Studi sul Cristianesimo Primitivo

Lezione Gesù Barabba

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Hard-Rain
view post Posted on 25/1/2008, 23:04     +1   -1




In questi giorni, dovendo ultimare un articolo su Barabba, mi stavo interrogando sull'eterna questione della variante Gesù Barabba in Mt. 27:16 e Mt. 27:27.

La lezione coinvolge il solo vangelo di Matteo, come ben sapete. Inoltre lo stesso Matteo nei versi successivi, per es. Mt. 27:20, smette poi di chiamare Barabba anteponendo ad esso il nome di Gesù.

Si è cercato di spiegare il motivo della presenza di Gesù davanti a Barabba. L'ipotesi è la seguente. A un certo punto della trasmissione manoscritta, qualche copista distratto trascrisse male Mt. 27:17. Con la scriptio continua, il verso diventa:

(…) TINAQELETEAPOLUSWUMINBARABBANHINTON (…)

Il nostro copista avrebbe riportato Tina thelete apolusô humin, quindi a questo punto nel leggere gli sarebbe caduto di nuovo l'occhio su IN (le ultime due lettere del pronome humin), avrebbe interpretato il tutto come una nomina sacra per Iêsoun e da qui avrebbe introdotto l'errore.

La parola Iêsoun sarebbe entrata indebitamente in circolo, così alcuni copisti successivi avrebbero deciso di introdurla anche in Mt. 27:16, il verso precedente dove viene introdotto tale personaggio.

Non sono convinto fino in fondo di questa ipotesi. Che tra gli errori scribali ci siano delle cose incredibili è dimostrato dai fatti. Nel codice 109, ad esempio, la genealogia di Luca che compare all’inizio del Vangelo è stata copiata da un esemplare nel quale era disposta su due colonne ma lo scriba ha scritto il testo convertendolo in una colonna soltanto senza fare attenzione che il testo da dove copiava era disposto su due: leggendo la copia risulta che il genere umano è partito con Phares (!) mentre Dio risulta figlio di Aram (!!).

Nel nostro caso però dobbiamo supporre che il copista abbia letto la stringa IN, l'abbia interpretata come una nomina sacra, dopodichè, inspiegabilmente, l'abbia decodificata esplicitando Iêsoun. Questa operazione di decodifica, presuppone un certo pensiero dietro lo scriba, non una trascrizione meccanica. Se trovassimo IN nei codici prima di Barabba, la teoria dell'errore sarebbe molto forte. Nessuno avrebbe mai chiamato un eventuale nome di Barabba con l'abbreviazione sacra.

Ora, io non ho la possibilità di verificare se nel codice di Koridethi ci sia una nomina sacra o meno nella parola Gesù anteposta a Barabba. Certo è possibile che le primissime copie che contenevano il postulato errore l'avessero e successivamente gli altri copisti, pur avendo compreso che Barabba non poteva avere un nome espresso con la nomina sacra, lo abbiano espanso. Se ci fosse uno di questi famigerati codici con Gesù con la nomina sacra allora l'errore sarebbe molto probabile. Ma in assenza di questo è più probabile una trascrizione volontaria, che implica consapevolezza di voler scrivere proprio Gesù.

In aggiunta a questo, esaminiamo quali sono questi famosi codici che riportano la lezione Gesù + Barabba. Trattasi di: Teta (= Koridethianus), la famiglia f1, 700, arm, geo e sys.

Teta, il codice di Koridethi, è del IX secolo, un pessimo codice. E' catalogabile nella recensione cesariense, come il papiro P45. Tutto il gruppo f1 è analogamente catalogabile nel testo cesariense. Il Merk-Barbaglio colloca poi anche le versioni armena e georgiana nel testo cesariense. Anche 700 si colloca in questa tradizione testuale. Di conseguenza il numero di mss. in realtà è tutto incluso in una certa tradizione testuale, sono mss. indubbiamente affini e questo è conciliabile con la teoria dell'errore che avrebbe contaminato a partire da un antenato diversi mss. copiati successivamente l'uno dall'altro.

Il problema è rappresentato dalla versione siro-sinaitica sys, la quale lascia presupporre un'altra categoria testuale, quella occidentale. Diventa difficile immaginare come sia stato possibile che due famiglie testuali così diverse si siano contaminate a vicenda. Aggiungiamo poi che anche Origene sembra dare fiducia all'esistenza della lezione Gesù Barabba, perchè la cita nel commento a Matteo. Qualora l'avesse ritenuta un errore formale, probabilmente l'avrebbe scartata. Vero è comunque che Origene è già del III secolo, forse a quel tempo l'errore era già radicato e nessuno era più in grado di rendersi conto che era un errore e non una affermazione di una determinata tradizione.

Il vero punto a favore della teoria che vuole la presenza di Gesù Barabba è forse la versione siro sinaitica. Non è un caso che le versioni siriache successive come la Peshitta abbiano omesso Gesù.

Certo rimane da chiedersi come mai il testo alessandrino questa volta ci abbia lasciato a piedi. Generalmente è sempre il migliore, come mai nessun manoscritto ha conservato questa lezione? I codici più antichi in assoluto sono proprio quelli alessandrini e la lezione Gesù Barabba non c'è in essi.

