentativi infruttuosi di unione con gli orientali) e di Trento del 1545-1563.
Sono testi che risalgono abbondantemente dopo la fine del primo millennio, come è stato ripetutamente sottolineato. Posso riportarli ugualmente? :1122.gif:

CITAZIONE
CONCILIO DI LIONE 1274
856 464 (De sorte defunctorum) Quod si vere paenitentes in caritate decesserint, antequam dignis paenitentiae fructibus de commissis satisfecerint et omissis: eorum animas poenis purgatoriis seu catharteriis, sicut nobis frater Iohannes (Parastron O. F. M.) explanavit, post mortem purgari: et ad poenas huiusmodi relevandas prodesse eis fidelium vivorum suffragia, Missarum scilicet sacrificia, orationes et eleemosynas et alia pietatis officia, quae a fidelibus pro aliis fidelibus fieri consueverunt secundum Ecclesiae instituta.

E se coloro che fanno sinceramente penitenza sono deceduti nella carità prima di aver pagato la pena con degni frutti di penitenza a seguito di cose fatte o di cose omesse: le loro anime sono purificate dopo la morte, così come ci ha chiaramente esposto frate Giovanni [Parastron, OFM], con pene che lavano e purificano; e a sollevarli da pene di tal genere giovano loro i suffragi dei fedeli viventi, vale a dire i sacrifici delle messe, le preghiere, le elemosine e gli altri esercizi di pietà che sono soliti farsi, secondo le indicazioni della chiesa, da dei fedeli a vantaggio di altri fedeli.

CITAZIONE
CONCILIO DI FIRENZE 1439
1304 (De sorte defunctorum) Item, si vere poenitentes in Dei caritate decesserint, antequam dignis poenitentiae fructibus de commissis satisfecerint et ommissis, eorum animas poenis purgatoriis post mortem purgari: et ut a poenis huiusmodi releventur, prodesse eis fidelium vivorum suffragia, Missarum scilicet sacrificia, orazione ed eleemosynas, et alia pietatis officia, quae a fidelibus pro aliis fidelibus fieri consueverunt secundum Ecclasiae instituta.

Inoltre definiamo che le anime dei veri penitenti, morti nell'amore di Dio prima di aver soddisfatto con degni frutti di penitenza ciò che hanno commesso o omesso, sono purificate dopo la morte con le pene del purgatorio e che riceveranno un sollievo da queste pene mediante suffragi dei fedeli viventi come il sacrificio della messa, le preghiere, le elemosine e le altre pratiche di pietà che i fedeli sono soliti offrire per gli altri fedeli secondo le disposizioni della chiesa.

CITAZIONE
CONCILIO DI TRENTO

Decretume de purgatorium 2 Dec 1563
1820 Cum catholica Ecclesia, Spiritu Santu edocta, ex sacris Litteris et antiqua Patrum traditione in sacris Conciliis et novissime in hac ecumenica Synodo docuerit, purgatorium esse animasque ibi detentas fidelium suffragiis, potissimum vero acceptabili altaris sacrificio iuvari: praecepit sancta Synodus episcopis, ut sanam de purgatorio doctrinam, a sanctis patribus et sacris Concliis traditam, a Christifidelibus credi, teneri, doceri et ubique praedicari diligenter studeant

Poiché la Chiesa Cattolica, istruita dallo Spirito Santo, in conformità alle sacre Scritture e all'antica tradizione nei sacri Concili e più di recente in questo Concilio Ecumenico, ha insegnato che il purgatorio esiste e che le anime ivi trattenute possono essere aiutate dai suffragi dei fedeli e soprattutto col santo sacrificio dell'altare, il Santo Sinodo prescrive ai Vescovi di vigilare con zelo perché la sacra dottrina trasmessa dai santi padri e dai sacri Concili, sia creduta, conservata, insegnata e predicata ovunque.

La concezione cattolica del purgatorio risulta quindi di due elementi:
- esiste una purificazione dopo la morte
- le preghiere dei fedeli viventi la aiutano.

A me pare che sia praticamente una parafrasi del passo di 2 Mac 12.38-45: è cosa “santa e devota” “ricorrere alla preghiera” perché sia “pienamente perdonato il peccato commesso” da chi pure “si è addormentato nella morte con sentimenti di pietà” (vedi traduzione CEI).

Mi ha meravigliato che non si parli di fuoco, né di luoghi, né di tempi o durate…

Mi sembra però anche che le preghiere per i defunti c’entrino con il purgatorio, siano anzi la sua radice logica: si prega per i defunti perché i defunti ne hanno in qualche modo bisogno. Purtroppo non riesco a capire l’obiezione del beato Teodoro Studita (beato perché in vacanza…) sull’eternità di Dio: questa non è posta in dubbio, potrebbe venire eventualmente messa in gioco l’esistenza di una “temporalità” (si dice così?) anche per le anime dopo la morte (vedi Ap 6,9-11): ma le definizioni conciliari non ne parlano.

Che l’idea di una purificazione dopo la morte sia nata dalla preghiera per i defunti mi sembra confermata dal cuore stesso della liturgia cristiana, la preghiera eucaristica.

Dice ad esempio l’eucologio di Serapione di Thmuis, vescovo del quarto secolo amico di Atanasio:

CITAZIONE
Santifica tutti quelli che si sono addormentati nel Signore. Mettili nel numero delle tue potenze sante. Da’ loro un posto e una dimora nel tuo Regno.

E l’anafora di San Basilio, che, se ho capito bene, risale anch’essa alla prima epoca patristica:

CITAZIONE
Ricordati ancora di tutti coloro che si sono addormentati prima nella speranza della risurrezione della vita eterna… per il riposo ed il perdono dell’anima del tuo servo… in un luogo di luce, da dove il dolore e i gemiti sono fuggiti, donagli il riposo, o nostro Dio. Dona loro il riposo là dove regna la luce del tuo volto.

Possiamo pensare che la santificazione e il perdono di cui parlano queste preghiere non siamo molto diverse dalla purificazione affermata dai concili?

Ho però alcuni punti che mi sono oscuri:

1) il fuoco che purifica: non ne parlano i concili, ma il Catechismo della Chiesa Cattolica sì:

CITAZIONE
1031 …. La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, (per esempio, 1 Cor 3,15; 1 Pt 1,7) parla di un fuoco purificatore:
« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». [San Gregorio Magno, Dialogi, 4, 41, 3: SC 265, 148 (4, 39: PL 77, 396)]…..

Emmanuel Lanne (per quel che ne so abbastanza competente) in un articolo dal titolo “L’enseignement de l’Eglise catholique sur le purgatoire” presentato alla Commissione del dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa copta non so in che anno e riportato su Irenikon non so in che numero (ho solo una fotocopia da cui non riesco a dedurre le date) afferma categoricamente:

CITAZIONE
Le feu du purgatoire n’appartient pas a l’enseignement dogmatique de l’Eglise catholique.

Poi cerca (con un certo successo) di dimostrare l’antichità di questo dato per le successive 6-7 pagine…
Non ho la possibilità (il tempo, la voglia…) di controllare le citazioni che egli riporta a sostegno della antichità e diffusione tra i Padri sia latini (Ilario, Ambrogio) che orientali (Clemente Alessandrino, Origene, i Cappadoci) dell’idea di un fuoco purificatore.

A titolo di curiosità riporto una testimonianza rabbinica, risalente, pare, al 1° secolo dopo Cristo.

