CITAZIONE (JohannesWeiss @ 31/1/2012, 03:48)
Caro Way, ...
Carissimo JW, purtroppo un mal di denti lancinante mi impedisce di essere lucido e anzi temo che se continua così sperimenterò di persona quei SMC sperimentati dai seguaci del Maestro dopo la resurrezione, così saprò dirvi di persona
Però una risposta seppur breve te la devo, per chiarire la mia posizione, anche perchè sono fortunato, infatti
CITAZIONE
"E ora aspettiamo il secondo tempo!"
tu stesso hai svolto questo compito per me. Concordo infatti con te in tantissimi punti e per quelli in cui non concordo, in particolar modo per una critica a Hurtado - Casey lo lascio fuori, rimandando alla critica dello stesso Hurtado - rimando a momenti di maggior lucidità.
Quello che era mio intenzione evidenziare nel mio ultimo post non è tanto la vaghezza e la vacuità del paradigma giudaismo o giudaismi (dici bene che le cose non cambiano poi tanto) o la loro staticità, ma sottolineare come si tratti di un piano puramente astrattivo. E per questo non c'è nulla di male, noi conosciamo per astrazione, è un momento ineludibile del processo cognitivo che non sia pura intuizione. Tuttavia io, nel citare il Menicocci intendevo affermare che il giudaismo di Gesù e Gesù stesso sono due piani storici distinti che non possono essere sovrapposti. Non c'è, perchè non ci può essere, identità tra Gesù e il giudaismo, sia perchè le identità non esistono nella storia sia perchè la differenza di piano implica uno scarto, scarto che è esattamente l'eccedenza, la particolarità, l'originalità, la differenza - puoi usare i termini che vuoi, rischiamo di finire in semantica - di Gesù rispetto all'ebraismo a lui coevo. Affermare che Gesù eccede o è diverso rispetto al giudaismo del suo tempo, non è negarne l'ebraicità ma storicizzarla ulteriormente, passare cioè ad un piano storico ulteriore e più profondo, dove si individuano quelle caratteristiche e particolarità che rendono un fenomeno storico unico. In questo senso l'eccedenza di Gesù rispetto al giudaismo è assiomatica. Si può non riuscire a individuarla, ma non si può non presupporla. Capisco perfettamente la tua reticenza in questo senso, tanto che crei addirittura un ulteriore piano astrattivo intermedio, la "mappa delle differenze" nella quale inserire la differenza di Gesù, come se la cosa fosse meno astratta e più descrittiva rispetto ai precedenti "giudaismi". Dicevo reticenza, perchè è ben chiaro anche a me il rischio che in questa ulteriore storicizzazione uno finisca per trovare esattamente ciò che cercava, ovvero una cripto-cristologia prepasquale più o meno elevata che salvi (come se ce ne fosse bisogno!) il dato teologico. Ritengo tuttavia che questo sia un rischio che si deve correre se si vuole storicizzare ulteriormente la figura di Gesù. Tanto è vero che implicitamente lo fai anche tu, come del resto tutti i cercatori delle varie quest, consapevole che il mero piano del giudaismo non è sufficiente.