Potrebbe darsi che effettivamente il vangelo di Matteo contenesse Gesù Barabba ma questa lezione non costituisse alcun problema teologico. Sappiamo che esistono tantissimi rabbini bar Abba. Tra questi vi è anche Yeshua bar Abba, non è certamente il nostro Barabba. Il nome Abba è attestato dal Talmud per alcuni rabbini vissuti prima di Cristo e da una iscrizione in una tomba ebraica anteriore al 70 d.C. Per un ebreo Yeshua bar Abba è un patronimico come un altro, non ha nulla di speciale. Ancora oggi nell'ebraismo l'espressione "figlio del Padre", al contrario di "figlio di Dio" o "figlio dell'altissimo", è una espressione priva di significato e non è attestata in nessun punto della letteratura biblica o talmudica. Per un cristiano che ha perso i contatti con l'ebraismo, invece, Gesù Barabba può essere simile a un ipotetico Gesù figlio del Padre, una espressione inesistente nell'ebraismo ma profondamente cristiana. Solo un pubblico già "cristianizzato" che abbia perso i contatti con la cultura ebraica Gesù figlio del Padre può destare qualche problema teologico. Per gli ebrei, semplicemente, figlio del Padre non esiste. E qualora si volesse creare artificialmente questa espressione, non si potrebbe dire Bar Abba (intendendo con Abba, Dio) bensì barè deAbba, che genera una traslitterazione del tutto diversa da Barabbas/Barabban. Bar Abba non è interpretabile come figlio del Padre cioè come figlio di Dio. Barè deAbba invece lo è, anche se non abbiamo casi in letteratura quindi sarebbe una cosa nuova, ma non corrisponde a Barabbas/Barabban.

Può darsi che in Egitto e in altre zone (Italia) abbiano tagliato molto presto il nome Gesù. Non sapendo l'aramaico e avendo vaghe nozioni che bar significa "figlio" e "abba" in qualche modo Padre (del resto ricavabili dallo stesso Nuovo Testamento senza sapere una parola di aramaico) questi cristiani non abituati all'aramaico avrebbero iniziato a temere il pericolo di commistioni teologiche. Un pubblico non giudaico avrebbe digerito male quella possibile commistione. Così avrebbero tagliato già dal II secolo la precisazione del nome di Gesù. Se Marco è stato composto a Roma forse il suo autore ha evitato di proposito di scrivere Gesù, sapendo che avrebbe indotto a fraintendimenti. Invece in ambiente palestinese l'accostamento di Gesù con Barabba avrebbe creato meno problemi. E' probabile che bar Abba lì fosse interpretato come semplice patronimico. Le edizioni ebraiche del Nuovo Testamento traducono oggi con figlio di Abba il nome di Barabba che in greco è traslitterato Barabbas/Barabban. La tradizione siriaca e quella cesariense forse hanno semplicemente conservato più a lungo un nome che originariamente era presente e in quegli ambienti non creava problemi teologici, altrimenti lo avrebbero censurato prima, ipotizzo. Per questo sarebbero rimasti alcuni codici. Poi col passare del tempo si uniformò tutta la tradizione (il Diatessaron così come la Peshitta leggono solo Barabba senza Gesù).

Edited by Hard-Rain - 25/1/2008, 23:25
 
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Frances Admin
view post Posted on 26/1/2008, 12:06     +1   -1




La tesi della confusione del nomen sacrum IN o IH,tra l'altro supportata anche da W. Wielker è certamente un'alternativa a quella che indica la lezione provvista di nome completo "Iesoun ton Barabban" quale errore. Però il pronome "umin" era scritto privo della barra superiore, segno grafico col quale si riconosce istantaneamente un nomen sacrum. Sappiamo che per quanto disattenti fossero gli scribi, è molto difficile che potessero dimenticarsi di tracciare la linea orizzontale sopra le lettere che costituivano il nomen sacrum. Se lo scriba ha scambiato parte delle lettere di "umin" per un nomen sacrum , allora doveva essere un analfabeta, fatto abbastanza consueto per quei tempi. La NA27, prima ammette che la lezione "Iesoun ton Barabban" faceva parte del testo primitivo, poi però, per non disorientare il lettore credente ha deciso di racchiuderla tra parentesi. Uno strano modo per affermare l'autenticità di una variante testuale.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 26/1/2008, 13:02     +1   -1




Stavo guardando or ora a queste cose.

Io non credo molto all'ipotesi dell'errore scribale. L'ho citato perchè è un classico e non si può non parlarne in un lavoro relativo a Barabba. Lo scriba avrebbe dovuto comprendere IN come nomina sacra (confondendosi con le ultime due lettere di umin) e poi pensare di espandere in Gesù. Già l'attività del pensare cozza contro la distrazione, no? Possibile che non venga in mente di rileggere un attimo mentre sto per scrivere davvero Gesù Barabba? C'è qualcosa di altro sotto.

NA27 mette Gesù tra parentesi quadre (singole, non doppie). Questo significa, come dice lo stesso manuale nell'introduzione a pag 49*:

Square brackets in the text ([]) indicate that textual critics today are not completely convinced of the authenticity of the enclosed words. (…) Square brackets always reflect a great degree of difficulty in determining the text”.

Detto questo, quali sono i codici che concordano tra loro a mettere Gesù davanti a Barabba?

Sono Theta, sono la famiglia f1, sono 700 e la versione siro sinaitica. Ora Teta, tutti i mss. di f1 e 700 appartengono alla categoria cesariense, giusto? Anche le versioni armene e georgiane secondo il Merk-Barbaglio leggono Gesù Barabba e guarda caso anche queste sono catalogate nella recensione cesariense. E' vero che il manoscritto siro-sinaitico è più "occidentale" che cesariense o altro. Ma una tradizione in siriaco è indubbiamente destinata a un pubblico orientale, Palestinese. Origene stesso è di Cesarea di Palestina. Io sospetto che in questi ambienti non fosse un problema Gesù Barabba. Come sappiamo per un pubblico palestinese che non è digiuno di lingua aramaica o ebraica non c'è nessuna dietrologia da fare in Barabba. Origene altrimenti avrebbe evitato di citare una simile compromettente parola.

Io sospetto che in tutta la tradizione orientale quel Gesù non fosse un problema perchè non era un problema bar Abba. Crea confusione solo nei lettori che non conoscono ebraico e aramaico in tutte le loro sottigliezze.

Nota che: i) i codici egiziani, quelli neutrali-alessadrini censurano "Gesù"; ii) tutta la traidizione occidentale, la vetus latina, il Beazae Cantabrigensis, censurano Gesù; iii) Tertulliano che scrive in latino censura Gesù davanti a Barabba o non è a conoscenza.