CITAZIONE
Ro’š Haššanah 17a; Tosefta al Sanhedrin XIII 3 e paralleli

I bênônÎm scenderanno nella Geenna, ma quando essi grideranno, pregando, sarà loro permesso di ritornare di nuovo, come è scritto: ‘E io farò passare questo terzo per il fuoco e lo farò affinare come si affina l’argento, li proverò come si prova l’oro; esso invocherà il mio nome ed io l’esaudirò’ (Zac 13,9). Di essi anche Hannah afferma ‘Adonai fa morire e fa rivivere, fa scendere nello še’ȏl e ne fa risalire’ (1 Sam 2,6)

Così commenta J Jeremias:

CITAZIONE
E’ da rilevare che il più antico accenno rabbinico alla Geenna (Tosefta al Sanhedrin XIII 3 e paralleli) riferisce che gli shammaiti, a differenza degli hilleliti, attribuivano alla Geenna, oltre alla sua funzione penale, anche una funzione purificatrice, in particolare per il gruppo degli šeqûlÎm o bênônÎm, cioè di quelli le cui trasgressioni ed i cui meriti si controbilanciassero. Si può ammettere che alla base dei passi di Mc 9,49; 1 Cor 3,13-15 (cfr 2 Pietr 3,10) stia la stessa concezione del carattere purificante del fuoco del giudizio finale.

Proprio qui sta il problema: dalle testimonianze patristiche non si capisce “quando” avviene questa purificazione tramite il fuoco: alla morte del fedele? Dopo il giudizio personale? Alla parusia? O probabilmente non ha senso parlare di un quando, come Teodoro Studita insegna…

2) le indulgenze: sto cercando di capirci qualcosa, ma ancora non oso dire niente…

Nella pagina in inglese della Wikipedia, voce "Indulgence", sono riportati i link a due interessanti pagine web:
- una che fa la storia, abbastanza dettegliata del concetto, delle parole, dei fatti delle indolgenze (Enrico dal Covolo: The Historical Origin of Indulgences);
- l'altra che tratta della pratica delle indulgenze nella Chiesa Orientale (Indulgences in the History of the Greek Church);
non so perchè, ma non riesco a mettere direttamente i link....

Siamo sempre comunque oltre il millennio…

3) mi piacerebbe molto se i nostri amici del Forum esperti in Ortodossia ci riportassero le testimonianze liturgiche più antiche sulla preghiera per i defunti ed eventualmente i pronunciamenti dottrinali a riguardo anche se, ancora una volta, del secondo millennio (Confessione di Dositeo, Catechismo lungo di San Filarete….)
Non esistono, che io sappia, dogmi ortodossi sull’argomento, ma insegnamenti autorevoli sì…


:ops.gif:

Mamma mia! Come sono stato lungo e forse noioso! Chiedo scusa e taccio.

CITAZIONE
Bibliografia
H Denzinger “Enchiridion Symbolorum” EDB 1996
Louis Bouyer “Eucarestia. Teologia e spiritualità della Preghiera Eucaristica” Elledici 1983
PE Testa “I novissimi e la loro localizzazione nella teologia ebraica e giudeo-cristiana” fotocopia senza, aihmè, indizi per capire la rivista e la data
Emmanuel Lanne “L’enseignement de l’Eglise catholique sur le purgatoire” Irenikon (anche qui dalla fotocopia non riesco a risalire alla data)
J Jeremias “Geenna” voce del ThWNT vol 2, 380

:) :D :B):
 
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view post Posted on 15/8/2012, 09:30     +1   -1
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PE Testa “I novissimi e la loro localizzazione nella teologia ebraica e giudeo-cristiana” fotocopia senza, aihmè, indizi per capire la rivista e la data

E' sul Liber Annuus dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, 1976, vol. 26, pp. 121-169

Mi ha incuriosito questo articolo, credo che andrò a leggermelo
 
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view post Posted on 15/8/2012, 11:02     +1   -1
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Grazie Paolo per questa iniezione di vitalità in un periodo che per sua natura è fin troppo tranquillo. Ti seguo da sotto l'ombrellone sul mio ipad, dunque nessun problema.

Intanto qualche piccola glossa :

CITAZIONE (Paolo Agostino Bonaventura @ 15/8/2012, 07:21) 
Mi ha però colpito che, prima di iniziare, non si sia definito con esattezza di che cosa si stia discutendo.

Ho già citato questi testi, ma riportando solo i numeri del Denzinger e qualche piccolo excerptum. Grazie per averli dati (quasi) per esteso

CITAZIONE
La concezione cattolica del purgatorio risulta quindi di due elementi:
- esiste una purificazione dopo la morte
- le preghiere dei fedeli viventi la aiutano.

A me pare che sia praticamente una parafrasi del passo di 2 Mac 12.38-45: è cosa “santa e devota” “ricorrere alla preghiera” perché sia “pienamente perdonato il peccato commesso” da chi pure “si è addormentato nella morte con sentimenti di pietà” (vedi traduzione CEI).

Come ho cercato di dire in ogni modo, il problema a mio vedere si situa proprio nella totale mancanza di nesso tra questi due elementi (e qui rispondo anche alla tua perplessità circa il tempo in Dio): dal momento che in Dio non esiste il tempo, è del tutto ovvio che egli conosca le preghiere prima che vengano pronunciate. In altre parole, dal momento che il "tempo di Dio" è un eterno presente, mentre Bruto e Cassio pugnalavano Cesare, Dio conosceva già le preghiere rivolte a lui per la salvezza di Giordano Bruno.
Stando così le cose, non è necessario immaginare un tempo o un luogo in cui tali preghiere vengono ascoltate, prese in considerazione, e... applicate (perdonate la caduta giuridista), perché in Dio tale tempo è necessariamente puntiforme.
Rimarrebbe il tempo umano dopo la morte, quello in cui secondo la teologia medioevale si sconta quetsa pena non rimessa, ma anche qui ci scontriamo con delle serie difficoltà:

- la differenza tra colpa e pena è assente sia nella Scrittura che nella Tradizione. Luca fa dire a Gesù "oggi sarai con me in Paradiso" a un tale che era sulla croce condannato per omicidio (23,43 e dintorni), rimette i peccati all'adultera e dà mandato ai suoi discepoli di fare lo stesso senza che nulla lasci immaginare che possa rimanere una pena da scontare a valle della remissione dei peccati.
- il Cristianesimo non è una "religione del Libro", né siamo ermeneuticamente giustificati a estrapolare una frase da 2Mac e cucirla su un'idea che si struttura in maniera chiara solo un millennio e mezzo dopo.

Dunque, seppur è del tutto verosimile che anche nel primo millennio potessero esistere idee di una purificazione dopo la morte, bisogna evitare di assolutizzare tali posizioni, evidentemente marginali (se mai sono esistite) e farle assurgere a deposito di fede della Chiesa. Se ci chiediamo se semper, ubique et ab omnibus si è creduto al Purgatorio, l'unica risposta onesta alla luce delle fonti non può che essere negativa, per quanto si cerchi disperatamente qualche appiglio qua e là.

In quest'ottica le preghiere per i defunti non sono affatto finalizzate all'accorciamento di una pena della quale i cristiani del primo millennio non erano minimamente a conoscenza, ma a "una buona difesa davanti al tremendo tribunale di Cristo" (visto che siamo in tema di citazioni dalle liturgie orientali), dove, coerentemente alla chiarissima tradizione biblica, il Signore separerà le pecore dai capri, il grano dalla zizzania, i giusti dai dannati, ponendo gli uni alla propria destra e gli altri alla sinistra. Di vie mediane non si parla.

Così, il ragionamento che inferisce l'esistenza di un purgatorio da quella delle preghiere per i defunti è una delle tante declinazioni della fallacia del conseguente. È un salto che è logicamente fallace prima ancora che storicamente infondato.

