Studi sul Cristianesimo Primitivo

Figlio dell'Uomo nel Libro delle Parabole

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/5/2012, 09:43     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Sposto qui questa discussione, per impostare un'analisi ad hoc.

CITAZIONE
Allora, la questione è (per come l’ho proposta) squisitamente filologica: si tratterebbe cioè di capire se nei testi in circolazione ai tempi di Gesù vi fossero esempi di utilizzo dell’espressione “il Figlio dell’Uomo”, nella sua inusuale espressione articolare ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου (ed il suo equivalente aramaico), quale preciso titolo (quindi ben riconoscibile, piuttosto che una vaga allusione) utilizzato per la figura di Daniele 7:13-14.

In effetti c’è chi sostiene che non esista alcun testo ebraico dell’epoca che riporti un esempio dell’uso dell’espressione “il Figlio dell’Uomo” riferita a Daniele 7:13-14 (a questo proposito si può vedere: Maurice Casey, "Son of Man: The Interpretation and Influence of Daniel 7"; London: SPCK, 1979).

Il tanto discusso Libro delle Parabole di Enoc (1 Enoch 37-71) sopravvive esclusivamente in versione Etiopica (non è stato rinvenuto alcun frammento aramaico a Qumran, a differenza di altri libri di 1Enoc) e, nonostante nelle diverse traduzioni troviamo numerose occorrenze del titolo “Figlio dell’Uomo”, sembra che dietro a tale titolo vi siano *tre* distinte espressioni Etiopiche (argomento trattato nel già citato “Who is This Son of Man”, pagg. 130-58 in un articolo di Darrell Hannah, “The Elect Son of Man of the Parables of Enoch”)

Ed ecco che - per la gioia di Teo ! - riporto di seguito tali occorrenze: 1En 46:1-3; 48:2; 62:5, 7, 9, 14; 63:11; 69:26, 27, 29; 70:1; 71:14, 17.

Mentre sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che tale Libro presenti uno sviluppo della figura danielica (richiamata chiaramente in 1 En 46:1-3) in senso escatologico, tuttavia l’utilizzo di tre differenti espressioni etiopiche sembrerebbe suggerire che neppure nella tradizione danielica dell’epoca esistesse un titolo preciso e definito, formulato attraverso una forma espressiva particolare, univoca (cioè come quella che troviamo regolarmente nei vangeli, e presumibimente usata da Gesù, per intenderci) – a prescindere dalla lingua di composizione e dalla data di composizione di tale Libro, per il quale è stato proposto un periodo che va dalla fine del I sec. BCE alla fine del I sec. CE



Intanto gli Instrumenta laboris:

Il testo, nella sua edizione classica:
http://archive.org/stream/ethiopicversiono...age/52/mode/2up

La traduzione commentata dall'editore:
http://archive.org/stream/thebookofenoch00...ge/338/mode/2up

Il più noto lessico:
http://archive.org/stream/lexiconlinguaeae...age/n5/mode/2up


 
Top
view post Posted on 11/5/2012, 10:47     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Qualche elemento introduttivo. Mi riferisco al saggio introduttivo di Sacchi, Apocrifi dell'Antico Testamento, UTET, 2011 (9a rist. Ed. originale 1981)

Sulla datazione di LP, Sacchi propone la prima metà del I sec. a.C. (p.441). Sulla figura del Figlio dell'Uomo e la sua funzione messianica ipotizza rapporti sia con Daniele che con Salmi di Salomone.

Per il testo etiopico farei riferimento all'edizione di Knibb:

www.scribd.com/doc/55508863/The-Eth...Michael-a-Knibb


Cominciamo con la nostra analisi, passo per passo, secondo l'elenco fornito da Talità

1En 46:1-3 (Che io correggerei in 46, 2-4)

Il testo in Charles:

jpg

Knibb (più difficile da seguire perché senza numerazione)

142-9fa009f4e0

143-953051b0e9
 
Top
view post Posted on 11/5/2012, 11:23     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


In 46,2 leggiamo:

"E chiesi ad uno degli angeli che andava con me... a proposito di quel Figlio dell'Uomo"

In ge'ez abbiamo ወልደ ሰብእ, proprio "figlio di un (o dell') uomo"

Sul lessema ሰብእ si può vedere il lessico Dillmann alle pp. 359-360 che rimanda alle radici שבא e סבא.