Viceversa: esistono codici superstiti della tradizione cesariese (ambiente palestinese) che leggono Gesù Barabba. La versione siro sinaitica è appunto una traduzione in siriaco. Origene era di Cesarea, no? Questo potrebbe spiegare perchè in Palestina o in quelle zone Gesù Barabba non fu un problema, lo divenne solo in seguito quando si unifromarono di più le tradizioni.

Per me l'elemento regionale potrebbe avere un peso. Lo stesso vangelo di Matteo potrebbe derivare da una tradizione palestinese come dicono i padri della Chiesa. Marco omette il riferimento pur essendo forse più antico: ma Marco scrisse a Roma per un pubblico non più giudaico.

Barabba figlio del Padre chi lo può leggere? Qualcuno che è digiuno di aramaico e ricava dagli stessi vangeli che bar è figlio (Mc. 10:46) e abba è Padre (ne parla sempre Marco in 14:36, ma anche Paolo in Rm. 8:15 e Gal. 4:6, due epostole autentiche). Facendo 1+1 = 2 ecco che gli "occidentali", gli "egiziani", quelli che non hanno dimestichezza con l'aramaico e la letteratura aramaica hanno paura che Gesù figlio del Padre significhi chissà che cosa e censurano, tagliano, omettono una cosa che crea loro imbarazzo.

La versione siro sinaitica è più antica, probabilmente, non solo della Peshitta (che legge Barabba senza Gesù) ma anche di tutti quei codici che von Soden chiamava "palestinesi" che omettono Gesù davanti a Barabba. Ma questa classe palestinese di von Soden è posteriore al testo che oggi viene chiamato cesariense e viene fatto risalire al II secolo (vi appartiene anche P45). Anche nel Diatessaron verrà poi eliminato il riferimento a Gesù e si parlerà solo di Barabba.

In cocnclusione io ho il forte sospetto che in un vangelo "palestinese" come quello di Matteo, le prime versioni intendo, Gesù Barabba ci fosse. In seguito venne epurato Gesù per i problemi che sappiamo ma originariamente ai lettori non creava nessun problema. La letteratura talmudica è piena di bar Abba ed esistono tranquillamente degli Yeshua bar Abba. Il nome è relativamente molto comune.

C'è anche una seconda strada. Un buon principio di filologia neotestamentaria è quello di controllare sempre che una lezione che compare nel testo cesariense e in quello occidentale ma non nel testo neutrale debba essere scartata. Questo è il principio base per cui si scarta la pericope dell'adultera, no? Compare solo nei codici occidentali (vetus latina inclusa) e ad es. nel ms. 700 che è cesariense. NA27 mette tra le doppie parantesi quadrate la pericopere dell'adultera, che considera quindi spuria, molto più spuria di Gesù Barabba. Se applicassimo sic et simpliciter questo principio allora dovremmo scartare anche Gesù Barabba e dire che è una invenzione, una tradizione palestinese confluita nel testo e che riguardava il nome di quel prigioniero. Questo è sempre possibile anche se mi sembra strano che poi i codici occidentali abbiano tagliato Gesù. In altre parole l'elemento teologico o politico (un secondo Messia?) rendono questo caso diverso da quello della pericope dell'adultera. Come detto io sto dando un peso importante all'elemento regionale, cioè dove nacque il vangelo di Matteo e da dove provengono poi quei manoscritti che ci tramandano Gesù Barabba, dove provengono non necessariamente da un punto di vista fisico, ma testuale, ivi inclusi i padri che hanno parlato di Gesù Barabba (Origene).

Ciao.


 
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Hard-Rain
view post Posted on 26/1/2008, 15:09     +1   -1




Annotazione supplementare.

Ho forse trovato un metodo più fine per spiegare l'errore tecnico di Gesù Barabba per homoioarcton. Infatti lo stesso commentario di Wieland Wilker ci informa che il codice 22 ha IN TON BARABBAN e IN è una nomina sacra, cioè ha il tratto orizzontale. Solo che il copista se n'è accorto per tempo e ha cancellato con un tratto l'aggiunta indebita di IN TON davanti a Barabba così questo codice tecnicamente non è catalogato tra quelli che hanno la lezione Gesù Barabba. L'incidente è occorso proprio in Mt. 27:17 e giustificherebbe molte cose. Almeno abbiamo una prova materiale che la stringa induceva in errore i copisti, almeno quello che produsse il codice 22. Tra l'altro Wilker ingloba nella famiglia f1 il codice 22, proprio una delle famiglie del testo cesariense. L'homoioteleuten è usato anche da Puech per identificare il frammento di 7Q8 con un verso di 1 Enoc.

 
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Frances Admin
view post Posted on 26/1/2008, 16:05     +1   -1




CITAZIONE
NA27 mette Gesù tra parentesi quadre (singole, non doppie). Questo significa, come dice lo stesso manuale nell'introduzione a pag 49*:

Square brackets in the text ([]) indicate that textual critics today are not completely convinced of the authenticity of the enclosed words. (…) Square brackets always reflect a great degree of difficulty in determining the text”.

Questa è la motivazione ufficiale della ricorrenza del segno critico. Ma è risaputo che all'interno del comitato della Nestle-Aland c'erano forti tensioni riguardo la scelta delle varianti testuali. Metzger, che è stato membro sia della NA che del GNT, nel commentario al GNT, riflette questa tensione interna al Comitato:

"A majority of the Committee was of the opinion that the original text of Matthew had the double name in both verses and that VIhsou/n was deliberately suppressed in most witnesses for reverential considerations. In view of the relatively slender external support for VIhsou/n, however, it was deemed fitting to enclose the word within square brackets."