CITAZIONE
Ho però alcuni punti che mi sono oscuri:

1) il fuoco che purifica: non ne parlano i concili, ma il Catechismo della Chiesa Cattolica sì:

Al di là delle suggestioni di 1Cor, quella del fuoco che purifica mi sembra essere un'idea formatasi nel medioevo. Quella di una "banca dei meriti sovrabbondanti dei santi" di cui solo il papa può disporre per applicarli alle pene da scontare è un formidabile strumento di potere dell'età post-gregoriana ma appare campato totalmente sul nulla. Al contrario, la parabola dei servi inutili sembra dire il contrario: non possono esserci meriti "sovrabbondanti", al di là della mostruosità giuridica di prenderli e "spostarli" su qualcun altro. Le finalità di questa storia, viceversa, sembrano piuttosto orientate alla vendita delle indulgenze.

Una ciliegina sulla torta. Uno dei testi citati (Trento) si riferisce ad un non meglio precisato insegnamento di molti "antichi concili", ma se poi vai a guardare nel Denzinger non trovi assolutamente nulla a parte ciò che hai citato, scarno, vago e soprattutto tardivo.
A quali "antichi concili" si riferisce Trento? A quelli (immaginari) delle false decretali pseudo-isidoriane, che a partire dall'VIII-IX secolo forgiarono interi concili per attribuire al papa le prerogative richieste dal nuovo corso dettato poi definitivamente da Ildebrando di Soana. La più nota di queste è la cd. "Donazione di Costantino" smascherata già alla fine del XV secolo dal Valla e che attribuiva al papa il "patrimonio di san Pietro". Puoi leggere il testo di queste forgeries sul sito del Progetto Isidoro (tedesco, neanche a dirlo), ma più simpaticamente puoi trovare riferimenti occulti in decine (centinaia?) di documenti rimasti (ancora!) nel Magistero.
Auguri!




 
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a_ntv
view post Posted on 16/8/2012, 20:39     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 15/8/2012, 10:30) 
CITAZIONE
PE Testa “I novissimi e la loro localizzazione nella teologia ebraica e giudeo-cristiana” fotocopia senza, aihmè, indizi per capire la rivista e la data

E' sul Liber Annuus dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, 1976, vol. 26, pp. 121-169

Mi ha incuriosito questo articolo, credo che andrò a leggermelo

Mi sa che anche io lo andrò a leggere (anche se padre Testa è da leggere con cautela).

Comunque relativamente all'apocalittica giudaica qualcosa si può dire.

Il testo a riguardo per me più interessante è la visione finale dell'Apocalisse di Sofonia: il mistico vede dove stanno le anime dopo la morte: prima vede i beati (prima tromba) e poi i puniti (seconda tromba). Ma, e questo è l'interessante, ad una certa ora di ogni giorno il grande angelo suona una tromba e i beati pregano per i "puniti". Ovviamente questa situazione è provvisoria perché poi è decritto il giudizio universale:

www.christianmedia.us/apocalypse-of-zephaniah.html
CITAZIONE
91Then a great angel came forth having a golden trumpet in his hand, and he blew it three times over my head, saying, “Be courageous! O one who hath triumphed. Prevail! O one who hath prevailed. For thou hast triumphed over the accuser, and thou hast escaped from the abyss and Hades. 2Thou wilt now cross over the crossing place. For thy name is written in the Book of the Living.” 3I wanted to embrace him, (but) I was unable to embrace the great angel because his glory is great.
4Then he ran to all the righteous ones, namely, Abraham and Isaac and Jacob and Enoch and Elijah and David. 5He spoke with them as friend to friend speaking one with another.

101Then the great angel came to me with the golden trumpet in his hand, and he blew it up unto heaven. 2Heaven opened from the place where the sun rises to where it sets, from the north to the south. 3I saw the sea which I had seen at the bottom of Hades. Its waves came up to the clouds. 4I saw all the souls sinking in it. I saw some whose hands were bound to their neck, with their hands and feet being fettered. 5I said, “Who are these?” He said unto me, “These are the ones who were bribed and they were given gold and silver until the souls of men were led astray.” 6And I saw others covered with mats of fire. 7I said, “Who are these?” He said unto me, “These are the ones who give money at interest, and they receive interest for interest.” 8And I also saw some blind ones crying out. And I was amazed when I saw all these works of God. 9I said, “Who are these?” He said unto me, “These are catechumens who heard the word of God, but they were not perfected in the work which they heard.” 10And I said unto him, “Then have they not repentance here?” He said, “Yes,” 11I said, “How long?” He said unto me, “Until the day when the Lord will judge.” 12And I saw others with their hair on them. 13I said, “Then there is hair and body in this place?” 14He said, “Yes, the Lord gives body and hair to them as he desires.”

111And I also saw multitudes. He brought them forth. 2As they looked at all of the torments they called out, praying before the Lord Almighty, saying, “We pray unto Thee on account of those who are in all these torments so that Thou might have mercy on all of them.” 3And when I saw them, I said to the angel who spoke with me, “<who are these?>” 4He said, “These who beseech the Lord are Abraham and Isaac and Jacob. 5Then at a certain hour daily they come forth with the great angel. He soundeth a trumpet up unto heaven and another soundeth upon the earth. 6All the righteous hear the sound. They come running, praying to the Lord Almighty daily on behalf of these who are in all these torments.”
Another trumpet: the coming wrath of God.

121And again the great angel cometh forth with the golden trumpet in his hand blowing over the earth. 2They hear (it) from the place of the sunrise to the place of the sunset and from the southern regions to the northern regions. 3And again he blows (it) up unto heaven and its sound is heard. 4I said, “O Lord, why left thou me not until I saw them all?” 5He said unto me, “I have not authority to show them unto thee until the Lord Almighty riseth up in his wrath to destroy the earth and the heavens. 6They will see and be disturbed, and they will all cry out, saying, ‘All flesh which is ascribed to Thee we will give unto Thee on the day of the Lord.’ 7Who will stand in His presence when He riseth in His wrath <to destroy> the earth <and the heavens?> 8Every tree which groweth upon the earth will be plucked up with its roots and fall down. And every high tower and the birds which fly will fall … ”



Questo dimostra che per lo scrittore dell'apocalisse di Sofonia:
a) esiste un luogo fisico dove le anime vanno dopo il giudizio particolare e prima di quello universale
b) questo luogo è visto come un luogo unico diviso in zone in basso ci sono i sofferenti e in alto i beati (che vedono giù la fiamma)
c) sono possibili intercessioni verso le anime soggette a punizione in tal luogo
d) queste intercessioni possono venire anche dalle anime beate

Era questo tipico di tutta l'apocalittica ebraica? che esistesse un luogo fisico dove le anime stanno tra i due giudizi è cosa data per sicura (vedi 1Enoch 22): risolveva il problema di cosa succedesse alle anime tra i due giudizi e quindi allineava la storia della salvezza personale a quella della terra (un'altra soluzione al problema, sovrapponibile, era la resurrezione della carne come in 1Tim4).
Mentre gli altri punti b) c) e d) erano assai dibattuti: ad esempio in 2 Enoch è ribadita l'inutilità delle intercessioni, e anche la parabola di Lazzaro in Lc prende decisamente posizione contro i punti b) ("tra noi e voi è stabilito un grande abisso") c) (non possono neppure bagnare la lingua) e d) (neppure abramo può interecedere): evidentemente erano punti caldi nel dibattito (e Lc forse non rappresentava qui la maggioranza dei cristiani)

Visto che ho citato 1Enoch 22 (dal Libro dei vigilanti, quindi assai prima di Cristo), ecco che lo riporto perché è un testo (anzi IL testo) fondamentale per il purgatorio. Raffaele fa vedere a Enoch 4 valli (hollow places), e poi ne descrive l'uso per tre di esse :

CITAZIONE
The I asked regarding it, and regarding all the hollow places: 'Why is one separated from the other?' And he answered me and said unto me: 'These three have been made that the spirits of the dead might be separated. And such a division has been make (for) the spirits of the righteous, in which there is the bright spring of water. And such has been made for sinners when they die and are buried in the earth and judgement has not been executed on them in their lifetime. Here their spirits shall be set apart in this great pain till the great day of judgement and punishment and torment of those who curse for ever and retribution for their spirits. There He shall bind them for ever. And such a division has been made for the spirits of those who make their suit, who make disclosures concerning their destruction, when they were slain in the days of the sinners. Such has been made for the spirits of men who were not righteous but sinners, who were complete in transgression, and of the transgressors they shall be companions: but their spirits shall not be slain in the day of judgement nor shall they be raised from thence.'