Sebbene il lessico rimandi in primo luogo all'accezione homo e solo secondariamente a quella vir, l'utilizzo nel NT dove i brani paralleli non hanno ἄνθρωπος sono moltissimi, il che induce a una buona dose di prudenza.

Ad es. il lessema è usato in brani come Rm 7,1 dove "uomo" è inteso nel senso di essere umano (con riferimento alla natura umana) o in espressioni tipo "dall'uomo e da Dio" (Sir 45,1) con la medesima sfumatura, ma anche nel senso di

- parenti (il ge'ez ha lett. "uomini della casa")
- abitanti (il ge'ez ha lett. "uomini della terra")
- cittadini (il ge'ez ha lett. "uomini della città")

E sullo stesso esempio una sfilza di sostantivi funzionali, tipo "uomo dell'occhio"=spettatore; "uomo dell'arco"=arciere, e così via, dove l'accento non è sulla natura umana ma sulla funzione.

Iniziando a impostare un ragionamento di retroversione, possiamo comunque partire (con la prudenza cui accennavo) con un'equivalenza sommaria tra ሰብእ e ἄνθρωπος, da verificare nel corso della nostra riflessione.



 
Top
view post Posted on 11/5/2012, 11:57     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


A quanto detto su 46,2 aggiungo qualche nota testuale.

Delle due varianti riportate dall'edizione di Knibb (dove potete trovare il nostro riferimento al figlio dell'uomo alla riga 9), una sembra manifestamente una lectio singularis (ውሉደ), mentre un'altra potrebbe essere una variante introdotta dallo scriba per rendere più chiaro il sintagma "figlio di uomo", che trasforma in "figlio da (=proveniente da) un uomo", premettendo la preposizione እም.

Ricordiamo, inoltre, che il ge'ez, al contrario dell'ebraico, non ha articolo, dunque si può leggere "figlio di uomo", "un figlio di un uomo", "il figlio dell'uomo", "il figlio di un uomo", e così via.

 
Top
view post Posted on 11/5/2012, 12:39     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Infine, una prima sintesi del problema la si può leggere nella lunga nota alle pp. 128-129 della traduzione già segnalata.
La riporto per comodità, potrà servire come base di ragionamento.

E con questo per il momento basta, tornerò a postare tra qualche giorno. Nel mentre ogni commento è il benvenuto.

Attached Image: Figlio_dell_uomo

Figlio_dell_uomo

 
Top
view post Posted on 11/5/2012, 17:16     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
2,341
Reputation:
+49

Status:


Urka! Qui si studia Ge'ez! goggles

Molto interessante la nota, che va proprio al cuore del problema. Ci devo pensare su.

Ciao!
Talità
 
Web  Top
view post Posted on 12/5/2012, 10:21     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Allora, si è visto che nella nota si propone una retroversione di base:

ሰብእ ≈ ἄνθρωπος ≈ homo

ብእሲ ≈ ἀνήρ ≈ vir

Con molte eccezioni dovute alla libertà che spesso si prendeva il copista etiope.

La stessa nota rimanda all'appendice sul Figlio dell'uomo, alle pp. 312-317:

http://archive.org/stream/thebookofenoch00...ge/312/mode/2up

Qui si vede come alcuni stereotipi siano duri a morire. Già letteratura ottocentesca riteneva su basi filologiche inaccettabile riferire ogni occorrenza del sintagma "figlio dell'uomo" al libro di Daniele, eppure la storia si trascina fino a i giorni nostri, come ha mostrato la (a tratti surreale) conversazione tra Weiss e Capo.

Dopo aver esposto le teorie del suo tempo, Charles spiega che, sulla base di Enoch, si può dire che quest'ultimo tragga senz'altro il nostro sintagma da Dan 7 ma, mentre qui questo si applica piuttosto a Israele, in LP connota questa figura superumana con tratti messianici.
Secondo Charles, è quest'ultima accezione, mediata da quella del servo di YHWH del secondo Isaia che passa nel NT. Dunque il nesso non sarebbe tanto da Dn al NT, quanto da 1En+DtIs -> NT.

Dovremo, dunque, vedere meglio le occorrenze in Enoc per verificare o meno questa ipotesi.
 
Top
view post Posted on 2/6/2012, 16:50     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Andiamo avanti vedendo il secondo contesto in cui ricorre il nostro sintagma.