Come, se tutta la maggioranza della Commissione era a favore della lezione "Iesoun ton Barabban" che bisogno c'era di racchiudere l'espressione tra parentesi quadre? Allora, se non è stata una scelta tecnica, è una scelta teologica. Preoccupati di scatenare l'indignazione dei lettori e delle autorità ecclesiastiche i membri del GNT e della NA hanno deciso di racchiudere il passo tra parentesi quadre. Inoltre, sappiamo che molte scelte riguardanti le lezioni testuali più equivoche le ha prese Metzger da solo, contro il parere del resto del Comitato. Metzger, in varie opere si era sempre espresso a favore della lezione "Gesù Barabba". Forse, nel commentario al GNT ha voluto traviare i lettori facendo credere che l'inclusione della lezioni difficile fosse stata una scelta collegiale, quando invece sappiamo che fu unilaterale, o al massimo, bilaterale (B.M. Metzger e K. Aland). Ma non potendo far prevalere il suo parere contro quello degli altri, si è dovuto attuare un compromesso: la lezione sarebbe stata inserita, ma tra parentisi quadre.

CITAZIONE
C'è anche una seconda strada. Un buon principio di filologia neotestamentaria è quello di controllare sempre che una lezione che compare nel testo cesariense e in quello occidentale ma non nel testo neutrale debba essere scartata. Questo è il principio base per cui si scarta la pericope dell'adultera, no? Compare solo nei codici occidentali (vetus latina inclusa) e ad es. nel ms. 700 che è cesariense. NA27 mette tra le doppie parantesi quadrate la pericopere dell'adultera, che considera quindi spuria, molto più spuria di Gesù Barabba. Se applicassimo sic et simpliciter questo principio allora dovremmo scartare anche Gesù Barabba e dire che è una invenzione, una tradizione palestinese confluita nel testo e che riguardava il nome di quel prigioniero.

Io non sono affatto convinta del fatto che la pericope dell'adultera in origine non facesse parte del testi primitivo. Attenzione, parlo del testo primitivo, non dell'autografo. C'è chi conferisce valore redazione a questo pericope per implicazioni teologiche (la donna). In realtà, nella critica testuale si deve tenere conto della teologia del redattore e dello scriba, ma bisogna abbandonare la propria teologia.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 26/1/2008, 16:38     +1   -1




Francis, io tendo a pensarla come Metzger e cioè che ci fosse addirittura in un ipotetico autografo del vangelo di Matteo la lezione di Gesù Barabba. In questo concordo con te. Comunque NA27 e GNT riportano la lezione tra parentesi quadre. Prove certe e inconfutabili per l'una o l'altra decisione penso non ne esistano data l'estrema uniformità dei codici alessandrini. Westcott-Hort non riportarono neppure tra parentesi quadre Ihesoun se non vado errato.

Sulla genuninità e forse l'origine di questa lezione, mi sembra incisivo il fatto che da un lato abbiamo Origene, la versione siro-sinaitica e altri codici cesariensi (c'è anche qualche ms. bizantino ma è risaputo che non sono affidabili). Origene è un caso interessante perchè conosceva bene l'ambiente palestinese. Era egiziano di Alessandria, nacque nel 185. La prima parte della sua vita si svolse interamente ad Alessandria, tuttavia nel 215-216 visitò la Palestina. Sapeva l'ebraico e fu anche in contatto con ambienti giudaici. Ma non solo: gli ultimi vent'anni della sua vita li trascorse proprio a Cesarea di Palestina dove ebbe dei discepoli e in Asia Minore (Cesarea di Cappadocia). Fu a Cesarea di Palestina attorno al 232 d.C. Il Commentario a Matteo e il Conntra Celsum furono composti, pare, quando aveva superato i sessant'anni (cfr. Hist. Eccl. 6.36), dunque attorno al 245, quando aveva già soggiornato per anni in Palestina. Conosceva molte cose, indubbiamente, e aveva compiuto tanti viaggi a destra e a manca, soggiornando in varie parti. La menzione di Gesù Barabba è stata riportata nel commentario a Matteo, però nel Contra Celsum, un lavoro di polemica dedicato a un pubblico "particolare" non cita Gesù davanti a Barabba (forse per evitare pericolose associazioni). Mi interessava molto questo contatto di Origene comunque con la cultura ebraica e il suo soggiorno, guarda caso, proprio in Palestina per vari anni. Forse non è casuale che abbia riportato la menzione di Gesù Barabba nel commento a Matteo, composto dopo il soggiorno a Cesarea di Palestina.

Sull'altro piatto della bilancia abbiamo però Tertulliano, il testo alessandrino, le versioni occidentali. La siro-sinaitica tecnicamente è occidentale, però essendo una versione in siriaco indubbiamente aveva un suo tipo di pubblico particolare, non circolava a Roma o Egitto anche se poi le copie sono state sparse ovunque. Tertulliano non c'è bisogno di ricordare che fu il fondatore della cristianità latina, visse tra Cartagine e Roma e scriveva in latino. Un'altra prospettiva rispetto per esempio ad Origene che viveva e operava dall'altra parte del mondo.

A me pare che questa contrapposizione tra ambiente palestinese e resto del mondo del tempo sia significativa. Per me ci fu censura. Questa censura operò sin da subito presso quelle scuole lontane dall'ambiente palestinese, forse proprio per il tipo di pubblico che dovevano raggiungere.

La censura alla fine ci fu anche nella tradizione palestinese: la Peshitta e il Diatessaron non hanno più "Gesù" davanti a Barabba. Semplicemente arrivò un po' più in ritardo (e per questo sono sopravvissuti alcuni codici) perchè presso quel tipo di pubblico creava meno problemi leggersi bar Abba e Gesù. Ancora oggi le versioni ebraiche del vangelo di Matteo, fatte dai codici greci non certo da originali palestinesi che non esistono, interpretano bar Abba come un patronimico senza problemi teologici particolari. Nessun ebreo si scandalizza di questo.