Quindi una valle per i giusti, una per i peccatori e la terza? per i peccatori che però al giudizio finale non verranno uccisi (c'è già in embrione, tre secoli prima di Cristo il nostro bel purgatorio come luogo fisico) Potrebbe sembra una interpolazione successiva, il testo sembra ritoccato (prima parla di quattro valli poi ne descrive tre), servirebbe davvero un'edizione critica: Ma esistenza di un luogo tra i due giudizi, e il dibattito (es Ap di Sofonia contro il Lazzaro di Lc) fa credere che questa "terza valle" fosse un qualcosa che almeno alcuni credevano.

Comunque il purgatorio come luogo tra i due giudizi, come luogo dove godere di intercessioni, non è un'invenzione ex-novo cristiana medioevale (e tanto meno cattolica): ha origini antiche...

Edited by a_ntv - 16/8/2012, 22:20
 
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view post Posted on 17/8/2012, 10:16     +1   -1
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CITAZIONE (a_ntv @ 16/8/2012, 21:39) 
Comunque il purgatorio come luogo tra i due giudizi, come luogo dove godere di intercessioni, non è un'invenzione ex-novo cristiana medioevale (e tanto meno cattolica): ha origini antiche...

E io non posso che citare me stesso


CITAZIONE (Teodoro Studita @ 15/8/2012, 12:02) 
Dunque, seppur è del tutto verosimile che anche nel primo millennio potessero esistere idee di una purificazione dopo la morte, bisogna evitare di assolutizzare tali posizioni, evidentemente marginali (se mai sono esistite) e farle assurgere a deposito di fede della Chiesa. Se ci chiediamo se semper, ubique et ab omnibus si è creduto al Purgatorio, l'unica risposta onesta alla luce delle fonti non può che essere negativa, per quanto si cerchi disperatamente qualche appiglio qua e là.

 
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Paolo Agostino Bonaventura
view post Posted on 26/8/2012, 07:20     +1   -1




Ringrazio per le risposte e gli approfondimenti. ^_^

Forse ho anche (finalmente! :26.gif: ) capito quale è l’ipotesi di Teodoro: le preghiere della chiesa sarebbero utili esclusivamente per il giudizio dell’anima del morto, quando davanti al tribunale di Dio si decide se sarà salvata o dannata; “dopo” tale momento, essendo l’anima in Paradiso o all’inferno, le preghiere non avrebbero più alcun effetto. Ho capito bene?
In effetti alcune citazioni sulla preghiera per i defunti possono essere interpretate anche in questo modo.

Però...

1) non mi sembra che questa spiegazione dia pienamente conto di ciò che affermano le preghiere eucaristiche prima citate: in esse si prega per anime che si sono addormenti “nel Signore” (eucologio di Serapione) o “nella speranza della resurrezione” (anafora di san Basilio); che si considerano quindi già appartenenti al gregge degli eletti; e che tuttavia hanno ancora bisogno di santificazione, di perdono.

Sulla stessa linea è il Canone Romano:

[QUOTE]
Ricordati, o Signore, dei tuoi fedeli che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, o Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace.
[/QUOTE]

Forse ancora più esplicito il commento alla preghiera eucaristica di Giovanni Crisostomo nella sua XLI Omelia sulla 1^ Cor, in PG 61 361:


[QUOTE]
Queste cose, in effetti, non sono inutili, non è invano che noi facciamo memoria nei divini misteri di quelli che ci hanno lasciato e per loro ci avviciniamo e preghiamo l’Agnello che è presente e che ha preso il peccato del mondo, ma perché vi sia per loro un qualche sollievo. Non invano colui che presiede all’altare dei misteri tremendi proclama: per tutti coloro che dormono in Cristo e per coloro che fanno memoria di loro.
[/QUOTE]


Οὐ γὰρ ἁπλῶς ταῦτα ἐπινενόηται, οὐδὲ εἰκῆ μνήμην ποιούμεθα τῶν ἀπελθόντων ἐπὶ τῶν θείων μυστηρίων, καὶ ὑπὲρ αὐτῶ πρόσιμεν, δεόμενοι τοῦ Ἀμνοῦ τοῦ κειμένου τοῦ λαβόντος τὴν ἁμαρτίαν τοῦ κόσμου, ἀλλ' ἵνα τις ἐντεῦθεν αὐτοῖς γένηται παραμυθία• οὐδὲ μάτην ὁ παρεστὼς τῷ θυσιαστηρίῳ τῶν φρικτῶν μυστηρίων τελουμένων βοᾷ. Ὑπὲρ πάντων τῶν ἐν Χριστῷ κεκοιμημένων, καὶ τῶν τὰς μνείας ὑπὲρ αὐτῶν ἐπιτελούντων. Εἰ γὰρ μὴ ὑπὲρ αὑτῶν αἱ μνεῖαι ἐγένοντο, οὐδ' ἃν ταῦτα ἐλέχθε. Οὐ γάρ ὲστι σκηνὴ τὰ ἡμέτερα, μὴ γένοιτο• Πνεύματος γὰρ διατάξει ταῦτα γίνεται.


Si chiede una qualche παραμυθία, un qualche “sollievo”, per coloro che già “dormono in Cristo”.

Note.

1) per le citazioni dalle PG, PL e PO mi sono servito delle scansioni trovate nel sito documentacatholicaomnia

2) ho dato la maturità classica 34 anni fa; da allora ho letto testi greci e latini solo con “traduzione a fronte”. Le mie traduzioni sono quindi traballanti, condotte quando possibile con un occhio a traduzioni moderne in inglese o francese, o anche, quelle dal greco, perlomeno al latino, più orecchiabile. Ringrazio di cuore chiunque me le corregga!

3) per non appesantire ulteriormente questo noioso messaggio, metto in spoiler i testi originali, a volte più estesi per capire meglio il contesto, qualche traduzione in italiano e latino anch’essa più estesa e la bibliografia.
Portate pazienza e scusate gli errori di trascrizione!


2) nei messaggi precedenti l’idea di una purificazione dopo la morte e prima del Giudizio Finale mi pare documentata nei secoli immediatamente precedenti e seguenti la nascita di Cristo, sia nel giudaismo ufficiale, farisaico, sia in ambienti più popolari (quelli degli apocrifi); mi pare che i brani riportati ci possano anche aiutare a collocare meglio la pericope di 2 Mac 12.38-45 e forse le altre citazioni, dal Nuovo Testamento, ricordate dal protestante Jeremias.

Mi sembra anche che queste idee persistano nei secoli seguenti; certo, ha ragione Teodoro, sono brani marginali, per una dottrina che in definitiva è marginale nell’ambito dell’annuncio cristiano, ma non sono certo secondari gli autori che ce li riportano...

Vengono usati approcci differenti: una esegesi che forse noi considereremmo spericolata....