1En 48,2 è un testo interessante perché qui si legge che il FdU era al cospetto di Dio prima della creazione. È chiaramente distinto dalla Sapienza perché in 48,7 si dice che "la sapienza del Signore degli spirito lo rivelò ai santi e ai giusti", ciononostante condivide temi e terminologia riservati alla Sapienza/Torah come pure alle varie figure mediatrici tipiche della fase più tarda dell'AT e della letteratura intertestamentaria.

Come si può vedere dal testo di Charles (e da Knibb p.144, riga 22), anche qui abbiamo ወልደ ሰብእ e le varianti nei mss. riguardano solo l'ordine delle parole, sicché complessivamente non abbiamo molto da aggiungere a quanto già detto per il cap. 46. Anche in questo caso, comunque, abbiamo a che fare con una figura messianica in un contesto manifestamente apocalittico.



Attached Image: 1en48

1en48

 
Top
a_ntv
view post Posted on 3/6/2012, 22:55     +1   -1




Ti stiamo sempre seguendo con interesse
 
Top
view post Posted on 4/6/2012, 18:33     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


CITAZIONE (a_ntv @ 3/6/2012, 23:55) 
Ti stiamo sempre seguendo con interesse

Grazie, anche se temo di non poter dire nulla di nuovo, ma al massimo di rendere accessibile questa roba a un più vasto pubblico che non ha avuto la fortuna di studiare il ge'ez.

Vediamo ora 62:5.7.9

Qui abbiamo diversi problemucci, quindi bisogna vedere un versetto alla volta

In 62,5 abbiamo (pag. 112 di Charles, ultima riga) ወልደ ብእሲ, cioè "Figlio di (una/la/- ) donna". Ci sono anche problemi testuali, giacché i codd. A,C,D,E (Sacchi, 457) leggono "Figlio dell'uomo", sicché mi pare che la scelta degli editori sia improntata al criterio della lectio difficilior. Questo non sarebbe affatto un problema se il cod. F (che non è un apografo di uno dei 4 di cui sopra!) non leggesse "Figli degli uomini", il che si spiega dalla lezione di ACDE ma non da quella scelta dall'editore. In ogni modo è più facile che F sia una corruzione dal gruppo ACDE piuttosto che ወልደ ብእሲ una lectio singularis, almeno a prima vista.

Ancor più interessante ciò che troviamo in 62,7 in cui (si veda l'immagine relativa) leggiamo ወልደ 'egwāla (scusate la traslitterazione, ma non ho ancora customizzato la tastiera per i dittonghi) እመሕያው, che Sacchi rende inspiegabilmente (forse sulla base di un emendamento congetturale che non segnala, né il testo ha delle lezioni varianti) "Figlio della Madre dei viventi", ma vuol dire letteralmente "Figlio del cucciolo dal vivente" laddove il sintagma "cucciolo dal vivente" vuol dire "genere umano, umanità" (Raineri, introduzione alla lingua ge'ez, 166). Dunque anche qui "Figlio dell'uomo" ma decisamente nel senso di "genere umano"

Per renderci più gioiosi, in 62,9 Sacchi rende "figlio del Figlio della madre dei viventi" (notare che in tutti e tre i casi Charles traduce "Son of man"), laddove il ge'ez legge esattamente la stessa forma di 62,7. Né in Charles né in Knibb (pag. 179, riga 4, un po' sfuocato ) ci sono varianti testuali negli ultimi due passi, dunque la resa di Sacchi è completamente incomprensibile, a meno che non traduca da un testo critico migliore di quelli che stiamo vedendo noi o forse da frammenti che non attengono alla recensione etiopica.

A questo interrogativo cercherò di rispondere nella prossima puntata, prima di passare agli altri versetti indicati da Talità.

Attached Image: 1En62

1En62

 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 5/6/2012, 09:23     +1   -1




Ciao Teo, molto interessante.
Da ignorante di Ge'ez, volevo solo dire che, stando a quanto si legge in alcune pubblicazioni inglesi (ad es. M. Black, The Book of Enoch or 1 Enoch. A New English Edition with Commentary and Textual Notes, Leiden, Brill, 1985, p. 206; D. Hannah “The Elect Son of Man of the Parables of Enoch” in Hurtado – Owen (eds.) ‘Who Is This Son of Man?’, 2011, 130-158, pp. 139-140) sembra che una resa letterale di walda ᾽egwāla ᾽emma-ḥeyāw sia “son of the offspring of the mother of the living”, il che corrisponderebbe non tanto al sacchiano “Figlio della madre dei viventi” (così - se non ricordo male - traduce anche il commentario al LP di Sabino Chialà per Paideia) quanto al sacchiano-bis “figlio del figlio della madre dei viventi”.