Può sembrare che il mio discorso voglia dire tra le righe che il testo cesariense è migliore a quello alessandrino. Non è assolutamente questo il discorso che voglio fare. Semplicemente il testo alessandrino è il migliore per i motivi ben noti, salvo alcuni rarissimi casi dove ci può essere stata qualche censura: Gesù Barabba potrebbe forse essere uno di quei rarissimi casi. E' un vero peccato che P45 non contenga i versi di nostro interesse essendo fortemente danneggiato.

Interessante la citazione di Metzger che non avevo mai letto. Posso inserirla nel mio documento? Ti chiederei se possibile il riferimento bibliografico.

CITAZIONE
Io non sono affatto convinta del fatto che la pericope dell'adultera in origine non facesse parte del testi primitivo. Attenzione, parlo del testo primitivo, non dell'autografo.

Quale testo primitivo intendi qui Frances? L'alessandrino? Per me faceva parte del testo primitivo occidentale, era un racconto che circolava in determinati ambienti e fu introdotto in quei codici da qualcuno. Ma un ipotetico vangelo originario di Giovanni, che non penso scritto a Roma, secondo me non la conteneva. A meno che non siano esistiti due autografi, due edizioni diverse curate dallo stesso autore. Ma anche qui l'elemento regionale mi sembra significativo.

CITAZIONE
In realtà, nella critica testuale si deve tenere conto della teologia del redattore e dello scriba, ma bisogna abbandonare la propria teologia.

Concordo, bisogna immedesimarsi nell'ambiente e nella cultura del tempo e del luogo, anche capire chi erano gli autori e a chi si rivolgevano, non bisogna applicare la propria teologia e la propria cultura del XXI secolo a quella di duemila anni fa.

Ciao e grazie per il tuo contributo.

Edited by Hard-Rain - 26/1/2008, 19:03
 
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Frances Admin
view post Posted on 27/1/2008, 19:34     +1   -1




CITAZIONE
Interessante la citazione di Metzger che non avevo mai letto. Posso inserirla nel mio documento? Ti chiederei se possibile il riferimento bibliografico.

Si, certo. Questo è il riferimento:

Metzger B. M., A Textual Commentary on the Greek New Testament, United Bible Societies, London, 1971, p. 68.
 
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ElijahSix
view post Posted on 28/1/2008, 13:03     +1   -1




QUOTE (Hard-Rain @ 25/1/2008, 23:04)
Mi stavo interrogando sull'eterna questione della variante Gesù Barabba in Mt. 27:16 e Mt. 27:27.

La lezione coinvolge il solo vangelo di Matteo, come ben sapete. Inoltre lo stesso Matteo nei versi successivi, per es. Mt. 27:20, smette poi di chiamare Barabba anteponendo ad esso il nome di Gesù.

Si è cercato di spiegare il motivo della presenza di Gesù davanti a Barabba. L'ipotesi è la seguente...

Quello che secondo me bisogna capire è il motivo per cui si è andati a cercare un'ipotesi che chiarisse l'errore.
Come voi ben saprete Marco ha la priorità su Matteo e Luca, e Marco, quando parla di Barabba, non riporta Gesù in nessun caso. E una prova in più del fatto che Marco non abbia parlato di Gesù Barabba è Luca, che non riporta nemmeno lui il nome Gesù abbinato a Barabba (e di per sé nemmeno Giovanni).
Quindi, se Marco è fonte sia di Matteo e Luca, e Luca non riporta il nome di Gesù, come nemmeno Matteo riporta di norma il nome Gesù (tranne alcune eccezioni), uno può chiaramente chiedersi:

È più probabile che in Matteo 27:16-17 alcuni copisti abbiano comesso un errore di trascrizione?
Oppure che Gesù Barabba fosse la forma originaria in Matteo, e con il passare del tempo il nome Gesù è stato omesso?

Essendo una "lezione difficile" non si può escludere in modo definitivo la seconda ipotesi, ma se Barabba si chiamava effettivamente Gesù, da chi ha preso questa informazione Matteo? Da Marco (mi sembra difficile da sostenere)? Da una tradizione orale? O da dove sennò?

Osservando la questione nel suo insieme, non mi pare così osé considerare un errore il nome di Gesù abbinato a Barabba (in Matteo). Ma comprendo chi la vede in modo differente (è e rimane una "lezione difficile"). Solo ricordo di non fare l'errore di partire da Matteo per poi considerare Marco e Luca: in questo modo non si rispetta la priorità che ha Marco come fonte.

QUOTE
Hard Rain scrive
Il vero punto a favore della teoria che vuole la presenza di Gesù Barabba è forse la versione siro sinaitica. Non è un caso che le versioni siriache successive come la Peshitta abbiano omesso Gesù.
[...]
Marco omette il riferimento pur essendo forse più antico

Cosa intendi con "omettere"?
E come fai a sostenere che Marco conoscesse il nome di Barabba? :)
(N.B.: la teoria delle due fonti è l'ipotesi più accreditata al momento).

QUOTE
Hard Rain scrive
Un buon principio di filologia neotestamentaria è quello di controllare sempre che una lezione che compare nel testo cesariense e in quello occidentale ma non nel testo neutrale debba essere scartata. Questo è il principio base per cui si scarta la pericope dell'adultera, no? Compare solo nei codici occidentali (vetus latina inclusa) e ad es. nel ms. 700 che è cesariense. NA27 mette tra le doppie parantesi quadrate la pericopere dell'adultera, che considera quindi spuria, molto più spuria di Gesù Barabba. Se applicassimo sic et simpliciter questo principio allora dovremmo scartare anche Gesù Barabba e dire che è una invenzione, una tradizione palestinese confluita nel testo e che riguardava il nome di quel prigioniero. Questo è sempre possibile anche se mi sembra strano che poi i codici occidentali abbiano tagliato Gesù. In altre parole l'elemento teologico o politico (un secondo Messia?) rendono questo caso diverso da quello della pericope dell'adultera.