Origene: Contro Celso VI 25-26 PG 11 1329-1332

[QUOTE]
Noi perciò che nel Vangelo abbiamo trovata scritta la parola Geenna come mezzo di punizione, abbiamo cercato se fosse stata nominata come purificazione nelle Vecchie Scritture, tanto più che l’usavano anche i Giudei. ..... trovammo un passo biblico con cui confermare che quel luogo era veramente di punizione per quelle anime che dovevano essere purgate: il detto cioè “Ecco entra il Signore come fuoco del fonditore e come erba del fullone e si siederà per fondere e per purificare l’argento e l’oro” (Mal 3,2).
[/QUOTE]

Noi perciò che nel Vangelo abbiamo trovata scritta la parola Geenna come mezzo di punizione, abbiamo cercato se fosse stata nominata come purificazione nelle Vecchie Scritture, tanto più che l’usavano anche i Giudei. Trovammo dunque in quali passi scritturistici era nominata la valle dei figli di Ennom, dato che in ebraico era stata ricordata questa al posto del semplice vocabolo valle, dato che in fondo i due termini, Ennom e Geenna, si identificavano. Ricercando fra le letture bibliche, trovammo che la Geenna (che era già stata chiamata valle di Ennom) appartenne in sorte, come pure Gerusalemme, alla tribù di Beniamino. Investigando ancora sulle conseguenze di questa appartenenza della Gerusalemme celeste e della valle di Ennom ai beniaminiti, trovammo un passo biblico con cui confermare che quel luogo era veramente di punizione per quelle anime che dovevano essere purgate: il detto cioè “Ecco entra il Signore come fuoco del fonditore e come erba del fullone e si siederà per fondere e per purificare l’argento e l’oro” (Mal 3,2).
Dunque vicino a Gerusalemme, c’è un luogo, ove tu potrai punire quelli che devono essere fusi, per aver ammesso nella sostanza della propria anima il male, che, altrove nella Bibbia fu detto in senso metaforico piombo; infatti presso Zaccaria la empietà fu proprio rappresentata con il peso del piombo (Zac 5,7).

Traduzione tratta da PE Testa “I novissimi e la loro localizzazione nella teologia ebraica e giudeo-cristiana” Liber Annuus dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, 1976, vol. 26, pp. 121-169

Τὴν δὲ Γέενναν ἡμεῖς ἐν τῷ Εὐαγγελίῳ γεγραμμένην ὡς κολαστήριον εὐροντες, ἐξητάσαμεν εἵ που τῶν παλαιῶν γραμμάτων ὠνομάσθη• καὶ μάλιστα ἐπείπερ καὶ Ἰουδαῖοι χρῶνται τῶ ὁνόματι. Εὕρομεν δὲ ὅπου μὲν φαραγξ υἱοῦ Ἐννὸμ ὀνομαζομένην ἐν τῇ Γραφῇ, ἐν δὲ τῷ Ἑβραϊκῷ ἀντὶ τοῦ φάραγξ μεμαθήκαμεν, ὅτι κατὰ τοῦ αὐτοῦ ὑποκειμένου ἐλέγετο ἡ φάραγξ Ἐννὸμ καὶ ἡ Γέεννα• ἐπιτηροῦντες δὲ τὰ ἀναγνώσματα, εὑρίσκομεν καὶ ἐν τῷ κλήρῳ τῆς φυλῆς Βενιαμὶν τὴν Γέενναν ἢ φάραγγα Ἐννὸμ κατειλεγμένην, οὗ ἦν καὶ Ἱερουσαλήμ• καὶ ἐξετάζοντες τὴν ἀκολουθίαν τοῦ εἷναι ἐπουράνιον Ἱερουσαλὴμ ἀπὸ τοῦ κλήρου Βενιαμὶν καὶ τῆς φάραγγος Ἐννόμ, εὑρίσκομέν τι εἰς τὸν περὶ κολάσεων τόπον μεταλαμβανόμενον εἰς τὴν μετὰ βασάνου κάθαρσιν τῶν τοιωνδὶ ψυχῶν, κατὰ τὸ, "Ἰδοὺ, Κύριος εἰσπορεύεται ὡς πῦρ χωνευτηρίου, καὶ ὡς πὸα πλυνόντων• καὶ καθιεῖται χωνεύων καὶ καθαρίζων ὡς τὸ ἀργύριον καὶ τὸ χρυσίον."
Καὶ κατὰ τὸ περὶ τὴν Ἱερουσαλὴμ γίγνεσθαι κολάσεις χωνευομένων, τῶν ἀναλαβόντων εἰς τὴν ἑαυτῶν τῆς ψυχῆς ὑπόστασιν τὰ ἀπὸ κακίας, τροπικῶς που ὀνομαζομένης μολίβδου• διὸ ἡ ἀνομία παρὰ τῷ Ζαχαρίᾳ ἐπὶ τάλαντον μολίβδου εκαθέζετο.

... il paragone con il “fuoco che purifica”...

Gregorio di Nissa Or de mortuis PG 46 525

CITAZIONE
... non potrà divenire partecipe della divinità se un fuoco purificatore non porterà via le macchie introdotte nell’animo.

... εἰ δὲ πρὸς τὴν ἅλογον τῶν παθημάτων ῥοτὴν ἐπικλιθείη, τῷ τῶν ἅλογον δέρματι συνεργῷ ..ρησάμενος πρὸς τὰ πάθη, ἄλλως μετὰ ταῦτα βουλεύσεται πρὸς τὸ κρεῖττον, μετὰ τὴν ἐk τοῦ σώματος ἔξοδον γνοὺς τῆς ἀρετῆς τὸ πρὸς τὴν κακίαν διάφορον, ἐν τῷ μὴ δύνασθαι μετασχεῖν τῆς θειότητος, ..ιὴ τοῦ καθαρσίου πυρὸς τὸν ἐμμιχθέντα τῇ ψυχῇ ..ύπον ἀποκαθήραντος.

Si neglecto, quod bestiarum est, urbanius vivendi genus complectetur, ratione voncens, quod rationi contrarium est, praesenti hac vita vitium sibi admistum expiabit, Sin quo perturbationum impetus ducet, inclinabit, bestiarumque pellem ad vitia ministram et adjutricem adhibebit, aliud ei deinde ineundum erit consilium, ut ad bonum perveniat cum e corpore egressus, cognita, quae inter virtutem et vitium differentia est, non poteris divinitatis partecips fieri, nisi maculas animo immistas purgatorius ignis abstulerit.

NB il testo greco è scarsamente visibile nelle scansioni del sito di riferimento: riporto la citazione in modo più esteso solo in latino.


... l’immagine del “fiume di fuoco” (Dan 7,10) e della “spada di fuoco” (Gen 3,24) attraverso cui bisogna passare per giungere in Paradiso...

Ancora Origene: Omelia su Luca XXIV 2 SC 87 p 327

CITAZIONE
Le Seigneur Jésus se tiendra ‘dans le fleuve de feu’, après de ‘l’epée del flamme’. De la sorte quiconque, au sortir de cette vie, souhaite passe (transire) au Paradis et a besoin de purification, il le baptise dans le fleuve et le fait parvenir au lieu de son désir; mais celui qui ne porte pas le sceau des batèmes précédents (c’est-à-dire du bapteme de Jean et du baptem du Christ), ils ne le baptisera pas dans le bain de feu.

NB: non ho purtroppo accesso al testo originale, che mi pare non ci sia nella PG. Riporto la traduzione trovata in Emmanuel Lanne “L’enseignement de l’Eglise catholique sur le purgatoire” Irenikon

San Cirillo di Gerusalemme Cat XV 21 PG 33, 900 A


CITAZIONE
Il Figlio dell’uomo verrà verso il Padre, secondo la Scrittura ora letta, sulle nubi del cielo accompagnato da un fiume di fuoco nel quale saranno provati gli uomini. Se qualcuno ha opere d’oro, diverrà più splendente, se qualcuno ha azioni simili alla paglia e senza sostanza, brucerà per il fuoco.

Ἔρχεται πρὸς τὸν Πατέρα, κατὰ τὴν Γραφὴν τὴν ἀρτίως ἀναγνωσθεῖσαν, ὁ Υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἐπὶ τῶν νεφελῶν τοῦ οὐρανοῦ, ποταμοῦ πυρὸς ἕλκοντος, δοχιμαστικοῦ τῶν ἀνθρώπων. Εἴ τις χρυσίου ἕχει τὰ ἔργα, λαμπρότερος γίνεται• εἴ τις χαλαμώδη ἔχει τὴν πρᾶξιν καὶ ἀνυπόστατον, κατακαίεται ὑπὸ τοῦ πυρός.