Hannah fa notare che ᾽egwāla ᾽emma-ḥeyāw nella Bibbia etiopica ricorre normalmente in parallelismo sinonimico con sab’ (lett. “umanità”) per rendere huios anthrwpou nel senso di “essere umano” (in accordo con quanto dici sul sintagma "cucciolo dal vivente = umanità"), sicché appare lecito stabilire una sostanziale equivalenza anche tra walda sab’ (lett. “figlio dell’umanità”) e walda ᾽egwāla ᾽emma-ḥeyāw (lett. “figlio della prole della madre dei viventi”).
Da questo punto di vista sembra quindi preferibile tradurre anche questa espressione come “figlio dell’uomo” (come fanno Charles, Knibb, Nickelsburg-Vanderkam), relegando casomai in nota la resa lettterale.
 
Top
view post Posted on 5/6/2012, 14:12     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Ahhhh! Ho capito. C'è un problema di vocalizzazione tra ᾽emma (madre, in stato costrutto) e ᾽em (la particella che corrisponde grossomodo all' ἐξ greco. Questo spiega un po' di cose. Certo che una lingua molto idiomatica come il ge'ez presenta alcuni colori che sono intraducibili, donde sostanzialmente sono d'accordo con quanto dici.

Comunque me lo voglio riguardare, non vorrei che mi fosse sfuggita una vocale da qualche parte.
 
Top
view post Posted on 11/7/2012, 21:23     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


Dopo un mese (scusate ma ho avuto un po' da fare) eccoci al v. 63:11

Sacchi rende:

Dopo di ciò, la loro faccia sarà piena di tenebra e vergogna innanzi a questo Figlio della Madre dei viventi e saranno scacciati dal suo cospetto e la sua spada sarà, avanti a lui, in mezzo a loro.

Non sono riportate note critiche di rilievo.

Charles ha sempre "Son of Man", mentre il ge'ez legge ancora ወልደ 'egwāla እመሕያው (Figlio della prole/dei cuccioli della madre del vivente) senza alcuna variante segnalata.

Ricapitolando, sin qui abbiamo:

- ወልደ ሰብእ, "figlio di un (o dell') uomo" (46,2; 48,2.7)
- ወልደ ብእሲ, "Figlio di (una/la/- ) donna" (62,5)
- ወልደ 'egwāla እመሕያው "Figlio della prole/dei cuccioli della madre del vivente" (62,7.9; 63,11)

Come accennavo nel post relativo a 46,2 la variante እም (la preposizione "da") premessa a ሰብእ mi fa riflettere, perché basta un minimo errore scribale per trasformarla in እመ ("madre" in stato costrutto). Ora, è vero che le lingue semitiche sono pesanti, ridondanti, pleonastiche, paratattiche e tutto quello che ci pare, però un'espressione come "Figlio della prole della madre del vivente" appare quantomeno strana. E se all'origine ci fosse una sotituzione tale che si deve leggere "Figlio della prole dal vivente"? Una congettura che dovrebbe essere analizzata, perché come ci sono cascato io (al contrario) potrebbe facilmente caderci uno scriba. In questo caso una vera edizione critica sarebbe di grande aiuto.
 
Top
Angel.Lux
view post Posted on 12/7/2012, 10:44     +1   -1




Molto interessante :)
 
Top
view post Posted on 29/3/2019, 15:37     +1   -1
Avatar

Habitué

Group:
Moderatore globale
Posts:
348
Reputation:
+16

Status:


Molto interessante questa analisi filologica del Libro delle parabole.
Non vorrei sbagliarmi ma mi sembra di capire che l'espressione "Figlio dell'uomo"
che solitamente si trova nelle traduzioni del LP non è così scontata
e che forse risente del "condizionamento" - se così si può dire - del NT.
Ci sono stati progressi dal 2012?
 
Top
15 replies since 11/5/2012, 09:43   1331 views
  Share