Si tratta di una "lezione difficile" ardua da scartare anche se ha pochi riscontri (quindi il confronto con il passo in Giovanni non regge). Voglio dire, chi è quel pisquanotto di un copista che andrebbe ad aggiungere per errore il nome Gesù a Barabba? :rolleyes:
Per questo motivo non si può escludere in modo netto e definitivo che Barabba si sia chiamato Gesù.

QUOTE
Hard Rain scrive
La menzione di Gesù Barabba è stata riportata [da Origene] nel commentario a Matteo, però nel Contra Celsum, un lavoro di polemica dedicato a un pubblico "particolare" non cita Gesù davanti a Barabba (forse per evitare pericolose associazioni). Mi interessava molto questo contatto di Origene comunque con la cultura ebraica e il suo soggiorno, guarda caso, proprio in Palestina per vari anni. Forse non è casuale che abbia riportato la menzione di Gesù Barabba nel commento a Matteo, composto dopo il soggiorno a Cesarea di Palestina.
[...]
I padri che hanno parlato di Gesù Barabba (Origene).

Origene - che non è un padre della Chiesa - ne parla nel suo commentario a Matteo, ma afferma che sono molti gli scritti che non riportano il nome Gesù abbinato a Barabba. Lui stesso reputa poi il nome Gesù un errore, quindi non vedo il motivo per cui ne avrebbe dovuto parlare nel Contra Celsum.

****

In conclusione l'invito che faccio in generale è quello di non inventarsi teorie partendo da questa base assai traballante (Gesù Barabba e Gesù detto Cristo), perché non ha senso. Voler vedere in Matteo 27:16-17 la prova dell'esistenza di due Gesù che sono confluiti nel NT è proprio fuori luogo. Non ci sono le basi necessarie per affermare qualcosa del genere, questo anche nel caso in cui Matteo abbia effettivamente riportato il nome Gesù abbinato a Barabba.

Perché?
Perché comunque sia, nonostante tutte le ipotesi che si sono fatte attorno a questo personaggio (Barabba), la realtà ultima è che non si sa chi era Barabba.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 28/1/2008, 13:35     +1   -1




CITAZIONE
Voler vedere in Matteo 27:16-17 la prova dell'esistenza di due Gesù che sono confluiti nel NT è proprio fuori luogo.

Su questo sono assolutamente d'accordo. Infatti quel che dico è che semmai sia stato censurato (faccio l'ipotesi di lavoro che lo sia), nel pensiero dell'autore che aveva scritto Gesù Barabba non vi era nulla di particolarmente compromettente. Vedi tutta la discussione sul forum biblico circa l'uso di bar abba e bare deabba.

Gesù Barabba non può che "far paura" a una mentalità "cristiana" già cristallizzata non certo a un ebreo che conosce persino rabbini di nome Yeshua bar Abba senza vedere in essi Messia o cose strane come farebbe un cristiano che conosce "bar" e "abba" da Marco e Paolo e semplicisticamente fa 1+1=2. Il campo semantico di queste parole è nella cultura ebraica ben più vasto che non quello greco-cristiano.

Sui rapporti tra Marco e Matteo non ritengo che la questione sia così semplicistica e che Marco debba sempre avere ragione su Matteo, altrimenti buttiamo pure gli altri due sinottici e usiamo sempre Marco in ogni questione. Il vangelo di Matteo aveva una grande reputazione presso gli autori del periodo apostolico e quelli successivi. Bisogna anche chiedersi: per chi scriveva Marco? Per chi scriveva Matteo? Quali sono le origini di questi testi? Quali erano le cerchie e gli ambienti? Cosa possiamo dire al riguardo, se lo possiamo dire? Tutte domande che ben conosciamo... Perchè Matteo non potrebbe aver integrato una vicenda che compariva in Marco, riportando un nome che circolava ad esempio in Palestina e che forse Marco aveva preferito non citare, scrivendo per un pubblico non giudaico?

CITAZIONE
Si tratta di una "lezione difficile" ardua da scartare anche se ha pochi riscontri (quindi il confronto con il passo in Giovanni non regge).

Infatti avevo scritto subito dopo:

In altre parole l'elemento teologico o politico (un secondo Messia?) rendono questo caso diverso da quello della pericope dell'adultera.

Saluti.

Edited by Hard-Rain - 28/1/2008, 16:31
 
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Frances Admin
view post Posted on 28/1/2008, 15:16     +1   -1




CITAZIONE
Osservando la questione nel suo insieme, non mi pare così osé considerare un errore il nome di Gesù abbinato a Barabba (in Matteo). Ma comprendo chi la vede in modo differente (è e rimane una "lezione difficile"). Solo ricordo di non fare l'errore di partire da Matteo per poi considerare Marco e Luca: in questo modo non si rispetta la priorità che ha Marco come fonte.

Non si deve impiegare il solo criterio dell'attestazione multipla, sopratutto se si tratta di una "lezione difficile". Qui entra il gioco il "criterio dell'imbarazzo". Una lezione "imbarazzante" per la teologia della chiesa primitiva, ha buone opportunità di essere autentica. Anche se il criterio dell'imbarazzo non agisce mai isolatamente nel contesto dei criteri di autenticità delle pericopi evangeliche, aiuta a stabilire l'autenticità/non autenticità di una pericope.
In questo caso il criterio dell'imbarazzo stride con il "criterio della spiegazione necessaria", in quanto il personaggio Barabba non ha attinenza nel processo di Gesù e potrebbe trattarsi di una figura, uno "scapegoat" redazionale. Comunque, l'impiego del criterio della spiegazione necessaria dovrebbe essere applicato solo agli eventi di grande portata e non ad un singolo episodio. Se dovessimo stilare una classifica dei dati riguardo Barabba:

Marco
Luca
Matteo
Giovanni

Vedi che il criterio cronologico in questo caso non funziona, anzi è dannoso? Se avessimo avuto la sequenza Marco>Matteo>Luca>Giovanni, allora si poteva procedere secondo la priorità cronologica degli scritti, ma come vedi, nel caso di "Barabba" non è possibile.