Sant’Ambrogio In Psalmum CXVIII Expositio PG XV 1227 A

CITAZIONE
C’è infatti un battesimo nel vestibolo del paradiso, che prima non c’era: ma dopo che fu scacciato il peccatore, cominciò ad esserci la spada di fuoco, posta da Dio (Gen III 24), che prima non c’era, quando non c’era il peccato. Iniziò la colpa, iniziò il battesimo: attraverso il quale erano purificati coloro che desideravano ritornare in paradiso, affinché ritornati dicessero: Passammo per il fuoco e per l’acqua (Sal LXV 12). Qui per l’acqua, lì per il fuoco. Attraverso l’acqua, perché siano puliti i peccati, attraverso il fuoco perché siano bruciati.

Non unum est baptisma: unum est quod hic tradit Ecclesia, per aquam et Spiritum sanctum, quo necesse est baptizari catechumenos. Est et aliud baptisma, de quo dicit Dominus Jesus: Baptisma habeo baptizari, quod vos nescitis (Luc XII 10). Et utique jam baptizatus in Jordane fuerat, sicut superiora declarant (Matth III 13): sed sit hoc baptismum passionis, quo etiam sanguine suo unusquisque mundatur. Est enim baptismum in paradise vestibulo, quod antea non erat: sed posteaquam peccator exclusus est, coepit esse romphaea ignea, quam posuit Deus (Gen III 24), quae antea non erat, quando peccatum non erat. Culpa coepit, et baptismum coepit: quo purificentur, qui in paradisum redire cupiebant, ut regressi dicerent: Transivimus per ignem et aquam (Psal LXV 12). Hic per aquam, illic per ignem. Per aquam, ut abluantur peccata: per ignem, ut exurantur. Sed quod est gravius, et hic sustinemus ignem, et illic.
Quis est qui in hoc igne baptizat! Non presbyter, non episcopus, non Joannes, qui ait: Ego vos baptizo in poenitantiam (Matth III 11); non Angelus, non Archangelus, non Dominationes, non Potestates: sed ille, de quo Joannes ait: Qui venit post me, fortior me est, cujus non sum dignus calceamenta portare: ipse vos baptizabit in Spiritu sancto et igne. Habet ventilabrum in manu sua, et permundabit aream suam; et congregabit triticum in horreum suum; paleas autem comburet igni inexstinguibili (ibid II et 12). Non de hoc baptismate, quod fit per sacerdotes Ecclesiae, dictum ipse Dominus testificatur (Matth XIII 29 et 50). Siquidem post consummationem saeculi missis angelis qui segregent bonos et malos, hoc futurum est baptisma: quando per caminum ignis iniquitas exuretur; ut in regno Dei fulgeant justi sicut sol ipse in regno patris sui. Et si aliquis sanctus ut Petrus sit, ut Joannes, baptizatur hoc ignis. Veniet ergo Baptista magnus (sic enim eum nomino, quomodo nominavit Gabriel dicens (Luc I 15): Hic erit magnus), videbit multos ante paradisi stantes vestibulum, movebit romphaeam versatilem, dicet iis qui a dextris sunt, non habentibus gravia peccata: Intrate qui praesumitis, qui ignem non timetis. Praedixeram enim vobis: Ecce venio sicut ignis (Esai LXVI 15); et per Ezechielem dixeram: Ecce proficiscar in Hierusalem, et insufflabo in vos, in igne irae meae; ut tabescatis a plumbo et ferro (Ezech XXII 20).
Veniat ergo ignis consumens, exurat in nobis plumbum iniquitatis, ferrum peccati, faciatque nos aurum sincerum. Urat renes meos, et cor meum; ut bona cogitem, ea quae castitatis sunt, concupiscam. Sed quia hic purgatus, iterum necesse habet illic purificari; illic quoque nos purificet, quod dicet Dominus: Intrate in requiem meam; ut unusquisque nostrum ustus romphaea illa flammea, non exustus, introgressus in illam paradisi amoenitatem, gratias agat Domino suo, dicens: Induxisti nos in refrigerium (PSal LXV 12). Qui ergo per ignem transierit, intrat in requiem. Transit a materialibus atque mundanis ad illa incorruptibilia atque perpetua.
Alius iste est igne quo exuruntur peccata non voluntaria, sed fortuita, quem paravit servulis suis Dominus Jesus, ut eos ab ista commoratione, quae permixta est mortuis, emundet: alius ille ignis, quem deputavit diabolo et angelis ejus, de quo dicit: Intrate in ignem in aeternum (Matth XXV 41); quo ille dives ardebat, qui stillari sibi de Lazari digito poscebat humorem. At vero Lazarus in Abrahae sinu recumbens (Luc XVI 24), vitam carpebat aeternam, quam sibi promittit Propheta dicens: Vivam et custodiam verba tua. Vivam, ait, quasi nomdum vivens: hic enim in umbra vivimus.



Tralascio Agostino e Gregorio Magno, di cui si è già parlato più sopra.

3) che questo modo di concepire la preghiera per i defunti e la loro purificazione continui nei secoli seguenti anche in Oriente, lo dimostrano alcuni documenti autorevoli della Chiesa Ortodossa. In particolare a Firenze nel 1439 Marco d’Efeso contestò che il purgatorio fosse un luogo e che vi fosse un fuoco, ma così dichiara:

Oratio prima De igne purgatorio PO 15 pag 40-41

CITAZIONE
Se in verità le anime partono da questa vita nella fede e nell’amore, tuttavia guastate da qualche macchia, o più piccola, della quale non fecero penitenza completamente, oppure anche più grave, della quale non mostrarono in precedenza la penitenza condotta con degni frutti, crediamo che esse a causa di tali colpe siano purificate, non per un qualche fuoco che purifica e per punizioni delimitate in un certo luogo (infatti come dicemmo, ciò non ci è stato mai trasmesso), ma a volte in verità nella stressa uscita dal corpo solamente per lo stesso terrore, come anche san Gregorio Dialogo (= Gregorio Magno) chiaramente afferma; altre volte, in verità, dopo la morte, o indugiano in questa regione prossima della terra, prima di pervenire all’adorazione di Dio, e conseguire il fine beato, o anche nell’ade sono trattenute, non certo come nel fuoco e in castighi, ma come rinchiuse in carcere e catene, quando le colpe siano state più gravi e da espiare per un tempo maggiore. Inoltre affermiano che a questi tutti porgono aiuto le preghiere e le litugie celebrate a loro nome, con il concorso della divina bontà e clemenza...

