| Paolo Agostino Bonaventura |
| | Sto sfogliando il libro di Le Goff. E’ senz’altro molto interessante, anche se il Purgatorio di cui narra la nascita è quello medioevale, popolare o colto, ma costituito da un luogo dove le anime si purgano attraverso il fuoco. Non per niente dice: “ Per la storia del Purgatorio, il miglior teologo è Dante.” Vuole inoltre, con un approccio storico-sociologico, cercare di capire perché l’idea di Purgatorio acquisì una importanza così grande nel medioevo tardo e quali conseguenze sociali ciò ha avuto. Cose che riguardano marginalmente, credo, la nostra discussione e il dogma cattolico così come stabilito dai Concili. E’ importante notare che quando Le Goff parla di Purgatorio con la P maiuscola intende proprio il Purgatorio medioevale, con la sua localizzazione, le pene ed in particolare il fuoco e tutti i caratteri datigli dall’immaginazione popolare. Il dogma stabilito dai concilii della chiesa cattolica è molto più essenziale. Però le prime 142 pagine fanno la storia delle idee sull’aldilà nel primo millennio: dopo alcuni capitoli etnologici (l’aldilà dell’antica India, dell’antico Egitto..), parla delle apocalissi giudeo-cristiane, dell’”aldilà intermedio” dei farisei, delle dottrine bibliche, dei padri della chiesa orientali (Clemente Alessandrino ed Origene) e poi occidentali fino ad Agostino ed alle visioni altomedievali.... Insomma il percorso che abbiamo fatto anche noi con gli apporti di Lucifero, a_ntv, maxmax... e anche miei. Cito (p 5): CITAZIONE Quando il cristianesimo, meno affascinato dagli orizzonti escatologici, si mise a riflettere, tra il II e il IV secolo, sulla situazione delle anime tra la morte individuale e il giudizio finale, e quando i cristiani pensarono – e questa, con le sfumature che vedremo, è l’opinione dei grandi Padri della Chiesa del secolo IV, Ambrogio, Gerolamo, Agostino – che le anime di alcuni peccatori potevano forse, durante quel lasso di tempo, essere salvate, probabilmente subendo una prova, la credenza che così si manifestava (e che nel secolo XII darà origine al Purgatorio) non sfociò nella localizzazione precisa di tale situazione e di tale prova. Sino alla fine del secolo XII la parola purgatorium non esiste come sostantivo. Il Purgatorio non esiste. Viene così delineata una storia in cui l’idea di purificazione tra morte e giudizio si sviluppa progressivamente, acquisendo man mano chiarezza e precisione, a volte con momenti decisivi, a volte con ristagni, fino poi alle visioni poetiche ed alla sistematizzazione medioevali. D’altra parte le due idee fondamentali del Cristianesimo non hanno fatto diversamente: ci sono voluti 350 anni circa per arrivare a "definire" il dogma trinitario (1° Concilio di Costantinopoli, anno 381) e 650 anni per la cristologia (3° Concilio di Costantinopoli, anno 681). A grandi linee sono quindi d’accordo con Le Goff. E se anche Teodoro, come ha dichiarato, è d’accordo con Le Goff, allora siamo tutti d’accordo. Se però Teodoro ci avesse raccontato tutto questo subito, non avremmo fatto la fatica di cercare, leggere, tradurre... Non mi sono chiare alcune cose: Le Goff va a cercare nei documenti del passato i brani che riguardano l’argomento in questione, “testi di grandi teologi o di oscuri compilatori, a volte anonimi, di alto valore letterario o semplici strumenti di comunicazione”, in modo da formare “il dossier del Purgatorio”. Perché Teodoro è d’accordo con questo metodo di ricerca se lo fa Le Goff e non è d’accordo se lo faccio io? Molti dei brani riportati da Le Goff sono gli stessi riportati da me (e dagli altri utenti del Forum): perché Teodoro è d’accordo se li riporta Le Goff e invece li