Edited by Frances Admin - 28/1/2008, 23:18
 
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ElijahSix
view post Posted on 28/1/2008, 20:22     +1   -1




QUOTE (Frances Admin @ 28/1/2008, 15:16)
QUOTE
Osservando la questione nel suo insieme, non mi pare così osé considerare un errore il nome di Gesù abbinato a Barabba (in Matteo). Ma comprendo chi la vede in modo differente (è e rimane una "lezione difficile"). Solo ricordo di non fare l'errore di partire da Matteo per poi considerare Marco e Luca: in questo modo non si rispetta la priorità che ha Marco come fonte.

Non si deve impiegare il solo criterio dell'attestazione multipla, soprattutto se si tratta di una "lezione difficile". Qui entra il gioco il "criterio dell'imbarazzo". Una lezione "imbarazzante" per la teologia della chiesa primitiva, ha buone opportunità di essere autentica. Anche se il criterio dell'imbarazzo non agisce mai isolatamente nel contesto dei criteri di autenticità delle pericopi evangeliche, aiuta a stabilire l'autenticità/non autenticità di una pericope.
In questo caso il criterio dell'imbarazzo stride con il "criterio della spiegazione necessaria", in quanto il personaggio Barabba non ha attinenza nel processo di Gesù e potrebbe trattarsi di una figura, uno "scapegoat" redazionale. Comunque, l'impiego del criterio della spiegazione necessaria dovrebbe essere applicato solo agli eventi di grande portata e non ad un singolo episodio. Se dovessimo stilare una classifica dei dati riguardo Barabba:

Matteo
Marco
Luca
Giovanni

Vedi che il criterio cronologico in questo caso non funziona, anzi è dannoso? Se avessimo avuto la sequenza Marco>Matteo>Luca>Giovanni, allora si poteva procedere secondo la priorità cronologica degli scritti, ma come vedi, nel caso di "Barabba" non è possibile.

In realtà non mi pare che si possa parlare di fonti indipendenti nei sinottici (Marco, Matteo e Luca) per quanto riguarda il passaggio dove si parla del personaggio Barabba (non abbiamo di sicuro a che fare con Q [visto che essa non tratta la passione], e nemmeno mi pare con materiale esclusivo di Matteo o Luca - però qui chiedo conferma -, quindi non so quanto senso abbia parlare del criterio dell'attestazione multipla [prendendo in considerazione Giovanni, si potrebbe]). Matteo e Luca hanno preso come fonte Marco quando hanno riportano il passaggio di Barabba.

Se è così (però dovrei andare a verificare, o comunque era questo il punto che volevo mettere un po' in luce, il rapporto tra i sinottici per quanto riguarda il passo di Barabba, giusto per fare chiarezza), questo io lo reputo un punto a favore del fatto che in Matteo si sia fatto un errore.

Perché?
Perché in Marco non c'è traccia di Gesù Barabba, come nemmeno in Luca, e nemmeno in Matteo, se non eccezionalmente.

Capisci che il discorso si espande. Se i tre sinottici sono collegati (per il fatto che Matteo e Luca hanno preso Marco come fonte), i manoscritti che non riportano Gesù abbinato a Barabba aumentano considerevolmente e la percentuale degli scritti che riportano Gesù Barabba diminuisce (visto che il numero rimane invariato, se si aggiunge Marco e Luca).

Insomma, vedendo le cose da un altro punto di vista: Matteo da dove ha preso l'informazione che Barabba si chiamava Gesù?
Da Marco? o da una tradizione orale indipendente (ha senso prendere in considerazione questa possibilità)?

Espresso in altro modo ancora: Marco secondo te riportava in origine Gesù Barabba o solo Barabba?
E quanto ha riportato Matteo su Barabba dipende solo da Marco o ci ha aggiunto altre informazioni provenienti da tradizioni orali indipendenti da Marco?

Non so se mi sono chiarito sulla faccenda: quanto dipende Matteo 27:16-17 da Marco?

Buona serata. :)

P.S.:
Non ho purtroppo a portata di mano la mia sinossi in greco, ma se non ricordo male nel passo dove si parla di Barabba non abbiamo a che fare con testi simili (in Marco, Matteo [che riporta più informazioni] e Luca), però, nonostante questo, non mi pare nemmeno che si parli di materiale esclusivo di Matteo. Mah... :wacko: :D
 
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Hard-Rain
view post Posted on 28/1/2008, 20:49     +1   -1




E' possibile che in un ambiente palestinese fosse nota questa tradizione secondo cui Barabba si chiamava Gesù. E' possibile che per motivi teologici oppure proprio per evitare l'associazione Gesù figlio del Padre Marco quando compose il suo vangelo greco non abbia scritto Gesù Barabba ma solo Barabba. Oppure che non conoscesse neppure la tradizione. Potrebbe essere vero che Marco fu composto a Roma e per un pubblico non giudaico. Invece Matteo fu composto, forse, facciamo questa ipotesi che non è campata in aria, in Palestina e recepì tradizioni di quelle zone. La menzione di Gesù sarebbe stata aggiunta da Matteo perchè la riteneva autentica e non vi vedeva particolari motivi di scandalo al contrario degli altri. Qualcuno poi vorrebber dar credito alla tesi di un vangelo in ebraico/aramaico di Matteo. Questo poteva forse in origine avere avuto Gesù Barabba. Il Matteo greco fu realizzato in parte dal Marco (greco, privo di Gesù Barabba) e con pezzi di queste tradizioni di un proto-Matteo aramaico/ebraico tradotto, che aggiungeva qualcosa alla narrazione come la conoscenza del nome. Luca lo omise per deferenza o perchè non dava credito a questo. L'unica cosa certa è che se eventualmente Gesù Barabba era presente nel vangelo di Matteo, l'autore non vi vedeva nulla di scandaloso dal momento che non lo censurò (nella prima versione) ma lo fecero i copisti successivi e parte di questa tradizione rimase in tutti codici "cesariensi" e nella versione siriaca più antica (quella sinaitica).