... τὰς δὲ ἐν πίστει μὲν καὶ ἀγάπῃ τῶν παρόντων ἀπαλλαγείσας, κηλίδας δὲ ὄμως τινάς ἐπιφορομένας, ἤ μικρὰς καὶ παντάπασιν ἀμετανοήτους, ἤ καὶ μείζονας, ἐφ'αἷς μετανοήσασαι τοὺς τῆς μετανοίας καρποὺς οὐκ ἔφθασαν ἐπιδείξασθαι, ταύτας δὲ ἐκκαθαίρεσθαι πρὸς λόγον τῶν τοιούτων ἁμαρτημάτων, οὑ διὰ πυρός τινος καθαρσίου καὶ ἀφωρισμένων ἐν τινι τόπῳ τιμωριῶν τοῦτο γάρ, ὡς ἔφαμεν, οὐδαμοῦ παραδέδοται, ἀλλὰ τὰς μὲν ἐν αὐτῇ τῇ ἐξόδῳ τοῦ σώματος δι'αὐτοῦ καὶ μόνου τοῦ φόβου, καθὼς καὶ ὁ ἄγιος Γρηγόριος ὁ Διάλογος ῥητὼς ἀποφαίνεται, τὰς δὲ καὶ μετὰ τὴν ἔξοδον, ἢ μενούσας ἐν τῷδε τῷ περιγείῳ χώρῳ πρὶν εἰς προσκύνησιν τοῦ Θεοῦ ἀφικέσθαι καὶ τῆς μακαρίας ἀξιωθῆναι λήξεως, ἢ καὶ αὐτὰς ἐν ἅδῃ κατεχομένας, οὐχ ὡς ἐν πυρί καὶ κολάσει πάντως, ἀλλ'ὡς ἐν δεσμωτηρίῳ καὶ φυλαξῇ καθειργμένας, εἰ μείζους ἦσαν αἱ ἁμαρτίαι καὶ πλείονος χρόνου δεόμεναι, τούτοις ἅπασι βοηθεῖν τὰς ὑπὲρ αὐτῶν γινομένας εὐχὰς καὶ λειτουργίας φαμέν, συντρεχούσης αὐταις τῆς θείας ἀγαθότητος καὶ φιλανθρωπίας καὶ τὰ μὲν τῶν τοιούτων ἁμαρτημάτων αὐτίκα παραρώσης καὶ ἀφιείσης, ὅσα δι'ἀνθρωπίνην ἀσθενειαν πεπλημμέληται, καθὼς ὁ μέγας φησὶ Διονύσιος ἐν τῇ θεωρίᾳ τοῦ ἑπὶ τῶν ἱερῶς κεκοιμημένων μυστηρίου, τὰ δὲ μετὰ χρόνον ἴσως τινὰ διχαίοις ζυγοῖς ἢ λυούσης καὶ ἀφιείσης καὶ αὐτὰ τέλεον ἢ κουφιζούσης τούς ἐπ'αὐτοῖς ἐνόχους μέχρι τῆς τελευταίας ἐκείνης κρίσεως• καὶ ἐπ'αὐτοῖς οὐδεμίαν ἀνάγκην ἑτέρας κολάσεως καὶ διὰ πυρὸς καθάρσεως βλέπομεν, εἴ γε τοὺς μὲν ὁ φόβος καθαίρει, τοὺς δὲ ἡ τοῦ συνειδότος βάσανος, παντός πυρὸς δριμύτερον κατεσθίουσα, τοὺς δὲ αὐτὴ καὶ μόνη τῆς θείας δόξης ἡ ἔκπτωσις καὶ ἡ ἀδηλία τοῦ μέλλοντος, εἴ ποτε αὐτῆς ἐπιτεύξονται.


Si animae vero in fide et caritate ex hac vita decesserint, maculis tamen nonnullis foedatae, sive levioribus, quarum eas omnino non paenituerit, sive etiam gravioribus, de quibus ductam paenitenla etiam dignis fructibus ostendere non praeceperint: eas pro ratione talium culparum plane purgari credimus, non per ignem aliquem purgatorium ac determinata certo in loco supplicia (nam id, uti diximus, nusquam traditum existit), sed alias quidem in ipso exitu e corpore per ipsum solum metum, sicuti etiam sanctus Gregorius Dialogus diserte pronuntiat; alias vero etiam post exitum, sive in ista regione terris citima commorentur, antequam ad Dei adorationem perveniant, beatumque consequantur finem, sive etiam in inferno detineantur et ipsae, non certe ut in igne ac supplicio, sed ut in custodia et carcere constrictae, cum graviores fuerint culpae ac tempore longiore expiandae. Porro hisce omnibus opitulari preces et litugias eorum nomine factas adserimus, concurrente cum his divina bonitate et clementia, quae huiusmodi culparum alias quidem statim condonat et dimittit, quaecumque scilicet per humanam fragilitatem admissae fuerint, quemadmodum magnus ille Dionysius ait in Consideratione mysterii de iis qui pie obdormierunt: alias vero post aliquod forte tempus, aequis adhibitis lancibus, aut solvit remittitque etiam penitus aut earum reos sublevat usque ad extremum illud iudicium, Verum ad has tollendas nullam alterius supplicii purgationisve per ignem necessitate, videmus: nam hos quodem expurgat metus, illos vero conscientiae cruciatus, qui anumum acrius rodit quam quivis ignis: illos autem ipsa sola divinae gloriae amissio et futuri abscuritas, num umquam ea sint potituri.


Per la Confessione di Dositeo, nel Sinodo di Gerusalemme del 1672, risposta alle tesi calviniste, vedi qui.


Di quelli che, colpevoli di peccato mortale, non sono morti nella disperazione, ma, mentre ancora viventi nel corpo, si pentirono, benché senza portare alcun frutto di pentimento, cioè versare lacrime, vegliare inginocchiati in preghiera, affliggersi, soccorrere i poveri e intanto mostrare in opere il loro amore verso Dio e il prossimo, ciò che la Chiesa Cattolica ha dagli inizi giustamente chiamato soddisfazione, di questi, dunque, crediamo che le anime giungano all’ade e qui sopportino la punizione dovuta per i peccati da loro commessi. Ma essi sono consapevoli della loro futura liberazione da quel luogo e sono liberati dalla Suprema Bontà attraverso le preghiere dei sacerdoti e le buone opere che i parenti di ciascuno compiono per il loro morto; e specialmente è utile in sommo grado il Sacrificio incruento che ciascuno offre per i propri parenti che si sono addormentati e che la Chiesa Cattolica ed Apostolica offre quotidianamente per tutti allo stesso modo; naturalmente noi non conosciamo il tempo del loro rilascio. Perché c’è liberazione da tale loro terribile condizione e noi sappiano e crediamo che sia prima della resurrezione generale e del giudizio; ma quando non sappiamo.


Τοὺς δὲ συμφθαρέντας θανασίμοις πλημμελήμασι καὶ μὴ ἐν ἀπογνώσει ἀποδημήσαντας ἀλλὰ μετανοήσαντας μὲν, ἔτι περιόντας ἐν τῷ μετὰ σώματος βίῳ, μὴ ποιήσαντας δὲ οὐδοτιοῦν καρπὸν μετανοίας—ἐκχέαι δάκρυα δηλονότι καὶ γονυπετῆσαι ἐν γρηγορήσει προσευχῶν, θλιβῆναι, πτωχοὺς παραμυθῆσαι, καὶ τέως ἐν ἔργοις τὴν πρὸς τὸν Θεὸν καὶ τὸν πλησίον ἀγάπην ἐπιδεῖξαι, ἃ καὶ ἱκανοποίησιν καλῶς ἡ καθολικὴ ἐκκλησία ἀπ᾿ ἀρχῆς ὠνόμασε—τούτων καὶ αὐτῶν τὰς ψυχὰς ἀπέρχεσθαι εἰς ᾄδου καὶ ὑπομένειν τῶν ἕνεκα ὧν εἰργάσαντο ἁμαρτημάτων ποινήν. Εἶναι δ᾿ ἐν συναισθήσει τῆς ἐκεῖθεν ἀπαλλαγῆς, ἐλευθεροῦσθαι δὲ ὑπὸ τῆς ἄκρας ἀγαθότητος διὰ τῆς δεήσεως τῶς ἱερέων καὶ εὐποιϊῶν, ἃ τῶν ἀποιχομένων ἕνεκα οἱ ἑκάστου συγγενεῖς ἀποτελοῦσι· μεγάλα δυναμένης μάλιστα τῆς ἀναιμάκτου θυσίας, ἣν ἰδίως ὑπὲρ τῶς κεκοιμημένων συγγενῶν ἕκαστος καὶ κοινῶς ὑπὲρ πάντων ἡ καθολικὴ καὶ ἀποστολικὴ ὁσημέραι ποιεῖ ἐκκλησία· ἐννοουμένου μέντοι καὶ τούτου τοῦ μὴ εἰδέναι ἡμᾶς δηλαδὴ τὸν καιρὸν τῆς
ἀπαλλαγῆς. Ὅτι γὰρ γίνεται ἐλευθερία τῶν τοιούτων, ἀπὸ τῶν δεινῶν καὶ πρὸ τῆς κοινῆς ἀναστάσεώς τε καὶ κρίσεως οἴδαμεν καὶ πιστεύομεν· πότε δὲ, ἀγνοοῦμεν.