considera se riportati da me “frasette estrapolate dal contesto pari allo zero virgola zero degli scritti cristiani del primo millennio”? CITAZIONE E’ stata, pare, la fede dei primi cristiani nell’efficacia delle loro preghiere per i defunti – testimoniata dalle iscrizioni funerarie, dalle formule liturgiche e in seguito, agli inizi del secolo III, dalla Passione di Perpetua, capostipite delle rappresentazioni spazializzate del futuro Purgatorio – a dare avvio a un movimento di pietà che doveva condurre alla creazione del Purgatorio (Le Goff, “La nascita del Purgatorio” Einaudi 1982 p16) Vorrei ritornare, forte dell’appoggio di Le Goff, sull’assunto di Teodoro: CITAZIONE le preghiere per i defunti e il purgatorio sono due cose che non hanno a che fare tra loro Cosa dicono i testi? 1) per la prima età patristica Le Goff ricorda due testi fondamentali. Il primo è tratto dalla famosa Passione di Perpetua e Felicita, morte martiri nella persecuzione di Settimio Severo del 203. Le Goff ne parla come “la prima concezione di un Purgatorio”, in cui “il Purgatorio muove i primi passi” (p 60-62). Non che ci siano tutti gli elementi della dottrina cattolica, ma il fratellino di Perpetua, Dinocrate “viene salvato grazie alla preghiera di qualcuno (Perpetua) che è degno di ottenere per lui il perdono”. CITAZIONE Dopo pochi giorni, mentre tutti siamo in orazione, m’uscì di bocca il nome di Dinòcrate; stupii, che non m’era mai sovvenuto di lui se non allora, e mi dolsi al ricordar i suoi casi. Sentii che Dio mi favoriva e che dovevo pregar per lui. Cominciai a farlo molto intensamente implorando con sospiri il Signore. Subito la notte seguente ebbi questa visione. M’apparve Dinòcrate che usciva da un luogo scuro dov’eran parecchi altri; era oppresso e arso di sete, col viso macilento e scolorito; aveva la faccia deturpata da una piaga, come era quando morì. Questo Dinòcrate era stato mio fratello carnale, vissuto fino ai sette anni; aveva contratto una malattia che lo condusse a mala morte per un tumore alla faccia, sì che la sua morte aveva destato grande ribrezzo in tutti. Avevo dunque pregato per lui, ed ora me lo vedevo innanzi, ma fra noi due vi era una grande distanza, sì che non potevamo avvicinarci l’uno all’altra. Quivi nel luogo ove stava Dinòcrate era una vasca piena d’acqua, con un parapetto più alto della statura del fanciullo; Dinòcrate vi si protendeva in atto di voler bere. Mi rammaricavo che quella vasca abbondasse così di acqua, mentre egli non avrebbe potuto berne per l’altezza della sponda. Mi svegliai e compresi che mio fratello pativa. Ma avevo fiducia di poter sollevare la sua sofferenza e pregai per lui ogni giorno, fino a che fummo trasferiti nella prigione militare, perché dovevamo scendere a combattere colle fiere durante lo spettacolo castrense per il natalizio di Geta Cesare. Feci orazione giorno e notte, con sospiri e lacrime, per ottenere che quel mio fratello mi fosse salvato. Il giorno che rimanemmo legati in prigione mi fu mostrata questa visione. Mi apparve lo stesso luogo veduto la prima volta, e quivi Dinòcrate tutto ben ripulito e sano, coperto di belle vesti, d’aspetto allegro. Al posto della piaga appariva la cicatrice. V’era la vasca che avevo già prima veduta, ma con la sponda abbassata tanto da arrivare a mezza statura del fanciullo, il quale vi poteva attingere a suo piacere. Sul parapetto era una fiala d’oro ricolma d’acqua. Dinòcrate si apprestò e prese a bere da quella, e mentre beveva non diminuiva l’acqua della fiala. Quando fu sazio dall’acqua si mise a trastullare, come sogliono fare i bambini, allegro. A questo punto mi risvegliai, e compresi che egli aveva finito di soffrire.