 
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Hard-Rain
view post Posted on 28/1/2008, 21:38     +1   -1




Sapete il riferimento esatto del passaggio di Origene:

“Habebat autem tunc vinctum insignem, qui dicebatur Barabbas [Mt. 27:16]. Congregatis ergo eis, dixit eis Pilatus: quem vultis dimittam vobis Jesum Barabbam an Jesum qui dicitur Christus? [Mt. 27:17] - In multis exemplaribus non continetur, quod Barabbas etiam Jesus dicebatur, et forsitan recte, ut ne nomen Jesus conveniat alicui iniquorum. Et puto quod in haeresibus tale aliquid superadditum est, ut habeant aliqua convenientia dicere fabulis suis de similitudine Jesu et Barabbae.”

Dev'essere uno degli ultimi libri del commento a Matteo, esistenti solo in latino, ma quale è esattamente?

E' chiaro da sopra che Origene conosceva la lezione (siamo verso il 245 d.C. anno più anno meno, comunque dopo il suo lungo soggiorno a Cesarea di Palestina) ma la rifiutava ed è questa la ragione per cui non la cita nel Contra Celsum. Al massimo è testimone che ai suoi tempi esisteva già la lezione (Tertulliano parla solo di Barabba senza Gesù davanti). E' dunque coerente quando nel Contra Celsum cita quei passi di Matteo senza Gesù davanti a Barabba. Nel Libro 14 del Commenario a Matteo (in greco) ci parla di Barabba e lo cita due volte (sebbene sia più che altro Mt. 27:21) ma non lo chiama mai Gesù Barabba.

Grazie!
 
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Frances Admin
view post Posted on 28/1/2008, 23:17     +1   -1




CITAZIONE
In realtà non mi pare che si possa parlare di fonti indipendenti nei sinottici (Marco, Matteo e Luca) per quanto riguarda il passaggio dove si parla del personaggio Barabba (non abbiamo di sicuro a che fare con Q [visto che essa non tratta la passione], e nemmeno mi pare con materiale esclusivo di Matteo o Luca - però qui chiedo conferma -, quindi non so quanto senso abbia parlare del criterio dell'attestazione multipla [prendendo in considerazione Giovanni, si potrebbe]). Matteo e Luca hanno preso come fonte Marco quando hanno riportano il passaggio di Barabba.

Senza dubbio Matteo ha accorciato Marco, ma Luca contiene una versione simile. Se la lezione "Gesù Barabba" è genuina, allora può intervenire il criterio dell'attestazione multipla, che comunque, non è sufficiente per stabilire la genuinità di una pericope.

CITAZIONE
Espresso in altro modo ancora: Marco secondo te riportava in origine Gesù Barabba o solo Barabba?
E quanto ha riportato Matteo su Barabba dipende solo da Marco o ci ha aggiunto altre informazioni provenienti da tradizioni orali indipendenti da Marco?

Non credo che l'ur-Marco riportava la lezione "Gesù Barabba". Come Hard Rain, penso che la lezione "Gesù Barabba" sia una tradizione "regionale", inclusa nei testi locali. Quando abbiamo a che fare con i testi locali, in particolare cesariense e occidentale, diventa veramente difficile, se non del tutto impossibile attribuire l'esatto valore di una variante.

CITAZIONE
Non so se mi sono chiarito sulla faccenda: quanto dipende Matteo 27:16-17 da Marco?

Certo, dipende da Marco. Se invece, la lezione "Gesù Barabba" è genuina, allora Matteo dipende da Marco, e in più, da una fonte sconosciuta.

CITAZIONE
P.S.:
Non ho purtroppo a portata di mano la mia sinossi in greco, ma se non ricordo male nel passo dove si parla di Barabba non abbiamo a che fare con testi simili (in Marco, Matteo [che riporta più informazioni] e Luca), però, nonostante questo, non mi pare nemmeno che si parli di materiale esclusivo di Matteo. Mah...

Sono io che ho sbagliato l'ordine, adesso lo correggo.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 28/1/2008, 23:26     +1   -1




CITAZIONE
Quando abbiamo a che fare con i testi locali, in particolare cesariense e occidentale

L'unico testo occidentale dell'insieme di codici singoli e famiglie che leggono "Gesù Barabba" è la vetus syra, no? Ma questa era presumibilmente dedicata a un pubblico palestinese. Può darsi che sia stata ricavata da codici in greco a carattere occidentale ma è una traduzione, non una ricopiatura meccanica. Forse hanno aggiunto "Gesù" perchè appunto in quell'ambiente regionale era una voce che circolava. Anche il fatto che Origene è uno di quelli che parla di questa cosa e nota i codici già nel III secolo... Non mi pare secondario conoscendo il personaggio e le zone in cui visse. Formalmente poi questa cosa del Gesù Barabba Origene la tira fuori ben dopo il soggiorno a Cesarea. Sarà casuale, oppure lì potrebbe aver preso contatto con codici e cultura locale su questa cosa.

La tradizione occidentale per eccellenza è Tertulliano che guarda caso cita il passaggio di Mt. 27:17 ma ignora il Gesù o lo tace. E' il Bezae Cantabrigensis che non cita il Gesù. Sono le versioni della vetus latina, che non citano appunto questa cosa.

In conclusione: la regionalità per me ha un peso.

Ovviamente l'elemento della "regionalità" è messa un po' in crisi dal vangelo degli ebrei/nazareni citato da Girolamo, per questo ci sto lavorando sopra!

Grazie a tutti per avermi aiutato in questi ragionamenti!

Edited by Hard-Rain - 29/1/2008, 09:17
 
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