Per riprendere allora la tua espressione sulla "mappa delle differenze" in modo da sfruttarla per provare a chiarire ulteriormente la mia posizione, mi rifaccio a un'immagine ancora una volta di Jonathan Z. Smith (che a sua volta la riprende da una celebre frase del 1931 del filosofo Alfred Korzybski):
“map is not territory”
(cf. J.Z. SMITH: Map is not territory. Studies in the History of Religions; University of Chicago Press 1993)
Questo sembra per certi versi intuitivo, ed ha vari utilizzi, nel nostro caso serve a indicare che tra un oggetto e la sua rappresentazione vi è necessariamente uno scarto ed è questo scarto che è significativo ai fini della ricerca storica: la mappa ci dice del territorio, ci permette di vederlo e rappresentarlo nel suo insieme, di astrarlo persino nella nostra mente, ma questo ha un costo, la perdita del dettaglio, al quale si rinuncia per altri vantaggi, ad esempio riuscire a vedere il territorio nel suo insieme in modo da individuare meglio una sua parte. Nel nostro caso specifico la mappa è il giudaismo coevo a Gesù e Gesù è una parte del territorio identificato su tale mappa. La mappa non può coincidere con il territorio perché o il territorio diviene pura astrazione oppure la mappa diviene territorio e quindi del tutto inutile ai fini della conoscenza. La cosa è stata espressa da Borges nel suo celebre “Del rigore della scienza”:
"In quell'impero, l'Arte della Cartografia raggiunse una tale Perfezione che la mappa di una sola provincia occupava tutta una Città e la mappa dell'Impero tutta una Provincia. Col tempo codeste Mappe Smisurate non soddisfecero e i Collegi dei Cartografi eressero una mappa dell'Impero che uguagliava in grandezza l'Impero e coincideva puntualmente con esso. Meno Dedite allo studio della cartografia, le Generazioni Successive compresero che quella vasta Mappa era inutile e non senza Empietà la abbandonarono all'Inclemenze del Sole e degl'Inverni. Nei deserti dell'Ovest rimangono lacere rovine della mappa, abitate da Animali e Mendichi; in tutto il paese non è altra reliquia delle Discipline Geografiche. (Suarez Miranda, Viaggi di uomini prudenti, libro quarto, cap. XLV, Lérida, 1658)"
(J.L. BORGES: L'artefice ; Mondadori, Vol. 1, p. 1253)
Va dunque anche bene affermare se si vuole che Gesù è completamente nel giudaismo purché si abbia chiaro che questa è solo una formula e che una simile affermazione è solamente la mappa sulla quale individuare la località Gesù per poterci arrivare. Se pensiamo che la mappa sia Gesù a tale Gesù non arriviamo mai, poiché rinunciamo a quello scarto tra i livelli che solo ci permette di arrivare a una realtà, quella del Gesù storico, che è certamente a sua volta descrittiva e astratta, ma a un livello storico maggiore. E’ questo scarto dal modello astratto primario, questo scarto tra i piani, che rappresenta e racchiude l’unicità, l’eccedenza o se preferisci la differenza tra Gesù e il mondo che lo circonda. Puoi scegliere il termine che preferisci. La “differenza”, termine che tu sembri preferire, forse perché meno minaccioso di una lettura teologica, mi indica comunque una devianza, una traslazione, uno scarto e quindi uno spostamento, ciò che era prima non è più, adesso è altro, un altro che ovviamente non può essere totalmente altro, pena l’incomunicabilità e totale estraneità fra i due, ma che non è neppure identico a ciò che era - e questo vale ovviamente anche per il rapporto tra il Gesù pre-pasquale e quello post-pasquale. Possiamo pertanto dire che non solo Gesù non è il giudaismo ma anche che è altro dal giudaismo, perché si muove su un piano differente. Ma allora il problema è: i discepoli di Gesù, quelli che lo hanno seguito per le strade della Galilea e della Giudea, quelli che non si sono dispersi dopo la sua crocefissione ma hanno sperimentato visioni e rivelazioni, su quale piano si pongono nei confronti del loro maestro? Sul piano del giudaismo o non piuttosto sul piano del Gesù dal loro vissuto e ricordato, del Gesù come unicum diverso dal giudaismo, seppure il giudaismo rimane ovviamente la cornice generale, l’immaginario, attraverso il quale e nel quale essi lo comprendono? Mi sembra evidente che le esperienze post-pasquali afferiscono al Gesù del piano particolare piuttosto che a quello generale e astratto del giudaismo.
Mi fermo qui sia perchè spero di essermi spiegato meglio, sia perché questo farà parte, se ne avrò il tempo e se il mal di denti mi darà tregua, della mia critica alla posizione di Hurtado, che pure condivido in tanti aspetti (quasi tutti).
Rinuncio altresì per il momento, per cause di forza maggiore, a specificare meglio la mia posizione sul metodo storico-critico che non rinnego affatto, semmai cerco di comprenderne più chiaramente i limiti così da poterlo usare più efficacemente. Ma davvero adesso devo mollare e andare a drogarmi col Brufen