(traduzione di P. VANNUTELLI – a cura di –, Atti dei Martiri 1, Città del Vaticano, ristampa 1962, 14-57) CITAZIONE Post dies paucos, dum universi oramus, subito media oratione profecta est mihi vox, et nominavi Dinocratem: et obstupui quod numquam mihi in mentem venisset nisi tunc, Et dolui commemorata casus ejus. Et cognovi me statim dignam esse, et pro eo petere debere. Et coepi pro ipso orationem facere multum, et ingemiscere ad Dominum. Continuo ipsa nocte ostensum est mihi hoc in oromate. Video Dinocratem exeuntem de loco tenebroso, ubi et complures erant , aestuantem et sitientem valde, sordido vultu et colore pallido, et vulnus in facie ejus quod cum moreretur habuit. Hic Dinocrates fuerat frater meus carnalis, annorum septem, qui per infirmitatem facie cancerata male obiit, ita ut mors ejus odio fuerit omnibus hominibus. Pro hoc ego orationem feceram: et inter me et illum grande erat diadema , ita ut uterque ad invicem accedere non possemus. Erat deinde in ipso loco ubi Dinocrates erat, piscina plena aqua, altiorem marginem habens quam erat statura pueri, et extendebat se Dinocrates quasi bibiturus. Ego dolebam quod et piscina illa aquam habebat, et tamen propter altitudinem marginis bibiturus non esset. Et experrecta sum, et cognovi fratrem meum laborare. Sed confidebam profuturam orationem meam labori ejus, et orabam pro eo omnibus diebus quousque transivimus in carcerem Castrensem. Munere enim castrensi eramus pugnaturi. Natale tunc Getae Caesaris, et feci pro illo orationem, die et nocte gemens et lacrymans ut mihi donaretur. Die autem quo in nervo mansimus, ostensum est mihi hoc: Video locum illum, quem retro videram tenebrosum, esse lucidum; et Dinocratem mundo corpore, bene vestitum, refrigerantem. Et ubi erat vulnus, video cicatricem; et piscinam illam quam retro videram, summisso margine usque ad umbilicum pueri; et aquam de ea trahebat sine cessatione, et super margine phiala erat , plena aqua; et accessit Dinocrates, et de ea bibere coepit, quae phiala non deficiebat. Et satiatus abscessit de aqua ludere more infantium gaudens, et experrecta sum. Tunc intellexi translatum eum esse de poena. Da “Latini Scriptores Christiani ex ampliori collectione clarissimi viri J. Gaume potissimum selecti” Dura 1862 (Google Libri) Il secondo testo è di Tertulliano: egli “ha immaginato un tipo particolare di refrigerium, il refrigerium interim, ristoro intermedio destinato ai defunti che, tra la morte individuale ed il giudizio definitivo, sono giudicati da Dio degni di un trattamento privilegiato durante l’attesa” (p 58). Tertulliano collega l’entrata in questa situazione con le preghiere dei vivi: CITAZIONE Infatti in verità la moglie prega per l’anima del marito defunto e chiede insistentemente per lui ristoro nel periodo di attesa (refrigerium interim) e partecipazione (con lui) nella prima resurrezione, e fa offerte negli anniversari della dormizione di lui. PL 2 p 942 CITAZIONE Enim vero (mulier) et pro anima ejus (defuncti mariti) orat, et refrigerium interim adpostulat ei, et in prima resurrectione consortium, et offeret annuis diebus dormitioni ejus. 2) il capitolo del libro di Le Goff su sant’Agostino (p 74-96) è veramente entusiasmante, da leggere. Le Goff chiama Agostino “il vero padre del Purgatorio”; dice, è vero, “non vi è in alcun testo di Agostino una sola frase che stabilisca un legame tra i suffragi e il fuoco purgatorio”, ma appunto perché allo storico francese interessa l’immagine medioevale del Purgatorio, compreso il fuoco. Infatti egli riporta alcuni passi interessanti della Città di Dio; riporto il più esplicito: CITAZIONE Nel lasso di tempo che trascorre tra la morte dell’uomo e la resurrezione suprema, le anime sono trattenute in depositi segreti, nei quali esse conoscono il riposo o la pena di cui sono degne, in base al destino che si sono preparate mentre vivevano nella carne. Non vi è motivo, tuttavia, di dubitare che le anime dei defunti non traggano sollievo dalle preghiere dei parenti ancora in vita, quando viene offerto per loro in sacrificio del Mediatore o vengono distribuite elemosine in chiesa. Queste opere però servono soltanto a coloro che, da vivi, hanno meritato che esse possano loro servire più tardi. Enchiridion de Fide, Spe et Charitate, Liber Unus CITAZIONE Tempus autem quod inter hominis mortem et ultimam resurrectionem interpositum est, animas abditis receptaculis continet, sicut unaquaeque digna est vel requie vel aerumna pro eo quod sortita est in carne dum viveret.