Vedi - Monumenta fidei ecclesiae orientalis Pars I del Kimmel (scaricabile da Google Libri)
- Creeds of Christendom vol 2 (scaricabile dal sito Christian Classics Ethereal Library


Per il Catechismo Lungo di Filarete di Mosca del 1830, articolo 11, vedi qui.

376. What is to be remarked of such souls as have departed with faith, but without having had time to bring forth fruits worthy of repentance?
This: that they may be aided towards the attainment of a blessed resurrection by prayers offered in their behalf, especially such as are offered in union with the oblation of the bloodless sacrifice of the Body and Blood of Christ, and by works of mercy done in faith for their memory.

377. On what is this doctrine grounded?
On the constant tradition of the Catholic Church; the sources of which may be seen even in the Church of the Old Testament. Judas Maccabæus offered sacrifice for his men that had fallen. 2 Macc. xii. 43. Prayer for the departed has ever formed a fixed part of the divine Liturgy, from the first Liturgy of the Apostle James. St. Cyril of Jerusalem says: Very great will be the benefit to those souls for which prayer is offered at the moment when the holy and tremendous Sacrifice is lying in view. (Lect. Myst. v. 9.)
St. Basil the Great, in his prayers for Pentecost, says that the Lord vouchsafes to receive from us propitiatory prayers and sacrifices for those that are kept in Hades, and allows us the hope of obtaining for them peace, relief, and freedom.

Dal sito Pravoslavieto.com.




Sono queste citazioni (e altre simili) sufficienti per affermare che questa è la Tradizione della Chiesa?

Secondo me bisogno considerare tre argomenti:
1) l’idea di pregare per i defunti e per la loro purificazione è presente nelle preghiere eucaristiche dell’occidente e dell’oriente;
2) tale dottrina, nella sua forma più semplice, è comune alla Chiesa latina ed a quella greca, essendo le divergenze su particolari (il luogo, il fuoco..)
3) non conosco (ma sono molto ignorante) scrittori del primo millennio che neghino esplicitamente la purificazione delle anime tra morte e giudizio universale o che affermino esplicitamente che le preghiere per i defunti “servano” solo per il giudizio davanti a Dio.

Voi che ne dite?

Grazie. :) :D :B):

PS: :555.gif:
ho qualche difficoltà nello scrivere i messaggi: :45.gif:
1) non riesco ad inserire i link, mi dice sempre "URL non valido";
2) non riesco a mettere "nel rettangolo" le prime tre citazioni di questo messaggio e non capisco come mai... se qualche moderato per favore volesse insegnarmi ed aiutarmi....

Edited by Paolo Agostino Bonaventura - 11/9/2012, 14:52
 
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view post Posted on 26/8/2012, 23:27     +1   -1
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Caro Giovanni,
Grazie per le tue considerazioni, anche se speravo in maggiore originalità: se dobbiamo batterci a colpi di excerpta dalle rispettive manualistiche apologetiche il dibattito non brillerà per genuinità.
In ogni modo vorrei cominciare la mia replica con un appunto di metodo, e più precisamente di metodo storico, dal momento che di questo in fondo ci stiamo occupando, di storia del culto e del dogma, non di teologia alla quale tutto (o quasi) è permesso.

Ebbene, io ho la netta impressione che il metodo che tu stia utilizzando sia quello che parte dal risultato al quale si vuole giungere (la tradizionalità del Purgatorio) e vada scavando nella ricchissima tradizione dei testi cristiani alla ricerca di qualche appiglio, qualsiasi cosa che possa giovare alla santa crociata. Gli esiti non sono sempre felici (e vedremo tra un attimo il perché) ma ciò che non funziona è proprio il metodo. Vogliamo vedere cosa dice la Tradizione sulle sorti dei defunti cristiani? Allora prendiamo tutto quello che abbiamo e lo analizziamo. Ciò facendo, vedremo che il 99% (a spanne, forse di più) si limita a parafrasare gli scarni dati evangelici, ovverosia una duplice sorte dei defunti tra dannazione e beatitudine. Pur con diverse sfumature sono pochi gli scrittori cristiani che si avventurano oltre. Nei 161 volumi della (incompleta) Patrologia Greca così come nei primi 100 della Patrologia Latina non si trova molto di più di ciò che citi se vogliamo trovare qualche pezza d'appoggio per il Purgatorio, un po' poco per gridare alla tradizionalità, direi.

Se ciò non bastasse, si deve aggiungere qualche rilievo su alcuni dei testi che citi:

- Preghiere eucaristiche. Tutte le anafore (quelle antiochene alla fine, le altre in altra posizione e talora all'inizio) presentano le intercessioni, tra cui figurano anche i defunti. Due sole osservazioni: l'essersi "addormentati in Cristo" non vuol dire che la Chiesa ha già deciso che questi brav'uomini sarebbero stati in paradiso, ma che erano morti da πιστοι, da fedeli (id estbattezzati) e non soggetti a qualche forma di censura ecclesiastica. Questo tuttavia non basta per poter avocare alla Chiesa in terra le facoltà del "tremendo tribunale", sicché si chiede ugualmente una "buona difesa". Cosa avrebbe a che fare questo con il purgatorio? La dimostrazione (ed ecco la seconda osservazione) che è così che pensava l'autore del testo liturgico la puoi trovare nella menzione della Madre di Dio nelle intercessioni per i defunti, di cui abbiamo parlato diffusamente qualche mese fa: pensi che si chiedeva ai fedeli di pregare per la Tuttasanta per liberarla dal Purgatorio? Suvvia.

- Origene e Ambrogio. Se pure i testi origeniani possono essere piegati per vederci un Purgatorio (ma nel primo parla della Geenna, e nessun commentatore biblico né il NT stesso lascia intendere che la Geenna sia qualcosa di diverso dall'inferno; il secondo è troppo decontestualizzato per capirci qualcosa) occorre ricordare quanto sia pericoloso citare Origene per le questioni... post mortem. Infatti il grande Origene è stato condannato dal II concilio di Costantinopoli per la sua dottrina dell'apocatastasi, qualcosa che annulla l'Inferno trasformandolo in un purgatorio, il che peraltro spiega benissimo la prima citazione. Sebbene nel vastissimo corpus di Ambrogio si trovi più di un passo che può essere impiegato per l'apologia del purgatorio, ricordiamoci pure di contestualizzarli nell'origenismo del vescovo milanese.

- Cirillo e Gregorio di Nissa. Questi signori hanno scritto così tanto che ridurre il loro insegnamento sul purgatorio a due righe senza il contesto equivale all'ammissione che non stavano parlando del purgatorio e neanche di qualcosa che ci somiglia.

- Marco d'Efeso. Siamo ben fuori dal primo millennio e in clima non solo di influssi latini ma anche di malriusciti tentativi di unione. E in ogni modo quandoque bonus Homerus dormitat: insieme ad Andrea di Creta sull'Immacolata concezione questo è un prezzemolo che si trova ovunque nei manuali di apologetica latina.

Le mie conclusioni sono perciò del tutto invariate: alla domanda se il Purgatorio sia stato credutosemper, ubique et ab omnibus (la definizione di Tradizione nella formulazione classica attribuita a s.Vincenzo di Lerino), uno storico dotato di un minimo di senno e obiettività non può che rispondere negativamente.
 
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