Neque negandum est defunctorum animas pietate suorum viventium relevari, cum pro illis sacrificium Mediatoris offertur vel eleemosynae in Ecclesia fiunt. Sed eis haec prosunt qui cum viverent haec ut sibi postea possent prodesse meruerunt. Traduzione dal libro di Le Goff; testo latino preso dal messaggio di Lucifero del 29/07/12 3) Le Goff non indaga, dopo Origene, il pensiero dei Padri orientali, poiché, afferma, “la Chiesa greca... si accontentava di una vaga credenza nella possibilità di un riscatto dopo la morte e di una pratica, non molto diversa da quella latina, di preghiere e suffragi per i morti” (p 318)... il che non è molto distante dall’essenziale dogma cattolico del purgatorio e dalle affermazioni, più tarde, di Marco d’Efeso, Simeone di Tessalonica, Dositeo di Gerusalemme... Comunque, ecco due testi della Chiesa Orientale: il primo, già citato, ma particolarmente significativo, di Giovanni Crisostomo, afferma che il sacerdote nella preghiera eucaristica chiede un qualche sollievo (παραμυθία) per i defunti. Giovanni Crisostomo XLI Omelia sulla 1^ Cor, in PG 61 361: CITAZIONE Queste cose, in effetti, non sono inutili, non è invano che noi facciamo memoria nei divini misteri di quelli che ci hanno lasciato e per loro ci avviciniamo e preghiamo l’Agnello che è presente e che ha preso il peccato del mondo, ma perché vi sia per loro un qualche sollievo. Non invano colui che presiede all’altare dei misteri tremendi proclama: per tutti coloro che dormono in Cristo e per coloro che fanno memoria di loro.
Οὐ γὰρ ἁπλῶς ταῦτα ἐπινενόηται, οὐδὲ εἰκῆ μνήμην ποιούμεθα τῶν ἀπελθόντων ἐπὶ τῶν θείων μυστηρίων, καὶ ὑπὲρ αὐτῶ πρόσιμεν, δεόμενοι τοῦ Ἀμνοῦ τοῦ κειμένου τοῦ λαβόντος τὴν ἁμαρτίαν τοῦ κόσμου, ἀλλ' ἵνα τις ἐντεῦθεν αὐτοῖς γένηται παραμυθία• οὐδὲ μάτην ὁ παρεστὼς τῷ θυσιαστηρίῳ τῶν φρικτῶν μυστηρίων τελουμένων βοᾷ. Ὑπὲρ πάντων τῶν ἐν Χριστῷ κεκοιμημένων, καὶ τῶν τὰς μνείας ὑπὲρ αὐτῶν ἐπιτελούντων. Εἰ γὰρ μὴ ὑπὲρ αὑτῶν αἱ μνεῖαι ἐγένοντο, οὐδ' ἃν ταῦτα ἐλέχθε. Οὐ γάρ ὲστι σκηνὴ τὰ ἡμέτερα, μὴ γένοιτο• Πνεύματος γὰρ διατάξει ταῦτα γίνεται. Ancora più chiara la Terza Preghiera dei Grandi Vespri di Pentecoste attribuita a San Basilio il Grande (sarà davvero sua?): la riporto nella traduzione inglese che troviamo nella pagina web della Greek Orthodox Archdiocese of America: CITAZIONE In Your infinite universal and salutary feast, deign to accept petitions for those imprisoned in Hades, thus giving us great hope, and relief to the departed from their grievous distress and Your comfort. Hear us, humble and pitiable, as we pray to You, and give rest to the souls of Your Servants who have departed this life, in a place of light, a place of renewed life, a joyous place, shunned alike by pain and sorrow and sighing. And place their spirits where the Righteous dwell, counting them worthy of peace and repose; for the dead do not praise You, Lord, nor do those in Hades dare to offer You glory, but it is we the living who bless and entreat You and offer You propitiatory prayers and sacrifices for their souls. PO 15 p 40 CITAZIONE Ὁ καὶ ἐν ταὐτῇ τῇ παντελείῳ ἐορτῇ καὶ σωτηριώδει ἱλασμοὺς μὲν ἱκεσίους, ὑπὲρ τῶν κατεχομένων ἐν ᾍδου καταξιώσας δέχεσθαι, μεγάλας δὲ παρέχων ἡμῖν ἐλπίδας, ἄνεσιν τοῖς κατοιχομένοις τῶν κατεχόντων αὐτοὺς ἀνιαρῶν καὶ παραψυχὴν παρὰ σοῦ καταπέμπεσθαι. 4) Continuando la lettura del libro di Le Goff, da Gregorio Magno in avanti si moltiplicano le attestazioni di un collegamento tra preghiera e purificaizone delle anime dei defunti. Ricordo solo alcune orazioni del Missale Mozarabico, PL 85, risalenti, se ho capito, ai secoli VII-IX.... Ne riporto solo alcune, con la mia traduzione a volte un po’ incerta. CITAZIONE Feria tertia post Pascha. Gesù, figlio di Dio, che morendo per noi volontariamente spezzasti le catene spietate degli inferi penetrandovi con braccio potente: tu libera dai luoghi di pena gli spiriti dei fedeli defunti.
Feria tertia post Pascha. Jesu Dei filius qui pro nobis voluntarie moriens saeva inferorum ergastula potentiali brachio penetrans confregisti: tu fidelium defunctorum spiritus a locis penalibus exime. PL 85 p 496
Feria quinta Pascha. Post nomina. Oratio. Figlio eterno di Dio, che per noi sopportasti la morte in croce: vivo resuscitasti dai morti il terzo giorno: accetta benevolo queste offerte dei sacrifici pasquali a te presentate. Esse ti raccomandino la devozione degli offerenti e gli spiriti dei sepolti. Perchè per la vittoria della tua resurrezione: sia la morte causata dai vizi scompaia nei viventi; sia nei defunti svanisca il fuoco della pena.
Feria quinta Pascha. Post nomina. Oratio. Eterne Dei filius qui pro nobis mortem excipiens crucis: vivus tertia die resurrexisti a mortuis: placatus suscipe haec apposita tibi paschalium sacrificiorum libamina. Haec tibi et offerentium devotionem: et sepultorum spiritus obnixe commendant. Quod per Resurrectionis tuae victoriam: et in viventibus mors vitiorum intereat: et in defunctis poenalis combustio evanescat. PG 85 p 506
Feria sexta Pasche. Post nomina. Oratio. Quella stessa virtù della divinità che una volta, essendo tu morto nella carne, effulse agli inferi da una luce nuova, ora col tuo soccorso per i defunti sfolgori verso la quiete. Perciò avendo tu accettato questa offerta della gioia pasquale, i vivi risorgano dai vizi e i defunti siano sottratti alla pena.
Feria sexta Pasche. Post nomina. Oratio. .... Virtus quoque illa divinitatis: que olim te carne moriente novo inferis effulsit ex lumine: nunc defunctis te opitulante promicet ad quietem. Quo paschalium gaudiorum a te hac oblatione suscepta: et vivi resurgant a vitiis: et defuncti eruantur a poena. PL 85 p 512 Ma il punto fondamentale è che fin dall’inizio la chiesa ha pregato per i defunti sia in vista del Giudizio Universale... Teodoro ha segnalato in un buon numero di preghiere eucaristiche commemorazioni dei defunti in cui si prega espressamente o implicitamente per la loro salvezza nel Giudizio. Ad esempio l’Anafora dei Dodici Apostoli: CITAZIONE Ai nostri padri e fratelli che sono morti nella vera fede, concedi la gloria divina, nel giorno del giudizio; non entrare in giudizio con loro, poiché nessun vivo è innocente dinanzi a Te. Un solo essere fu trovato senza peccato sulla terra, il tuo Figlio unico, nostro Signore Gesù Cristo, il grande purificatore della nostra stirpe: per lui speriamo di trovare la misericordia e la remissione dei peccati per noi e per loro. ... e la Liturgia di San Giovanni Crisostomo: CITAZIONE Ancora ti offriamo questo servizio razionale per quelli che riposano nella fede, progenitori, padri, patriarchi, profeti, apostoli, predicatori, evangelisti, martiri, confessori, asceti, e per ogni spirito giusto che ha compiuto la sua vita nella fede. In modo particolare per la tuttasanta, purissima, più che benedetta, gloriosa Sovrana nostra, Madre di Dio e semprevergine Maria. ... poiché è impossibile pensare i santi e ancor più la Vergine Maria in purgatorio (già la nostra sensibilità fa fatica a pensarla davanti al Giudizio di Dio). ... sia per recare loro un sollievo nella purificazione previa, come afferma Le Goff e come dimostrano i testi riportati. Le due cose non sono evidentemente incompatibili, anzi sono collegate (si prega di purificare i defunti in vista del Giudizio Universale), tant’è che nella maggior parte delle attestazioni di intercessione per i morti non si può decidere quale delle due intenzioni l’orante avesse a cuore, forse tutte e due. Concludo con un’ultima citazione di Le Goff (p 70) CITAZIONE ... una concezione evoluzionistica del Purgatorio vede nella dottrina del cristianesimo un cammino lento ma sicuro verso l’esplicarsi di una credenza che sarebbe esistita in germe sin dall’origine del dogma cristiano. Nulla mi pare meno conforme alla realtà storica. Di fronte a degli accessi di millenarismo, di credenza in una fulminea apocalisse che avrebbe salvato o distrutto più o meno arbitrariamente, la Chiesa, in funzione delle condizioni storiche, della struttura della società e di una tradizione che essa andava a poco a poco trasformando in ortodossia, ha messo in campo un certo numero di elementi che nel secolo XII hanno dato vita a un sistema dell’aldilà del quale il Purgatorio è stato una pietra miliare, ma che avrebbe potuto altrettanto facilmente fallire, che ha conosciuto delle accelerazioni agli inizi del secolo V, tra la fine del VI e gli inizi del VII ed infine durante il XII, ma con lunghi periodi di ristagno che avrebbero anche potuto essere definitivi.” A parte che la storia non si fa con i “se”, condivido nelle linee generali questa presentazione della “tradizione” del purgatorio. NOTE: 1) la mia conoscenza di latino e greco è arruginita: se ci sono errori nelle traduzioni, ringrazio chi li corregge;
2) è importante ricordare che quando Le Goff parla di Purgatorio con la P maiuscola non intende il dogma, molto essenziale, stabilito dai concilii cattolici, ma il Purgatorio medioevale, con la sua localizzazione, le pene ed in particolare il fuoco e tutti i caratteri datigli dall’immaginazione popolare;
3) le mie citazioni sono senz’altro fuori contesto. Ho (quasi) sempre riportato, però, le referenze bibliografiche, perché chi vuole legga di più. Le critiche sono bene accette, se documentate e ragionate.
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